A proposito di agricoltura e territorio

Sono trascorsi molti anni dal 1992, anno della Conferenza delle Nazioni Unite, meglio conosciuta come Convenzione di Rio de Janeiro, dove gran parte dei leader mondiali concordarono per una strategia comune per la tutela della diversità biologica.

Dobbiamo comunque registrare che da allora ad oggi non ci sono stati cambiamenti sostanziali nelle politiche produttive, spesso rappresentate da consistenti peggioramenti, in quanto molti Stati hanno preferito uno sviluppo economico di tipo industriale dell’agricoltura e della zootecnia, finalizzato all’aumento dei consumi e della redditività.

Pertanto si sono consolidate le condizioni fondamentali, per l’economia agricola, di derogare agli obiettivi ed ai termini dello sviluppo sostenibile.

I fattori produttivi destinati all’agricoltura si sono ampliati nello spazio nel tempo e nella quantità ed hanno generato: inquinamento  generalizzato  dell’acqua, aria e suolo, consumo del suolo, urbanizzazione, infrastrutture distruzione degli ecosistemi, utilizzo di molecole di sintesi , fitofarmaci, pesticidi , tecniche di allevamento non idonee, antibiotico resistenza, produzione enorme di rifiuti e reflui inquinanti , contribuendo in modo sostanziale agli squilibri strutturali del pianeta come i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, l’ acidificazione dei mari e molto altro.

A livello ecologico si iniziano a fare i conti con la semplificazione e la perdita della biodiversità e degli ecosistemi ed il rapporto fra la natura e l’uomo, che si era in qualche modo consolidato, dopo la prima rivoluzione industriale, sembra essere completamente saltato, lungi dal produrre nuove ipotesi di equilibrio.

Le ultime simulazioni (Gualdi et al. 2013) del CMCC, il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, per il periodo 1951-2050 confermano che in un’area per sue caratteristiche già particolarmente fragile agli stress, il clima tenderà a diventare più secco e caldo, con diminuzione delle precipitazioni (-5%), alte temperature (+1,5°-2°C), aumento del livello del mare (+7-12 cm).

Questi effetti dal punto di vista agricolo hanno portato e porteranno una serie di problemi alle piante agrarie e selvatiche, stress biotici (virus, batteri, funghi ecc.) assieme ad una grande quantità di fisiopatie, inquinamento delle falde acquifere, delle acque dolci e dei mari, salinizzazione, eutrofizzazione.

Un sostanziale aumento della desertificazione, una consistente perdita di habitat naturali, e di biodiversità. Questi sono i segni salienti della nuova era: l’Antropocene                        

Per questo è necessario una visione globale del problema, non considerare soltanto il settore agricolo, ma tutto il sistema agro-alimentare, industriale, della distribuzione, del consumo, del trasporto. 

L’ agricoltura che non è un’ attività naturale ma che agisce in ambienti ed ecosistemi naturali, soprattutto l’agricoltura Antropocenica, supera spesso i fattori ambientali e di stress, per questo deve importare enormi quantità di materia ed energia sussidiaria e di conseguenza produce inquinamento e rifiuti, ed è per questo che si parla di Agroecosistema.

Gli attuali agroecosistemi industrializzati e tecnologici hanno, quasi annullato gli ecosistemi originari, e dipendono per buona parte dei fattori produttivi, da materia ed energia sussidiaria come: substrati, fertilizzanti, ammendanti, sementi, mangimi ,farmaci, plastiche e fitofarmaci, che spesso sono prodotte dall’altra parte del globo e devono percorrere migliaia di km per raggiungere il campo o l’azienda producendo  per questo incredibili quantità di CO₂, che vanno assommate a quelle derivanti dalle  continue: lavorazioni, forzatura, irrigazione, cure culturali fortemente meccanizzate, plastiche per  protezione interventi fitosanitari, e sanitari, ricerca genetica, energia elettrica, reti informatizzate, infrastrutture e logistica.

Per questo un’agricoltura sostenibile dovrebbe voler dire effettuare pratiche agricole e produttive, che utilizzino al massimo i fattori presenti nel biotopo; fattori produttivi naturali rinnovabili, che producano la minore quantità di rifiuti, ed inquinati tutti riciclabili o riutilizzabili.

Spesso le produzioni tradizionali, quelle che hanno da secoli caratterizzato l’agroecosistema tradizionale, sono quelle più idonee, ripensare ad esempio ad una riqualificazione delle produzioni di un determinato territorio, che molti definiscono «reinvenzione della tradizione» accessibile all’intera popolazione, ai mercati zonali, al Km. zero, produzioni biologiche, oltre che favorire la piccola industria di trasformazione dalla aziendale a piccoli consorzi di produttori. 

