Breve storia triste del verde di Terracina

Ogni procedimento autorizzativo, ogni atto amministrativo che avvenga in buona o cattiva fede in contrasto con la normativa vigente in materia, con le leggi dello Stato, Regione o di Enti sovranazionali, si traducono inevitabilmente in un danno per il patrimonio di una comunità, dell’ambiente e della dignità e del futuro dei cittadini, specie i più fragili.

La realizzazione di alcuni progetti di rigenerazione urbana, il parcheggio in Piazza dei Cavalieri di Vittorio Veneto e quello interno con ingresso da via Lungolinea Pio VI, e le autorizzazioni ad alcuni interventi in proprietà private, ci fanno temere purtroppo sul reale interesse che la nostra città ha per il verde come patrimonio in sé, un patrimonio che rappresenta una delle ultime speranze per quelle strategie vitali per la sopravvivenza della vita sul nostro Pianeta.

Tutti quelli che si interessano di cambiamenti climatici e della conseguente crisi climatica insistono su due azioni fondamentali: la mitigazione degli effetti e l’adattamento ai cambiamenti. In tutti e due i casi l’implementazione del verde, in termini di biomassa e di azione meccanica sul suolo, rappresenta un punto focale.

Nel nostro comune invece, con tutte le fiacche autorizzazioni da parte degli organi preposti, vengono abbattute decine di piante e, quando questo avviene, vengono sostituite con essenze alloctone; ne è un fulgido esempio la sostituzione dei pini di viale della Vittoria con piante di Canfora, spontanee in Asia. Il Comune ha, di conseguenza, autorizzato anche in una villa adiacente la sostituzione di molti lecci, in ottimo stato di salute, con queste piante.

Ora ci troviamo di fronte una proprietà inizialmente privata, villa Adrower, che è tornata privata dopo un passaggio alla proprietà comunale e quindi di proprietà della comunità di Terracina. Un’area sì ricca di Pini ma anche Ulivi, specie di cui è vietato l’abbattimento con una legge del 1951, e addirittura se ne vieta l’espianto, con legge regionale, se l’ulivo è monumentale.

Purtroppo alla luce dell’assenza di un piano e regolamento comunale del verde pubblico e privato e di una scarsa conoscenza di quanto la comunità scientifica, in supporto alla azione legislativa, faccia per tutelare il patrimonio del verde, si assiste all’effetto devastante che è sotto gli occhi di tutti.

Ciò conferma una carente sensibilità ambientale che porta persino ad ignorare le Direttive Europee relative al divieto di potare alberi, arbusti e siepi durante il periodo di nidificazione degli uccelli. Direttive finalizzate alla protezione dell’avifauna e della biodiversità in genere.

Occorre, quindi, essere consapevoli di cosa succede intorno a noi, di cosa priviamo i nostri figli e nipoti e del fatto che i responsabili non trovano nessun impedimento da parte di chi dovrebbe guidarli a scelte al passo con i tempi.

Sollecitato il Comune per i lavori di manutenzione del Parco della Rimembranza

Proprio oggi è stata inviata al Comune di Terracina una pec per sollecitare gli urgenti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria di cui il Parco ha bisogno da diverso tempo.

Questo l’estratto della comunicazione inviata.

“Non avendo ancora avuto riscontro, da parte dell’Amm.ne comunale, ai continui solleciti relativi all’oggetto, si reitera la richiesta e si fa  presente che il Parco della Rimembranza è ubicato su un’area fortemente in declivio e posta alla base, a Nord-Est del sovrastante ed imponente muraglione in “opera poligonale” dell’antica acropoli, a Nord dell’antico convento di San Francesco ed a Sud-Ovest della grande e non meno imponente parete in “opera quadrata”, in parte bugnata, del cosiddetto tempio di Minerva.

Nonostante l’abnegazione dei volontari che, giornalmente e fino alla chiusura del Parco per motivi di sicurezza, si sono prodigati per la salvaguardia degli aspetti ambientali del complesso monumentale, provvedendo ad effettuare tutti i piccoli interventi manutentivi atti a garantire le ordinarie condizioni di fruibilità, occorre far presente che da alcuni anni l’Amm.ne comunale non ha più dato seguito agli obblighi di cui all’art. 4 della convenzione che pone a carico del Comune “tutti gli interventi manutentivi ordinari e straordinari, messa in sicurezza del sito e quant’altro ritenuto necessario per assicurare la pubblica incolumità”.

