Prevenire è meglio che curare, dal Festival della scienza di Genova un appello per un’economia basata sul valore della natura

Dopo Genova 2014, clima, suolo e futuro. L’appello del WWF

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E’ partito dalla città simbolo degli effetti disastrosi del cambiamento climatico l’Appello firmato da oltre 30 esponenti del mondo della scienza e delle scienze sociali italiani dal titolo emblematico “Dopo Genova 2014 – Clima, suolo e futuro: per un’economia basata sul valore della natura” . 

 

Promosso  dal WWF Italia, in collaborazione con l’Associazione Festival della Scienza e Telecom Italia, l’Appello è stato presentato il primo novembre nell’ambito del Festival della Scienza di Genova.

Gli scienziati vogliono richiamare l’attenzione del mondo della politica, dell’economia, delle imprese e dei media per scongiurare nuovi episodi come quello recente di Genova evidenziando nove categorie di potenziali impatti attesi dei cambiamenti climatici e le principali vulnerabilità per il nostro paese insieme ad una lista di sei punti urgenti, veri e propri ‘pacchetti di azioni’ che, nella direzione della Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, si chiede vengano attuate subito dal Governo e dalle istituzioni territoriali.

Nell’Appello si sottolinea l’esigenza non solo di sbloccare finanziamenti per un risanamento del territorio, ma di ‘instradare’ in maniera efficace ed efficiente tali risorse.

Gli scienziati richiamano la necessità  di uno straordinario salto di qualità innovativa ed anticipatrice per passare da politiche che continuano a perseguire azioni che provocano uno stravolgimento di un territorio delicato e intrinsecamente fragile dal punto di vista idrogeologico come quello della nostra Italia, a politiche che inseriscano prioritariamente la difesa, il ripristino e la riqualificazione del nostro territorio.

Nell’Appello è ribadita con forza soprattutto la necessità che nei processi di programmazione economica venga dato valore alla natura e ai servizi offerti dagli ecosistemi al benessere e allo sviluppo umano.

“Appare evidente come le questioni ambientali restino ancora ‘ghettizzate’ nell’ambito delle funzioni di un solo Ministero – dichiarano gli scienziati –Chiediamo l’istituzione di un Comitato Nazionale per il Capitale Naturale ai massimi livelli istituzionali (con la presenza anche del Ministro dell’Economia e delle Finanze, del Ministro per lo Sviluppo Economico e del Governatore della Banca d’Italia nonché dell’ISTAT e gli altri enti di ricerca ed esperti di chiara fama sulla materia) che produca un rapporto sul capitale naturale italiano inserito nel processo annuale di programmazione economica. Questo punto è già inserito nel disegno di legge del collegato ambiente alla scorsa legge di stabilità  ed è in discussione alla Camera dei Deputati. Chiediamo inoltre sistemi di contabilità nazionale capaci di tenere in conto le dimensioni ambientali”.
Tra le richieste, l’adozione della Strategia nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici, l’applicazione delle direttive europee sulle acque e sul rischio alluvionale, la promozione di un rilevamento delle situazioni di compromissione che abbiano turbato le naturali condizioni di deflusso dei corsi d’acqua, la promozione di un’azione diffusa di ripristino ecologico, indispensabile per le politiche di adattamento e infine, la manutenzione del territorio.

“L’Appello che viene rivolto al Governo e alle istituzioni che gestiscono il territorio è quello di cambiare rotta dal punto di vista culturale in maniera da dare finalmente valore alla natura – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia –  Se i sistemi naturali sono vulnerabili gli effetti che si hanno sui sistemi sociali provocheranno un incremento delle situazioni di vulnerabilità anche per essi. Una natura sana è la vera garanzia per il benessere e lo sviluppo umano. Il nuovo quinto Assessment dell’IPCC che ha rilasciato in questi giorni a Copenhagen il suo rapporto di sintesi lo conferma in maniera molto chiara: è ora di dire basta all’inazione, più tardi agiremo più costoso (economicamente, ecologicamente e socialmente) sarà il conto”.