E’ chiaro che se le cose fin qui descritte possono apparire scomode pensiamo anche che se si interviene tutti insieme, coinvolgendo più attori/stakeholder, dall’agricoltura all’ambiente, alla salute, qualche passo in avanti possiamo farlo.

Non esiste una Sostenibilità a compartimenti stagni, essa è un tema che appartiene in primis a noi cittadini con il nostro comportamento, senso civico ed etico, e poi a tutte le Istituzioni di ogni ordine e grado.

Noi come Associazione Ambientalista non possiamo non occuparci di questo tema così importante.

Patrizia Parisella

La posizione del WWF Litorale Laziale sulla gestione dei rifiuti in Provincia di Latina

Il WWF Litorale Laziale da anni è attento al tema dei rifiuti. Lo ha fatto con importanti campagne di sensibilizzazione ma anche svolgendo un ruolo di consulente presso diversi comuni della Regione e della nostra Provincia.

Sempre attento alle vicende, soprattutto nella nostra provincia, legate alla gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, i suoi esperti hanno studiato i dati forniti da fonti ufficiali nazionali e internazionali elaborandoli e traendone le logiche valutazioni.

Le linee strategiche del Piano Rifiuti della Regione Lazio impongono delle riflessioni sull’intera gestione dei rifiuti urbani

E quanto mai attuale ci sembra la lettera inviata alla Presidenza della Provincia pochi anni orsono.

Sulla gestione dei rifiuti in provincia di Latina il WWF scrive alla presidente Eleonora Della Penna

Da allora poco è cambiato purtroppo e ci sembra che gli (errati e non scritti) indirizzi politici a livello provinciale, i mancati interventi su situazioni critiche pericolose per l’ambiente e per la salute, stiano avviando la nostra provincia e tempi ancor più difficili di quelli che stiamo vivendo.

Tuttavia il copione a cui tentano di farci abituare è quello di una pessima gestione dei rifiuti con interventi tampone sporadici e dannosi; la nostra provincia infatti raggiunge una percentuale di raccolta differenziata del 56,29% (fonte: Rapporto ISPRA-2020)

con valori estremamente bassi per la città più popolosa, Latina, 28,61%.

Ma il giudizio di pessima gestione dei rifiuti non deriva solo da questi scarni dati ma piuttosto da una valutazione generale di come questa incompetenza, nella migliore ipotesi di giudizio in tema di gestione dei rifiuti, abbia minato la qualità della vita dei cittadini in termini di degrado ambientale e rischi reali e purtroppo misurabili della salute delle persone; è ormai assodato infatti che vivere in prossimità, fino a 5 Km, da discariche o termovalorizzatori o impianti a biogas espone le popolazioni ad aumento di patologie gravi tra cui i tumori.

La storia in provincia delle discariche e degli impianti di trattamento dei rifiuti, innumerevoli e privati, ci fa capire come i vertici amministrativi degli enti pubblici continuino pervicacemente e colpevolmente a puntare sulle fasi finali del ciclo dei rifiuti, disattendendo completamente le

indicazioni di Europa e Regione. In queste indicazioni viene più volte richiamata l’attenzione ad evitare l’impatto ambientale in tutte le sue componenti.

L’attenzione va rivolta, al fine di evitare questo impatto, al tipo di impianti, alla quantità dei rifiuti che arrivano ai centri di smaltimento ma soprattutto alla qualità di questi.

Negli anni si è tollerata la nascita dei tanti impianti a biogas e biomasse diffusi sul territorio che vengono annoverati come impianti per la produzione di energia ma che vengono alimentati da materiale organico e quindi andrebbero valutati per il loro uso nel ciclo di smaltimento dei rifiuti, impianti che producono sostanze cancerogene e dannose per la salute e per l’ambiente. Va considerato a questo riguardo che tutti i residui delle lavorazioni agricole, abbondanti nella nostra provincia e avviati a questi impianti, sono gravati dalla presenza di pesticidi che vengono usati in quantità notevoli.

E il comune di Latina che fa?

Autorizza un nuovo e grande impianto a biogas a Latina Scalo. Ecco perché le azioni di questa provincia sono sempre state azioni che hanno adottato un rimedio peggiore del danno. 

