“Il capitale naturale, la vera ricchezza del Bel Paese”, un corso per insegnanti al Parco del Circeo

Martedì 5 giugno 2018 presso l’Auditorium del Centro Visitatori del Parco Nazionale del Circeo, Sabaudia (LT), si terrà un evento/corso nell’ambito del Festival ASVIS sullo Sviluppo Sostenibile, che tratterà gli SDGs 6 e 15.  L’incontro è organizzato dal WWF Italia in collaborazione con il Parco del Circeo.

 

 

 

 

Partendo dal Secondo Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale pubblicato dal MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) lo scorso febbraio, l’incontro del Circeo vuole affrontare i temi della valorizzazione del capitale naturale nella programmazione economica, la sua valutazione, anche economica, il ruolo di componenti importanti quali la biodiversità e l’acqua e quello conseguente delle scelte di policy, tasselli imprescindibili per lo sviluppo di una nuova società sostenibile. Gli interventi sono seguiti dalla possibilità di esplorare il capitale naturale del Parco del Circeo, scegliendo tra percorsi guidati di diversa durata.

Il programma aggiornato si trova al link:

http://festivalsvilupposostenibile.it/2018/gli-eventi-nazionali/326-2006/5-giugno-evento-goal-6-acqua-pulita-e-servizi-igienico-sanitari-e-goal-15-vita-sulla-terra.

Per scaricarlo:

http://festivalsvilupposostenibile.it/public/asvis/files/Programma_Goal_6-15_210518.pdf

L’evento è riconosciuto come corso di formazione per i docenti

 

Oggi alla Rimembranza Giornata delle Oasi WWF e Prima Giornata Mondiale delle Api istituita dall’ONU

Oggi bellissima giornata al Parco della Rimembranza.

Il parco, in occasione della giornata nazionale delle Oasi WWF, come da tradizione ha spalancato i cancelli per accogliere fin dalla mattina i tanti visitatori che avevano voglia di godere della calma  e della bellezza di questa straordinaria oasi di Biodiversità. Il focus dell’evento è stato dedicato al grave problema dei Crimini di Natura: bracconaggio, la strage continua di lupi; e poi quello che ci ha toccato molto da vicino: gli incendi boschivi; il nostro territorio è stato devastato da questi incendi  la scorsa estate e i volontari WWF hanno sorvegliato giorno e notte il territorio per evitare che gli incendi si potessero sviluppare anche in prossimità delle case.

Infine, poichè oggi è la giornata mondiale dedicata alle api abbiamo dato particolare attenzione a questi utilissimi animali allestendo anche  un banchetto informativo sul miele e i prodotti preparati da derivati delle api.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Davvero molti gli ospiti già dal primo mattino, tante le famiglie con bambini. I ragazzi del liceo, i nostri “Alfieri della Repubblica”, hanno condotto interessanti visite guidate e alla fine della visita i bambini hanno partecipato ad attività ludico-didattiche sulle mangiatoie per uccelli e sul problema delle plastiche a mare e sulle spiagge.

La Giornata ha coinciso con la conclusione del murale che due giovani artisti hanno dipinto nell’ambito dell’iniziativa Memorie Urbane sui contrafforti di cemento esterni al parco.

 

 

La Rimembranza ha ispirato i visitatori che hanno lasciato al parco numerose testimonianze tramite le loro foto.

 

L’esedra sull’Appia al km 108 ha ritrovato una sua visibilità

Stamani un gruppo di volontari (Giampiero, Giovanni, Salvatore, Patrizio e Pino) coordinati dal WWF pontino hanno ripulito l’area dell’esedra posta nel punto di incontro dei due tracciati cittadini della via Appia.

Ora la costruzione è ben visibile anche da chi vi passa accanto velocemente in auto.