Ecco l’appello dopogenova2014_festscienzaappello

Per approfondimenti  www.wwf.it/il_pianeta/clima_ed_energia/

Si sentono già in alcune giornate i primi colpi di fucili, sta iniziando la stagione della caccia. Vogliamo parlarne?

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Il WWF è impegnato per favorire in Italia misure di conservazione della fauna selvatica, anche attraverso una migliore regolamentazione della caccia.

La caccia non è il principale problema ambientale in Italia. Non è la minaccia numero uno per la biodiversità. Ma, in un territorio già provato dalla cementificazione e la perdita di habitat naturali, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, la caccia rappresenta l’ennesima aggressione alla fauna.

 

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Un’immagine storica, la serenata WWF contro la caccia: è il 1980 e all’iniziativa era presente anche l’allora Segretario generale del WWF Italia, Staffan de Mistura

 

Per avere in merito elementi di giudizio si può leggere l’inchiesta http://www.imperialbulldog.com/2014/09/18/le-ali-spezzate/

Da che parte stai? Ferma i crimini di natura

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Il WWF ha avviato la campagna FERMA I CRIMINI DI NATURA 

 

 

C’è una guerra in corso, ma nessuno ne parla. È una guerra che sta massacrando rinoceronti, tigri, elefanti, gorilla e tante altri animali innocenti, e che sta devastando i nostri mari e le nostre foreste.

Il bracconaggio, il traffico illegale di specie, la deforestazione, la pesca illegale sono un business da 213 miliardi di dollari, che alimenta iltraffico di droga e di armi, il terrorismo e le guerre che affliggono tanti Paesi in via di sviluppo in Asia e in Africa. Sono questi i crimini di Natura: sanguinose rapine che sottraggono al nostro Pianeta enormi risorse economiche su cui fondare un futuro migliore.

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Scarica il dossier 

 

 

 

In questa guerra noi del WWF siamo in prima linea: combattiamo ogni giorno e ovunque nel mondo in difesa dei nostri mari, delle nostre foreste e delle specie animali in pericolo, per garantire un futuro al nostro Pianeta e alle generazioni future.

Aiutaci a vincere questa sfida! I crimini contro la Natura sono crimini contro tutti noi e solo grazie al tuo sostegno possiamo fermare questo massacro.

STOP AI CRIMINI DI NATURA IN ITALIA

Come nel resto del mondo, anche l’Italia è vittima di Crimini di Natura. Firma la petizione per chiedere sanzioni più severe per l’uccisione di animali selvatici e precise garanzie per il mantenimento e il rafforzamento del Corpo Forestale dello Stato.  

 

IL WWF: CON LO SBLOCCA ITALIA SALDI DA FINE STAGIONE PER L’AMBIENTE

“SCELTE INNOVATIVE PER L’ITALIA NON DEROGHE PERICOLOSE”

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Le valutazioni della presidente del WWF Italia , Donatella Bianchi

 

Il decreto legge Sblocca Italia dà il via libera ai saldi di fine stagione per il territorio e le risorse del nostro Paese. Deroghe alla normativa ordinaria di tutela del paesaggio e dell’ambiente, mani sul territorio e sul demanio dei privati e dei concessionari autostradali, depotenziamento delle procedure di valutazione ambientale, tutto sotto la regia del Governo centrale, che emargina Regioni, enti locali e cittadini grazie alla estensione della “strategicità” a intere categorie di interventi senza che si abbia una lontana idea sulle priorità. Il WWF nelle sue osservazioni e proposte di emendamento inviate a suo tempo alla Camera stigmatizza i contenuti del decreto legge 133/2014.

