Inviato l’esposto per la rimozione degli alberi nell’Area Chezzi

Abbiamo inviato questa mattina l’esposto indirizzato al Comando dei Carabinieri Forestali di Terracina e al Commissario Prefettizio in merito alla rimozione, nei giorni 9,10 e 11 settembre, di 11 alberi di Canfora e Grevillea Robusta in evidente buono stato di salute e ormai adulti.

Gli alberi, non autoctoni, furono messi a dimora nel 2018 dopo il disastroso evento meteorologico che causò un rovinoso abbattimento di alberi a causa della furia del vento.

A distanza di quattro anni se ne decide la rimozione ma intanto quegli alberi hanno supplito in parte alla carenza di verde della nostra città causata dal tornado ma anche dall’incuria e dalla leggerezza nel concedere autorizzazioni agli abbattimenti senza una compensazione vegetazionale. Il nostro comune non ha un Piano del Verde e relativo regolamento; il nostro comune non ha in definitiva una reale ed efficace gestione del verde.

Vorremmo ricordare che alberi messi a dimora e adulti possono essere abbattuti se c’è il fondato pericolo per l’incolumità delle persone o perché danneggiati irrimediabilmente da agenti patogeni. Non conosciamo le cause di questa decisione ma ci appare, in questo momento storico del Pianeta prossimo al collasso ambientale, una scelta scellerata e sostenuta da incapacità di gestire tali situazioni.

Abbiamo chiesto quindi che si facciano i dovuti riscontri con l’ufficio che ha autorizzato la rimozione, che ci si accerti, prima di venerdì 09/09/2022, che le motivazioni alla rimozione siano realmente fondate e, in caso contrario, chiediamo di bloccare questa operazione imponendo al Comune e alla società Verde Idea S.r.l. di trovare una soluzione adeguata alla conservazione delle 11 piante e del patrimonio vegetazionale della città.

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Il 30 marzo si è riunito il tavolo di coordinamento sugli incendi, ecco come è andata.

Le associazioni “APS Le Colline di Santo Stefano” e il “Gruppo Attivo Litorale Pontino del WWF Litorale Laziale” nel mese di febbraio 2022 hanno inviato all’amministrazione del Comune di Terracina e ad Istituzioni e forze dell’ordine competenti sul territorio, l’invito a convocare un tavolo di coordinamento per tutte le attività necessarie alla PREVENZIONE DEGLI INCENDI.

Secondo la nostra esperienza, che abbiamo sempre messo a disposizione di chiunque voglia difendere l’ambiente e il territorio, occorre parlare in primis di PREVENZIONE.

Prevenire può evitare il dramma, la devastazione che potrebbe essere davvero fatale per la salute del territorio. Paradossalmente inoltre c’è un maggior risparmio prevenendo l’evento delittuoso, anche in termini economici, piuttosto che intervenire a incendio già avviato. Siamo convinti che quando l’incendio si sviluppa la comunità ha già perso la sua battaglia di tutela e che è arrivato il momento di un cambio di paradigma nell’approccio al problema; non bisogna arrivare agli incendi.

L’incontro è avvenuto il 30 marzo 2022 e sono intervenute oltre alle associazioni richiedenti, di cui APS Le Colline di Santo Stefano per delega, tutte le Istituzioni invitate e convocate; per l’amministrazione, oltre alla Sindaca, Dott.ssa Roberta Tintari era presente l’Assessora all’Ambiente Dott.ssa Emanuela Zappone; hanno aderito confermando la propria disponibilità al dialogo, il Corpo dei Carabinieri Forestali, la Protezione Civile, il Parco dei Monti Ausoni, il Corpo della Polizia Municipale.

L’incontro ha preso avvio da un documento propositivo, in allegato, inviato contestualmente alla richiesta di convocazione del Tavolo; questo documento è scaturito dall’esperienza che le associazioni hanno maturato nei decenni di attività sul campo circa la prevenzione e lotta agli incendi. Il lascito più importante di questa esperienza consiste nella consapevolezza della necessità della collaborazione stretta tra i molti soggetti che, a vario titolo, sono competenti e operano sul territorio, comprese le associazioni ambientaliste, sportive e di cittadini residenti nelle aree interessate che vivono ogni anno giorni di preoccupazione se non di paura.

La riunione è stata aperta dalla Sindaca che ha ribadito la piena disponibilità dell’amministrazione a tutto quanto necessario per prevenire e combattere l’odioso fenomeno degli incendi, ed ha annunciato la messa in atto di alcuni provvedimenti confermati dall’assessora all’Ambiente.

Il Comandante dei Carabinieri Forestali ha sottolineato l’importanza dell’attenzione al fenomeno del pascolo abusivo sui terreni percorsi dal fuoco ed ha sollecitato l’amministrazione a collaborare nell’azione di convincimento degli allevatori tramite controlli e sanzioni nei confronti degli inadempienti.