Giampiero ha tagliato l’erba e gli altri ne hanno fatto una quindicina di sacchi che poi la De Vizia, cui va il ringraziamento per la puntuale collaborazione, ha portato via.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’iniziativa vuole essere un sollecito nei confronti delle Istituzioni alle quali l’anno scorso le Associazioni Archeoclub, Cultura e Territorio e WWF Litorale laziale indirizzarono una raccolta di firme per avviare l’iter di apertura del Parco dell’Appia superiore.

Questa esperienza di pulizia dell’esedra ripetuta a distanza di un anno ha convinto ancora di più il WWF che è ormai arrivato il momento di portar via tutto il terriccio che si è accumulato nell’area. Ne ha ridotto lo spazio interno sottraendo alla vista parte dei massi posti alla base e forse una pavimentazione se questa era presente fin dall’origine.

A lavori conclusi una targa che ricordi l’importanza del luogo sarebbe d’obbligo.

Ovviamente, questo obiettivo è compito di Comune e Sovrintendenze ma, se può servire, i volontari del WWF offrono fin da ora la propria collaborazione.

Nell’Appia Day 2018 il Gruppo pontino del WWF Litorale laziale pulirà l’esedra celebrativa del congiungimento dei due percorsi storici

Sabato 19 maggio il WWF pontino con la collaborazione di cittadini si attiverà, come l’anno scorso, per togliere l’erba che sta ricoprendo la bella struttura dell’esedra costruita nel luogo dove l’Appia traianea incontrava quella superiore discendente da Piazza Palatina.

L’iniziativa è inserita nella programmazione dell’Appia Day che l’associazione Legambiente sta realizzando nella nostra zona.

L’iniziativa vuole essere anche un sollecito nei confronti delle Istituzioni competenti (MIBACT, Regione Lazio, Comune di Terracina) per la realizzazione del Parco dell’Appia all’interno del Parco Regionale dei Monti Ausoni con il recupero, la valorizzazione e la fruizione permanente del tracciato superiore della Via Appia a Terracina compreso tra l’acropoli di S. Francesco e l’esedra traianea sul Lago di Fondi.

A queste Istituzioni a maggio dell’anno scorso le associazioni Archeoclub, Cultura e Territorio e WWF Litorale laziale rivolsero una raccolta di firme che ancora non trova riscontro.

°°°Un ringraziamento all’azienda De Vizia che porterà via l’erba tagliata.

20 maggio 2018, Giornata nazionale delle Oasi WWF; a Terracina apertura straordinaria della Rimembranza

Domenica prossima si apriranno al pubblico tutte le oasi naturalistiche gestite dal WWF; cliccando sulla foto del macaone è possibile vedere dove si trovano nel territorio nazionale.

A Terracina il parco della Rimembranza sarà aperto per tutta la giornata dalle ore 11 alle 20.

Il programma prevede:

  • Visite guidate per gruppi di visitatori
  • Esposizione di pannelli sui crimini ambientali
  • Attività per i bambini di approccio alla natura (nel pomeriggio)

Sarà possibile consumare il pranzo al sacco.

Si potrà anche cogliere  l’occasione, per chi lo desideri, di iscriversi al WWF, la grande associazione internazionale presente in tutto il mondo e attiva nella difesa della natura.

 

 

Ancora pochi i punti di monitoraggio delle acque nel Lazio e in provincia di Latina secondo i dati del Rapporto ISPRA sui pesticidi

Il 10 maggio l’ISPRA ha presentato il nuovo Rapporto Nazionale pesticidi nelle acque- Dati 2015/2016. Edizione 2018.

In estrema sintesi questi sono i risultati delle indagini come vengono illustrati nel Rapporto:

Pesticidi sono presenti nel 67% dei punti delle acque superficiali e nel 33,5% di quelle sotterranee. Sono state trovate 259 sostanze diverse, un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti. La contaminazione è più diffusa nella pianura padano-veneta. Questo dipende largamente dal fatto che lì le indagini sono generalmente più rappresentative. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale.