A cominciare dall’antico e monumentale ingresso che, privo di interventi manutentivi da parte del Comune negli ultimi anni, ha comportato l’ammaloramento di tutte le facciate della scalinata con sfaldamento dell’intonaco e rovina dell’effetto decorativo delle pareti in finto travertino.

Tutte le strutture lignee di contenimento del terrapieno e delle scarpate lungo i sentieri sono ormai fatiscenti o crollate, con evidente scivolamento del terreno a valle e sui percorsi.

Le staccionate ed i pergolati in legno lungo i sentieri adiacenti le scarpate sono per la maggior parte divelte a causa della fatiscenza delle strutture lignee dovuta alla mancata manutenzione ordinaria e/o straordinaria da parte del Comune, con evidente pericolo per i visitatori.

Parte dei sentieri scalettati sono ormai ammalorati a tal punto che, al fine di evitare pericoli di cadute, sia per i gradini malconci che per i corrimani divelti o fatiscenti, il WWF, già prima della interdizione Commissariale al Parco, era stato costretto ad interdirli ai visitatori ed ai volontari stessi.

Le pietre dei muri a secco, che fanno da contenimento al terrapieno lungo i sentieri, sono, in alcuni tratti, in parte allentate ed in parte sfilate e franate sui percorsi dei visitatori.

Più volte abbiamo ritenuto necessario far effettuare un sopralluogo al bastione di contenimento dell’acropoli, posto sul lato Est del confine col parco, da parte di un tecnico strutturista e della Soprintendenza Archeologica, in quanto tale parete in pietra poligonale presentava delle fessurazioni che denotavano una evidente traslazione orizzontale e “spanciamento” del muro stesso (come poi dimostrato con perizia tecnica di professionista abilitato inviata dal WWF a Codesta Amm.ne)

La criticità dello stesso, come di altre strutture del parco, è stata più volte fatta presente con precedenti nostre note.

Inoltre, nel parco esiste una piccola costruzione adibita a WC pubblico per i visitatori ma è chiusa da alcuni anni in quanto, nonostante continui solleciti del WWF, non sono mai stati effettuati i necessari lavori di manutenzione straordinaria da parte del Comune.

Le aree alberate versano in uno stato di abbandono in quanto il parco, negli ultimi anni, non è stato adeguatamente curato dal punto di vista vegetazionale da parte del Comune.

Ciò nonostante, il gruppo di lavoro del WWF locale (prima della interdizione Commissariale all’ingresso per motivi di sicurezza) ha effettuato e continuava ad effettuare la manutenzione minuta del parco, come, ad esempio, la costruzione e messa in opera della cartellonistica lungo i viali, il ripristino (anche se di competenza del Comune) di alcune delle staccionate lignee ormai fatiscenti, il ripristino e/o ricostruzione dei cestelli della raccolta rifiuti in legno ed ormai marcescenti, il ripristino di tutte le panchine in legno che, nel tempo, sono state rovinate dalle intemperie, la cura di alcune di quelle specie botaniche del parco che hanno rischiato e rischiano di morire a causa della carente manutenzione della ditta del verde, la costruzione delle panche e dei tavoli rustici del belvedere e relativo pergolato ed altre operazioni giornaliere tipo l’innaffiatura (compito della ditta del verde e cioè del Comune) di tutte quelle piante che, a causa dei periodi di siccità degli ultimi tempi, stanno morendo e/o deperendo con grande rischio per il terrapieno che, privato della presenza dell’apparato radicale delle piante, sta scivolando a valle.

Mancando una cura assidua delle essenze vegetali, in special modo delle piante di alto fusto, il terreno sta diventando sempre più friabile con evidente pericolo di frana a valle, come evidenziato dalla perizia tecnica ed anche a causa della mancata irrigazione nel periodo estivo”

URBAN NATURE 2023

 Il 7 e l’8 ottobre, torna l’evento nazionale “Urban Nature: la festa della natura in città”, un’iniziativa del WWF , con appuntamenti in tutta Italia, per diffondere il valore e la cura della natura in città a beneficio di tutti. Ed è proprio in occasione di questa VII edizione di “Urban nature 2023” che il “WWF Litorale Laziale Gruppo Attivo Litorale Pontino”, chiede all’Amministrazione comunale di Terracina di farsi promotrice di iniziative che gli valgano la definizione ufficiale di “COMUNE IN DIFESA DELLA BIODIVERSITA’”, traendone un logo che potrebbe essere usato nella comunicazione istituzionale.

Questa nostra richiesta scaturisce appunto dall’evidente necessità di puntare sulla biodiversità anche negli ambienti urbani e antropizzati per salvaguardare l’esistenza della specie umana attraverso la pianificazione di uno “sviluppo sostenibile” innanzitutto a livello locale, implementando una serie di strategie volte alla conservazione degli ambienti naturali ed alla protezione della flora e della fauna.