Il Comandante della Polizia Municipale Locale auspica una formazione nelle scuole per sensibilizzare i giovani a partecipare alle attività di volontariato di controllo del territorio e chiede per questo la collaborazione del Parco degli Ausoni con le sue competenze e professionalità.

Dal canto suo il Direttore del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, raccoglie l’invito e si dichiara anche disponibile per collaborare alla stesura del documento di mappatura dei terreni percorsi dal fuoco, documento fondamentale per le delibere di divieto di accensione dei fuochi, spesso causa di incendi causati involontariamente.

Le associazioni, oltre a proporre una serie di azioni nel documento presentato, si sono anche dichiarate disponibili alla collaborazione per il progetto di formazione e conoscenza del territorio che non deve essere rivolto solo ai giovani ma soprattutto a coloro che si attivano nelle varie fasi, dal controllo del territorio alla segnalazione dei principi di incendio e al supporto delle squadre di soccorso che potrebbero non conoscere il territorio perché arrivate da Comuni diversi da Terracina. L’incontro si è concluso con soddisfazione di tutti, soprattutto delle associazioni che l’avevano richiesto; tutti i presenti si sono impegnati ad attivarsi subito, ognuno per le proprie competenze, cercando di superare le tante difficoltà organizzative, di rivedersi presto con tutte quelle realtà che negli anni hanno dato la propria disponibilità e affrontare così con maggiore sicurezza la stagione calda che si avvicina.

Di seguito le nostre proposte presentate durante la riunione in oggetto, sollecitata con nostra richiesta prot. 10192 del 14/02/2022.

Azione di regolamentazione dell’uso del territorio

  1. Ordinanza sul divieto di fuochi (anticipare la sua pubblicazione a Marzo)
  2. Toponomastica strade collinari
  3. Manutenzione straordinaria e ordinaria delle strade, strade bianche e strade vicinali
  4. Installazione segnaletica verticale dei sentieri CAI
  5. Obbligo ai proprietari della pulizia dei fondi, altrimenti interviene direttamente il Comune
  6. Contrasto alla caccia di frodo
  7. Contrasto al pascolo abusivo
    1. Definizione e segnalazione delle aree assegnate
    1. Applicazione, con il sostegno del Comune, del pascolo per zone assegnate, con recinto mobile, pascolo che così fatto contribuisce a tenere puliti i terreni e quindi ad abbassare il rischio incendi.
    1. Sanzioni immediate ai trasgressori soprattutto sulle aree percorse dal fuoco
  8. Cartellonistica efficace sull’uso delle aree a scopo ricreativo
  9. Maggior controllo e sanzioni per i picnic in zone vietate, in particolare
    1. nei giorni festivi durante il periodo estivo
    1. il giorno di ferragosto
  10. Regolamentazione del taglio dei rami vicini ai fili elettrici
  11. Utilizzo di aree abbandonate all’uso privato (cava di Casaletti) come punto di coordinamento per mezzi e squadre
  12. Individuazione di aree attrezzate per la raccolta di acqua da utilizzare in caso d’incendio
  13. Sostegno ai privati dell’area collinare per la fornitura minima dell’acqua ad uso domestico

Azioni di formazione e informazione

  1. Conoscenza del territorio da parte degli operatori che intervengono, anche da chi segnala
  2. Telesorveglianza Utile alla individuazione precoce di incendi, abbandono di rifiuti, atti di vandalismo
    1. Ai margini della via Appia (Torre Gregoriana- loc. Acquasanta— Km 105-Km 106 in loc. Barchi— Km 108 cava Picozzi-Km 109 torre Epitaffio)
    1. all’inizio di ogni strada, provinciale-comunale che costituisca accesso alle aree boschive (salita per contrada la Ciana, Via di Piazza Palatina, Contrada Casaletti, strada x Contrada I Colli- S. Stefano, strada per Largo Montagna-Campo dei Monaci – Francolane).
  3. Coinvolgimento nella prevenzione delle categorie di allevatori e cacciatori che potrebbero beneficiare degli incendi
  4. Uso della chat tra istituzioni, volontari e operatori per le segnalazioni da utilizzare anche per incendi o fuochi in aree a rischio o in periodo di divieto (serre, depositi di materiale vario, giardini)
  5. Dialogo con i coltivatori per lo smaltimento delle ramaglie
  6. Sollecitare la Regione per approvazione del PGAF (piano di gestione e assestamento forestale)

FURTO DI PIANTE AL PARCO DELLA RIMEMBRANZA

Il giorno dopo aver accolto i pellegrini della via Francigena al Parco della Rimembranza, mentre ci preparavamo ad accogliere i ragazzi per sensibilizzare loro e le famiglie al risparmio energetico e all’inquinamento luminoso, abbiamo trovato una brutta sorpresa. Qualcuno si è introdotto nel Parco e ha rubato alcune piante in vaso che decoravano l’ingresso del Parco: una grande Cicas, delle sterlizie in fiore e alcune dracene.

