A proposito di agricoltura e territorio

Sono trascorsi molti anni dal 1992, anno della Conferenza delle Nazioni Unite, meglio conosciuta come Convenzione di Rio de Janeiro, dove gran parte dei leader mondiali concordarono per una strategia comune per la tutela della diversità biologica.

Dobbiamo comunque registrare che da allora ad oggi non ci sono stati cambiamenti sostanziali nelle politiche produttive, spesso rappresentate da consistenti peggioramenti, in quanto molti Stati hanno preferito uno sviluppo economico di tipo industriale dell’agricoltura e della zootecnia, finalizzato all’aumento dei consumi e della redditività.

Pertanto si sono consolidate le condizioni fondamentali, per l’economia agricola, di derogare agli obiettivi ed ai termini dello sviluppo sostenibile.

I fattori produttivi destinati all’agricoltura si sono ampliati nello spazio nel tempo e nella quantità ed hanno generato: inquinamento  generalizzato  dell’acqua, aria e suolo, consumo del suolo, urbanizzazione, infrastrutture distruzione degli ecosistemi, utilizzo di molecole di sintesi , fitofarmaci, pesticidi , tecniche di allevamento non idonee, antibiotico resistenza, produzione enorme di rifiuti e reflui inquinanti , contribuendo in modo sostanziale agli squilibri strutturali del pianeta come i cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, l’ acidificazione dei mari e molto altro.

A livello ecologico si iniziano a fare i conti con la semplificazione e la perdita della biodiversità e degli ecosistemi ed il rapporto fra la natura e l’uomo, che si era in qualche modo consolidato, dopo la prima rivoluzione industriale, sembra essere completamente saltato, lungi dal produrre nuove ipotesi di equilibrio.

Le ultime simulazioni (Gualdi et al. 2013) del CMCC, il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, per il periodo 1951-2050 confermano che in un’area per sue caratteristiche già particolarmente fragile agli stress, il clima tenderà a diventare più secco e caldo, con diminuzione delle precipitazioni (-5%), alte temperature (+1,5°-2°C), aumento del livello del mare (+7-12 cm).

Questi effetti dal punto di vista agricolo hanno portato e porteranno una serie di problemi alle piante agrarie e selvatiche, stress biotici (virus, batteri, funghi ecc.) assieme ad una grande quantità di fisiopatie, inquinamento delle falde acquifere, delle acque dolci e dei mari, salinizzazione, eutrofizzazione.

Un sostanziale aumento della desertificazione, una consistente perdita di habitat naturali, e di biodiversità. Questi sono i segni salienti della nuova era: l’Antropocene                        

Per questo è necessario una visione globale del problema, non considerare soltanto il settore agricolo, ma tutto il sistema agro-alimentare, industriale, della distribuzione, del consumo, del trasporto. 

L’ agricoltura che non è un’ attività naturale ma che agisce in ambienti ed ecosistemi naturali, soprattutto l’agricoltura Antropocenica, supera spesso i fattori ambientali e di stress, per questo deve importare enormi quantità di materia ed energia sussidiaria e di conseguenza produce inquinamento e rifiuti, ed è per questo che si parla di Agroecosistema.

Gli attuali agroecosistemi industrializzati e tecnologici hanno, quasi annullato gli ecosistemi originari, e dipendono per buona parte dei fattori produttivi, da materia ed energia sussidiaria come: substrati, fertilizzanti, ammendanti, sementi, mangimi ,farmaci, plastiche e fitofarmaci, che spesso sono prodotte dall’altra parte del globo e devono percorrere migliaia di km per raggiungere il campo o l’azienda producendo  per questo incredibili quantità di CO₂, che vanno assommate a quelle derivanti dalle  continue: lavorazioni, forzatura, irrigazione, cure culturali fortemente meccanizzate, plastiche per  protezione interventi fitosanitari, e sanitari, ricerca genetica, energia elettrica, reti informatizzate, infrastrutture e logistica.

Per questo un’agricoltura sostenibile dovrebbe voler dire effettuare pratiche agricole e produttive, che utilizzino al massimo i fattori presenti nel biotopo; fattori produttivi naturali rinnovabili, che producano la minore quantità di rifiuti, ed inquinati tutti riciclabili o riutilizzabili.

