Consultazioni per il nuovo Governo: c’è bisogno di una svolta verde

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La maggiori associazioni ambientaliste a Montecitorio per incontrare Bersani.
Il commento di Dante Caserta Presidente WWF Italia

Se, come detto dall’onorevole Bersani, il nuovo Governo deve definire un ‘Programma d’attacco’, per rilanciare il Paese si deve puntare decisamente sul Green Deal, su una Svolta per un’economia verde e rigenerativa che  deve costituire il fulcro dell’agenda del futuro Governo, valorizzando gli elementi di forza (parchi, biodiversità, patrimonio culturale, produzioni di qualità), garantendo una roadmap verso il 100% di energie rinnovabili, un programma di piccole e medie opere immediatamente cantierabili per il risanamento e la manutenzione del territorio e una ri-conversione ecologica  del nostro apparato produttivo che ricomprenda i costi ambientali per evitare che le minacce e i danni ambientali provocati dalle produzioni inquinanti ricadono sui cittadini e mettano a rischio anche gli asset di forza del Paese”, così commentano le maggiori associazioni ambientaliste CAI – Club Alpino Italiano, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente, Touring Club Italiano, WWFche hanno avuto un incontro il 25 marzo  dalle 13.00 alle 14.00 a Montecitorio con l’onorevole Pierluigi Bersani, che ha ricevuto il mandato esplorativo dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

“Apprezziamo che per la prima volta nella storia repubblicana si chieda un incontro anche con le associazioni ambientaliste, riconoscendo loro un ruolo fondamentale nel contribuire con la tutela dell’ambiente, della biodiversità e dei beni culturali alla ricchezza della nazione”, aggiungono le maggiori associazioni ambientaliste, che hanno consegnato un sintetico documento su 10 temi

1.Energia e clima; 2. Trasporti e infrastrutture; 3. Consumo del Suolo, 4. Difesa del Suolo, 5. Bonifiche, 6, Biodiversità e aree protette, 7. Beni culturali e paesaggistici, 8. Turismo e ambiente, 9. Ministero dell’ambiente, 10. Diritti e delitti ambientali

Le maggiori associazioni ambientaliste chiedono, anche, di dare piena attuazione alla Strategia Nazionale della Biodiversità, approvata nell’ottobre 2010, che stenta a decollare e di fissare un termine entro il quale approvare la nuova generazione dei Piani paesaggistici, che si attendano dal gennaio 2010. Occorre che il Governo si occupi organicamente di Patrimonio culturale, della sua conservazione (tutela e cura), fruizione (turismo culturale) e ri-produzione di cultura.

Le maggiori associazioni ambientaliste chiedono più coraggio nella ri-conversione ecologica dell’economia: “Il presupposto della Green Economy è la decarbonizzazione dell’economia e non quella di creare un “settore verde. – commentano le maggiori associazioni ambientaliste e aggiungono: “In questo senso, le proposte a breve presentate nel Programma di Governo dell’on. Bersani, ampiamente condivisibili nello specifico, vanno inserite in un quadro nuovo che preveda la progressiva fuoriuscita dalle fonti fossili. E’ necessario rivedere in quest’ottica la “Strategia Energetica”da poco approvata dal governo uscente: eliminare progressivamente l’uso del carbone e dell’olio combustibile nel settore elettrico, fermare le trivelle a mare, garantire strumenti efficaci e snelli alle rinnovabili per uno scenario 2050 a zero emissioni di CO2. Anche nel settore delle grandi opere si chiede chiarezza: si deve definire un Piano nazionale per la mobilità che serva a dare risposta ai gravi problemi di congestione e di inquinamento delle nostre città, abbandonare il Primo programma delle infrastrutture strategiche, che costituisce (con le sue 390 opere in elenco per 375 miliardi di euro) un’ipoteca per il futuro economico-finanziario e ambientale del Paese.” 

IL COMMENTO DEL WWF ITALIA

“Occorre riconoscere un ruolo istituzionale e risorse adeguate al Ministero dei Beni Culturali  e al Ministero dell’Ambiente che negli scorsi anni hanno avuto i bilanci falcidiati (quest’ultimo dicastero è passato da un bilancio annuale di 1,6 miliardi di euro nel 2008, ai 450 milioni di euro del 2013), riducendone la capacità di intervento e quindi  mettendo a rischio i beni ambientali, paesaggistici e culturali del nostro Paese”, commenta il presidente del WWF Italia, Dante Caserta, dopo l’incontro di questa mattina con l’onorevole Pierluigi Bersani, che ha avuto dal Presidente della Repubblica un mandato esplorativo per la formazione del nuovo Governo. “E’ la prima volta che le associazioni ambientaliste vengono ascoltate nel processo di consultazione per il nuovo Governo e questo è di certo un gesto di attenzione importante e significativa” – continua il presidente del WWF Italia che ha incontrato l’On. Bersani, insieme  con le rappresentanze delle maggiori associazioni ambientaliste (CAI – Club Alpino Italiano, FAI- Fondo Ambiente Italiano, Greenpeace, Legambiente, Pro Natura e Touring Club Italiano) che hanno sottoscritto il documento sulle priorità ambientali sottoposto durante la campagna elettorale a tutte le forze politiche.

“Abbiamo scelto di orientare l’incontro su argomenti chiave e non sulle mille situazioni puntuali pur importanti che caratterizzano l’agenda ambientale del nostro Paese – continua Caserta -. Abbiamo quindi ribadito con forza che l’ambiente non può essere considerato come un ambito tematico bensì come una caratterizzazione trasversale a tutte le politiche, in particolare quelle economiche che possono trovare un rilancio nell’affermazione della Green economy, nelle misure di contrasto ai cambiamenti climatici e in quelle di gestione del territorio, oltre che nella tutela dello straordinario patrimonio artistico e naturale del nostro italiano”.