Tornando ai due siti scelti, su cui i sindaci stanno prendendo tempo incontrando i cittadini riunitisi in comitati, ci vorremmo soffermare sulla naturalità o comunque sulle caratteristiche naturali che dovrebbe rendere inadatti gli stessi per lo stoccaggio di rifiuti. Per la valutazione tecnica attendiamo dei tecnici nominati dai sindaci di Sabaudia e Latina, e attendiamo di sapere i particolari del progetto e la qualità degli ingombranti destinati alle due zone. Quello in zona Plasmon ha già all’attivo le

difese di Sabaudia, per la prossimità del Parco, e dei comitati cittadini che hanno sottolineato la presenza di attività agricole e abitazioni nonché del passaggio, lungo tutta l’area di canali di raccolta afferenti a Rio Martino, canali che potrebbero veicolare il pericoloso percolato verso il mare. L’area è già abbastanza degradata ed infatti sede di diversi impianti di trattamento dei rifiuti, la Plasmon stessa ha ottenuto l’autorizzazione per la costruzione di un impianto a biogas. Si tratta di un’area

sottratta alla palude che rischia spesso, specie alla luce degli eventi meteorologici estremi causati dai cambiamenti climatici, di subire allagamenti.

Per l’area nel comune di Fondi già la scelta di relegare l’Area industriale in località Pantanello è stata una decisione sciagurata. Si trattava, infatti, di una zona molto importante dal punto di vista ambientale, soprattutto per la biodiversità presente, ma allo stesso tempo, come tutte le zone umide, caratterizzata da delicati equilibri che la rendevano molto vulnerabile.

 In questo ambito territoriale erano presenti, e lo sono ancora, ben 4 sorgenti (Vetere, Fontana della Volpe, del Lauro, Setteacque), punti di risorgiva, un laghetto e ben tre corsi d’acqua (canale Rezzola, Vetere e Pedemontano). La zona presentava una vegetazione ricca di specie vegetali ripariali e igrofile e ospitava decine di specie animali abituali frequentatori di zone umide. Si è iniziato con la deturpazione delle sorgenti con l’impianto in rilevato di enormi e orribili tubi da parte del Consorzio di bonifica, poi è stato costruito qualche capannone industriale, sono state allargate le strade e ne sono state costruite delle altre, sono stati cementati grandissimi piazzali e installati gli impianti di illuminazione. Insomma: tutto ciò che è giusto fare in un’area industriale degna di questo nome, non certo in un sito di grande rilevanza naturalistica. La zona è stata arricchita, nel tempo, da un grande impianto per la raccolta di rifiuti inerti di origine edile e da un deposito e centro di smistamento e stoccaggio di tutti i rifiuti raccolti nella città, con il rischio che le acque di origine piovana, di dilavamento o di percolazione possano raggiungere i canali limitrofi.

In definitiva, l’ambito territoriale di Pantanello è un sito, dal punto di vista ambientale, del tutto compromesso, anche se non mancano, qua e là, residuali sprazzi di una naturalità ormai in disarmo, soprattutto nella parte ad est del canale Pedemontano in direzione della Sorgente di Vetere.

Ad un paio di km di distanza da Pantanello vi è l’ex discarica di Quarto Iannotta, una vera bomba ecologica, in cui i rifiuti indifferenziati sono stati accumulati per anni in un terreno permeabile e in cui la falda acquifera è molto superficiale e i percolati hanno continuato ad inquinare le acque che, quando non confluiscono nei canali che alimentano il Lago di Fondi, vengono utilizzate nei terreni circostanti, per irrigare le coltivazioni o abbeverare il bestiame.

Interessante è ciò che avviene nella maggior parte dei corsi d’acqua che si originano non lontano dal centro abitato e che, dopo poche decine di metri, diventano delle fogne a cielo aperto, come i torrenti che nascono dalle sorgenti di Settecannelle e di Capodacqua. Nei pressi di questi fiumiciattoli

sembra che vengano stoccati a terra, e senza alcuna protezione, rifiuti speciali, che puntualmente indirizzano il pericoloso percolato nelle acque correnti sottostanti.

In merito alla Direttiva Consiglio UE relativa allo smaltimento in discarica, l’Unione europea prevede severe prescrizioni tecniche per le discariche, al fine di prevenire e ridurre, per quanto possibile, le ripercussioni negative sull’ambiente, in particolare sulle acque superficiali e freatiche, sul suolo, sull’atmosfera e sulla salute umana.

Si punta l’attenzione sui rifiuti biodegradabili, o meglio, compostabili.