Secondo il WWF i dati presentati da ISPRA sul monitoraggio della presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee confermano l’elevato impatto dei pesticidi sugli ecosistemi acquatici, una delle principali minacce per la biodiversità e la salute umana.
Il rapporto di ISPRA evidenzia che dove sono cercati attraverso un adeguato monitoraggio i pesticidi si ritrovano quasi sempre nei corsi d’acqua superficiali (67% dei 1.554 punti di monitoraggio, con il 23,9% dei punti di rilevamento sopra i limiti di legge).
Per il WWF l’analisi di ISPRA conferma il sostanziale fallimento del PAN Pesticidi (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci) in scadenza nel febbraio 2019 e attualmente in corso di revisione. In particolare la nostra associazione evidenzia la sostanziale non applicazione in campo delle linee guida predisposte dai tre Ministeri (Mipaaf, Mattm, Sanita’) in attuazione del PAN proprio per la riduzione dell’impatto dei pesticidi nelle acque e nelle aree naturali protette e siti Natura 2000.

Questa immagine presente nel Rapporto indica più di mille parole la destinazione finale dei prodotti chimici immessi in qualunque modo nei terreni e spiega le preoccupazioni dei cittadini che da tempo si sono mobilitati contro l’uso dei pesticidi in agricoltura.

Nel Lazio le indagini sono condizionate dalla limitatezza dei punti di prelievo. I risultati vengono riportati così nel Rapporto

I dati 2016 si riferiscono a 21 pozzi e 121 punti delle acque superficiali. Sono state cercate in totale 58 sostanze. Nelle acque superficiali ci sono residui nel 26,4% dei punti e nel 7,1% dei campioni. Sono state rinvenute 10 sostanze; le più frequenti sonometalaxil, metolaclor e terbutilazina. Nelle acque sotterranee è stata riscontrata la presenza di residui nel 14,3% dei punti e nel 7,3% dei campioni. Sono state rinvenute 5 sostanze le più frequenti sono: terbutilazina e metolaclor. Il livello di contaminazione è superiore ai limiti di qualità ambientale in 5 punti delle acque superficiali e in 1 punto delle acque sotterranee.

 

 

 

 

 

 

Le due immagini estratte dalla pubblicazione mostrano come i prelievi in provincia di Latina sono entro i limiti degli Standard di Qualità Ambientale fissati da norme [Dir. 2008/105/CE, D.Lgs. 152/2006, Dir. 2006/118/CE], cioè le sostanze ci sono nella realtà ma non per la legge. Inoltre, anche dove il risultato non è quantificabile perchè non ci sono misure analitiche superiori al limite di quantificazione (LQ) non c’è da essere allegri. Il rapporto, infatti,  avverte che il grigio può indicare l’assenza di residui pesticidi nelle acque, ma può anche (e accade in larghe aree del Paese) dipendere dal fatto che gli LQ sono inadeguati e il numero delle sostanze indagate è ridotto e non rappresentativo degli usi sul territorio.

E il Rapporto continua

È necessario precisare ancora che il livello di contaminazione può essere solo riferito ai singoli punti di monitoraggio e che, sulla base delle informazioni disponibili, non si può derivare una classificazione di qualità per i corpi idrici.

La speleologia a Terracina è stata una grande passione (2)

Nel 2003 il Gruppo Speleologico “Anxur” appare nella pubblicazione Le Grotte del LazioI fenomeni carsici, elementi della geodiversità (a cura di Giovanni e Marco Macchia, Maria Piro e Maurizio Barbati. Ed. Agenzia Regionale Parchi, 2003) inserito tra i nuovi gruppi sorti tra il 1955 e il 1975.

Da questa pubblicazione estraiamo la carta del sistema montuoso della regione ricco di cavità; su quelle del massiccio degli Ausoni sud-occidentali si esercitarono i giovani dell’”Anxur”.