Come? Promuovendo la concretizzazione di azioni che costruiscano o recuperino un equilibrio tra aree fortemente antropizzate, aree destinate a verde pubblico e paesaggio circostante.

 Una di queste azioni potrebbe riguardare, ad esempio, l’impianto dei cosiddetti “Wildflowers” (fiori selvatici) in prati ed aiuole, ottenendo miscugli di piante erbacee mediterranee tanto attraenti per gli insetti impollinatori da cui dipende la nostra esistenza. Del resto, si fa sempre più strada una nuova coscienza ambientalista che sta modificando anche il punto di vista estetico dei nuovi pianificatori urbani e progettisti del verde, sempre più orientati a conservare un aspetto più naturale che, oltretutto, consente costi minori di gestione ed un notevole risparmio di risorse idriche. Infatti, alla luce del cambiamento climatico in atto, non ha più senso voler realizzare a tutti i costi lo stereotipo del “prato all’inglese”, tipico dei parchi e dei giardini anglosassoni, nati in un clima atlantico o continentale e con temperature più basse e precipitazioni meteoriche frequenti. In realtà, quello di cui noi avremmo bisogno è, innanzitutto, nei giardini pubblici e privati, una maggiore densità arborea ed arbustiva, con piante prevalentemente autoctone, quindi più performanti nel contrastare siccità, calore eccessivo, inquinamento, perdita di biodiversità, e più attinenti alle nuove tendenze estetiche riguardanti la realizzazione e la cura del verde ornamentale.

Facciamo presente che la creazione di spazi verdi seminati ad erbe spontanee, è una realtà consolidata in diversi Paesi esteri e che anche in Italia cresce il numero di Comuni, piccoli e grandi, che aderiscono alle nuove idee progettuali di cui fanno parte anche le aree destinate alla creazione dei “giardini per le farfalle”. Ovviamente l’utilizzazione delle erbacee spontanee dovrà seguire alla valutazione dei loro caratteri funzionali che dovranno corrispondere a particolari requisiti (a seconda degli spazi a cui verranno destinate) tra i quali figura la gradevolezza estetica delle fioriture.

 Sarà importante che il Comune si renda protagonista della valenza educativa di un tal progetto nei confronti della cittadinanza e cerchi di coinvolgerla nelle realizzazioni in modo che si superi la diffidenza iniziale dei tanti che vedono i prati spontanei come aree trascurate ed invase da erbacce.

Per questo motivo è importante che il tutto venga gestito con competenza, praticando sfalci differenziati che evidenzieranno la distinzione netta tra le zone soggette ad una fruizione più intensa da parte degli utenti, e quindi trattate nel modo tradizionale a sfalcio intensivo, ed aree naturali con sfalci in numero limitato durante l’anno, che rispettino le fioriture delle erbe spontanee. Questa gestione differenziata, unita ad una delimitazione artificiale immediatamente visibile e al posizionamento di tabelle didattiche nelle aree naturali che ne indichino le finalità, comunicheranno alla collettività i benefici dei prati spontanei, garantendo alla cittadinanza la fruizione agevole dei percorsi, delle aree di sosta con panchine e di quelle destinate ai giochi dei bambini. Pensate, ad esempio, come potrebbero cambiare gradevolmente aspetto, se gestiti in tal modo, il “Parco Montuno” e il “Parco delle città gemellate”, o le aiuole spartitraffico all’ingresso ovest di Terracina che già ci deliziano, ogni primavera ed inizio estate, con le fioriture spettacolari del silene a fiori rosa.

 Un altro particolare non trascurabile è la validità didattica di un prato fiorito all’interno dei giardini scolastici, che potrebbe essere considerato come laboratorio all’aperto per gli scolari, i quali parteciperebbero a tutte le fasi dell’impianto: dalla preparazione del terreno alla semina e alla crescita delle piante, ecc., per arrivare all’osservazione degli insetti attratti dai fiori e di ogni altro mutamento di quel piccolo mondo fervido di vita. Per non parlare dell’aspetto culturale legato alla conoscenza delle tradizioni locali sull’uso delle erbe spontanee nell’alimentazione e per le loro proprietà terapeutiche: un patrimonio di conoscenze preziose per le future generazioni.