Evidentemente, dato che i vasi erano molto pesanti, i ladri sono venuti in forze, con un camion e hanno prelevato le piante che avevano un valore economico.

Non lo abbiamo visto come un danno economico, ma uno sfregio agli sforzi e alla fatica che i volontari dedicano a questo luogo che dovrebbe significare molto per tutti i Terracinesi.

La Cicas si era appena ripresa da una infestazione di cocciniglia che una nostra volontaria aveva combattuto con un lungo trattamento durato mesi e fatto di tasca sua, le dracene erano avanzate da vecchie campagne del WWF nazionale e conservate e curate per decenni, i fiori di sterlizia facevano da cornice alle foto di tramonti scattate dai visitatori del Parco. Gli uccelli avevano piantato in quei vasi piantine di asparagina, alaterno e oleandro, che noi avevamo lasciato e continuavamo ad innaffiare.

Gestire un’ area verde non è una questione di prestigio, ma un atto di amore e ogni gesto che danneggia questo bene comune è una ferita che ti fa arrabbiare, ti rattrista e ti lascia senza parole!

P.S. I responsabili del furto non devono essere passati inosservati, se avete visto persone che portavano via grossi vasi dal parco tra la sera di venerdì 25 e durante la mattina del 26 marzo, potete contattarci.

SULLA STRADA DEL MONDO CHE VERRÀ

È il titolo emblematico dell’assemblea nazionale del WWF in  quest’anno così difficile. Volontari, attivisti, esperti e rappresentanti delle istituzioni si sono ritrovati, come nel 2016, funestato dal terremoto umbro, nella simbolica Cittadella dell’ospitalità di Assisi da 5 al 7 novembre..

Gli incontri, costruttivi e animati, hanno offerto l’occasione non soltanto di riflettere sulle grandi sfide che impone il futuro e sulla necessità di vivere in armonia con la natura, ma anche di riaffermare i valori fondativi dell’Associazione.

Un open meeting è stato dedicato a Persone, natura e clima: la sfida del secolo, con interventi di esperti qualificati, come Telmo Piovani e Gianfranco Bologna. Sul tema Visione e azione hanno parlato, tra gli altri, Roberto Danovaro ed Elisabetta Dami, mentre le conclusioni sono state tratte da Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia.

Tutti gli interventi hanno suscitato interesse; emozionante quello della Sindaca di Assisi, Stefania Proietti.

I volontari presenti, tra cui i rappresentanti del Litorale Pontino, e gli assenti da remoto, hanno seguito i lavori dalle reti educazione, mare e cibo & agricoltura.

Le riflessioni che possiamo trarre o rafforzare dopo l’assemblea sono importanti.

A partire da ora, nel prossimo decennio abbiamo davvero l’obbligo di imboccare il percorso giusto per affrontare i gravi problemi che si pongono, strettamente connessi, con la speranza di ridurne la minaccia, o almeno di riuscire a controllarla.

La distruzione della natura, il rischio pandemico e il cambiamento climatico richiedono infatti le stesse azioni concrete di conservazione e difesa degli ecosistemi naturali globali.

Il mondo che verrà potrà essere migliore se un grandissimo numero di persone, anche quelle finora poco sensibili ai temi ambientali, condividerà la “filosofia” (rigorosamente a-partitica) espressa dallo slogan SOLO INSIEME È POSSIBILE, cui danno concretezza ogni giorno i tanti volontari riuniti ad Assisi.

Sarà infatti indispensabile la convinta partecipazione dei cittadini (fondamentali i giovani!)  per adottare nel privato stili di vita meno invasivi e dispendiosi ed esercitare nel pubblico la giusta vigilanza sugli organismi e le istituzioni cui spetta il potere decisionale nei molti settori coinvolti nel cambiamento.

Umanità, Pace, Natura

Prendersi cura della Natura è un grande atto di democrazia (e la Costituzione ce lo ricorda in molti dei suoi articoli), ma soprattutto rappresenta la cura del Bene Comune.
Prendersi cura del bene comune, disinteressatamente e volontariamente, come fa il WWF, può portare solo alla Pace e alla Condivisione tra i cittadini.

Questo ci hanno insegnato e lasciato in eredità i
fondatori del WWF a Terracina, Emilio Selvaggi e Giovanni Iudicone:
lavorare per la Natura, per la Pace e per la Democrazia.