Sulla stessa pubblicazione nell’illustrare in particolare la storia delle esplorazioni della grotta Sabina viene citato Franco Guadagnoli.

<<Storia delle esplorazioni

L’ingresso venne scoperto nel 1841 da un minatore in cerca di cave per massi da scogliera. SEGRE (1948a) ritiene che i gradini siano stati realizzati dai briganti che utilizzavano la grotta come rifugio. E’ possibile però che la frequentazione della grotta sia molto più antica, in relazione alla vicinanza del tempio di Giove Anxur, e che i gradini siano stati realizzati per sfruttare la grotta a scopo di culto. La grotta venne esplorata da L. Mollari nel 1850, da Capponi, Legge e R. Remiddi nel 1875, ed infine il 13 marzo 1925 dal CSR. Nel 1963 F. Guadagnoli annunciò che il GS Anxur aveva trovato la prosecuzione tra i massi della grande sala.>>

Franco Guadagnoli continua la sua narrazione sul Gruppo Speleologico “Anxur” così come l’ha visto nascere e sviluppare.

Cominciammo a studiare la speleologia sui Monti Ausoni che sono circoscritti a nord dal fiume Sacco e presentano a est una certa continuità con il massiccio degli Aurunci, dal quale non è nettamente separato. A sud sono delimitati dalla piana di Fondi e dell’Agro Pontino, mentre ad ovest la valle dell’Amaseno li separa dai Lepini.

Gli Ausoni presentano una morfologia carsica superficiale di notevole interesse. Basta in proposito richiamare l’attenzione sulle varie doline grandi e piccole, alcune delle quali di dimensioni ragguardevoli, sui bacini chiusi, sui piani carsici, tra i quali ricordo quelli più battuti dal Gruppo “Anxur”, Camposoriano e Campo dell’Ova.

Litologicamente gli Ausoni risultano costituiti da calcari compatti oolitici, da calcari bianchi ippuritici del Creta superiore, mentre non mancano, distribuite qua e là, larghe fasce di tufi e di materiali piroclastici.

Del tutto assente è una idrografia superficiale almeno nelle plaghe più elevate, mentre ai piedi del massiccio sgorgano numerose anche se esigue sorgenti, il che lascia supporre l’esistenza di una notevole rete idrografica ipogea.

E Guadagnoli continua descrivendo le cavità esplorate nei primissimi anni di vita del Gruppo in diversi comuni della provincia di Latina.

Nel comune di Sonnino esplorammo il Pozzo “Le calanche” profondo 20 metri con uno sviluppo di 5 , l’inghiottitoio “Pellero” a Cerreto profondo 17 metri con uno sviluppo di 73, il pozzo delle “Nottole”sulla Ripa di 37 metri e sviluppato per 6, la Grotta di Frasso di 4 metri con uno sviluppo di 25.

A Prossedi scendemmo nel pozzo “Colardella” sul Monte Alto profondo 32 metri con 20 di sviluppo.

A Fondi entrammo nella Grotta del Falco a Monte Rotondo profonda 28 metri e sviluppata per altri 78 e poi nell’Abisso del lago di San Puoto sempre a Monte Rotondo di 113 metri e uno sviluppo di 97.

Ovviamente fu il territorio del nostro comune quello più esplorato.  Qui scendemmo nella Voragine della “Zì Checca”a Camposoriano ad una profondità di 110 metri e uno sviluppo di 38, nel Pozzo di Campo dell’Ova a Camposoriano profondo 24 e sviluppato per 11 metri, nella Grotta della Delibera poco profonda (12 m.) ma con lungo sviluppo (70 m.).

A Monte Sant’Angelo esplorammo la piccola “Grotta dei Morti” che si sviluppa per 7 metri.   

Alla Torre del Pesce-Monte Pilucco esplorammo le due grotte presenti nell’area.

La Grotta della Sabina a Monte Sant’Angelo è quella che ci ha dato le più grandi soddisfazioni.