Spesso le produzioni tradizionali, quelle che hanno da secoli caratterizzato l’agroecosistema tradizionale, sono quelle più idonee, ripensare ad esempio ad una riqualificazione delle produzioni di un determinato territorio, che molti definiscono «reinvenzione della tradizione» accessibile all’intera popolazione, ai mercati zonali, al Km. zero, produzioni biologiche, oltre che favorire la piccola industria di trasformazione dalla aziendale a piccoli consorzi di produttori. 

E’ chiaro che se le cose fin qui descritte possono apparire scomode pensiamo anche che se si interviene tutti insieme, coinvolgendo più attori/stakeholder, dall’agricoltura all’ambiente, alla salute, qualche passo in avanti possiamo farlo.

Non esiste una Sostenibilità a compartimenti stagni, essa è un tema che appartiene in primis a noi cittadini con il nostro comportamento, senso civico ed etico, e poi a tutte le Istituzioni di ogni ordine e grado.

Noi come Associazione Ambientalista non possiamo non occuparci di questo tema così importante.

Patrizia Parisella

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Quando la natura si diverte

Il Parco della Rimembranza di Terracina riapre parzialmente.

Dopo tanti mesi di chiusura sabato con un po’ di emozione siamo entrati di nuovo in quello che è il primo parco della nostra città, rimasto chiuso per 5 lunghi mesi.

Li’ ci sentiamo privilegiati e presi per mano dalla bellezza dei nostri luoghi: da lì si abbraccia in un solo sguardo tutta Terracina, le isole, il Circeo, ed è un’emozione che scalda il cuore.

Naturalmente la natura ha preso il sopravvento e ci sono alcuni punti dove per passare ci vorrà un po’ di lavoro, ma è stato bellissimo muoversi tra l’acanto rigoglioso che la fa da padrone e palme e lecci nati un po’ ovunque, come si è divertita la natura. Abbiamo salutato l’albero del corallo che ci salutava comunque affacciato al muro tutte le volte che passavamo di là. Il glicine ci ha salutato pronto a fiorire presto.

E abbiamo pensato: ecco siamo tornati a casa.

“FESTA DEGLI ALBERI” o “FESTA AGLI ALBERI”?

Cominciamo col citare l’Art.1 della Legge 14 gennaio 2013 n. 10 ( norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) contenente le disposizioni in materia di Giornata nazionale degli Alberi.

La Repubblica riconosce il 21 novembre quale “Giornata nazionale degli alberi al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1° giugno 2002 n. 120 e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.

Una giornata importante, dunque, quella dedicata agli Alberi e che, dati i tempi, dovrebbe rappresentare per noi tutti un momento di profonda riflessione sullo stato di salute del nostro pianeta e sulle responsabilità di ognuno riguardo alla drammatica crisi ambientale in atto. 

Ma, in coscienza, cosa si sta facendo per attuare concretamente tutti i punti dell’articolo suddetto?

Basti pensare che sono tanti anni ormai che, in occasione di questa festa, le scuole e le associazioni si mobilitano, in collaborazione con i vari enti preposti, per piantare alberi nei giardini pubblici e nelle aiuole lungo le strade cittadine, per cui, ora, avremmo dovuto avere una città verdissima. Non è così!

In realtà molti degli alberi piantati muoiono per incuria da parte dell’Amministrazione Comunale. Si piantano poi alberi senza una pianificazione adeguata, data la mancanza di Piano del Verde Urbano. Negli anni, nonostante le nostre sollecitazioni e quelle dei cittadini, non si è mai provveduto a dotare parchi, aiuole e giardini pubblici di impianti d’irrigazione adeguati alle differenti esigenze; di conseguenza gli alberi spesso diventano delle vere e proprie vittime sacrificali confermando che tutto viene affrontato con estrema superficialità e negligenza e che neanche i disastri ambientali sempre più frequenti, dovuti al riscaldamento globale, riescono a scuotere e rivoluzionare il sistema e i comportamenti umani.

E cosa dire della legge del 29 gennaio 1992, n. 113, quella riguardante l’obbligo per i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti di piantare un albero per ogni neonato residente e per ciascun minore adottato?

E ancora, per quanto riguarda l’art. 2 della legge 14 gennaio 2013 n. 10, “due mesi prima della scadenza naturale del mandato”, il sindaco dovrebbe rendere noto il bilancio arboreo del comune, “indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza” e in caso di cessazione anticipata del mandato del sindaco, a ciò dovrebbe provvedere l’autorità subentrata nel governo della città. È stato fatto?