“l’Italia dovrebbe imparare a tutelare e valorizzare il proprio capitale naturale, anziché dissiparlo in questa maniera. Con il decreto Sblocca Italia, si favoriscono  i soliti insostenibili interessi speculativi, tutto ciò è pericoloso e controproducente per il futuro del Paese. Sulle scelte fondamentali servono proposte lungimiranti e innovative, che tengano conto della crescente sensibilità ambientale dei cittadini” osserva la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi, che aggiunge: ”Il WWF Italia propone :

per l’energia, definizione di una roadmap di de carbonizzazione che consenta di coprire il 100% del fabbisogno nazionale con fonti rinnovabili e punti sul risparmio e l’efficienza energetica;

per le infrastrutture, abbandono del Programma delle infrastrutture strategiche (che ha fatto triplicare i costi in 13 anni, da 125,8 miliardi di euro a 375, e quasi quadruplicare il numero delle opere, da 115 a 405) a favore di un piano per ammodernare e potenziare le infrastrutture di trasporto esistente e per la realizzazione di piccole e medie opere immediatamente cantierabili, e di un programma per il risanamento del territorio e per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il WWF ricorda i punti critici del decreto:

Valutazioni ambientali depotenziate – si va dalle norme che consentono al Commissario per l’AV/AC Napoli Bari di forzare il dissenso dei Ministeri dell’ambiente e dei beni culturali, all’estensione indiscriminata delle procedure accelerate autorizzative derivanti dalla legge Obiettivo a tutti gli inceneritori di rifiuti, gasdotti, rigassificatori, stoccaggi di gas, attività di ricerca, prospezione e stoccaggio sotterraneo di idrocarburi.

Tutto è “strategico” – senza alcuna indicazione di priorità si forza su incenerimento, gasdotti e piattaforme petrolifere a mare e a terra, con il dichiarato intento di mettere fuori gioco regioni, enti locali e cittadini, quando:

  1.  l’Italia è il terzo Paese in Europa (dopo Francia e Germania) per numero di inceneritori e entro il 2025 l’Europa ha stabilito lo stop all’incenerimento dei rifiuti riciclabili,
  2.  non indicare priorità su gasdotti e rigassificatori rischia di far scoppiare una bolla speculativa del gas;
  3.  le riserve di idrocarburi in Italia sono scarse, il totale delle riserve certe di petrolio potrebbero coprire il fabbisogno nazionale solo per 13 mesi, mentre i danni ambientali a terra e a mare sono certi, a cominciare da quello in Basilicata che dovrebbe cedere ¾ del proprio territorio alle “servitù petrolifere”.

Mano libera sul territorio – ai concessionari autostradali si permette di rinnovare senza gara i rapporti concessori con ANAS attraverso “l’unificazione di tratte interconnesse, contigue, ovvero tra loro complementari” ipotecando lo sviluppo territoriale e in parallelo si introducono forme di compensazione e di deroga alla pianificazione urbanistica, si costruisce un meccanismo per eludere il nulla osta delle Soprintendenze sulle autorizzazione paesaggistiche e si rendono disponibili i beni demaniali solo sulla base di una contrattazione in sede di “accordo di programma”.

Il WWF osserva in conclusione che il cosiddetto decreto “Sblocca Italia” non è altro che la riproposizione di vecchie formule, che favoriscono antichi e nuovi appetiti che prescindono dalla sostenibilità ambientale che costituisce il futuro dell’economia.

Ecco il testo degli emendamenti proposti dal WWF al decreto Sblocca Italia DL SbloccaItalia Osservazioni e Emendamenti WWF

Dove stiamo andando, il WWF ha presentato il Living Planet Report 2014

cover_lpr_16080<<In un mondo sempre più instabile socialmente e politicamente, il nostro deficit ecologico non fa che aumentare costantemente, come documenta il WWF nel suo ultimo rapporto internazionale rilasciato oggi, il LIVING PLANET REPORT 2014, conducendo l’umanità pericolosamente ai limiti del suo spazio vitale.

Le popolazioni di numerose specie di animali vertebrati (quindi mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci)  in natura, afferma il Living Planet Report, si sono più che dimezzate in soli 40 anni  e il WWF  sottolinea come il continuo declino della natura rafforza la necessità di trovare soluzioni sostenibili per curare il pianeta.

Per l’Italia il rapporto è stato presentato a Milano allo spazio TIM4Expo in Triennale alla presenza di Donatella Bianchi Presidente WWF Italia, Gianfranco Bologna direttore scientifico WWF Italia, con un video intervento Maurizio Martina Ministro Politiche agricole, Barbara Degani sottosegretario Ministero Ambiente, Filippo Ciantia Expo 2015, Giosuè De Salvo Comitato per l’Expo dei popoli, Ada De Cesaris Vicesindaco di Milano.