Guadagnoli si sofferma anche a descrivere i materiali presenti nelle diverse cavità.

Spesso i fondi della cavità erano detritici mentre le grotte più superficiali presentavano impasti di sabbia giallastra frammista a materiali piroclastici. In una sono stati rinvenuti resti di animali e in un’altra resti umani e di un’industria dell’età neolitica.

La speleologia a Terracina è stata una grande passione (1)

La recente discesa nella grotta Sabina di una giovane speleologa ha riportato in città l’interesse su questo genere di attività nella natura svolta nel corso degli anni da alcune generazioni di giovani terracinesi.

E’ l’occasione per ricostruire la storia di un gruppo di giovani che si cimentarono nell’esplorazione di inghiottitoi e grotte con l’entusiasmo tipico della gioventù ma raggiungendo anche risultati significativi con pochi e improvvisati mezzi. Ad essi, infatti,  si attribuisce il merito della scoperta di nuovi ambienti della grotta Sabina all’epoca sconosciuti e di aver portato a Terracina un importante Congresso di speleologia.

Nel 1958 questi  giovani appassionati  si riunirono nel Gruppo Speleologico Anxur.

Ecco i nomi dei nove fondatori del Gruppo: Franco e Sabatino Guadagnoli, Alberto Legge, Giorgio Silvestri, Alessandro e Giovanni Spezzaferro, Pietro Targa, Dario e Giacomo Tramonti.

Sessanta anni dopo Franco Guadagnoli ci parla del Gruppo e del V Congresso degli Speleologici dell’Italia Centrale tenutosi a Terracina nei giorni 23 e 24 marzo 1963 dove tenne una relazione insieme ad altri componenti del Gruppo.

L’attività speleologica ha avuto inizio in Terracina molto tempo prima della costituzione del nostro Gruppo. Risalgono infatti agli anni dell’immediato dopoguerra le prime esplorazione sugli Ausoni. In quel periodo tuttavia vi fu solo un utile tirocinio dei singoli per quanto concerne la tecnica esplorativa, scarsa o del tutto insufficiente essendo nel contempo la vera e propria attività di ricerca.

Questa si può dire ebbe inizio solo nel 1957 quando fu esplorata e rilevata la voragine “Zì Checca” che raggiunge i 110 metri di profondità. Poco dopo fu sottoscritto da parte di nove soci fondatori l’atto costitutivo del Gruppo Speleologico “Anxur” e venne stilato uno statuto provvisorio; da allora le ricerche furono condotte secondo criteri più razionali e l’esplorazione delle grotte non fu più concepita come pura e semplice attività sportiva.

L’interesse dei soci dell’”Anxur” si volse infatti alla biologia, alla paleoetnologia e alla meteorologia. Già nel Congresso fu presentata una relazione sul rinvenimento nel 1959 dei resti di una industria del Paleolitico superiore lungo la parete di Monte Sant’Angelo, nel corso degli scavi nei pressi della Villa Salvini.

Nello stesso anno il Gruppo si affiliò alla Società Speleologica Italiana e avviò una collaborazione con il Centro Inanellamento Pipistrelli di Genova.   

Il 18 ottobre 1959 è una data importante perché è il giorno in cui ci inoltrammo nella grotta Sabina e ci spingemmo oltre i cunicoli già noti scoprendo altre stanze.

Questa cavità,  scoperta nel 1841, venne esplorata nel 1876 da Romolo Remiddi, ingegnere del comune di Terracina e inizialmente pareva avesse una profondità di 46 metri. Nel 1925 rilievi più precisi accertarono la profondità di 33 metri. Nell’escursione del 18 ottobre 1959 il nostro Gruppo scoprì un nuovo ramo molto più profondo, intorno ai 100 metri.

La notizia ebbe un certo risalto e qualche giorno dopo fu pubblicata sul Messaggero.