Nella stessa legge l’articolo 7 detta le disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale. E anche qui sarebbero da elencare gli scempi perpetrati in questi anni dall’amministrazione comunale. Uno per tutti la distruzione totale del bellissimo bagolaro nei pressi dell’Old Wild West, prima potato brutalmente e poi eliminato pian piano, in tempi diversi, tagliandolo dalla cima fino alla base (foto).

Per quanto finora esposto, dimostrazione non solo della insensibilità verso i temi ambientali ma anche della costante inapplicazione delle leggi regionali e dello Stato, ci sembra ovvio che in questa città la celebrazione assuma sempre più i contorni di una farsa e invitiamo tutti, amministratori e cittadini a riflettere sul problema.

Ecco perché quest’anno il WWF Litorale Laziale non ha aderito all’iniziativa ormai decennale del WWF Italia Urban Nature e ora riflette su come “ricordare” e non celebrare questi nostri sfortunati amici, gli alberi. Per questo proporremo alle scuole un tour delle aree verdi della città per toccare con mano i “crimini di Natura” perpetrati da una città senza senso civico verso gli alberi e il verde in generale.

“PULIZIA“ degli argini del canale Mortacino

Non si può che restare costernati di fronte all’ennesimo taglio indiscriminato della vegetazione lungo gli argini del canale Mortacino di Terracina, un’azione vandalica perpetrata già troppe volte e che puntualmente (e giustamente) suscita reazioni indignate da parte di molti cittadini. Ciononostante nulla cambia e continuiamo ad assistere alla distruzione sistematica di fasce ripariali, rifugio per avifauna locale e migratrice, per non parlare dell’importanza della vegetazione come fonte di ossigeno e scrigno prezioso di biodiversità, essenziale, oggi più che mai, per la salvaguardia dell’ecosistema territoriale. Ma questi ed altri numerosi vantaggi apportati dalla vegetazione riparia, sfuggono alla normale comprensione di tutti i responsabili di questo scempio che, peraltro, danneggia in modo eclatante il paesaggio che, “denudato” brutalmente, offre soltanto la visione di una massa cospicua di rifiuti di ogni tipo, presenti sulle sponde da anni e che continuano ad accumularsi senza mai essere rimossi, in un contesto ulteriormente imbruttito perché caratterizzato da una edificazione informe cresciuta in modo incontrollato e in spregio alle peculiarità paesaggistiche e storiche del nostro territorio.

E’ quantomeno stupefacente questo concetto piuttosto distorto di pulizia degli argini: è la vegetazione che “sporca”, che dà fastidio, che va eliminata, non la lunga discarica in pieno centro cittadino, immagine vergognosa ed emblematica di inciviltà diffusa.

Sarebbe davvero ora di cambiare rotta: gli argini vanno puliti, è vero, ma dalle immondizie! E vanno cambiate le modalità di intervento sulla vegetazione che non possono essere rozze e distruttive come è stato fatto finora. Occorre un approccio rispettoso da parte di tutti e, soprattutto, gli interventi devono essere mirati ed attuati dopo decisioni condivise dai diversi soggetti interessati (Consorzio di Bonifica, Comune, associazioni ambientaliste ecc.) e sotto la supervisione di professionisti con competenze specifiche come biologi, forestali, agronomi e paesaggisti.

Se non ci fosse stata questa cattiva gestione pluriennale degli argini dei canali di bonifica, questi avrebbero potuto essere dei gradevolissimi parchi cittadini, vere e proprie vie d’acqua solcate da piccole imbarcazioni turistiche ad impatto ambientale zero, nell’ottica della realizzazione di una più completa mobilità sostenibile, cosa normale in molti Paesi che scegliamo come mete per le nostre vacanze; mentre qui da noi, purtroppo, la normalità è questa: la distruzione vandalica o la mancanza di cura del territorio. Sta di fatto che,parlare di salvaguardia ambientale, di approccio garbato e rispettoso alla vita animale e vegetale in qualsiasi ambito, di rispetto dei beni comuni anche da parte della cittadinanza, risulta essere tuttora un discorso al di fuori della realtà concreta, come se questa non fosse già drammaticamente compromessa dalle conseguenze di comportamenti insostenibili per l’intero ecosistema.