Il rapporto Living Planet Report 2014 mostra inoltre come l’impronta ecologica – che misura il consumo di natura causato  dall’umanità  – continui a crescere in maniera eccessiva.
Considerate  entrambe, la perdita di biodiversità e una insostenibile impronta ecologica, minacciano i sistemi naturali e il benessere umano, ma possono anche indicarci la direzione per invertire la tendenza.

‘La nostra è una chiamata urgente all’azione, non possiamo più aspettare. La biodiversità è una parte cruciale del sistema che sostiene la vita sulla Terra oltre che il barometro di quello che stiamo facendo alla Terra, la nostra unica casa. Abbiamo la necessità urgente di agire in tutti i settori della società per costruire un futuro più sostenibile’ afferma  Donatella Bianchi  Presidente del WWF Italia.

Il rapporto Living Planet Report 2014 è la decima edizione della pubblicazione edita ogni due anni dal WWF. Con il sottotitolo ‘Specie e spazi, gente e luoghi’ il rapporto monitora le popolazioni di oltre 10.000 specie di vertebrati dal 1970 al 2010 utilizzando il Living Planet Index – un database realizzato dalla  Zoological Society of London. Il rapporto misura inoltre l’impronta ecologica umana predisposta  dal Global Footprint Network.

Quest’anno il Living Planet Index ha aggiornato la metodologia monitorando con più cura la biodiversità globale fornendo così una immagine più chiara dello stato di salute della ricchezza della vita sul pianeta . Mentre i risultati mostrano come lo stato delle specie sia peggiore rispetto ai precedenti rapporti, il rapporto individua con più chiarezza le soluzioni disponibili.

‘I risultati del rapporto 2014 mostrano in modo chiaro, come non si mai verificato  prima d’ora, che non possiamo permetterci più di perdere tempo. E’ essenziale cogliere l’opportunità, finché siamo in grado di farlo, di sviluppare soluzioni sostenibili e creare un futuro dove potremo vivere e prosperare in armonia con la natura’ dichiara Donatella Bianchi.>>

Una sintesi del Living Planet Report in italiano  reportwwf_summeryitalianolpr2014

Cemento coast to coast, 25 anni di natura cancellata dalle coste italiane-un dossier del WWF Italia

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Il WWF segnala 312 macro attività umane che hanno sottratto suolo naturale lungo le nostre ‘amate sponde’ per far spuntare dal 1988 a oggi villaggi, residence, centri commerciali, porti, autostrade, dighe e barriere che hanno alterato il profilo e il paesaggio del nostro paese facendo perdere biodiversità e patrimonio naturale.

 

d_bianchi“In un quarto di secolo abbiamo cancellato e imprigionato, coprendole di cemento, l’incomparabile bellezza delle nostre dune sabbiose, compromesso irrimediabilmente la macchia mediterranea, i boschi costieri e le aree di riposo e ristoro, come stagni costieri e foci di fiumi, per migratori – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – Non solo bellezza che scompare o natura cancellata, ma una ricchezza economica che sperperiamo e che solo una visione miope e scellerata può consentire. L’attenzione e la cura sono ancora più urgenti, sono scelte obbligate, se pensiamo a quanto impatto avrà il turismo nei prossimi anni sulle nostre coste: 312 milioni di presenze stimate dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nelle sole zone costiere del Mediterraneo. Gestione integrata, uso sostenibile e attento, rinaturalizzazione dovranno essere le parole chiave del futuro, magari investendo in un lavoro di recupero e riqualificazione delle nostre coste, speculare a quello invocato da Renzo Piano per le aree periferiche delle grandi città. Se si riuscirà a fare tutto questo tra 10 anni la fotografia dallo spazio sarà meno inclemente e potremo dire di essere riusciti a salvare la nostra ‘Grande Bellezza’ che confina col mare”.