 

Un’estate da dimenticare quella del 2017

L’avvicinarsi della bella stagione impone alla Regione Lazio, al Comune e alla Guardia Costiera in base alle leggi ed alle normative vigenti, ognuno per la propria responsabilità e ruolo, ma in modo concorde, di garantire i diritti dei cittadini di poter utilizzare e godere di beni ambientali pubblici quale sono il mare, il sole e la spiaggia e di poter vivere in un ambiente pulito, libero, non rumoroso, protetti e sorvegliati, difesi da tutte le forme di abuso e costrizione.

Si cominci subito con il notificare inequivocabilmente agli operatori del settore i limiti delle loro concessioni, le modalità di gestione, i rapporti da tenere con gli utenti e le  norme di prevenzione e repressione degli abusi, anticipando loro che saranno organizzati un valido sistema di sorveglianza  e repressione ed un ufficio o un recapito a cui gli utenti in caso di trasgressione si possano rivolgere con sicurezza.

Queste misure sono necessarie per evitare quanto è successo negli anni scorsi.

I disagi di questi week end primaverili sono il campanello d’allarme di quanto si riproporrà tra qualche settimana; tutti hanno potuto vedere il traffico caotico, i parcheggi selvatici, il lungomare affollato, i rifiuti sparsi anche sulle panchine.

Vogliamo qui ricordare i molti disagi della scorsa stagione balneare per i soliti problemi  e anche le molte proteste da parte degli utenti e dei cittadini terracinesi che si sono visti negare per buona parte del lungomare orientale l’accesso al mare. I gestori dei vari stabilimenti che hanno occupato quasi per intero detta area, si sentivano in diritto di negare a tutti il passaggio anche sulle discese preesistenti, pubbliche, quelle di cemento e quelle ultime di ferro e legno, ed anche sulle discese facilitate per le  carrozzelle , bambini, handicappati ecc.  Addirittura, in qualche caso queste strutture pubbliche sono state inglobate nelle strutture degli stabilimenti o chioschi e poco o niente si è potuto ottenere dai gestori che hanno mantenuto un comportamento che rasentava l’arroganza e la maleducazione.

Le autorità locali in merito hanno fatto molto poco, mentre gli stessi stabilimenti, diventati ormai ristoranti – pizzerie, si trasformavano di sera in discoteche, sale da ballo o locali da eventi, producendo confusione, ingorghi e soprattutto rumore impossibile sino a notte fonda.

Si dirà che ciò aiuta l’economia di Terracina e molti vivono di questo, ma negli ultimi anni  la cosa è diventata parossistica, volgare e rumorosa. Oltre ad accentuare la stagionalità dell’economia cittadina non si notano i vantaggi dei cittadini, anzi lievitano gli svantaggi: le spiagge libere sono sempre meno e più lottizzate mentre ai padroni della spiaggia e della battigia ogni anno viene concesso sempre di più. Tutto in silenzio in modo che ci sia sempre un dato di fatto di cui rendersi conto e che non si può risolvere sul momento, lasciando la soluzione al prossimo anno. Intanto, come si dice, passato settembre tutto ritorna come prima e tutto si dimentica.

In questo contesto “Terracina Bandiera blu”, una cosa positiva e che fa onore, va difesa e valorizzata e non utilizzata per farsi scudo sulla validità di un sistema spesso ipocrita basato solo sull’apparenza . Basta ricordare che tra i 32 parametri che la FEE (Foundation for Environmental Education)  analizza per la concessione del riconoscimento  c’è proprio l’accessibilità alle spiagge per tutti.

Per meritare e mantenere il titolo bisogna invece lavorare al contrario realizzando una città sostenibile per tutti i cittadini e per tutto l’anno e non per una sola stagione. Prima o poi qualcuno verrà a verificare.

Iniziare una nuova stagione adottando un piano di mobilità con parcheggi decentrati e le precauzioni che abbiamo indicato sarà il miglior viatico per confermare Terracina come una località balneare, moderna, equilibrata, sostenibile.