Il progetto “Ripartyamo” sulla spiaggia di Sabaudia

Il giorno 22 ottobre sulla spiaggia di Sabaudia nel tratto tra Loc. Sant’Andrea e il canale di Caterattino alcuni volontari del WWF Litorale Laziale hanno condotto, in collaborazione con il Centro Canottieri delle Fiamme Gialle di Sabaudia, una pulizia speciale della spiaggia. All’iniziativa hanno partecipato più di 80 giovani del centro, molti dei loro genitori e circa 10 tra istruttori e responsabili delle Fiamme Gialle.

L’iniziativa è stata promossa dal WWF Italia nell’ambito del progetto “Ripartyamo”, finalizzato al ripristino di aree degradate, soprattutto coste marine, sponde di laghi e fiumi.

Sono stati raccolti 40 sacchi di rifiuti di piccole dimensioni, molti ingombranti, alcuni anche di difficile descrizione, e molti, moltissimi frammenti di microplastiche, nonché i soliti, immancabili e innumerevoli bastoncini cotton fiocc.

Quello che ha impressionato più di tutti, tra grandi e piccoli, è stata la presenza di bastoncini di plastic, microplastiche e un incarto di biscotti datato 1995.

Abbiamo elencato tutti gli oggetti rinvenuti, osservato azioni sulla duna che ne hanno arrecato danno e abbiamo indicato ai ragazzi la presenza del Pancratium maritimum, pianta simbolo della duna, e degli egagropili, aggregazione di frustoli di foglie di Posidonia oceanica, altra pianta, non alga, importantissima e presente nel mare prospiciente le nostre coste.

Per il mare, per la spiaggia e per il nostro pianeta si può fare molto e il WWF è vicino a tutti i cittadini che si pongono questo obiettivo.

Il WWF, in particolare i volontari impegnati, ringraziano il gruppo delle Fiamme Gialle di Sabaudia, i ragazzi e i loro giovani genitori. La loro presenza e consapevolezza ci fa sperare in un presente e futuro migliore. Naturalmente il nostro ringraziamento va anche al Sindaco che ha concesso il patrocinio all’iniziativa e alla ditta che ha portato via tutto quello che abbiamo raccolto. Senza tutte queste persone nulla sarebbe stato possibile.

Il Parco della Rimembranza oggi…

Il parco della Rimembranza, il parco cittadino curato da Emilio Selvaggi, Giovanni Iudicone e da tutti i volontari, ci ha regalato in 27 anni tantissime gioie mentre i dispiaceri sono derivati sempre da problemi legati alla gestione.
Noi volontari abbiamo passato giornate bellissime a pulire sentieri, curare piante, potare dove era necessario, insegnare ai giovani studenti la differenza tra il Laurus nobilis e il Lauro ceraso, il ciclo di vita della pianta di Cappero.
Giornate intense, a volte faticose ma sempre piene di quella gioia che sempre si impossessa di chi, innamorato della Natura, può passare qualche ora immerso in essa.
Abbiamo offerto ai visitatori il racconto delle tradizioni legate all’uso delle piante, la curiosità di animali selvatici, come le volpi, che hanno scelto il parco come loro dimora.
Abbiamo organizzato incontri scientifici, culturali, sociali dando sempre il meglio, è stato una casa per mostre delle scuole o fotografiche o di sculture di alto livello. Sede di concerti memorabili e tanto altro.
Ma alla tanta vita e attività interna al parco all’esterno ha sempre corrisposto una diffusa indifferenza e superficialità. Mai un tecnico che sia venuto a fare un sopralluogo sulla stabilità delle strutture, eppure abbiamo scritto più volte! Strutture vegetali bisognose di interventi importanti sul verde assolutamente lasciati all’incuria dalla ditta tenuta per contratto alla manutenzione. Un abbandono totale, e la politica assente.
Infine la chiusura, condannando l’intero sito all’incuria, anche la parte che invece poteva continuare ad essere curata da noi. E il pericolo di crollo che incombe sulla villa confinante e la strada sottostante.
Dal 29 agosto, giorno della pubblicazione dell’ordinanza, ad oggi nel parco sono entrati il Direttore del Parco Ausoni e Lago di Fondi, il Funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici e il Capo settore Ambiente del Comune di Terracina, tutti chiamati da noi per fare un sopralluogo. Dagli uffici tecnici del comune nessun segnale, eppure l’ordinanza parlava chiaro: il parco chiudeva fino a verifiche da effettuare in capo al dipartimento Lavori Pubblici.