In conclusione, suggeriamo al Comune la possibilità di approfondire l’argomento riferendosi ad un documento interessante prodotto dall’ISPRA sulle “Specie erbacee spontanee mediterranee per la riqualificazione di ambienti antropici. Stato dell’arte, criticità e possibilità di impiego(https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali-lineeguida/manuale_86_2013.pdf), 2013, e alle esperienze di altri comuni sul territorio nazionale, tra cui il Comune di Rimini che già da diversi anni sta attuando iniziative di inserimento di arre destinate a verde spontaneo nel verde pubblico. (https://www.comune.rimini.it/novita/verde-spontaneo-e-ambiente-naturale-citta-presentate-le-linee-guida-la-gestione-e)

Incendi 2023

Oggi, 29 agosto finalmente è arrivata la pioggia, troppo tardi per l’enorme superficie di bosco andati in fumo. Fino a ieri mattina bruciava ancora il Monte Concutella ma la devastazione era iniziata 2 giorni prima con l’incendio appiccato alle pendici di Monte Leano e poi ancora Campo Soriano, Monte Pannozzo, Monte Romanelli (esattamente 3 anni dopo e nella stessa area come fa notare il comitato 12 Agosto di Casaletti), Valle Fasana e Santo Stefano, Monte dell’Acquasanta. Sarà sufficiente per i criminali incendiari che hanno utilizzato tutto il tempo disponibile prima delle piogge e ogni volta prima del buio?

E i suddetti criminali sono sempre sicuri del successo perché sanno che è come sparare sulla croce rossa. Appiccare il fuoco in aree difficilmente raggiungibili da terra e solo dai mezzi di spegnimento aerei; aree sconosciute, nella maggior parte delle volte, ai volontari che arrivano da località vicine e che poco conoscono il territorio collinare di Terracina; assenza di un sistema organico e moderno di controllo del territorio per cui gli interventi partono solo dopo la segnalazione di singoli cittadini e sono coordinati a livello regionale e si perdono minuti e a volte ore preziose; difficoltà di una corretta bonifica dopo lo spegnimento delle fiamme.

Insomma ce ne sarebbe per bocciare numerose amministrazioni, purtroppo quella di Terracina è in buona compagnia. Amministrazioni che con la loro indifferenza verso il fenomeno degli incendi favoriscono il degrado del territorio. Avete presente Itri? Vogliamo fare il bis e tris su Fondi, Terracina, Sonnino e oltre?

Purtroppo un territorio soggetto a incendi presenta un suolo non solo sterile, e quindi difficilmente recuperabile dal punto di vista biologico, ma incoerente e franoso per la mancanza di apparati radicali capaci contrastare lo scivolamento a valle.

E ancora purtroppo sappiamo che il governo centrale e regionale preferisce erogare fondi per l’emergenza, intervento di canadair a esempio, piuttosto che spendere in prevenzione: formazione, cura del territorio, nonché effettuare il dovuto catasto delle zone incendiate che deve essere adottato dai Comuni che provvedono a classificare e a vincolare le aree incendiate, ai fini dell’applicazione delle sanzioni a chi non rispetta il divieto di pascolo sulle suddette aree.

Infatti l’art. 3 del DL 120 del 8.9.2021, convertito in Legge 8 novembre 2021 n. 155  dispone, una specifica “misura di salvaguardia”:

“Il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri e i Corpi forestali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, entro quarantacinque giorni dall’estinzione dell’incendio, provvedono a rilevare le aree percorse dal fuoco e a rendere disponibili i conseguenti aggiornamenti non oltre il 1° aprile di ogni anno alle regioni e ai comuni interessati su apposito supporto digitale. Gli aggiornamenti sono contestualmente pubblicati in apposita sezione nei rispettivi siti internet istituzionali e comportano, limitatamente ai nuovi soprassuoli percorsi dal fuoco rilevati, l’immediata e provvisoria applicazione delle misure previste dall’articolo 10, comma 1, della legge 21 novembre 2000, n. 353, fino all’attuazione, da parte dei comuni interessati, degli adempimenti previsti dal comma 2 del citato articolo 10. Il termine di applicazione dei relativi divieti decorre dalla data di pubblicazione degli aggiornamenti nei siti internet istituzionali”.

Per quanto sopra, quindi, ci sentiamo di chiamare in causa, ognuno per le proprie responsabilità diversi enti oltre quello comunale che comunque avrebbe il ruolo più importante: Polizia Municipale, Carabinieri Forestali, Parchi Regionali, Vigili del Fuoco.