Ma soprattutto, come intervento prioritario, alla RIDUZIONE TOTALE DEI RIFIUTI, azione che necessita di politiche ambientali efficaci e rispettose delle comunità e dell’ambiente in cui queste vivono e della loro salute.

Quindi noi non ne facciamo una questione di NIMBY, in questo caso la nostra attenzione e preoccupazione è su tutta la provincia, regione e oltre.

Meno che meno ci si può dire, come spesso fanno gli amministratori incapaci che non si degnano neanche di rispondere ad una nostra richiesta di incontro o ad una semplice lettera: ma voi dove eravate?

La questione è che in provincia di Latina la gestione dei rifiuti è ancora quasi all’anno zero e che le poche cittadine che realizzano una discreta attività in questo campo, e sono quelle che hanno contribuito a quel modesto 56,29 %, subiscono lo stesso danno di tutti gli altri.

Le discariche sono previste come ultima ratio per la gestione dei rifiuti quindi il passo che si accinge a fare l’amministrazione provinciale di Latina ci sembra anacronistico e dannoso.

Il problema della discarica di Borgo Montello è gravissimo e fa specie che le amministrazioni siano arrivate a questa conclusione solo ora, ma spalmare su tutta la provincia questa piaga ci lascia davvero senza parole. Spiace dover dire che di nuovo assistiamo al fallimento della politica che non ha come obiettivo il benessere dei cittadini, possiamo solo augurarci che si rifletta bene sui passi da

fare adottando strategie ormai collaudate da esperienze di successo in tutta Italia che associate alla premialità, e alla tariffa puntuale, porterebbero a risultati eccellenti in pochissimo tempo.

Anche il WWF nella “Notte delle Scienze” al liceo di Terracina

Venerdì 10 gennaio il liceo Leonardo Da Vinci aprirà le porte alla città per la Notte delle Scienze, l’ormai consueta manifestazione scientifica che anno dopo anno sta sempre più affermandosi.

IL WWF porterà il proprio contributo sulla crisi climatica illustrando i possibili adattamenti e mitigazioni che devono essere realizzati per evitare una catastrofe annunciata.

Oltre agli insegnanti del liceo cittadino interverranno l’ing. Gaudioso del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il dottor Milo dell‘ISDE di Latina e la dott.ssa Selvaggi del gruppo pontino del WWF Litorale laziale.

Cambiamento climatico: drammatiche conferme. La speranza per un futuro migliore la danno i giovani, anche a Terracina, manifestando oggi 27 settembre per chiedere ai politici di mettere in atto tempestivi interventi che possano portare a una drastica inversione di tendenza del cambiamento climatico.

Un miliardo di persone minacciate dagli effetti del cambiamento climatico

Nessuna parte del mondo verrà risparmiata dagli effetti del cambiamento climatico con il surriscaldamento degli oceani e la fusione delle calotte polari e dei ghiacciai, che potrebbero provocare un rapido innalzamento del livello del mare che, a sua volta, potrebbe colpire un miliardo di persone entro il 2050.

L’accelerazione dei cambiamenti che si verificheranno negli oceani e nella criosfera (ghiaccio marino e terrestre, ai poli e sulle montagne) è una delle conseguenze più drammatiche della crisi climatica. Il nuovo rapporto speciale dell’IPCC, il panel scientifico  sul clima dell’ONU, mostra che questi effetti continueranno e saranno irreversibili anche quando e se il clima si stabilizzerà. Per esempio, alcune specie polari la cui sopravvivenza dipende dalla presenza del ghiaccio marino, come trichechi e pinguini, sono fortemente minacciate perché il loro habitat sta scomparendo.

Tuttavia, è possibile riuscire a contenere i rischi peggiori, ma solo riducendo drasticamente le emissioni, fattore sul quale i ritardi dell’inazione accumulati sin qui si fanno pienamente sentire. La drastica riduzione delle emissioni darà alle persone e alla natura più tempo per adattarsi. Quando gli ecosistemi sono protetti e ripristinati, possono continuare a garantire i mezzi di sostentamento e il benessere umano, contribuendo anche a mitigare le conseguenze climatiche.

Questo rapporto viene pubblicato dopo il Summit sul clima che si è tenuto lunedì scorso a New York e dove i paesi maggiormente responsabili delle emissioni nel mondo non sono riusciti a rispondere all’appello del Segretario generale delle Nazioni Unite che chiedeva di presentare piani più ambiziosi e concreti per ridurre ulteriormente le loro emissioni di CO2.