PUNTI PER UNA RI/CONVERSIONE ECOLOGICA DEL PAESE INCONTRO CON L’ON. PIERLUIGI BERSANI DEL 25 MARZO 2013 DocxilGoverno

 

 

22 marzo 2013, Giornata mondiale Acqua: insostenibili i livelli di pressione umana sulle risorse idriche

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E’ urgente agire per migliorare l’utilizzo dell’acqua nelle filiere produttive e nei comportamenti individuali. Ecco alcuni strumenti utili suggeriti dal WWF: Per imprese e investitori ‘Water Risk Filter’ (http://waterriskfilter.panda.org), guida on line sul rischio idrico, e per i cittadini il carrello della spesa virtuale su http://www.improntawwf.it

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, il WWF ricorda come la pressione umana sulle risorse idriche sia estremamente elevata e insostenibile per il futuro nel caso dovessimo continuare a incrementare i consumi, come gli attuali trend confermano.

Gli ecosistemi d’acqua dolce ricoprono appena l’1% della superficie del Pianeta e ospitano il 7% delle 1,8 milioni di specie oggi descritte dalla scienza tra cui un quarto dei 60.000 vertebrati noti. Le specie che li abitano si estinguono a un livello in media 5 volte  superiore rispetto a quelle terrestri.Su un totale di 1,4 miliardi km³ di acqua disponibile sul Pianeta solo il 2,5% (35 milioni di km³) è costituito da acqua dolce (fiumi, laghi, ghiacciai ecc.), di cui solo meno dell’1% è potenzialmente utilizzabile dall’uomo per le proprie necessità (non tenendo presenti le esigenze di tutte le altre specie che con noi dividono il Pianeta), che invece si appropria del 54% di tutta l’acqua dolce accessibile, di cui il 20% viene usato dall’industria e circa il 70-80% nel mondo – in Italia circa il 60% – è utilizzato per l’agricoltura.

ECOSISTEMI D’ACQUA DOLCE: NUMERI E SPECIE A RISCHIO.

Gli ecosistemi di acqua dolce, pur ricoprendo solo l’1% della superficie terrestre, ospitano il 7% (126.000 specie) delle 1,8 milioni di specie a oggi descritte,. Gli effetti dell’azione umana su questi ambienti sono devastanti: solo in Europa, negli ultimi 50-100 anni il 60% delle zone umide è andato perso perché convertito a usi più “redditizi” o perché non tutelato.
Come documenta il rapporto WWF“Living Planet Report 2012” fornendo i dati sull’Indice del pianeta vivente (Living Planet Index)  il  declino di questo indice per quanto riguarda gli ecosistemi delle acque dolci è stato superiore a quello di tutti gli altri biomi.  L’Indice, analizzato dal WWF, comprende 2.849 popolazioni appartenenti a 737 specie di uccelli, pesci, rettili, anfibi e mammiferi presenti nelle zone umide, nei laghi e nei fiumi d’acqua dolce temperati e tropicali. Complessivamente, l’Indice delle acque dolci globale è diminuito del 37% fra il 1970 e il 2008  e quello delle acque dolci tropicali, in particolare, è diminuito in maniera più drammatica, del 70%, la percentuale maggiore fra quelle degli Indici dei diversi biomi, mentre l’Indice delle acque dolci temperate è aumentato di circa il 35%.
In Italia e in Europa le specie a rischio degli ecosistemi d’acqua dolce sono soprattutto la lontra, per quanto riguarda i mammiferi, il carpione del Garda e il carpione del Fibreno, per i pesci; la moretta tabaccata e il cavaliere d’Italia, per gli uccelli d’acqua. I boschi ripariali (salici, ontani ecc.) sono quelli più minacciati. Il WWF Italia da sempre attraverso le proprie Oasi protegge alcuni dei più importanti ecosistemi d’acqua dolce: sono 50 le Oasi WWF, su un totale di 120, che tutelano ecosistemi d’acqua dolce e le loro specie, come ad esempio le Oasi di Burano (Toscana), Orbetello (Toscana), Le Bine (Lombardia), le Saline di Trapani (Sicilia), e Valle Averto (Veneto).
E’ questa la fotografia scattata dal WWF Italia sull’approvvigionamento idrico destinata ad assumere sempre di più i caratteri di un’emergenza sia per  l’uomo che per la Natura: gli ecosistemi d’acqua dolce, infatti, non solo forniscono l’habitat per la sopravvivenza di numerosissime specie ma consentono anche lo stoccaggio e la fornitura di acqua potabile per soddisfare i bisogni fondamentali della popolazione umana.

INDUSTRIA: PREVISTO QUASI IL RADDOPPIO DEI CONSUMI NEL 2025.

L’industria utilizza in media il 20% delle risorse idriche della Terra, ma la percentuale è molto più elevata nei paesi “avanzati”: in media il 59% contro l’8% dei paesi a basso reddito . Secondo le stime dell’UNESCO, il volume d’acqua impiegato a scopi industriali passerà dai 752 km3 l’anno del 1995 ai 1.170 km3  nel 2025, arrivando a rappresentare circa il 24% del prelievo totale di acqua dolce. Non solo consumi diretti, l’industria è responsabile ogni anno dell’accumulo dalle 300 alle 500 tonnellate tra metalli pesanti, solventi, fanghi tossici e di altri rifiuti. Il contributo più significativo al carico di inquinanti proviene dalle industrie che utilizzano materie prime organiche e tra queste primeggia il settore alimentare come quello maggiormente inquinante. Il settore agro-alimentare dei paesi ad alto reddito è responsabile del 40% dell’inquinamento organico in ecosistemi di acqua dolce, mentre per i paesi a basso reddito il contributo sale al 54%. In questi paesi, il 70% dei rifiuti industriali viene scaricato non trattato, inquinando anche l’approvvigionamento di acqua potabile. Utilizzare una minor quantità d’acqua riuscendo al tempo stesso a produrre più cibo o prodotti sarà cruciale per affrontare i problemi legati alla scarsità delle risorse idriche.