L’importanza di questo team istituzionale e di come ci avevamo visto giusto l’abbiamo avuta l’anno scorso quando siamo riusciti a mettere intorno a un tavolo istituzionale i soggetti nominati, insieme alla Protezione Civile locale e altre associazioni ambientaliste; abbiamo presentato un documento con alcuni punti, pochi in verità, che secondo noi potevano, se realizzati, aiutare la collettività ad evitare quello che invece avviene puntualmente ogni anno e che, quest’anno, ci sembra più grave di sempre. Ci sembra, perché purtroppo non abbiamo da anni il catasto dei suoli percorsi dal fuoco e non possiamo fare confronti. 

Di seguito le nostre proposte presentate durante la riunione in oggetto, sollecitata con nostra richiesta prot. 10192 del 14/02/2022. (https://wwflaziogruppoattivolitoralepontino.com/2022/04/)

Azione di regolamentazione dell’uso del territorio

1.       Ordinanza sul divieto di fuochi (anticipare la sua pubblicazione a Marzo)

2.       Toponomastica strade collinari

3.       Manutenzione straordinaria e ordinaria delle strade, strade bianche e strade          vicinali

4.       Installazione segnaletica verticale dei sentieri CAI

5.       Obbligo ai proprietari della pulizia dei fondi, altrimenti interviene direttamente il Comune

6.       Contrasto alla caccia di frodo

7.       Contrasto al pascolo abusivo

8.       Definizione e segnalazione delle aree assegnate

9.       Applicazione, con il sostegno del Comune, del pascolo per zone assegnate, con recinto mobile, pascolo che così fatto contribuisce a tenere puliti i terreni e quindi ad abbassare il rischio incendi.

10.     Sanzioni immediate ai trasgressori soprattutto sulle aree percorse dal fuoco

11.      Cartellonistica efficace sull’uso delle aree a scopo ricreativo

12      Maggior controllo e sanzioni per i picnic in zone vietate, in particolare

13.     nei giorni festivi durante il periodo estivo

14.     il giorno di ferragosto

15.     Regolamentazione del taglio dei rami vicini ai fili elettrici

16.     Utilizzo di aree abbandonate all’uso privato (cava di Casaletti) come punto di coordinamento per mezzi e squadre

17.     Individuazione di aree attrezzate per la raccolta di acqua da utilizzare in caso d’incendio

18.     Sostegno ai privati dell’area collinare per la fornitura minima dell’acqua ad uso domestico

Azioni di formazione e informazione:

1.       Conoscenza del territorio da parte degli operatori che intervengono, anche da chi segnala

2.       Telesorveglianza Utile alla individuazione precoce di incendi, abbandono di rifiuti, atti di vandalismo

3.       Ai margini della via Appia (Torre Gregoriana- loc. Acquasanta— Km 105-Km 106 in loc. Barchi— Km 108 cava Picozzi-Km 109 torre Epitaffio)

4.       all’inizio di ogni strada, provinciale-comunale che costituisca accesso alle aree boschive (salita per contrada la Ciana, Via di Piazza Palatina, Contrada Casaletti, strada x Contrada I Colli- S. Stefano, strada per Largo Montagna-Campo dei Monaci – Francolane).

5.       Coinvolgimento nella prevenzione delle categorie di allevatori e cacciatori che potrebbero beneficiare degli incendi

6.       Uso della chat tra istituzioni, volontari e operatori per le segnalazioni da utilizzare anche per incendi o fuochi in aree a rischio o in periodo di divieto (serre, depositi di materiale vario, giardini)

7.       Dialogo con i coltivatori per lo smaltimento delle ramaglie

8.       Sollecitare la Regione per approvazione del PGAF (piano di gestione e assestamento forestale)

A questo punto non possiamo far altro che sollecitare la nostra amministrazione a provvedere da subito ad affrontare il problema, anche in collaborazione con altri comuni. Non siamo all’inizio dell’inverno e ci aspettiamo ancora altri roghi fino all’autunno inoltrato.

Quando la natura si diverte

Il Parco della Rimembranza di Terracina riapre parzialmente.

Dopo tanti mesi di chiusura sabato con un po’ di emozione siamo entrati di nuovo in quello che è il primo parco della nostra città, rimasto chiuso per 5 lunghi mesi.

Li’ ci sentiamo privilegiati e presi per mano dalla bellezza dei nostri luoghi: da lì si abbraccia in un solo sguardo tutta Terracina, le isole, il Circeo, ed è un’emozione che scalda il cuore.

Naturalmente la natura ha preso il sopravvento e ci sono alcuni punti dove per passare ci vorrà un po’ di lavoro, ma è stato bellissimo muoversi tra l’acanto rigoglioso che la fa da padrone e palme e lecci nati un po’ ovunque, come si è divertita la natura. Abbiamo salutato l’albero del corallo che ci salutava comunque affacciato al muro tutte le volte che passavamo di là. Il glicine ci ha salutato pronto a fiorire presto.