Cosa emerge dal dossier?  dossier_coste_bd

UN QUARTO DI SECOLO DI CEMENTO COSTIERO: IL PRIMATO A ADRIATICO, SICILIA E SARDEGNA
Secondo il Dossier dal nord al sud nessuna regione costiera è esclusa, ma le ferite peggiori riguardano Sardegna e Sicilia, con 95 e 91 casi rispettivamente di nuove aree costiere invaso da cemento.

La costa adriatica è la più urbanizzata dell’intero bacino del Mediterraneo. Dal Friuli Venezia Giulia alla Puglia i quasi 1.500 km di costa adriatici rappresentano il 17% delle coste italiane ma meno del 30% del waterfront è libero da urbanizzazioni. Negli anni ’50 quasi 1000 km sui totali 1472 (64%) del fronte adriatico erano privi di costruzioni ed altre strutture accessorie, configurando un paesaggio costiero oggi inimmaginabile. Se si escludono le Marche (con solamente il 21% di costa libera), il Friuli era quasi alla metà, mentre Veneto, Emilia e Abruzzo sfioravano il 70%. Per Molise e Puglia la costa era per oltre l’80% totalmente libera da urbanizzazione.
Tra gli anni ’50 e il 2001 la popolazione dei comuni costieri (CM) è aumentata di quasi 770.000 abitanti (poco meno del 28%), mentre, nello stesso periodo, l’aumento di popolazione in Italia è stato del 20%. In particolare in Abruzzo, Molise e Puglia le coperture urbanizzate aumentano da 8 a 10 volte, contro le 5 volte dell’Emilia o le tre volte del Veneto (sempre tenendo conto della presenza di lagune costiere in quest’ultimo caso). Gli interventi di urbanizzazione effettuati sulla costa adriatica italiana negli ultimi 50 anni denunciano una evidente carenza di programmazione e delineano un quadro piuttosto pessimistico in termini di inversione o controllo del fenomeno.

IERI PARADISI NATURALI, OGGI DARSENE E VILLAGGI TURISTICI
La mappatura satellitare utilizzata in questo lavoro non perdona nemmeno le aree naturali costiere, habitat fragili come dune, scogliere, paludi e steppe: le foto utilizzate e messe a confronto con lo status degli anni passati delle cosiddette Aree Natura 2000 che la stessa Unione Europea ci chiede di proteggere (SIC e ZPS) sono scomparse pezzo dopo pezzo. In 25 anni, in ben 78 piccoli paradisi naturali, al posto di ginepri, gigli di mare, stagni pullulanti di fenicotteri e aironi, foreste il WWF ha censito 120 interventi diversi di cui il 40% sono strutture ricettive, il 29% dighe e darsene e il 23% nuove urbanizzazioni. Anche in questo caso le regioni più colpite si confermano la Sardegna e la Sicilia con 35 e 25 casi che riguardano in gran parte nuove strutture ricettive. Un quadro che conferma quanto denunciato quest’anno dallo stesso ISPRA che ha definito lo stato di conservazione complessivo degli habitat costieri di interesse comunitario “non soddisfacente” (cattivo o inadeguato) per l’86,7% a fronte di un dato medio di tutti gli habitat presenti in Italia del 67,6%.

LA RICETTA “SALVACOSTE” DEL WWF:
La ‘ricetta’ per sfruttare in maniera intelligente e non devastante il potenziale patrimonio naturale costiero deve essere una sua gestione integrata e sostenibile. La vera sfida è invertire la tendenza alla ulteriore cementificazione della nostra fascia costiera anche attraverso una MORATORIA che l’Associazione chiede a Governo, Regioni e Comuni; inoltre garantire il rispetto delle normative e adottare politiche fiscali incentivanti sui comuni per la conservazione di ciò che resta ancora ‘libero’ da cemento lungo le coste, come già accade in qualche Paese europeo.
Un potenziale per le economie locali e il lavoro è anche quello che potrebbe derivare dal ripristino di vecchie cave (spesso occupate da costruzioni) o delle foci di fiumi distrutti e dune cancellate, un lavoro di ‘rammendo’ delle nostre coste, speculare a quello invocato dall’architetto Piano per le aree periferiche delle grandi città.