Tutto secondo copione, ancora una volta e forse definitivamente?


Sembra sia tutto così facile: rimandare i problemi invece che risolverli come se il tempo non scorresse, e invece il tempo scorre, le piante crescono, i muri si sgretolano, l’acqua scorre, gli animali sopravvivono, le persone invecchiano.

Inviato l’esposto per la rimozione degli alberi nell’Area Chezzi

Abbiamo inviato questa mattina l’esposto indirizzato al Comando dei Carabinieri Forestali di Terracina e al Commissario Prefettizio in merito alla rimozione, nei giorni 9,10 e 11 settembre, di 11 alberi di Canfora e Grevillea Robusta in evidente buono stato di salute e ormai adulti.

Gli alberi, non autoctoni, furono messi a dimora nel 2018 dopo il disastroso evento meteorologico che causò un rovinoso abbattimento di alberi a causa della furia del vento.

A distanza di quattro anni se ne decide la rimozione ma intanto quegli alberi hanno supplito in parte alla carenza di verde della nostra città causata dal tornado ma anche dall’incuria e dalla leggerezza nel concedere autorizzazioni agli abbattimenti senza una compensazione vegetazionale. Il nostro comune non ha un Piano del Verde e relativo regolamento; il nostro comune non ha in definitiva una reale ed efficace gestione del verde.

Vorremmo ricordare che alberi messi a dimora e adulti possono essere abbattuti se c’è il fondato pericolo per l’incolumità delle persone o perché danneggiati irrimediabilmente da agenti patogeni. Non conosciamo le cause di questa decisione ma ci appare, in questo momento storico del Pianeta prossimo al collasso ambientale, una scelta scellerata e sostenuta da incapacità di gestire tali situazioni.

Abbiamo chiesto quindi che si facciano i dovuti riscontri con l’ufficio che ha autorizzato la rimozione, che ci si accerti, prima di venerdì 09/09/2022, che le motivazioni alla rimozione siano realmente fondate e, in caso contrario, chiediamo di bloccare questa operazione imponendo al Comune e alla società Verde Idea S.r.l. di trovare una soluzione adeguata alla conservazione delle 11 piante e del patrimonio vegetazionale della città.

Sulla chiusura del Parco della Rimembranza

Lo scorso 29 agosto abbiamo ricevuto la comunicazione della ordinanza, a firma del Commissario Prefettizio Dott. Cappetta, che impone la chiusura temporanea del parco della Rimembranza.
Prendiamo atto del provvedimento considerando quanto indicato nella relazione inviata dalla ditta aggiudicataria del Servizio di Gestione e Manutenzione del Verde, relazione che evidenzia il pericolo per la pubblica incolumità relativamente allo stato di manutenzione del parco stesso.

Vorremmo quindi puntualizzare alcuni aspetti della vicenda che ci vedono nostro malgrado protagonisti.

Il WWF Litorale Laziale in virtù di una convenzione rinnovata nel 2016, ha la responsabilità e l’obbligo di “valorizzare e curare il parco nonché assicurare le aperture due volte a settimana accogliendo i visitatori sia nei giorni stabiliti di apertura sia in altri momenti su richiesta di gruppi, scuole o altre associazioni allo scopo di sviluppare la ricerca scientifica ed iniziative di educazione ambientale”, inoltre l’associazione ha sempre provveduto a piccoli interventi manutentivi atti a garantire le ordinarie condizioni di fruibilità. Mentre, come recita lo stesso art. 4 della convenzione, si pongono a carico del Comune “tutti gli interventi manutentivi ordinari e straordinari, messa in sicurezza del sito e quant’altro ritenuto necessario per assicurare la pubblica incolumità”.
Ne consegue che il giusto provvedimento emesso scaturisce da inadempienze che non sono attribuibili all’associazione WWF Litorale Laziale.

Tuttavia è l’associazione, ma ancor di più il prezioso patrimonio naturalistico conservato all’interno del parco, che soffrirà di questa situazione che purtroppo si è creata e dovrà essere risolta, noi ci auguriamo, nel più breve tempo possibile, almeno la fase di indagine conoscitiva della reale situazione nonché quella di progettazione necessaria alla messa in sicurezza.