Stephen Cornelius, Capo della Delegazione WWF all’IPCC, ha dichiarato: “Non si può giocare d’azzardo con la vita delle persone. La politica non può contraddire la scienza. La posta in gioco è talmente alta che i leader mondiali devono agire ora per garantire un futuro al pianeta e investire in tagli rapidi e profondi alle emissioni di gas serra per contenere il riscaldamento globale entro 1,5° C, incrementando nel contempo in maniera significativa i finanziamenti per la resilienza e l’adattamento”.

La fusione senza precedenti delle calotte glaciali e dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide è ora la causa principale dell’innalzamento del livello del mare globale, e avrà un impatto su centinaia di milioni di persone. I quattro milioni di persone che vivono nell’Artico si trovano  davanti alla scomparsa delle loro fonti alimentari e lottano per impedire alle loro case di scivolare nell’oceano. La sopravvivenza delle regioni polari, dei loro popoli e delle loro specie dipende dalla nostra velocità ad agire.

Entro il 2050, con l’innalzamento del livello del mare e lo spostamento degli stock ittici a causa del riscaldamento dell’oceano e la loro costante riduzione, un miliardo di persone che vivono in zone costiere più basse saranno a rischio. Questo potrebbe portare a una migrazione su larga scala, poiché le persone fuggono dalle inondazioni e seguono i mezzi di sostentamento da cui dipendono. Ecosistemi costieri come mangrovie e saline possono essere parte della soluzione, in quanto proteggono dalle intemperie e dall’erosione costiera, rimuovendo il carbonio dall’aria.

Lo scioglimento dei ghiacciai montani del mondo influenzerà l’accesso delle persone all’acqua, ma avrà anche conseguenze sulla produzione di cibo, di energia e sulle attività economiche lungo interi sistemi fluviali, oltre a condannare molte specie all’estinzione. Ridurre in modo massiccio le emissioni di carbonioper limitare la perdita di ghiacciai e contemporaneamente concentrarsi sull’adattamento, proteggerà i mezzi di sussistenza per centinaia di milioni di persone e favorirà lo sviluppo sostenibile nelle regioni montane e nelle altre aree lungo il corso dei fiumi, fino al mare.
(Dal sito del WWF Italia)

Firma la petizione

Chiedi che i crimini contro la Natura siano riconosciuti come crimini contro l’umanità >>

  1. Temperature dal 1880 al 2019: i venti anni più caldi mai registrati sono negli ultimi 22 anni, i quattro anni più caldi sono 2015-2018   (guarda qui)

2. Per ciascuna località quando c’è stata la temperatura più calda (giallo a questa data/rosso in questo mese/ scuro da quando si è iniziato a tenere archivi (secondo grafico)

3. Non stiamo riuscendo a rispettare gli obiettivi  per affrontare il cambiamento climatico “ se sommiamo tutte le promesse  di tagliare le emissioni fatte dalle nazioni che hanno firmato l’Accordo di Parigi, il mondo si scalderebbe di più di 3°C entro la fine di questo secolo”.

4. I più grandi emettitori sono Cina e Stati Uniti, insieme sono responsabili di più del 40% delle emissioni

5. Le aree urbane sono particolarmente sotto minaccia. Quasi tutte (95%) delle città che dovranno affrontare rischi climatici estremi si trovano in Africa o Asia

6. Estensione minima del ghiaccio marino artico dal 1980 al 2018

7. Tutti possiamo fare qualcosa per aiutare:

l’IPCC dice che dobbiamo: comprare meno carne, latte, formaggi e burro/dobbiamo mangiare cibi locali di stagione/buttare via meno/guidare automobili elettriche ma camminare o usare bici per distanze brevi/usare treni e autobus invece degli aerei/ fare videoconferenze invece che viaggi di affari/stendere il bucato invece che asciugatrice/coibentare le abitazioni/per ogni prodotto che consumiamo cercare quello a minor impatto per CO2. Secondo studi recenti il singolo modo più efficace per ridurre il proprio impatto ambientale è di modificare la propria DIETA IN MODO DA MANGIARE MENO CARNE

A questo proposito viene citato un articolo pubblicato su Science secondo il quale ci sono  grandi variazioni per l’impatto ambientale di uno stesso cibo:

ad esempio manzo allevato su terreni deforestati produce 12 volte più emissioni di gas serra rispetto al bestiame allevato su pascoli naturali. Altro punto molto importante: questo studio dimostra che la carne con gli impatti ambientali più bassi tuttavia produce sempre più emissioni di gas serra  in confronto a  verdure e cereali coltivati nei modi meno utili dal punto di vista ambientale. Infine secondo lo studio noi dobbiamo modificare le nostre diete, ma sarà molto importante anche cambiare le pratiche in agricoltura.

