Altruismo e generosità caratterizzano da sempre la popolazione terracinese, gesti criminali di individui non ne intaccheranno lo spirito

Il clima da Scene di caccia in bassa Baviera che si sta attestando in Italia ha raggiunto anche Terracina. Il recente ferimento di un indiano lungo la Pontina pare sia soltanto l’ultimo di altri episodi criminali non denunciati per evitare ritorsioni. A queste persone che hanno subito aggressioni va tutta la nostra solidarietà.

Pur non conoscendo esattamente l’origine e le motivazioni di questa caccia ne sta venendo fuori sulla stampa nazionale un’immagine della nostra città decisamente non positiva che chiede una risposta da parte delle Istituzioni e della società civile per riaffermare il carattere generoso della cittadinanza pronta a mobilitarsi a favore degli ultimi, italiani o stranieri che siano.

Terracina non si nasconde di fronte alla richiesta di aiuto proveniente da persone in difficoltà; in privato molti cittadini si sono sempre attivati realizzando iniziative, ne citiamo solo alcune, come le donazioni a ong, le adozioni a distanza di bambini, l’ospitalità dei bambini ucraini colpiti da radiazioni nello scoppio di una centrale nucleare.

In molte altre occasioni è la città intera che si è mossa con altruismo e solidarietà.

Basta ricordare qui la presenza di nostri ragazzi nel Belice nel 1968 quando quella zona della Sicilia fu sconvolta da un terremoto devastante, la grande raccolta di materiali nel Centro sociale A. Olivetti in occasione del terremoto in Irpinia del 1980 e l’aiuto prestato nelle zone terremotate da parte di  molti nostri giovani, l’invio negli anni ’90 nella ex-Jugoslavia di camion carichi di materiali raccolti nella sala Appio Monti per alleviare le sofferenze di popolazioni sotto l’incubo della guerra, la raccolta di generi alimentari realizzate nel 1997 nei locali adiacenti la Banca popolare messi a disposizione gratuitamente da un privato portati in un campo d’accoglienza dopo il terremoto in Umbria e nelle Marche, il contributo economico realizzato con le recite teatrali dell’Associazione Medica Terracinese e con il recital di Poesie e Musica di Catia Mosa con Federica Simonelli al piano e Settimio Savioli alla tromba consegnato al sindaco di Sant’Eusanio e la gran quantità di pesce offerto dalla cooperativa pescatori per gli sfollati dello stesso paese dopo il devastante terremoto dell’Aquila del 2009, la mobilitazione generale in occasione del terremoto di Amatrice del 2016.

Sicuramente ci sono state altre iniziative ma di quelle citate siamo stati testimoni attivi.

Ma Terracina è la città di Alfredo Fiorini, il nostro concittadino che ha dato il massimo agli ultimi della Terra andando a morire in Africa portandovi il suo contributo di giovane medico.

Come, allora, non accogliere chi lascia famiglia, affetti, terra natia spinto dalla devastazione di guerre continue o da una economia inconsistente prodotta dai cambiamenti climatici e aggravata da una classe politica corrotta?

Certamente ci sono problemi di una equa distribuzione degli arrivati nei diversi paesi europei ma quando le imbarcazioni che li trasportano arrivano in prossimità delle coste italiane l’accoglienza è un obbligo morale (per approfondire la conoscenza del fenomeno immigrazione basta leggere il Dossier Viminale del Ministero dell’Interno ATT00043)

E a terra poi, non si può negare, nascono i problemi se vengono lasciati allo sbando senza alcuna assistenza o semplice vicinanza. Qui la società civile è chiamata ad un’azione di accudimento soprattutto morale dei nuovi arrivati per inserirli in un contesto cittadino di cui devono sentirsi parte.

 

Durante questa estate il Comune ha avviato una iniziativa di inserimento volontario di richiedenti asilo in attività socialmente utili affidando al WWF alcuni migranti africani per realizzare un progetto di accoglienza fondato sulla conoscenza del nostro patrimonio culturale e naturale e sulla realizzazione della piccola manutenzione del parco della Rimembranza.

 

 

E’ soltanto un’inezia di fronte all’entità della questione, è vero, ma ricorda la storia del colibrì che volava con una goccia d’acqua in bocca per spegnere l’incendio della foresta dileggiato da tutti i grandi animali. La storia aveva una morale, “insieme si può”.

 

Intanto, per un primo intervento basterebbe che anche le altre realtà sociali terracinesi si attivassero avvicinandosi a queste persone per realizzare progetti di integrazione.

La mitica “spiaggetta” di Terracina vittima della mania dei fuochi pirotecnici

Da troppo tempo in città si sta tollerando il malcostume di utilizzare fuochi d’artificio per festeggiare qualunque cosa, sia essa la vittoria di un qualche gruppo sportivo, una festa privata, una immane bevuta collettiva e così via.

L’inquinamento atmosferico e acustico era già noto; era, infatti, alla portata di naso, occhi e orecchie di tutti, compresi gli animali di affezione che ne soffrono alla follia.

Ma non era stato ancora testimoniato il danno ambientale dovuto all’utilizzo intenso di questi fuochi che lasciano sul posto residui di carta e cartone impregnati del particolato prodotto dalla combustione del materiale pirico.

Ancora più grave è il danno se la sede di questi fatui spettacoli è una spiaggia dove l’indomani centinaia di persone, bambini compresi, si muoveranno su una sabbia e si bagneranno in acque che contengono tali residui.

E’ arrivata alla nostra associazione da parte di frequentatori abituali una segnalazione corredata di foto che mostrano cosa si trova la mattina sul bagnasciuga della spiaggetta che è nel cuore di tanti cittadini.

 

 

L’utilizzo dei fuochi artificiali a Terracina pare non sia regolamentato, anzi con il silenzio delle istituzioni i fautori di questa forma di inquinamento totale (aria, acqua, suolo oltre al sistema nervoso delle persone e degli animali) si sentono incoraggiati.

Intervenire con un’ordinanza sindacale per fissare delle norme al riguardo sarebbe un segno di civiltà. La conseguente repressione del fenomeno eventualmente portato avanti da coloro che violassero le norme sarebbe veramente facile; nella notte verrebbero subito individuati.

D’altra parte la Bandiera Blu, tanto faticosamente conquistata, comporta un’oculata gestione dell’ambiente urbano. Noblesse oblige!