Ieri invece abbiamo assistito alla umiliazione di questi principi: vedere approvata una mozione di intitolazione di una piazza a Giorgio Almirante, e ciò che è peggio, associandolo alla figura di Berlinguer, è stato davvero doloroso.
Siamo donne e uomini liberi, nati in un paese liberato dalla dittatura fascista. Per questo siamo contrari a tutte quelle forme di ossequio a fatti e persone che possano ricordare quel terribile periodo e, soprattutto, riabilitarne la memoria, calpestando e riscrivendo la Storia.

Fitofarmaci illegali o contraffatti nelle campagne dell’Agro Pontino

Si parla anche di Terracina nell’articolo dal titolo “Com’è bella quella mela avvelenata” scritto da Angelo Mastrandrea e Marco Omizzolo e pubblicato a pag. 40 del Venerdì di Repubblica di oggi 13 Settembre.

Un’ inchiesta circostanziata e coraggiosa, quella fatta dai due giornalisti, che mette in luce la consuetudine scellerata dell’abuso, anche nella nostra provincia, di fitofarmaci e di erbicidi, molti dei quali revocati dal Ministero della Salute o contraffatti con sostanze altamente tossiche che provengono dalla Cina.

Si tratta di prodotti che servono ad aumentare le dimensioni dei Kiwi e dell’uva da tavola, di attivatori della crescita delle piante e di sostanze per lucidare la buccia degli agrumi (avete mai letto nelle confezioni di limoni la dicitura “bucce non edibili”?), spesso importati illegalmente.

Un mercato sempre più prospero che se ne infischia degli ormai comprovati effetti sulla salute delle persone.

Secondo l’OCSE un pesticida su 4 nel mondo è contraffatto e accade che, siccome l’acquisto dei fitofarmaci approvati dal Ministero della Salute è consentito solo a chi ha il patentino per l’impiego, i contadini che non hanno l’autorizzazione ricorrano all’acquisto di prodotti non regolamentati o contraffatti presso rivenditori compiacenti. Negli ultimi mesi sono stati sequestrate grandi quantità di prodotti, sia liquidi che in polvere, 500 kg solo a Terracina.

Quello degli agrofarmaci contraffatti, è a detta del del Capitano Felice Egidio dei NAS di Latina, intervistato dai due giornalisti, uno dei dieci business più redditizi per la criminalità organizzata.

E i contenitori dei prodotti, autorizzati o contraffatti, invece di essere ripuliti e restituiti alle ditte produttrici perché li smaltiscano correttamente (per evitare che i veleni vadano a inquinare terreni e falde acquifere), vanno ad accumularsi in pericolose discariche abusive fra le serre e poi dati alle fiamme, con i danni per la salute e per l’ambiente che possiamo immaginare.

E nelle campagne pontine la manodopera, composta soprattutto da indiani di etnia Sikh, continua ad essere sfruttata dal caporalato, in giornate di lavoro estenuanti sotto il sole, pagate una miseria. Ormai da anni Marco Omizzolo con le sue inchieste coraggiose continua a scandagliare questo mondo e a portare alla luce soprusi e illegalità.

I lavoratori Sikh, che operosi e infaticabili continuano a lavorare nelle nostre campagne, purtroppo ieri nell’ Oltrepo Pavese hanno dato il loro tributo di sangue andando ad ingrossare di 4 caduti la schiera dei 600 morti sul lavoro dei primi sette mesi del 2019.

Lo scorso 1 settembre la sezione locale del WWF ha organizzato un incontro dal titolo: “Abuso di pesticidi alla luce del Nuovo Pan” con Renato Bottiglia, uno dei fondatori della Pagina NO Pesticidi che ha raccolto più 35.000 firme e si occupa dell’informazione e della sensibilizzazione su questo delicato tema. Durante l’incontro il Dott. Alessandro Rossi, Presidente della LILT di Latina, ha illustrato un’interessante relazione su Tumori e alimentazione, proponendo una piramide alimentare composta dai prodotti pontini fatti crescere senza additivi chimici il cui uso, come risulta da avvalorate ricerche scientifiche, promuove una prevenzione attiva nei confronti delle forme tumorali.

 

Oggi andare per boschi e campagne sarà rischioso, i camminatori si troveranno in piena preapertura della caccia

Il primo settembre, infatti, inizia la caccia anche da noi in deroga alla legge nazionale 157/1992 che fissa l’apertura alla terza domenica del mese. La legge consente deroghe soltanto in casi rigorosamente delimitati e certificati dall’ISPRA.

Il WWF Italia ha emanato un comunicato lamentando le troppe aperture anticipate della caccia in tante regioni. L’associazione metterà in atto qualsiasi azione legale e di pressione per respingere queste illecite e ingiustificabili carneficine di animali selvatici, comprese denunce penali e alla Corte dei Conti.