In caso di pioggia l’evento della “Lettura teatralizzata su un tema attualissimo, il 5G”si realizzerà nella Sala Conferenze dell’Istituto Gregorio Antonelli con inizio alle ore 19.30

La pioggia annunciata anche per domani, lunedì 23 settembre, se confermata nella realtà costringe gli organizzatori a prevedere uno spazio alternativo al coperto spostando l’evento dal Parco della Rimembranza alla Sala Conferenze dell’Istituto Gregorio Antonelli con l’inizio anticipato alle ore 19.30.

“Settembre al parco” continua con un appuntamento di lettura teatralizzata su un tema attualissimo, il 5G

DAMMI IL 5

Connessi a tutti i costi

Lettura teatralizzata a cura dell’Associazione Culturale “ Piacere la Conoscenza “

Musiche: BANDANCIA3

La lettura teatralizzata  “ Dammi il 5. Connessi a tutti i costi ” prende spunto da una tendenza del nostro tempo che qualcuno ha definito “La grande cecità ” : non voler vedere alcune realtà  del quotidiano di noi tutti che, se affrontate, potrebbero mettere in crisi il nostro stile di vita  e quindi il modello sociale dominante.

Lo sguardo mancato è la curiosità che ha portato alla realizzazione di questo spettacolo che vuole rappresentare un’occasione in cui si sollecita a forzare il velo di conformismo che protegge le sicurezze acquisite e a interrogarci su un fenomeno che sta sempre più invadendo i nostri giorni: la connessione digitale.

Ciò che colpisce è la potenza mediatica con cui si celebrano le meraviglie delle nuove tecnologie digitali, a fronte di un totale, se non totalizzante, silenzio sulle controindicazioni che, buona parte della ricerca scientifica, prefigura in campo sanitario e non solo.

Il tema diventa centrale, soprattutto all’ annuncio dell’ultima meraviglia che apre le porte non solo ad una maggiore efficienza della circolazione dei dati, ma anche ad una nuova antropologia, l’Internet delle cose, già annunciata dalle forze del marketing planetario.

E’ il 5G, a cui seguirà il 6G e il 7G e altro ancora, a conferma di una spirale di crescita che, non conoscendo limiti, sarebbe opportuno contenere col buon senso della prudenza e  della cautela.

Il mezzo scelto per raccontare questo ” regno a venire ” è l’incontro tra letteratura, informazione e musica, nel tentativo di veicolare anche una dose irrinunciabile di alcune nozioni tecniche.

Bandancia3 conferma la sua vocazione sociale aggiungendo quest’ultimo lavoro ai precedenti “ Aspettando l’Arca “, “ Come i gigli del campo “, “Gente al sole “, in cui ha proposto alcune tematiche relative alla catastrofe ambientale, ai cambiamenti del lavoro e alla società dello spettacolo.

In scena: Giuseppina Piras, voce narrante; Gaetano Pastore, percussioni; Salvatore Vallario, saxofono.



Le nuove norme di sicurezza impongono un limite alla partecipazione agli eventi, pertanto arrivati alla capienza programmata l’accesso all’area eventi del parco sarà vietato.

Fitofarmaci illegali o contraffatti nelle campagne dell’Agro Pontino

Si parla anche di Terracina nell’articolo dal titolo “Com’è bella quella mela avvelenata” scritto da Angelo Mastrandrea e Marco Omizzolo e pubblicato a pag. 40 del Venerdì di Repubblica di oggi 13 Settembre.

Un’ inchiesta circostanziata e coraggiosa, quella fatta dai due giornalisti, che mette in luce la consuetudine scellerata dell’abuso, anche nella nostra provincia, di fitofarmaci e di erbicidi, molti dei quali revocati dal Ministero della Salute o contraffatti con sostanze altamente tossiche che provengono dalla Cina.

Si tratta di prodotti che servono ad aumentare le dimensioni dei Kiwi e dell’uva da tavola, di attivatori della crescita delle piante e di sostanze per lucidare la buccia degli agrumi (avete mai letto nelle confezioni di limoni la dicitura “bucce non edibili”?), spesso importati illegalmente.

Un mercato sempre più prospero che se ne infischia degli ormai comprovati effetti sulla salute delle persone.