E abbiamo pensato: ecco siamo tornati a casa.

“FESTA DEGLI ALBERI” o “FESTA AGLI ALBERI”?

Cominciamo col citare l’Art.1 della Legge 14 gennaio 2013 n. 10 ( norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani) contenente le disposizioni in materia di Giornata nazionale degli Alberi.

La Repubblica riconosce il 21 novembre quale “Giornata nazionale degli alberi al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1° giugno 2002 n. 120 e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani”.

Una giornata importante, dunque, quella dedicata agli Alberi e che, dati i tempi, dovrebbe rappresentare per noi tutti un momento di profonda riflessione sullo stato di salute del nostro pianeta e sulle responsabilità di ognuno riguardo alla drammatica crisi ambientale in atto. 

Ma, in coscienza, cosa si sta facendo per attuare concretamente tutti i punti dell’articolo suddetto?

Basti pensare che sono tanti anni ormai che, in occasione di questa festa, le scuole e le associazioni si mobilitano, in collaborazione con i vari enti preposti, per piantare alberi nei giardini pubblici e nelle aiuole lungo le strade cittadine, per cui, ora, avremmo dovuto avere una città verdissima. Non è così!

In realtà molti degli alberi piantati muoiono per incuria da parte dell’Amministrazione Comunale. Si piantano poi alberi senza una pianificazione adeguata, data la mancanza di Piano del Verde Urbano. Negli anni, nonostante le nostre sollecitazioni e quelle dei cittadini, non si è mai provveduto a dotare parchi, aiuole e giardini pubblici di impianti d’irrigazione adeguati alle differenti esigenze; di conseguenza gli alberi spesso diventano delle vere e proprie vittime sacrificali confermando che tutto viene affrontato con estrema superficialità e negligenza e che neanche i disastri ambientali sempre più frequenti, dovuti al riscaldamento globale, riescono a scuotere e rivoluzionare il sistema e i comportamenti umani.

E cosa dire della legge del 29 gennaio 1992, n. 113, quella riguardante l’obbligo per i comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti di piantare un albero per ogni neonato residente e per ciascun minore adottato?

E ancora, per quanto riguarda l’art. 2 della legge 14 gennaio 2013 n. 10, “due mesi prima della scadenza naturale del mandato”, il sindaco dovrebbe rendere noto il bilancio arboreo del comune, “indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi urbane di propria competenza” e in caso di cessazione anticipata del mandato del sindaco, a ciò dovrebbe provvedere l’autorità subentrata nel governo della città. È stato fatto?

Nella stessa legge l’articolo 7 detta le disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale. E anche qui sarebbero da elencare gli scempi perpetrati in questi anni dall’amministrazione comunale. Uno per tutti la distruzione totale del bellissimo bagolaro nei pressi dell’Old Wild West, prima potato brutalmente e poi eliminato pian piano, in tempi diversi, tagliandolo dalla cima fino alla base (foto).

Per quanto finora esposto, dimostrazione non solo della insensibilità verso i temi ambientali ma anche della costante inapplicazione delle leggi regionali e dello Stato, ci sembra ovvio che in questa città la celebrazione assuma sempre più i contorni di una farsa e invitiamo tutti, amministratori e cittadini a riflettere sul problema.

Ecco perché quest’anno il WWF Litorale Laziale non ha aderito all’iniziativa ormai decennale del WWF Italia Urban Nature e ora riflette su come “ricordare” e non celebrare questi nostri sfortunati amici, gli alberi. Per questo proporremo alle scuole un tour delle aree verdi della città per toccare con mano i “crimini di Natura” perpetrati da una città senza senso civico verso gli alberi e il verde in generale.

“PULIZIA“ degli argini del canale Mortacino

Non si può che restare costernati di fronte all’ennesimo taglio indiscriminato della vegetazione lungo gli argini del canale Mortacino di Terracina, un’azione vandalica perpetrata già troppe volte e che puntualmente (e giustamente) suscita reazioni indignate da parte di molti cittadini. Ciononostante nulla cambia e continuiamo ad assistere alla distruzione sistematica di fasce ripariali, rifugio per avifauna locale e migratrice, per non parlare dell’importanza della vegetazione come fonte di ossigeno e scrigno prezioso di biodiversità, essenziale, oggi più che mai, per la salvaguardia dell’ecosistema territoriale. Ma questi ed altri numerosi vantaggi apportati dalla vegetazione riparia, sfuggono alla normale comprensione di tutti i responsabili di questo scempio che, peraltro, danneggia in modo eclatante il paesaggio che, “denudato” brutalmente, offre soltanto la visione di una massa cospicua di rifiuti di ogni tipo, presenti sulle sponde da anni e che continuano ad accumularsi senza mai essere rimossi, in un contesto ulteriormente imbruttito perché caratterizzato da una edificazione informe cresciuta in modo incontrollato e in spregio alle peculiarità paesaggistiche e storiche del nostro territorio.