Gli amministratori delle Regioni devono assumersi le proprie responsabilità, politiche, legali ed economiche, dinanzi ai cittadini, all’Europa e alla natura. Ancora una volta la tutela della fauna selvatica, per un numero di regioni ancora troppo elevato, al centro e al sud, appare l’ultima delle preoccupazioni.

Contro le preaperture gli avvocati del Wwf hanno avviato diversi ricorsi, due dei quali hanno già avuto esito positivo: tra il 27 e il 28 agosto i Tribunali amministrativi di Abruzzo e Marche, con un decreto cautelare ‘urgente’ hanno bloccato le preaperture, ritenendo che nel bilanciamento dei diversi interessi, appare prevalente l’interesse pubblico generale alla conservazione della fauna selvatica per cui deve disporsi la sospensione interinale degli atti impugnati. Molti giorni di caccia in meno e migliaia e migliaia di animali salvati.

 

Nel Lazio purtroppo già oggi e domenica 8, a partire dalle ore 5 e 40 e fino alle ore 19 e 40, si sentiranno colpi di fucili contro la tortora selvatica.

 

 

PERCHE’ SIAMO CONTRO LA CACCIA

 

 

 

La riflessione del presidente onorario del WWF Italia, FULCO PRATESI

 

 

Molti si chiedono perché, mentre in quasi tutti i Paesi del mondo la caccia non solleva contestazioni e repulsione, da noi sia odiata dalla grande maggioranza dei cittadini. Le ragioni di questo malanimo sono diverse. Innanzitutto l’inaccettabilità morale ed etica verso l’uccisione per diletto di creature indifese. Inaccettabilità maggiormente sentita in Italia, ove la stragrande maggioranza delle vittime del piombo sono uccellini di pochi grammi di peso, dal merlo al fringuello, dal tordo all’allodola, dalla peppola al passero, oltretutto canori e in gran parte migratori, appartenenti cioè a un patrimonio mobile dei Paesi europei e africani che loro attraversano due volte l’anno, in cui nidificano e svernano. Una seconda causa di avversione risiede in un assurdo articolo del Codice Civile che, introdotto nella legislazione nel 1942 per favorire la preparazione bellica degli italiani allora in guerra, autorizza i soli cacciatori a entrare nei terreni altrui senza il consenso dei proprietari.
Infine l’arroganza delle associazioni venatorie le quali, pur rappresentando solo l’1% della popolazione, riescono a ottenere dai Governi Regionali sempre maggiori deroghe e norme in contrasto alla legislazione italiana e alle direttive dell’Unione Europea. Le deroghe richieste riguardano l’allungamento del periodo di caccia, l’ampliamento della lista di uccelli cacciabili (ampliamenti che riguardano soprattutto piccoli uccelli come fringuelli, peppole, pispole e altri) e la possibilità di cacciare nelle aree protette. 

Dalla capitozzatura drastica alla rasatura, il bagolaro di piazza Ennio Palmacci a Terracina non c’è più

Un bagolaro straordinario che ha visto generazioni di cittadini in attesa di partire con gli autobus verso i luoghi di lavoro o di studio è stato eliminato.

 

Sicuramente chi ha operato nella circostanza avrà seguito l’iter amministrativo previsto da apposita ordinanza sindacale.

E’ ancora vigente, infatti, l’ordinanza sindacale n.8202 del 10/12/1987 che tra l’altro impone il divieto

“ …di abbattere nel perimetro urbano e nei centri abitati dei borghi piante arboree di alto fusto o già ceduate  di qualsiasi specie; nelle zone agricole di abbattere piante arboree ornamentali, con esclusione di piante arboree da reddito, sia da frutto che da legno, comprese quelle costituenti bosco e fasce frangivento.

Il proprietario che ritenga necessario l’abbattimento di alberi pericolanti, vetusti od ammalati, deve farne preventiva richiesta a mezzo lettera raccomandata con R.R. al Comune.

Se entro il termine di 30 giorni il Comune non esprime il proprio parere o non effettua il sopralluogo alla presenza dell’interessato, questi può provvedere al taglio degli alberi.

Chiunque trasgredisce l’ordinanza è punito con una sanzione per un importo uguale a 5 volte il valore della pianta abbattuta ed in caso di alberi di particolare pregio paesaggistico, storico o culturale, fino a 10 volte il valore accertato dal Comune.