Secondo l’OCSE un pesticida su 4 nel mondo è contraffatto e accade che, siccome l’acquisto dei fitofarmaci approvati dal Ministero della Salute è consentito solo a chi ha il patentino per l’impiego, i contadini che non hanno l’autorizzazione ricorrano all’acquisto di prodotti non regolamentati o contraffatti presso rivenditori compiacenti. Negli ultimi mesi sono stati sequestrate grandi quantità di prodotti, sia liquidi che in polvere, 500 kg solo a Terracina.

Quello degli agrofarmaci contraffatti, è a detta del del Capitano Felice Egidio dei NAS di Latina, intervistato dai due giornalisti, uno dei dieci business più redditizi per la criminalità organizzata.

E i contenitori dei prodotti, autorizzati o contraffatti, invece di essere ripuliti e restituiti alle ditte produttrici perché li smaltiscano correttamente (per evitare che i veleni vadano a inquinare terreni e falde acquifere), vanno ad accumularsi in pericolose discariche abusive fra le serre e poi dati alle fiamme, con i danni per la salute e per l’ambiente che possiamo immaginare.

E nelle campagne pontine la manodopera, composta soprattutto da indiani di etnia Sikh, continua ad essere sfruttata dal caporalato, in giornate di lavoro estenuanti sotto il sole, pagate una miseria. Ormai da anni Marco Omizzolo con le sue inchieste coraggiose continua a scandagliare questo mondo e a portare alla luce soprusi e illegalità.

I lavoratori Sikh, che operosi e infaticabili continuano a lavorare nelle nostre campagne, purtroppo ieri nell’ Oltrepo Pavese hanno dato il loro tributo di sangue andando ad ingrossare di 4 caduti la schiera dei 600 morti sul lavoro dei primi sette mesi del 2019.

Lo scorso 1 settembre la sezione locale del WWF ha organizzato un incontro dal titolo: “Abuso di pesticidi alla luce del Nuovo Pan” con Renato Bottiglia, uno dei fondatori della Pagina NO Pesticidi che ha raccolto più 35.000 firme e si occupa dell’informazione e della sensibilizzazione su questo delicato tema. Durante l’incontro il Dott. Alessandro Rossi, Presidente della LILT di Latina, ha illustrato un’interessante relazione su Tumori e alimentazione, proponendo una piramide alimentare composta dai prodotti pontini fatti crescere senza additivi chimici il cui uso, come risulta da avvalorate ricerche scientifiche, promuove una prevenzione attiva nei confronti delle forme tumorali.

 

Sana alimentazione come prevenzione oncologica e protezione della popolazione rurale dall’uso indiscriminato dei pesticidi nelle campagne, i due temi al centro dell’incontro di ieri sera organizzato dal WWF nell’ambito di “Settembre al parco”

La minaccia di pioggia che per l’intero pomeriggio di domenica primo settembre ha gravato su Terracina, ha costretto gli organizzatori a spostare l’evento dal Parco della Rimembranza alla Sala Conferenze dell’Istituto Gregorio Antonelli.

Probabilmente alcuni cittadini non sono stati raggiunti dalla notizia del cambiamento di sede dell’interessante incontro e si sono presentati alle 21 al parco della Rimembranza trovandolo chiuso.

Per loro, e anche per chi era presente,  pubblichiamo le slides delle presentazioni che i relatori hanno gentilmente messo a disposizioni di tutti.

Il primo relatore, il dottor Alessandro Rossi, responsabile scientifico della LILT di Latina, ha illustrato la Piramide Alimentare Pontina nell’ambito della dieta mediterranea

Dopo aver presentato la statistica dei tumori più diffusi

ha evidenziato come nella maggioranza dei casi i tumori coinvolgano l’apparato digerente.

Una corretta alimentazione con prodotti delle filiere pontine ne può ridurre l’incidenza in maniera significativa.

Ecco la piramide alimentare che può essere costruita con soli prodotti pontini di qualità.

Tutta la presentazione del dottor Rossi è scaricabile qui Piramide Alimentare Pontina LILT

La qualità dei prodotti deriva soprattutto da un’agricoltura biologica o biodinamica e quindi senza uso della chimica.

Un riferimento a ciò è venuto dalla seconda relazione illustrata da Renato Bottiglia, animatore del Gruppo facebook NO PESTICIDI che ha raccolto 35 mila firme per la salvaguardia delle popolazioni rurali dall’uso indiscriminato di erbicidi e pesticidi nelle campagne.