RIDURRE L’IMPRONTA IDRICA: DAL CASO MUTTI AL CARRELLO DELLA SPESA VIRTUALE.

Cittadini, imprese, investitori ed istituzioni possono ridurre la propria impronta idrica (un indicatore di utilizzo dell’acqua dolce che misura l’uso sia diretto sia indiretto da parte di consumatori e produttori) cambiando e promuovendo abitudini,  investimenti e strategie in grado di incidere sui processi produttivi per una riduzione dei consumi d’acqua.
Per quanto riguarda i processi produttivi, un caso-studio italiano di calcolo della propria impronta idrica e di riduzione del consumo di acqua in agricoltura è rappresentato da Mutti, leader di mercato nella produzione di concentrato, passata e polpa di pomodoro.
In collaborazione con WWF e l’Università della Tuscia, Mutti è stata la prima azienda in Italia e una delle poche al mondo, ad aver calcolato i consumi di acqua della propria produzione, dalla coltivazione del pomodoro al prodotto finito, concretizzando degli obiettivi di riduzione dell’impronta idrica del 3% entro il 2015 su tutta la filiera, attraverso misure per migliorare efficienza e efficacia nell’irrigazione e la riduzione dei fertilizzanti.
Tra le cose che invece può fare il cittadino, sia come utilizzatore del servizio idrico che come consumatore, c’è il calcolo della propria impronta idrica attraverso il carrello della spesa virtuale sul sito del WWF Italia www.improntawwf.it , che permette così di essere consapevoli di quanto ‘oro blu’ mettiamo nel nostro piatto con la scelta dei nostri prodotti alimentari.

Lo stato dei nostri laghi, importante seminario nel Parco Nazionale del Circeo

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Progetto Life + Rewetland

Widespread introduction of constructed wetlands for a wastewater treatment of Agro Pontino.

 

Seminario

Stato e prospettive dei laghi pontini e degli acquiferi costieri

Sabaudia – 26 marzo 2013

Auditorium del Centro Visitatori del Parco Nazionale del Circeo
Via Carlo Alberto – Sabaudia (LT)

Il programma Life Rewetland – Programma seminario 26-03-2013

La scheda di adesione Scheda_iscrizione Seminario 26 mar 2013

Salviamo l’agricoltura, scriviamo al Parlamento europeo.

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RIFORMA DELLA PAC

L’AMBIENTE AGRICOLO E’ IN CRISI, AGISCI ORA!

 

AGRIUN CARTELLO DI ASSOCIAZIONI LANCIA ANCHE IN ITALIA UNA PETIZIONE ONLINE INDIRIZZATA AI PARLAMENTARI EUROPEI PER UNA RIFORMA ‘VERDE’ DELLA POLITICA AGRICOLA COMUNE

Firma sul sito http://it.farmingfornature.eu

 

In vista della votazione in plenaria del Parlamento Europeo sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) 2014-2020, annunciata per il prossimo 11 marzo, le Associazioni ambientaliste e dell’Agricoltura biologica e biodinamica italiane credono sia giunto il momento di voltare pagina e finanziare solo le buone pratiche agricole che rispettano la Natura e che producano cibo sano con modalità che siano sostenibili anche per le future generazioni. Per questo hanno lanciato a livello europeo, anche in lingua italiana, una petizione online indirizzata ai parlamentari europei impegnati nei prossimi giorni a decidere sul futuro dell’agricoltura.

277 associazioni ed organizzazioni europee hanno già inviato una lettera aperta a tutti gli europarlamentari ( https://www.wwf.it/UserFiles/File/Lettera%20aperta_PAC_1marzo2013.pdf ) per ribadire perché la politica agricola europea ha bisogno di urgenti riforme. Con la petizione online tutti i cittadini europei possono far sentire la loro voce per sostenere una autentica riforma verde della PAC che renda l’agricoltura europea più pulita, sostenibile, sana e giusta.

Per più di cinquant’anni  l’Unione Europea ha incentivato e finanziato pratiche agricole dannose, che inquinano i nostri suoli, le nostre acque e la nostra aria, mentre la buona agricoltura biologica e biodinamica veniva sempre più penalizzata e marginalizzata, sprecando in questo modo i soldi dei contribuenti.

L’attuale crisi economica colpisce un’agricoltura già attraversata da una profonda crisi strutturale, in Italia le aziende sono calate in 10 anni del 32,2% e il loro reddito del 25,3%, mentre in Europa nell’ultimo decennio si sono persi complessivamente 3,7 milioni di posti di lavoro nell’agricoltura. Il 92% dei fiumi e dei laghi di tutta Europa sono inquinati per l’uso eccessivo di concimi chimici e pesticidi e soffrono per l’eccessivo prelievo di acqua destinata all’agricoltura (in Italia il 60% dei consumi idrici), negli ambienti agricoli dal 1980 ad oggi sono andati persi oltre 300 milioni di uccelli selvatici. I dati sull’ambiente in Europa evidenziano una crisi generalizzata della biodiversità e il consumo di suolo agricolo negli ultimi sessant’anni, un milione e mezzo di ettari dei terreni più fertili in Italia, mette a rischio anche la sicurezza alimentare. Questa crisi è il punto di arrivo di un modello di agricoltura non più sostenibile per modalità di produzione e di consumo.