Tali indicazioni sono state riprese in tempi più recenti dal Regolamento edilizio comunale (deliberato dal Consiglio Comunale nella seduta del 13 APRILE 2006, entrato in vigore il 01 GIUGNO 2006, modificato ed integrato con Deliberazione di Consiglio Comunale nella seduta del 02 MARZO 2007, modificato ed integrato con Deliberazione di Consiglio Comunale nella seduta del 02 OTTOBRE 2008) che all’articolo 181 stabilisce

Art. 181 – Taglio dei boschi e/o alberature

a) I tagli dei boschi devono essere autorizzati dai competenti organi regionali, e possono essere subordinati all’obbligo della piantumazione e all’osservanza di idonee cautele in relazione alla stabilità del suolo ed al mantenimento e allo sviluppo del patrimonio arboreo.

b) I tagli di alberature in aree private devono essere autorizzati dall’Ufficio Comunale competente, nei Permessi di Costruire e/o demolizione.

c) Sono esclusi dall’osservanza della disciplina del comma precedente i tagli dei pioppi e delle altre colture industriali da legno, già regolamentate, nonché i tagli necessari per evitare il deterioramento delle piante, la ceduazione, i diradamenti e le normali operazioni di fronda, di scalvatura, di potatura e quelle necessarie per le attività agricole. Chiunque viola le disposizioni del presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 5 volte il valore stimato dell’albero abbattuto a 10 volte tale valore, con un minimo di € 500,00.

Chi ha eseguito l’abbattimento del bagolaro deve quindi aver protocollato una richiesta in Comune e subito dopo aver ricevuto l’eventuale nulla osta aver proceduto con la motosega.

A questo punto delle due l’una, o l’Ufficio competente ha la responsabilità di aver concesso con una certa leggerezza l’autorizzazione all’abbattimento del bagolaro o il privato ha proceduto in assenza di autorizzazione. In questo secondo caso dovrebbe versare nelle casse comunali una bella somma a risarcimento del danno ambientale subito dalla città, perché dato il valore dell’albero abbattuto l’importo della sanzione andrebbe moltiplicato per dieci.

Cemento-amianto a Terracina, il WWF scrive in Comune

LETTERA  APERTA

                                                            Al Sindaco Nicola Procaccini,

                                   all’Assessore all’Ambiente Emanuela Zappone,

                                                            alla Delegata alla Sanità Maurizia Barboni

 

                                                                                                                    Alla Stampa

 

Da tempo stanno arrivando alla nostra Associazione le preoccupazioni dei cittadini che si vedono circondati da strutture contenenti cemento-amianto senza il minimo intervento da parte della Amministrazione pubblica mirante alla messa in sicurezza con la rimozione, l’incapsulamento o l’isolamento di tale materiale.

 La nostra richiesta di un intervento di risanamento ambientale non parte da oggi ma già all’inizio della pubblicazione del nostro blog nel marzo 2012 scrivevamo

Bonificare le costruzioni contenenti amianto deve essere un obbligo per le pubbliche amministrazioni

E nell’anno successivo, in aprile, comunicammo che il Governo aveva messo mano alla questione stabilendo le norme per la costruzione di un Piano Amianto

Era ora, finalmente abbiamo un Piano Amianto

Nello stesso anno, in ottobre, l’intervento di rimozione da parte di una ditta privata del cemento-amianto che ricopriva il tetto della chiesetta del quartiere Arene allertò i residenti anche per la sua vicinanza ad una scuola e nello stesso tempo dette l’illusione di un avvio di bonifica generale.

Bonifica dell’amianto presente sul tetto della chiesetta dei SS. Cosma e Damiano di Terracina

Ma non era così e lo dimostrammo subito dopo con un’indagine a campione su tutto il territorio comunale.

Il cemento-amianto presente nel territorio del comune di Terracina. Cosa fare?

L’indagine ebbe un buon risalto sulla stampa ma non smosse l’Amministrazione per cui il WWF continuò nella sua denuncia e in novembre scrivemmo

“Prevenire è meglio che curare”, i materiali tossici a Terracina sono alla luce del sole

Intanto, a dicembre partecipammo a Roma ad un convegno sul tema organizzato dall’ISS.

Mentre sui territori si dorme, non solo a Terracina, l’Istituto Superiore di Sanità si preoccupa dell’esposizione all’amianto

I dati presentati a Roma erano allarmanti, tanto il materiale da bonificare nella nostra Regione!

Un milione di tonnellate di cemento-amianto nel Lazio. Ne bonifichiamo 15 mila all’anno. Ci vorranno 60 anni per liberarcene!

E così fummo ancora costretti a continuare le segnalazioni.

Il cemento-amianto presente sul territorio è un problema serio, lo stiamo ignorando

Fino a quando nel dicembre 2013 avemmo una prima reazione da parte dell’Amministrazione.

Cemento-amianto a Terracina, primo contatto con l’Amministrazione comunale

Rappresentanti del WWF Litorale Pontino furono ricevuti dall’assessore all’Ambiente, delegato dal sindaco, e dal responsabile del Settore Gestione e Protezione Ambientale, ing. Sperlonga. Si parlò dell’indagine campione fatta sul territorio comunale e delle soluzioni che altri comuni avevano adottato.