Queste firme sono andate a sostegno di una mozione in Parlamento per chieder l’impegno del Governo su questo delicato tema.

Questo il risultato della votazione

Unanimità!

Bottiglia ha illustrato la bozza del Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci in cui finalmente è presente il rispetto delle distanze dalle abitazioni e dalle loro pertinenze.

Entro il 15 ottobre sarà possibile presentare osservazioni, dopo quella data il PAN potrà essere pubblicato diventando norma di legge.

Tutta la presentazione di Renato Bottiglia si può scaricare qui RenatoBottiglia

Uso e abuso di pesticidi alla luce del nuovo PAN: incontro Domenica primo settembre a Terracina al Parco della Rimembranza.

I prodotti agricoli per la cui crescita vengono utilizzati concimi, fertilizzanti, antiparassitari, pesticidi, hanno un impatto sulla salute umana e sull’ambiente.

Domenica primo settembre ne parleranno alla Rimembranza, a partire dalle ore 21, il dottor Alessandro Rossi, responsabile scientifico della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) di Latina, e Renato Bottiglia, uno dei fondatori e coordinatori del Gruppo Facebook NO PESTICIDI.

Il Parlamento italiano a febbraio di quest’anno ha votato all’unanimità una mozione che chiedeva al Governo di

potenziare il sistema dei controlli sull’uso corretto dei pesticidi in agricoltura, incrementando anche i controlli sui prodotti agroalimentari importati dai Paesi terzi per i quali è possibile dimostrare che siano stati trattati con il glifosato oltre la soglia permessa in ambito europeo, al fine di tutelare la filiera produttiva italiana e garantire alti standard di qualità; a vigilare affinché il monitoraggio del livello di contaminazione da pesticidi nelle acque sia omogeneo su tutto il territorio nazionale e che tutte le regioni si dotino di un piano per la tutela delle acque, al fine di assicurare un alto livello di protezione della salute umana, animale e dell’ambiente”.

Inoltre, al Governo veniva chiesto di “prevedere iniziative volte ad un utilizzo più responsabile dei fitofarmaci”, “porre in essere iniziative volte a sostenere l’utilizzo di buone pratiche agricole sempre più sostenibili; intraprendere ogni utile iniziativa volta a rivedere e migliorare il piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.

La mozione si poteva interpretare come un primo passo verso l’abbandono della chimica in agricoltura.

Renato Bottiglia, il nostro concittadino animatore del Gruppo Facebook No Pesticidi, che ha portato 30 mila firme a sostegno della mozione, all’indomani della votazione in Parlamento scriveva così

E dopo ben 5 anni di lotta, oggi in Parlamento è stata votata una mozione unitaria firmata da ben 45 deputati di tutte le forze politiche e votata in aula da 453 deputati su 453 presenti.

TUTTI HANNO VOTATO SI!!!!

La mozione racchiudeva anche la petizione del Gruppo Facebook NO PESTICIDI, che ha raccolto 30.000 firme e chiede tutela per la popolazione rurale.

L’intero PARLAMENTO è d’accordo, ora attendiamo la “traduzione” in un atto legislativo.

Che sia il primo passo concreto verso una agricoltura sostenibile condivisa da tutte le forze politiche?

Sono avvenuti ritardi nell’emanazione del nuovo PAN (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) che solo recentemente è stato pubblicato per ricevere le osservazioni delle associazioni interessate.

Il WWF Italia si è interessato da sempre a questi temi sui quali il 20 maggio 2017 il Gruppo pontino di Terracina ha voluto organizzare un importante convegno dal titolo Agricoltura e Salute.

Ancora una volta, quindi,  affronteremo in maniera approfondita questi argomenti, nell’incontro che si terrà  al Parco della Rimembranza domenica primo settembre, a partire dalle ore 21.

 

Il dottor Alessandro Rossi, responsabile scientifico della LILT di Latina, riferirà dei rischi per la salute derivanti da una alimentazione con prodotti contenenti residui chimici.

 

 

 

 

 

Renato Bottiglia illustrerà i passi seguiti per arrivare al nuovo PAN e le prospettive per il futuro.

 

 

 

In caso di cattivo tempo l’incontro si terrà alle ore 19 nella Sala Conferenze dell’Istituto Gregorio Antonelli (ingresso lato parcheggio del Liceo).



Le nuove norme di sicurezza impongono un limite alla partecipazione agli eventi, pertanto arrivati alla capienza programmata l’accesso all’area eventi del parco sarà vietato.