Tutto questo non è più accettabile.

 

 Se non vuoi che i tuoi soldi siano usati per finanziare pratiche agricole che devastano il  territorio chiedi ai tuoi rappresentanti al Parlamento Europeo di votare a metà marzo per una politica agricola più verde. Per la prima volta nella storia infatti hanno il potere di votare per una politica agricola amica della Natura, che non sperperi i nostri soldi e che serva a produrre cibo sano in maniera più sostenibile. Questo porterà benefici per tutti chiede l’appello online promosso a livello europeo da Birdlife, EEB, IFOAM e WWF (organizzazioni rappresentate in Italia dalle Associazioni nazionali LIPU, Legambiente, Federazione nazionale Pro Natura , AIAB, Federbio, FIRAB, UPBio, WWF). All’appello hanno aderito anche altre Associazioni nazionali riunite in un tavolo di lavoro comune sulla riforma della PAC come il FAI (Fondo Ambiente Italiano), Italia Nostra, Touring Club Italiano, Associazione Italiana Agricoltura Biodinamica, SIEP (Società Italiana Ecologia del Paesaggio) e Slow Food.

 

La mobilitazione delle Associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica e biodinamica europee e nazionali intende ribaltare alcune decisioni assunte dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo considerate insostenibili per l’ambiente e penalizzanti per le pratiche agricole più virtuose e sostenibili.

 

Nella plenaria di marzo le Associazioni chiedono per questo ai Parlamentari Europei di votare per una vera riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che:

  1. ASSICURI l’adozione delle migliori pratiche agricole per la tutela dell’ambiente da parte di tutti gli agricoltori che beneficiano dei pagamenti diretti della PAC  (il cosiddetto “greening”), mentre la proposta attuale prevede l’esclusione delle aziende sotto i 10 ettari;
  2. RESPINGA i doppi pagamenti illegali proposti dalla Commissione Agricoltura, che consentirebbero di pagare due volte gli agricoltori per le stesse attività;
  3. REINTRODUCA l’obbligo per gli agricoltori   del rispetto delle normative europee in materia di tutela dell’ambiente,  sicurezza alimentare, benessere animale e salute pubblica per poter ricevere i finanziamenti comunitari, attraverso la cosiddetta “condizionalità”.
  4. SOSTENGA maggiormente l’agricoltura biologica ed i sistemi agricoli di Alto Valore Naturale.

In questo scenario l’agricoltura biologica deve assumere un ruolo completamente nuovo rispetto al passato, utile per il futuro di tutta l’agricoltura, diventando metodo produttivo centrale dal quale partire per un nuovo modello di  riferimento basato su valori etici e sociali e sulla tutela dei beni pubblici.

Sono, infatti,  proprio le aziende biologiche che attraverso la diversificazione (base fondante dei principi del biologico) hanno saputo interpretare la multifunzionalità in misura maggiore rispetto alle altre e che oggi si dimostrano più resilienti anche sul piano economico e in sintonia maggiore con l’ambiente e i bisogni dei cittadini. Per questo l’agricoltura biologica deve essere maggiormente sostenuta da un’autentica riforma della PAC.

 

La campagna online prosegue anche sui siti delle varie associazioni e sui Social Network.


Roma, 1 marzo  2013

 

Gli Uffici Stampa
WWF Italia, Tel. 06 84497 265/213; 02 83133233 – 329 8315718

LIPU  tel 0521.273043 – 340 – 3642091 

Finalmente anche in Italia una legge sulla tutela degli alberi monumentali!

dal sito testata3

FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI
PER LA TERRA E IL PAESAGGIO

Gli alberi sono essenziali per la nostra salute ed hanno anche un valore storico e culturale. La loro conservazione è fortemente collegata alla difesa del territorio. L’Italia ha finalmente una legge che tutela gli alberi monumentali: la Legge 10/2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.

Ecco un estratto dell’articolo di Carolina Tagliafierro, Economista del Paesaggio.

Pubblicata in G.U. 01.02.2013, la legge arriva a colmare un vuoto legislativo a livello nazionale che metteva a rischio la stessa sopravvivenza dei “grandi patriarchi verdi”. La mancanza di una legge nazionale, infatti, aveva creato un’area di autonomia legiferativa da parte delle regioni e l’esistenza di leggi e regolamenti diversi, che di fatto rischiavano di indebolire tutto l’apparato di tutela.

L’art. 7 della nuova legge riporta le “disposizioni per la tutela e la salvaguardia degli alberi monumentali, dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale”. A tal fine si definiscono i criteri per identificare un albero monumentale, rendendoli univoci ed omogenei su tutto il territorio nazionale. Si definisce, quindi, albero monumentale:

a) l’albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali; 

b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani; 

c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.

Entro sei mesi dall’entrata in vigore, i comuni devono identificare principi e criteri per il censimento degli alberi monumentali nel proprio territorio e fornire questa informazione alla rispettiva Regione, la quale, a sua volta, entro i successivi sei mesi (quindi più o meno entro febbraio del prossimo anno), redige l’elenco regionale e lo trasmette al Corpo Forestale dello Stato (CFS). E’ il CFS che ha il compito di gestirel’elenco nazionale, che deve essere reso pubblico e disponibile a tutti sui siti internet delle competenti istituzioni. Per le Regioni afflitte da “persistente inerzia” il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali attiva i poteri sostitutivi.

Questa legge costituisce, quindi, un’importante novità. Per la prima volta in Italia, la tutela degli alberi monumentali e’ legge dello Stato e gode di un quadro normativo omogeneo per tutte le regioni.