Presentato l’esposto sulla lottizzazione di Punta Cetarola nel comune di Itri

 

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In questi giorni le Associazioni WWF, LIPU, ITALIA NOSTRA, FAI, ASSOCIAZIONE MEDITERRANEA per la NATURA hanno presentato un esposto alla Regione Lazio, al Comune di Itri e al Corpo Forestale dello Stato a salvaguardia dell’area posta su Punta Cetarola sulla quale grava un progetto di lottizzazione edificatoria.

Ecco l’esposto Punta Cetarola

Cetarola1E’ necessario arrestare il consumo di suolo che sta colpendo in maniera indiscriminata il territorio esponendolo al degrado e al dissesto idrogeologico e che lo priva del fascino che la natura incontaminata conserva.

 

Domenica 18 maggio Giornata delle Oasi WWF, a Terracina la Rimembranza per l’Amazzonia

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Domenica 18 maggio 2014

               Giornata delle Oasi del WWF

 Salviamo l’Amazzonia, Oasi del Mondo

 Missione speciale quest’anno per la Giornata delle Oasi WWF prevista domenica 18 maggio 2014. Le aree protette del WWF scendono in campo per salvare l’Oasi del Pianeta, la grande foresta Amazzonica che negli ultimi 50 anni ha perso quasi un quinto della sua superficie, compresi animali e risorse naturali preziose per le popolazioni locali e di tutto il pianeta.

 Vieni a trovarci al parco della Rimembranza

 Domenica 18 maggio il parco della Rimembranza di Terracina sarà aperto al pubblico dalle ore 10 al tramonto.

 Programma della Giornata

 

  • Visite guidate
  • Mostra fotografica sull’Amazzonia
  • Mostra fotografica Terracina dimenticata di Stefano Del Monte

 

I visitatori potranno passare una giornata serena nel parco più antico della città, dichiarato per legge monumento pubblico, ed eventualmente pranzare al sacco.

Potranno, inoltre, informarsi sulla raccolta differenziata in corso in città e che si pratica anche nel parco.

 

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GREENPEACE E WWF SU DECRETO EFFICIENZA

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SALVAGUARDARE LA PROGRESSIVITA’ DELLA TARIFFA ELETTRICA

MENO CONSUMI, MENO PAGHI

Presentato documento a Commissioni Attività produttive Senato e Camera

 

Non eliminare la progressività della tariffa elettrica e potenziare gli strumenti già esistenti a sostegno di tecnologie innovative per consentirne la diffusione nel mercato: questa la richiesta avanzata da Greenpeace e WWF  nel corso del ciclo di audizioni sul recepimento della Direttiva Europea sull’Efficienza Energetica (Atto Governo n. 90).

“L’obiettivo dell’efficienza deve essere quello di riuscire a far calare i consumi di energia, mantenendo elevati livelli di servizi”, ribadiscono Greenpeace e WWF. Il ruolo essenziale dell’efficienza energetica negli usi finali è oggi ampiamente riconosciuto come elemento chiave delle politiche energetiche, ma gli obiettivi quantitativi assegnati finora a questa “prima fonte di energia” sono stati meramente indicativi nel pacchetto 20-20-20, come anche nel dibattito attuale per il pacchetto clima- energia 2030. Questo appare un vero controsenso, specie a fronte del dibattito sulla minimizzazione dei costi del pacchetto clima. L’efficienza energetica è anche una misura che ha grandi potenziali di occupazione e di innovazione in interi settori dell’economia nazionale (per esempio la ristrutturazione ad alta efficienza del parco edilizio può essere realizzata in gran parte con tecnologie e lavoro italiani) . “E’ necessario imporre a livello europeo un obiettivo legalmente vincolante del 40% di maggiore efficienza” dicono Greenpeace e WWF.

