Considerazioni sulla pesca a strascico

Emilio Selvaggi avrebbe sgranato i suoi occhi grigi come sempre davanti ad un evento incredibile. Questa volta l’occasione sarebbe stata la notizia che la marineria di Terracina si schierava contro la decisione dell’Europa di regolamentare in maniera più stringente la pesca a strascico. Ancora più incredibile gli sarebbero apparse le dichiarazioni dell’europarlamentare conservatore già sindaco di questa ridente città durante la cui consiliatura sono stati approvate tre delibere di Giunta Comunale per progetti di ripopolamento ittico attraverso l’istallazione di piramidi  tecnoreef che se da una parte difendono la Posidonia oceanica e il SIC-ZSC, da essa caratterizzato, dall’altra contrastano gli impatti delle attività antropiche in particolare la pesca passiva e quella a strascico, una pratica che trascina via con le reti dal fondo tutto ciò che vi si trova lasciando il deserto dal punto di vista biologico.

Stiamo parlando delle delibere di Giunta Comunale n° 391 del 17.10.2006 (in verità sotto la consiliatura Nardi), n° 38 del 17.02.2014 e n° 44 del 19.02.2018. Le tre delibere hanno dato il via, nel primo caso e sostenuto la continuazione con le altre due ad un progetto importante denominato “Mare Nostrum”. In sostanza il progetto, finanziato dalla Regione Lazio e monitorato continuamente dall’Università di Pisa (nel caso siano necessari i dati scientifici), ha preso il via come progetto di ripopolamento della fauna ittica, depauperata pesantemente proprio dalla pesca a strascico tanto da dover adottare il fermo pesca nel mese di settembre ormai da anni. Si è così realizzata un’area marina protetta di una superficie di 25 ettari su cui sono stati posizionati i tecnoreef.

Dato l’eccellente risultato in termini di aumento della fauna, tanto da richiamare vicino alla costa anche pesci da altura, e una ripresa rigogliosa della Posidonia oceanica, il progetto è stato poi rifinanziato raddoppiando il perimetro dell’area marina protetta (totale 50 ha) allungata verso Badino, a 600 metri dalla costa e a cavallo del SIC. L’obiettivo del progetto questa volta “Ripristino della Biodiversità e degli Ecosistemi marini”. Questa seconda volta ai tecnoreef sono stati aggiunti dei “ganci” deputati proprio al contrasto della pesca a strascico.

Infine, poiché nella relazione finale viene evidenziato proprio lo straordinario effetto di questa strategia, il comune di Terracina partecipa al bando Life 2020 per il definitivo raddoppio dell’area marina protetta per un finanziamento di 1.200.000 euro purtroppo bocciato.

Da ultimo, sempre il comune di Terracina, sottoscrive nel 2022 il Contratto di Costa, strumento normativo e progettuale per la difesa della biodiversità e la sostenibilità ambientale sull’ecosistema marino così fragile ma strategico anche per l’economia di tanti comuni costieri. Non vogliamo commentare la strumentale presa di posizione di certi politici ma vogliamo comunque sottolineare che con largo anticipo sui tempi il comune di Terracina si è avviato su un percorso virtuoso in piena sintonia con il documento europeo e sempre con la benedizione dell’europarlamentare e dei suoi successori. Questo percorso, che purtroppo non ha visto ulteriore investimenti forse per l’incapacità di rispondere adeguatamente ai bandi, mostra senza ombra di dubbio che l’atteggiamento dei politici locali e quelli poi migrati in Europa era di tutt’altro segno rispetto ai proclami odierni. Le strategie proposte dal Piano d’azione dell’UE ricalcano in pieno, ampliandoli, gli obiettivi del progetto Mare Nostrum e sono a tutto beneficio dell’ambiente e della comunità specie quella dell’economia legata al mare; non da ultimo, infatti, ci preme sottolineare che un’area marina protetta costituisce una forte attrattiva turistica e quindi utile alle attività che vogliono prosperare nell’ottica della sostenibilità.

Siamo quindi sinceramente stupiti di questo agitarsi su posizioni di chiusura, di negazionismo scientifico e guerra ai mulini a vento della ricerca e dell’ambientalismo che qui non c’entra niente.