Agli alberi monumentali e’ riconosciuto non solo un valore ambientale ma anche culturale: essi diventano simbolo di importanti eventi storici, culturali, tradizioni o semplicemente identificano l’identità di un luogo e della gente che vi vive.

Se tutto va bene, tra un anno dovremo avere un database degli alberi monumentali italiani, ai quali potra’ essere applicata una tutela specifica.

La conoscenza dell’attuale presenza sul territorio di alberi monumentali, infatti, e’ prerequisito importante per l’attivazione delle misure di tutela e conservazione previste dalla nuova legge, quali la limitazione di attività nell’intorno che possano essere di danno, la identificazione di misure di gestione ordinaria e straordinaria ed il sanzionamento con una multa da 5.000 a 100.000 euro in caso di abbattimento o danneggiamento, che costituisce comunque reato.

Leggi l’articolo completo (file pdf, 110 kb) >

Il cartello degli ambientalisti ha incontrato Lista Monti, LNP, Movimento 5 Stelle, Pd, Pdl, Rivoluzione Civile, Sel, Fratelli d’Italia e si è confrontato con i leader Ingroia, Maroni e Vendola e con molti candidati alle elezioni nazionali. Ecco il resoconto.

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“C’è un cambio di passo nell’attenzione ai temi ambientali in questa campagna elettorale, che però ancora stenta a diventare consapevolezza sulla necessità di un Green Deal per uscire da una crisi che è nel contempo economica ed ecologica e c’è una voglia trasversale agli schieramenti di collaborare al di là degli steccati alla ri/conversione ecologica del Paese: lo ricaviamo dalle 16 ore di maratona per 8 incontri che abbiamo avuto con tutte le forze principali di centro-sinistra, centro e centro-destra, in lizza nelle Elezioni 2013, alle quali abbiamo chiarito che siamo disposti a collaborare anche dopo le elezioni, verificando nei primi 100 giorni di Governo la qualità del loro impegno”.

 

Questo è il primo risultato del forcing di sette tra le più importanti associazioni ambientaliste, a cui aderiscono oltre un milione di iscritti (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente,Touring Club Italiano, WWF), che hanno proposto all’attenzione delle forze politiche  il loro documento di 80 proposte (di cui 28 prioritarie)” Elezioni nazionali 2013: Agenda ambientalista per la Ri-Conversione ecologica del Belpaese”.

 

Il cartello di  7 associazioni ha incontrato i leader di partito Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile), Roberto Maroni, (Lega Nord Padania), Nichi Vendola (Sel) e complessivamente 19 candidati alle elezioni nazionali. Per il Pd hanno incontrato, delegati dai leader di partito, la responsabile Ambiente, Stella Bianchi; per il Pdl i senatori Antonio D’Alì e Andrea Fluttero; per la Lista Monti, la candidata Ilaria Borletti Buitoni, per il Movimento Cinque Stelle i candidati nazionali Federica Daga, Marta Grande, Claudio Sperandio, Stefano Vignaroli, Andrea Zaccagnini. Il documento alla base del confronto, i resoconti degli incontri raccolti nel “Diario elettorale 2013” e l’analisi “L’ambiente nei programmi e nelle agende” sono disponibili on-line sui siti delle associazioni per chiunque voglia farsi un’idea del grado di sensibilità ambientale dimostrata da partiti, liste, movimenti. E hanno ricavato una Antologia dei temi ambientali nei programmi e negli incontri

E’ questo  il risultato del forcing avviato lo scorso 31 gennaio e conclusosi il 20 febbraio sulla base dei contenuti salienti dell’Agenda ambientalista trattati negli incontri e che sono serviti per valutare i contenuti dei programmi; contenuti che sono qui sintetizzati:

1. l’esigenza di redigere una Roadmap nazionale di Decarbonizzazione e di uso efficiente delle risorse nella produzione dell’energia elettrica, nei trasporti, nell’industria e nei servizi che sostengano  la Green Economy;
2. fissare l’Obiettivo del 100% Rinnovabili procedendo alla chiusura progressiva delle centrali alimentate con combustibili fossili, e rinunciando a ogni piano di trivellazioni petrolifere off shore;
3.  integrare la Strategia nazionale sulla biodiversità (l’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità) approvata nell’ottobre 2010 con la programmazione nei diversi settori economici;
4. definire un Piano nazionale della mobilità che superi l’insostenibilità economico e ambientale del Primo Programma delle infrastrutture strategiche, abbandonando il progetto del Ponte sullo Stretto e l’AV Torino Lione;
5. elaborare una nuova legge di Governo del territorio, che aggiorni la disciplina urbanistica ferma al 1942  e pervenire ad una normativa sul consumo del suolo che usi la leva fiscale per disincentivare l’espansione edilizia e incentivare la riqualificazione del patrimonio esistente;
6. introdurre tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente e garantire un’adeguate tutela penale dell’ambiente;
7. procedere ad una Programmazione integrata dei beni e delle attività culturali sollecitando la piena collaborazione tra Stato e Regioni;
8. varare un Piano della Qualità per il settore turistico che valorizzi i beni culturali e ambientali;
9. ripristinare i tagli al Bilancio del ministero dell’ambiente, ultimo tra i dicasteri con portafoglio, portando il bilancio dagli attuali 450 milioni di euro (nel 2009 il bilancio del Ministero ammontava a 1,2 miliardi di euro) ad almeno700 milioni di euro.

Gli orsi in Svizzera non sono graditi, un altro triste episodio

20/2/2013 – E’ inammissibile l’abbattimento dell’orso M13 compiuta dalle autorità svizzere del Cantone dei Grigioni, 5 anni dopo l’abbattimento di JJ3 sempre nei Grigioni, che considerano il plantigrado una minaccia per l’uomo.