Passarono altri sei mesi senza reazioni da parte degli uffici comunali e a giugno 2014 scrivemmo

 Cemento-amianto da bonificare, a Terracina non se ne parla.

Finalmente, in piena estate, qualcosa si mise in moto, il sindaco di Terracina firmò un protocollo d’intesa con l’associazione Per Vivere che da tempo si interessava della tutela dei cittadini dai rischi dell’esposizione all’amianto. Nell’atto i firmatari dichiararono di “voler interagire tra loro al fine di organizzare uno specifico programma di lavoro per il territorio di Terracina e per i suoi abitanti, in attuazione del DGR del 10.11.1998 n. 5892 -Piano Regionale….della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”.

 Eternit a Terracina, primi passi dell’amministrazione comunale

Subito dopo venne istituito un tavolo tecnico anche per interessamento dell’allora consigliere comunale Valerio Golfieri con il coinvolgimento del WWF e di Agenda 21.

 Costituito un tavolo tecnico sull’amianto, si muove la giunta comunale di Terracina

Intanto, a novembre, vennero pubblicati i dati relativi alla mortalità dovuta alla presenza dell’amianto

L’amianto colpisce anche qui, 90 morti in provincia di Latina (5 a Terracina) in questi primi anni del duemila

Nel febbraio 2015 finalmente nel tavolo tecnico si parlò di regolamento comunale sulla gestione dei materiali contenenti amianto, che avrebbe avviato il monitoraggio della presenza del cemento-amianto prospettando alcune soluzioni pratiche contenute anche in una proposta di legge regionale in discussione in quei giorni.

 Pronta una bozza di regolamento comunale sulla gestione dell’amianto presente sul territorio comunale di Terracina, stavolta forse siamo i primi.

Il Consiglio comunale, in aprile, finalmente approvò all’unanimità il REGOLAMENTO COMUNALE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE AI FINI DELLA DIFESA DAI PERICOLI DERIVANTI DALL’AMIANTO E PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE, LA BONIFICA E LO SMALTIMENTO DELL’ AMIANTO

Il regolamento si articola in cinque parti Premessa, Tutela sanitaria, Norme esecutive, Finanziamenti, Obblighi e sanzioni.

Approvate dal Consiglio comunale di Terracina norme per la bonifica dell’amianto, ora occorre applicarle

 Scrivemmo subito: “Ora ci aspettiamo un’applicazione rapida e puntuale delle norme augurandoci che questa decisione unanime del Consiglio comunale non faccia la fine di altre mozioni e odg rimasti soltanto sui verbali delle sedute”

Fummo facili profeti.

 Cadde la Giunta e l’ultima volta che in Comune si potè parlare di amianto fu a luglio 2015 quando il WWF incontrò la vice Commissaria Antonietta Orlando che sulla questione affermò “l’esistenza di un regolamento obbliga l’Ente ad avviare il censimento dedicando allo scopo almeno un impiegato comunale e una somma iniziale da inserire nel bilancio 2016; si prenderà contatto con il Centro Regionale Amianto per acquisire opportunità di finanziamenti”.

 Positivo incontro con la vice Commissaria Antonietta Orlando

Da allora non abbiamo più notizie sul censimento delle strutture contenenti cemento-amianto e su qualunque altra iniziativa in merito alle azioni di bonifica. Sembra essere calato un silenzio tetro sulla questione amianto.

Vorremmo essere smentiti dai fatti e questa volta ne saremmo veramente lieti.

Terracina, 3 giugno 2019

 

Franca Maragoni

 

 

Accessi al mare di Terracina: stagione nuova, problemi vecchi.

La notizia apparsa oggi sulla stampa locale in cui il Comune appare soccombente rispetto alla chiusura da parte di privati di una strada diretta alla spiaggia di ponente riporta alla ribalta la questione mai affrontata seriamente degli accessi al mare di Terracina.

Le gravi calamità autunnali, seguite da grande disorientamento climatico e turbamento di tutti, portano a riflettere sul fatto che i problemi non sono soltanto locali o che si possono risolvere localmente o addirittura ignorarli pensando che la prossima volta toccherà ad altri. Sostanzialmente la lezione che occorre trarre dalle recenti vicende climatiche è che la terra e la natura sono di tutti e che vanno garantiti interessi fondamentali di tutti e per tutti e che urge apprestare nuovi modelli e nuovi obiettivi.

La natura è stata cosi forte che buona parte delle strutture dei lidi prefabbricati del nostro litorale sono scomparse, distrutte o smontate, mentre quelle rimaste intatte pareva avessero convinto i gestori a desistere dal consolidare gli usi e le abitudini di occupare stabilmente il territorio pubblico.