 

Il razionale di una tariffa progressiva (prezzo del kWh crescente col consumo, prezzo del limite contrattuale sui kW crescente) è quello di aumentare l’attrattività economica degli utilizzi di tecnologie più efficienti, premiando indirettamente scelte dei consumatori più lungimiranti e le imprese che producono apparecchiature più efficienti e innovative. Al contrario, l’appiattimento della tariffa rende meno rilevante la scelta di apparecchiature energeticamente efficienti e rappresenta una spinta contraria al perseguimento dell’obiettivo di riduzione della domanda netta di energia, senza di cui gli obiettivi definiti dalla Roadmap 2050 sono difficilmente raggiungibili. La tariffa piatta implicherebbe un tempo di ritorno doppio per gli investimenti in tecnologie efficienti rispetto all’attuale tariffa progressiva.

La tariffa progressiva italiana costituisce un esempio a livello europeo (la Francia l’ha presa a modello). Anche Giappone, California e Belgio hanno prezzi unitari dell’energia che crescono col consumo. Grazie a questa e altre politiche la California è l’unico stato americano ad avere mantenuto costanti i consumi pro-capite negli ultimi 15 anni. I consumatori vengono informati in tempo reale ogni mese quando hanno superato un certo consumo e il prezzo unitario dell’energia per loro aumenta. Secondo Greenpeace e WWF, le “elettrotecnologie” innovative che coprono utilizzi termici utilizzando elettricità (come le pompe di calore efficienti, cucine a induzione, etc) possono dare un contributo al miglioramento dell’efficienza, ma la loro promozione non può essere perseguita distruggendo uno dei pilastri che finora ha contribuito alla diffusione di tecnologie più efficienti nel mercato.

Lo strumento più consono è quello di specializzare opportunamente i certificati bianchi su queste tecnologie. Inoltre l’introduzione di tariffe particolari per promuovere specifiche tecnologie è imprecisa (il kWh diventa meno caro per tutti gli usi finali sotto quel contratto) ed incoerente con ogni teoria razionale delle tariffe”, concludono Greenpeace e WWF.

Roma, 6 maggio 2014

Ufficio stampa – Greenpeace 06.68136061

Ufficio stampa WWF Italia – 06 84497213 –   02 83133233

“Natura in bancarotta. Perchè rispettare i confini del pianeta” Rapporto al Club di Roma

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L’Aurelio Peccei Lecture 2014  ospita la presentazione dell’edizione italiana del Rapporto al Club di Roma “Natura in bancarotta. Perchè rispettare i confini del pianeta” di Johan Rockstrom e Anders Wijkman, a cura di Gianfranco Bologna WWF per Edizioni Ambiente.

 

 

 

 

La presentazione si terrà il 29 aprile alle ore 15.00 a Roma, presso Palazzo De Carolis – Via del Corso, ingresso in Via Lata 3

 

La Lecture sarà tenuta dagli stessi autori del volume Johan Rockstrom, uno degli scienziati più autorevoli sulle tematiche dell’Earth System Science e Global Sustainability, lead author dei paper sui Planetary Boundaries, direttore dello Stockholm Resilience Centre, professore di Environmental Science all’Università di Stoccolma e Anders WIJKMAN, copresidente del Club di Roma, senior advisor dello Stockholm Environment Institute e a lungo parlamentare europeo e già Policy Director dell’United Nations Development Programme (UNDP).

 

Il tema della Lecture sarà “La natura in bancarotta” che è anche il titolo del nuovo rapporto al Club di Roma di cui sarà presentata l’edizione italiana. Il rapporto declina brillantemente le più avanzate conoscenze scientifiche sul cambiamento ambientale globale dovuto all’intervento umano e le basi innovative necessarie per l’impostazione di una nuova economia che metta al centro il valore dei sistemi naturali. Si tratta di un tema attualissimo che è al centro dei programmi sulla Green Economy del WWF e di altre organizzazioni in tutto il mondo ed è oggetto delle discussioni in sede Nazioni Unite per l’elaborazione dei nuovi Sustainable Development Goals (SDGs) che saranno lanciati nel 2015.

L’iniziativa è organizzata da WWF Italia, Club di Roma e Fondazione Aurelio Peccei, in collaborazione con Unicredit.

Per confermare la propria gradita partecipazione basta rivolgersi all’Ufficio Eventi WWF,    eventi@wwf.it