E’ quantomeno stupefacente questo concetto piuttosto distorto di pulizia degli argini: è la vegetazione che “sporca”, che dà fastidio, che va eliminata, non la lunga discarica in pieno centro cittadino, immagine vergognosa ed emblematica di inciviltà diffusa.

Sarebbe davvero ora di cambiare rotta: gli argini vanno puliti, è vero, ma dalle immondizie! E vanno cambiate le modalità di intervento sulla vegetazione che non possono essere rozze e distruttive come è stato fatto finora. Occorre un approccio rispettoso da parte di tutti e, soprattutto, gli interventi devono essere mirati ed attuati dopo decisioni condivise dai diversi soggetti interessati (Consorzio di Bonifica, Comune, associazioni ambientaliste ecc.) e sotto la supervisione di professionisti con competenze specifiche come biologi, forestali, agronomi e paesaggisti.

Se non ci fosse stata questa cattiva gestione pluriennale degli argini dei canali di bonifica, questi avrebbero potuto essere dei gradevolissimi parchi cittadini, vere e proprie vie d’acqua solcate da piccole imbarcazioni turistiche ad impatto ambientale zero, nell’ottica della realizzazione di una più completa mobilità sostenibile, cosa normale in molti Paesi che scegliamo come mete per le nostre vacanze; mentre qui da noi, purtroppo, la normalità è questa: la distruzione vandalica o la mancanza di cura del territorio. Sta di fatto che,parlare di salvaguardia ambientale, di approccio garbato e rispettoso alla vita animale e vegetale in qualsiasi ambito, di rispetto dei beni comuni anche da parte della cittadinanza, risulta essere tuttora un discorso al di fuori della realtà concreta, come se questa non fosse già drammaticamente compromessa dalle conseguenze di comportamenti insostenibili per l’intero ecosistema.

Il Parco della Rimembranza oggi…

Il parco della Rimembranza, il parco cittadino curato da Emilio Selvaggi, Giovanni Iudicone e da tutti i volontari, ci ha regalato in 27 anni tantissime gioie mentre i dispiaceri sono derivati sempre da problemi legati alla gestione.
Noi volontari abbiamo passato giornate bellissime a pulire sentieri, curare piante, potare dove era necessario, insegnare ai giovani studenti la differenza tra il Laurus nobilis e il Lauro ceraso, il ciclo di vita della pianta di Cappero.
Giornate intense, a volte faticose ma sempre piene di quella gioia che sempre si impossessa di chi, innamorato della Natura, può passare qualche ora immerso in essa.
Abbiamo offerto ai visitatori il racconto delle tradizioni legate all’uso delle piante, la curiosità di animali selvatici, come le volpi, che hanno scelto il parco come loro dimora.
Abbiamo organizzato incontri scientifici, culturali, sociali dando sempre il meglio, è stato una casa per mostre delle scuole o fotografiche o di sculture di alto livello. Sede di concerti memorabili e tanto altro.
Ma alla tanta vita e attività interna al parco all’esterno ha sempre corrisposto una diffusa indifferenza e superficialità. Mai un tecnico che sia venuto a fare un sopralluogo sulla stabilità delle strutture, eppure abbiamo scritto più volte! Strutture vegetali bisognose di interventi importanti sul verde assolutamente lasciati all’incuria dalla ditta tenuta per contratto alla manutenzione. Un abbandono totale, e la politica assente.
Infine la chiusura, condannando l’intero sito all’incuria, anche la parte che invece poteva continuare ad essere curata da noi. E il pericolo di crollo che incombe sulla villa confinante e la strada sottostante.
Dal 29 agosto, giorno della pubblicazione dell’ordinanza, ad oggi nel parco sono entrati il Direttore del Parco Ausoni e Lago di Fondi, il Funzionario della Soprintendenza per i beni archeologici e il Capo settore Ambiente del Comune di Terracina, tutti chiamati da noi per fare un sopralluogo. Dagli uffici tecnici del comune nessun segnale, eppure l’ordinanza parlava chiaro: il parco chiudeva fino a verifiche da effettuare in capo al dipartimento Lavori Pubblici.