 

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Dal 2006 già otto orsi hanno fatto la loro apparizione in Svizzera, provenendo dall’Italia e non è ammissibile che simili episodi accadano ancora.

“M13 non era un orso problematico, nei mesi scorsi ha solamente mostrato  un atteggiamento confidente che non giustifica minimamente l’applicazione della norma, prevista dal Piano di azione svizzero, dietro cui si nascondono le autorità elvetiche. Così si rischia di spazzare via in pochi anni gli sforzi di conservazione messi in piedi dall’Unione Europea e dagli enti italiani per mantenere nelle nostre Alpi un gioiello prezioso come l’orso.

 

 

Chiediamo al Governo italiano, che al momento ha la Presidenza della Convenzione delle Alpi,  di inviare una protesta formale al Governo Svizzero e di adoperarsi affinchè si esca dalle logiche dei singoli Stati e ci si impegni a gestire la popolazione alpina di orso come una popolazione che appartiene a  tutti i Paesi che condividono il territorio alpino. Simili decisioni non possono più essere assunte unilateralmente.” Ha dichiarato Massimiliano Rocco responsabile Specie, TRAFFIC e Foreste del WWF Italia.

Numerosi progetti europei tra cui il LIFE+ ARCTOS (www.life-arctos.it ) ancora in corso, hanno dato chiare indicazioni scientifiche sulle azioni da intraprendere per poter convivere con gli orsi e le altre specie presenti nel territorio alpino ma spesso le indicazioni sono disattese dalle autorità che agiscono invece in base a criteri politici e non scientifici, vanificando così gli sforzi di conservazione.

Il WWF ha dedicato all’orso bruno e alle altre  specie di grandi carnivori che vivono  sulle Alpi approfondimenti e il dossier “Abitanti silenziosi delle Alpi” 

Elezioni 2013: dite qualcosa di ambientalista

18/2/2013 – Eco telegramma alla politica in sette punti di un cartello di 13 associazioni nazionali

 

ecotelegramma400Un ECO-telegramma alla politica che in questa campagna elettorale ha sostanzialmente taciuto su temi di enorme importanza per la vita degli italiani e per lo stesso sviluppo economico del Paese: ambiente, territorio, energia e nuova occupazione creata dalla green economy. Su questi temi le associazioni della società civile, così come gli imprenditori legati all’idea di innovazione verde, hanno tentato di chiamare a discutere e a dire la loro tutte le forze politiche, hanno elaborato ‘agende’ e ‘appunti’. Ma di fatto questi temi sono rimasti fuori dal main stream politico: i partiti hanno delegato ai settori di riferimento, si sono pronunciati a mezza bocca sulle richieste delle associazioni, mentre a far discutere sono stati come sempre gli schieramenti, le personalità, le alchimie pre e post elettorali. Oggi un cartello di 14 associazioni e aziende chiede ai partiti e ai candidati premier di “dire qualcosa di ambientalista” e manda un ECO-telegramma con 7 punti a tutte le forze politiche cui domanda un impegno nell’ultima settimana della campagna elettorale.

 

 

A presentare in una conferenza stampa questa sfida alla politica è un gruppo consistente di organizzazioni che operano in ambiti diversi:  assieme a LAST MINUTE MARKET, l’associazione contro lo spreco che ha promosso l’ECO-telegramma, ci sono le associazioni ambientaliste che hanno elaborato nelle scorse settimane l’”Agenda ambientalista per la Ri/Conversione ecologica del Belpaese” (CLUB ALPINO ITALIANO, FONDO AMBENTE ITALIANO, FEDERAZIONE PRO NATURA, GREENPEACE, LEGAMBIENTE, TOURING CLUB e WWF); SLOWFOOD che ha lanciato gli “Appunti per le politiche alimentari”; LIBERA E GRUPPO ABELE di Don Ciotti che hanno raccolto 120 mila firme di cittadini per la petizione contro la corruzione “Riparte il futuro”; associazioni e imprenditori di grande peso nel campo dell’economia sostenibile: APER (che raccoglie centinaia di aziende  e ha elaborato un documento con “26 Azioni per lo sviluppo delle rinnovabili”), ALCE NERO (la cooperativa di agricoltori e apicoltori che rappresenta uno dei più affermati marchi del biologico italiano) e EATALY (una delle eccellenze del made in Italy nel campo dell’alimentazione di qualità).

“Ai candidati premier, ai leader di partito, crisi ambientale si aggrava assieme a quella economica stop Politica si occupa solo di alleanze stop Prossima settimana di campagna elettorale è ultima occasione per dire quello che farete per ambiente e green economy stop  Ed ecco su quali priorità  stop”, scrivono in forma telegrafica gli organizzatori alle segreterie di partito proponendo sette punti di capitale importanza su cui si dovrebbe appuntare l’attenzione nelle ultime battute della campagna elettorale.
  1.  la battaglia contro la corruzione che sottrae enormi risorse materiali e morali al paese,
  2. l’ obiettivo 100%  rinnovabili,
  3. mobilità sostenibile,
  4. conservazione della biodiversità e delle aree protette,
  5. valorizzazione dell’agricoltura biologica e a basso impatto ambientale,
  6. recupero del patrimonio edilizio invece che consumo di suolo,
  7. lotta agli sprechi, oltre all’ampliamento della raccolta differenziata e al riciclo dei rifiuti.