Vogliamo ricordare che nonostante il Parco della Rimembranza sia di proprietà comunale tutta l’area ricade nell’area protetta del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi, Ente che per capacità e formazione professionale del personale si è dichiarato disponibile immediatamente ad una fattiva collaborazione ad iniziare dalla fase di indagine ed a cui, per competenza, spetta il rilascio di autorizzazioni per ogni tipo di lavori nuovi e/o di manutenzione straordinaria nell’ ambito del parco.

Auspichiamo quindi che gli uffici competenti, alla luce di questa possibile collaborazione con l’Ente suddetto, procedano al più presto alla definizione della strategia da seguire.

Come ambientalisti e come affidatari della cura del verde del parco, siamo preoccupati che tale chiusura rappresenti un ulteriore danno al patrimonio verde della città soprattutto in questo momento in cui la crisi climatica mette a rischio non solo l’ambiente ma la salute dei cittadini.
Proprio per questo abbiamo chiesto che venga concesso ai volontari del WWF e alla ditta appaltatrice del verde di poter accedere alle aree sicure per poter provvedere alla piccola manutenzione delle piante bisognose di cura costante e per continuare, per motivi di sicurezza, il controllo degli accessi interdetti al pubblico.

OCCHIO ALLE TRACCE!

È finalmente iniziata la stagione della nidificazione delle tartarughe marine!

Gli studenti del Liceo Leonardo da Vinci da mesi si stanno preparando a questi eventi; hanno seguito il corso organizzato dal WWF Litorale Laziale in collaborazione con Tartalazio, in particolare il Dott. Guido Gerosa, esperto internazionale di tartarughe marine e volontario Tartalazio fin dalla sua istituzione. Il gruppo di studenti, nell’ambito di un percorso P.C.T.O. dedicato proprio alle tartarughe marine, si è impegnato anche alla redazione di un glossario sul ciclo vitale delle tartarughe e le operazioni di messa in sicurezza del nido coordinati dalla Prof.ssa Rossella Renzelli.

Il 1 giugno c’è stata, sulla spiaggia di Anzio la prima deposizione ed è proprio ora che il controllo delle spiagge, per rilevare le tracce ti tartarughe marine, è fondamentale per la buona riuscita del progetto di tutela dei nidi su tutta la costa laziale.

Ecco perché i volontari WWF e di altre associazioni, e gli studenti del liceo da Vinci che proprio per questo si sono formati, perlustrano le spiagge del litorale al mattino molto presto, in genere dalle 5:30 del mattino, nella speranza di osservare le tracce di questi splendidi animali.

Il lavoro dei volontari però è ancor più importante nel contattare gli operatori balneari, a cui viene lasciata la locandina curata da Tartalazio, con le raccomandazioni da seguire in caso di reperimento delle tracce, prima tra tutte quella di chiamare il 1530.

Indispensabile è anche sensibilizzare i cittadini, tutti; è di fondamentale importanza infatti che tutti quelli che vivono il mare, anche come turisti oppure come addetti negli stabilimenti balneari, siano informati su questo nuovo ma straordinario fenomeno della Natura.

Per questo speriamo che quante più persone prendano visione della locandina e sappiano riconoscere le tracce delle tartarughe marine, magari durante una romantica passeggiata notturna, in questo caso vi auguriamo di avere il privilegio di osservare tutte le fasi della deposizione e di provare un’emozione unica al mondo.

GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE 2022

Il 5 giugno prossimo si celebrerà la giornata mondiale dell’Ambiente.

L’attenzione si focalizzerà sulla necessità di vivere in modo sostenibile, in armonia con la natura. Conservare gli ambienti naturali e il patrimonio Naturale del nostro Pianeta è la mission della nostra associazione ed è condivisa da tantissimi cittadini consapevoli della necessità di rispettare l’ambiente e la natura per dare un futuro alle nuove generazioni.

Il WWF Litorale Laziale aprirà i cancelli del Parco della Rimembranza dalle 10:30 di domenica 5 giugno, alle 19:30. I volontari accoglieranno i visitatori sia la mattina che il pomeriggio con attività di conoscenza della Natura e scoperta dei segreti del parco.

Durante la mattina si potrà visitare il parco e scoprire le erbe officinali con i loro segreti e curiosità guidati da Franca Maragoni ed Emanuela Galanti; la stessa attività si potrà ripetere nel pomeriggio. Dalle 17.00 Elisabeth Selvaggi accompagnerà i visitatori sul “Sentiero delle farfalle”.

La visita è gratuita e si potranno conoscere le attività del gruppo.