Il primo settembre, infatti, inizia la caccia anche da noi in deroga alla legge nazionale 157/1992 che fissa l’apertura alla terza domenica del mese. La legge consente deroghe soltanto in casi rigorosamente delimitati e certificati dall’ISPRA.
Il WWF Italia ha emanato un comunicato lamentando le troppe aperture anticipate della caccia in tante regioni. L’associazione metterà in atto qualsiasi azione legale e di pressione per respingere queste illecite e ingiustificabili carneficine di animali selvatici, comprese denunce penali e alla Corte dei Conti.
Gli amministratori delle Regioni devono assumersi le proprie responsabilità, politiche, legali ed economiche, dinanzi ai cittadini, all’Europa e alla natura. Ancora una volta la tutela della fauna selvatica, per un numero di regioni ancora troppo elevato, al centro e al sud, appare l’ultima delle preoccupazioni.
Contro le preaperture gli avvocati del Wwf hanno avviato diversi ricorsi, due dei quali hanno già avuto esito positivo: tra il 27 e il 28 agosto i Tribunali amministrativi di Abruzzo e Marche, con un decreto cautelare ‘urgente’ hanno bloccato le preaperture, ritenendo che nel bilanciamento dei diversi interessi, appare prevalente l’interesse pubblico generale alla conservazione della fauna selvatica per cui deve disporsi la sospensione interinale degli atti impugnati. Molti giorni di caccia in meno e migliaia e migliaia di animali salvati.
Nel Lazio purtroppo già oggi e domenica 8, a partire dalle ore 5 e 40 e fino alle ore 19 e 40, si sentiranno colpi di fucili contro la tortora selvatica.
PERCHE’ SIAMO CONTRO LA CACCIA
La riflessione del presidente onorario del WWF Italia, FULCO PRATESI
Molti si chiedono perché, mentre in quasi tutti i Paesi del mondo la caccia non solleva contestazioni e repulsione, da noi sia odiata dalla grande maggioranza dei cittadini. Le ragioni di questo malanimo sono diverse. Innanzitutto l’inaccettabilità morale ed etica verso l’uccisione per diletto di creature indifese. Inaccettabilità maggiormente sentita in Italia, ove la stragrande maggioranza delle vittime del piombo sono uccellini di pochi grammi di peso, dal merlo al fringuello, dal tordo all’allodola, dalla peppola al passero, oltretutto canori e in gran parte migratori, appartenenti cioè a un patrimonio mobile dei Paesi europei e africani che loro attraversano due volte l’anno, in cui nidificano e svernano. Una seconda causa di avversione risiede in un assurdo articolo del Codice Civile che, introdotto nella legislazione nel 1942 per favorire la preparazione bellica degli italiani allora in guerra, autorizza i soli cacciatori a entrare nei terreni altrui senza il consenso dei proprietari.
Infine l’arroganza delle associazioni venatorie le quali, pur rappresentando solo l’1% della popolazione, riescono a ottenere dai Governi Regionali sempre maggiori deroghe e norme in contrasto alla legislazione italiana e alle direttive dell’Unione Europea. Le deroghe richieste riguardano l’allungamento del periodo di caccia, l’ampliamento della lista di uccelli cacciabili (ampliamenti che riguardano soprattutto piccoli uccelli come fringuelli, peppole, pispole e altri) e la possibilità di cacciare nelle aree protette.