Sembrava una buona riflessione e un prodromo di un rinnovo significativo, soprattutto culturale che permeava la società.

Ma sembra che l’avvicinarsi della bella stagione abbia riacceso la voglia di vecchi  comportamenti che da anni puntualmente si ripetono sempre più determinati a soddisfare la brama del possesso e della privatizzazione  dei beni collettivi. Improvvisamente all’inizio di aprile sono apparse ruspe e operai che come in un grande scavo archeologico hanno fatto riapparire da sotto la sabbia accumulata anche da quegli eventi calamitosi, i perimetri delle costruzioni contenenti le varie attività da esse ospitate.

Nuovi soggetti, più aggressivi e determinati, da alcuni anni investono sulle spiagge pubbliche e ritengono di dover essere sempre più i titolari esclusivi dei beni concessi. Questo è un grave fenomeno che ha colpito buona parte delle coste italiane, soprattutto le spiagge che da bene pubblico sono diventate di fatto private ed inaccessibili. Buona parte della costa laziale e della nostra provincia è soggetta a questo fenomeno.

I privati si difendono dicendo che portano lavoro, ricchezza e che pagano le concessioni. Spesso non è vero, soprattutto il canone di concessione è certamente irrisorio.

Sicuramente una organizzazione più diffusa con strutture modeste e soprattutto con prezzi inferiori, sarebbe dal punto di vista economico ed occupazionale pari o superiore ai mega stabilimenti e permetterebbe un accesso al mare ed alla spiaggia a tutti senza problemi.

Questa strutturazione era abbastanza diffusa sul lungomare di Terracina fino a qualche anno fa, cioè fino all’arrivo delle megastrutture. I nuovi grandi stabilimenti occupano spazi enormi e spesso sono confinanti e non ammettono la presenza di cittadini che vogliono accedere al mare senza dover usufruire delle attrezzature e dei servizi del lido. Se questa modello andrà avanti potremmo assistere alla nascita di una novella Ostia.

Comunque, le autorità competenti sul nostro litorale, Regione Lazio, Comune e Guardia Costiera, in base alle leggi e alle normative vigenti, ognuno per la propria responsabilità e ruolo, ma in modo concorde, devono garantire i diritti dei cittadini di poter utilizzare e godere di beni ambientali pubblici quali sono il mare, il sole e la spiaggia e di poter vivere in un ambiente pulito, libero, non rumoroso, protetti e sorvegliati, difesi da tutte le forme di abuso e costrizione.

Si cominci subito con il notificare inequivocabilmente agli operatori del settore, avendole controllate, i limiti delle loro concessioni, le modalità di gestione, i rapporti da tenere con gli utenti e le norme di prevenzione e repressione degli abusi, anticipando loro che saranno organizzati un valido sistema di sorveglianza e repressione ed un ufficio o un recapito a cui gli utenti in caso di trasgressione si possano rivolgere con sicurezza.

Il comune di Terracina che è sicuramente il soggetto più interessato a valorizzare il blend di città di mare con un buon tasso di sostenibilità e vivibilità, che sa armonizzare e gestire le varie ricchezze naturali, paesaggistiche, storiche e culturali presenti nel territorio e oltretutto dotata di Bandiera Blu, dovrebbe adottare una strategia nuova e poco costosa, già in uso in altre città,es. Sabaudia, con l’obiettivo di garantire il rispetto del diritto e non il pressapochismo,  o la furbizia; dovrà semplicemente  studiare ed attuare un piano serio degli accessi al mare.

Questi accessi, distribuiti con criterio su tutto il lungomare, dovranno essere numerati e tabellati in modo che siano sempre sicuramente aperti e disponibili  a tutti i cittadini. In questo modo nessuno potrà esercitare soprusi  e impedire il loro utilizzo, ne verrebbe facilitata anche l’opera di prevenzione e repressione degli abusi.

Sono note le polemiche e le proteste dei cittadini e dei turisti nelle scorse belle stagioni, generate dall’atteggiamento dei gestori di alcuni stabilimenti che hanno occupato gran parte del litorale. Si arrogavano il diritto di negare ai non clienti il passaggio anche sulle discese preesistenti, pubbliche, quelle di cemento e quelle ultime di ferro e legno, ed anche sulle discese facilitate per le carrozzelle, bambini, handicappati, ecc.  Addirittura, in qualche caso, queste strutture pubbliche sono state inglobate negli accessi degli stabilimenti o chioschi e poco o niente si è potuto ottenere dai gestori degli stessi che hanno mantenuto un comportamento che rasentava l’arroganza e la maleducazione.

Queste misure sono necessarie per evitare quanto è successo negli anni scorsi e che già in questi week end primaverili si comincia a intravedere.