Tutto secondo copione, ancora una volta e forse definitivamente?


Sembra sia tutto così facile: rimandare i problemi invece che risolverli come se il tempo non scorresse, e invece il tempo scorre, le piante crescono, i muri si sgretolano, l’acqua scorre, gli animali sopravvivono, le persone invecchiano.

Cura del verde e sicurezza assenti a Terracina

Come da pessima tradizione a Terracina sicurezza stradale e cura del verde sono agli ultimi posti delle priorità.
È successo che sabato notte o domenica mattina presto il forte vento ha abbattuto i tabelloni elettorali posti, maldestramente, in via Buonarroti. La zona è aperta e sempre soggetta a forti venti, infatti gli stessi tabelloni erano caduti alcuni giorni fa ed erano stati raccolti da alcuni cittadini volenterosi. Non sappiamo se l’ufficio preposto al posizionamento di queste plance aveva raccolto l’allarme di molti cittadini e provveduto a mettere in sicurezza il tutto.
Tutti sanno che una parete così lunga, dove le plance sono legate l’una all’altra, e non fissate a terra, può facilmente venire abbattuta dal vento mettendo a rischio in primis la sicurezza per i cittadini che passano su quel marciapiede.
A questo si aggiunga che questo enorme pannello trasformato in vela metallica si è abbattuto su alcuni giovani alberi presenti sullo stesso marciapiede. Ora tutti gli alberi sono prostrati a terra sulla sede stradale costituendo anche un pericolo per la circolazione delle auto, e gli alberi, esseri viventi che non hanno nessuna colpa, sono destinati alla morte.
Nella nostra città dove dal 2018, dopo l’uragano, gli alberi sono stati decimati, vuoi dalla violenza del vento, vuoi dalla paura di chi temeva crolli improbabili, il verde urbano si è impoverito decisamente e troppo poco si è fatto per recuperare.
Gli alberi sono i nostri primi alleati per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e dovrebbero essere piantati in ogni angolo disponibile, senza risparmiare e risparmiarsi!
L’anno scorso il WWF ha piantato una trentina di alberi nostrani donati dal parco Regionale dei monti Aurunci nell’ambito del progetto “Ossigeno” e altri li pianterà quest’anno; i cittadini però dovrebbero fare proprio questo, comprare alberi o chiederli a noi, piantarli dove possiamo consigliare ma poi prendersene cura perché purtroppo questa estate per la scarsa irrigazione alcuni degli alberi piantati sono morti.

La nostra vita e la sua qualità dipendono dagli alberi. Lavoriamo insieme per la nostra città.

Inviato l’esposto per la rimozione degli alberi nell’Area Chezzi

Abbiamo inviato questa mattina l’esposto indirizzato al Comando dei Carabinieri Forestali di Terracina e al Commissario Prefettizio in merito alla rimozione, nei giorni 9,10 e 11 settembre, di 11 alberi di Canfora e Grevillea Robusta in evidente buono stato di salute e ormai adulti.

Gli alberi, non autoctoni, furono messi a dimora nel 2018 dopo il disastroso evento meteorologico che causò un rovinoso abbattimento di alberi a causa della furia del vento.

A distanza di quattro anni se ne decide la rimozione ma intanto quegli alberi hanno supplito in parte alla carenza di verde della nostra città causata dal tornado ma anche dall’incuria e dalla leggerezza nel concedere autorizzazioni agli abbattimenti senza una compensazione vegetazionale. Il nostro comune non ha un Piano del Verde e relativo regolamento; il nostro comune non ha in definitiva una reale ed efficace gestione del verde.

Vorremmo ricordare che alberi messi a dimora e adulti possono essere abbattuti se c’è il fondato pericolo per l’incolumità delle persone o perché danneggiati irrimediabilmente da agenti patogeni. Non conosciamo le cause di questa decisione ma ci appare, in questo momento storico del Pianeta prossimo al collasso ambientale, una scelta scellerata e sostenuta da incapacità di gestire tali situazioni.

Abbiamo chiesto quindi che si facciano i dovuti riscontri con l’ufficio che ha autorizzato la rimozione, che ci si accerti, prima di venerdì 09/09/2022, che le motivazioni alla rimozione siano realmente fondate e, in caso contrario, chiediamo di bloccare questa operazione imponendo al Comune e alla società Verde Idea S.r.l. di trovare una soluzione adeguata alla conservazione delle 11 piante e del patrimonio vegetazionale della città.