 Si tratta – sottolineano gli organizzatori nel testo dell’eco-telegramma – di “impegni chiari contro lo spreco di ambiente, territorio energia e futuro da prendere già nel primo anno di governo”. Primi interventi che un nuovo esecutivo dovrebbe avviare in fretta, che partono dal patrimonio di idee e proposte che sono state avanzate nelle varie agende elettorali 

 

Elezioni 2013: l’ambiente non è entrato nei programmi elettorali

Sette importanti associazioni propongono un’Agenda per la Ri/conversione ecologica del Belpaese

sostenibilita terra e frecceIl nuovo modello economico basato su un’economia verde e rigenerativa deve costituire il fulcro dell’agenda del futuro Governo e Parlamento, valorizzando gli elementi di forza (parchi, biodiversità, patrimonio culturale, sistema della qualità), garantendo la sicurezza e l’efficienza dell’approvvigionamento energetico e favorendo l’internalizzazione dei costi ambientali per evitare che le minacce ambientali mettano a rischio anche gli asset di forza del Paese. E’ indispensabile che finalmente si costruisca anche in Italia un Patto che sia basato su un nuovo paradigma che consideri come inscindibili la dimensione ecologica e quella economica e sociale dello sviluppo.

Per fare in modo che questa impostazione assuma centralità nel dibattito elettorale che trascura i temi ambientali, sette tra le più importanti associazioni ambientaliste (CAI, FAI, Federazione Pro Natura, Greenpeace Italia, Legambiente,Touring Club Italiano, WWF) hanno condotto un’analisi dei programmi  delle agende dei vari partiti e coalizioni individuando 6 gravi carenze e hanno redatto un proprio documento“Elezioni nazionali 2013: Agenda ambientalista per la Ri-Conversione ecologica del Belpaese”, in cui vengono presentate 80 proposte su 12 filoni principali per la riconversione.

Le Associazioni ambientaliste hanno compiuto una lettura approfondita dei Programmi e delle Agende delle varie coalizioni e partiti in lizza nelle Elezioni 2013 accorgendosi che in nessuno di questi c’è la consapevolezza della centralità della sfida che si pone al nostro Paese, anche nel contesto dei problemi globali, né delle azioni innovative necessarie per perseguire l’obiettivo.

Dai programmi elettorali per le Elezioni 2013 le associazioni ambientaliste rilevano che:

1. non assume centralità la grave crisi provocata dai cambiamenti climatici che impone scelte radicali di azzeramento delle emissioni in tutti settori e nel modello produttivo, nonché nelle strategie di adattamento;

2. non emerge una consapevolezza sui servizi ecosistemici garantiti dalla tutela della biodiversità;

3. non ci si pone con urgenza la questione degli indirizzi della nuova politica industriale e della riconversione post-industriale;

4.non si affronta il problema di come calcolare e valutare la ricchezza della nazione attraverso la declinazione di nuovi indicatori di benessere che superino il PIL;

5. non si fa cenno a come si pensi di intervenire per adeguare il corpus dei diritti e dei delitti ambientali;

6. non ci si sofferma sulla cronica e ormai patologica inadeguatezza della governance ambientale, dipendente in buona parte dalla progressiva liquidazione del Ministero dell’ambiente avvenuta negli ultimi 5 anni. Si aggiunga che anche per settori che fanno parte del patrimonio consolidato della nostra economia, dell’offerta data dal nostro Sistema Paese  – beni culturali, turismo e agricoltura – nei programmi non si aprono nuove frontiere, né si assume la necessità di interventi coordinati e complessivi di rilancio..

Nel documento proposto dalle associazioni ambientaliste vengono forniti invece i dati essenziali per inquadrare la situazione attuale e illustrare proposte dettagliate su 12 argomenti chiave per il futuro sostenibile del Paese:

New “Green Deal”: la speranza per il futuro dell’Italia;

Biodiversità: ricchezza della nazione;

Il patrimonio costituito dai beni culturali;

Domanda di mobilità e infrastrutture;

Salute e ambiente nelle scelte industriali;

Consumo di suolo e Governo del territorio;

Difesa del suolo e adattamento ai cambiamenti climatici;

Contenuti verdi della filiera agroalimentare;

Turismo: sostenere le vocazioni del territorio;

Governare l’ambiente;

Diritto all’ambiente: tutela costituzionale e penale;

Andare oltre il PIL: nuovi  indicatori di sostenibilità.

Nel descrivere le 80 proposte per la Ri/Conversione ecologica del Paese, le associazioni ambientaliste fanno riferimento a dati precisi e hanno individuato 28 priorità, tra le quali si segnalano:

 l’esigenza di redigere una Roadmap nazionale di Decarbonizzazione e di uso efficiente delle risorse per i settori di produzione dell’energia elettrica, dei trasporti, dell’industria e dei servizi che sostengano  la Green Economy (nel 2012 il 40% delle assunzioni complessive, pari a 241 mila addetti, di tutte le imprese italiane nell’industria  e nei servizi, sono state in aziende che investono in tecnologie green);
• fissare l’Obiettivo del 100% Rinnovabili procedendo alla chiusura progressiva delle centrali alimentate con combustibili fossili, non costruendo nuove centrali a carbone ed olio combustibile e rinunciando a ogni piano di trivellazioni petrolifere off shore;
 integrare la Strategia nazionale sulla biodiversità (l’Italia è il Paese europeo più ricco di biodiversità) approvata nell’ottobre 2010 con la programmazione nei diversi settori economici;
• garantire fondi sufficienti al funzionamento dei parchi terrestri e delle aree marine protette e organizzare la Terza conferenza nazionale delle aree protette;
• procedere ad una Programmazione integrata dei beni e delle attività culturali (l’Italia, con  47 siti inclusi nella Lista dei patrimoni dell’umanità vanta il primato mondiale UNESCO), sollecitando la piena collaborazione tra Stato e Regioni prevista dal Titolo V della Costituzione;
• definire un Piano nazionale della mobilità che superi il Primo Programna delle infrastrutture strategiche (lievitato in maniera incontrollata tra il 2001 e il 2012 dai 125,8 miliardi di euro ai circa 375 miliardi di euro attuali) e abbia come priorità l’intervento organico nelle aree urbane, il riequilibrio modale dalla strada alla ferrovia in particolare per le merci e la riduzione delle emissioni di gas serra;
• redigere una Strategia nazionale per gli interventi di bonifica prioritariamente nei 57 Siti di Bonifica Nazionali – SIN sui 2.687 esistenti in Italia, perché offrono anche una opportunità di lavoro, di sviluppo della ricerca scientifica  e di reindustrializzazione.
• elaborare una nuova legge di Governo del territorio, che aggiorni la disciplina urbanistica ferma al 1942  e pervenire ad una normativa sul consumo del suolo (nei prossimi 20 anni si rischia una riconversione urbana delle aree libere in Italia di 75 ettari al giorno) che consenta, anche attraverso meccanismi fiscali, di disincentivare lo sviluppo disordinato fuori delle aree già edificate e di pregio paesaggistico;
 definire un Piano pluriennale di adattamento ai cambiamenti climatici, che prevede, secondo il Ministero dell’ambiente,  uno stanziamento complessivo in 20 anni di 41 miliari di euro, e rilanciare i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) per contrastare il rischio alluvioni e frane/smottamenti (il rischio idrogeologico riguarda l’82%, 6.633, Comuni italiani;
• utilizzare il 50% dei finanziamenti europei della politica Agricola Comune destinate allo sviluppo rurale per misure ambientali, puntando anche a raddoppiare entro il 2018 la Superficie Agricola Utilizzata (che ammonta a circa 13 milioni di ettari che costituiscono il 40% del territorio italiano)  per l’agricoltura biologica e, nel frattempo, ridurre l’impatto dei prodotti chimici quali i pesticidi e impedire la coltivazione di OGM;
• varare un Piano della Qualità per il settore turistico (che nel 2011 a livello internazionale ha prodotto 31 miliardi di euro di entrate, con un saldo commerciale positivo di 10 miliardi di euro), analogo a quello redatto in Francia e in Spagna, che valorizzi i beni culturali e ambientali,
• interrompere i tagli al Bilancio del ministero dell’ambiente, ultimo tra i dicasteri con portafoglio, portando il bilancio dagli attuali 450 milioni di euro (nel 2009 il bilancio del Ministero ammontava a 1,2 miliardi di euro) ad almeno700 milioni di euro per garantire in particolare gli interventi per la difesa del suolo;
 introdurre tra i principi fondamentali della Costituzione la tutela dell’ambiente e garantire un’adeguate tutela penale dell’ambiente con l’individuazione di specifiche fattispecie delittuose, tra cui il disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, associazione a delinquere, anche di stampo mafioso, finalizzata ai crimini ambientali;
• andare oltre al PIL avviando un processo istituzionale che porti all’utilizzo ufficiale dei nuovi Indicatori di progresso e di benessere elaborati nel 2012 da ISTAT e CNEL.

Le Associazioni ambientaliste hanno chiesto incontri a tutte le parti politiche in causa e documenteranno su un “Diario elettorale”, pubblicato sui propri Siti WEB, che sono frequentati da milioni di persone, il successo dell’iniziativa e le risposte sui punti salienti delle singole proposte.

 

Storica vittoria per i nostri mari!

6/2/2013 – Il parlamento Europeo ha votato, 502 voti a 137, in favore del Regolamento Base della Riforma comune della pesca, la pietra angolare di una riforma che permetterà la ricostituzione degli stock ittici, oltre alla creazione di posti di lavoro e delle basi solide per una pesca sostenibile nell’Unione Europea, mettendo fine a 30 anni di cattiva gestione del mare e della pesca.

Image“Oggi qualcosa di veramente eccezionale è successo– ha detto  Marco Costantini Responsabile Mare WWF Italia. – il Parlamento europeo ha votato a favore di una riforma forte della pesca per garantire la sostenibilità della pesca nell’UE. Si tratta di un vero e proprio trionfo soprattutto in questi tempi di crisi e nonostante la forte opposizione da parte dei politici che hanno seguito gli interessi dell’industria  insostenibile . Tutti volevano questa riforma: i cittadini, l’industria e i pescatori. I membri del Parlamento europeo li  hanno ascoltati  e hanno usato i loro nuovi poteri per  fare la differenza. Ora è chiaro, dopo questo voto, che si tratta di una priorità politica dell’UE  dare stabilità a lungo termine alle comunità di pescatori, alle imprese del settore e all’ambiente marino da cui dipendono.
Gli oceani, i pesci e quelli che dal  pesce sostenibile dipendono  oggi hanno vinto metà della battaglia. Ora spetta ai ministri della pesca  votare a favore di questo regolamento di base. Sarà una battaglia dura ma speriamo che i governi nazionali ascolteranno il forte messaggio che arriva oggi dal Parlamento spazzando  via gli interessi costituiti per assicurare un futuro a lungo termine e  sostenibile per i nostri oceani e l’economia della pesca in Europa ” .

Un grazie speciale va ai cittadini europei che hanno chiesto ai deputati di fermare la bancarotta degli oceani attraverso: 23.000 disegni spediti alla campagna  ‘Paint a fish – Dipingi un pesce’ ,30.000 email inviate ai parlamentari europei e ben 150.000 firme raccolte su una petizione .

E per chi la riforma la vuole subito in tavola, la guida tascabile WWF “Sai che pesci pigliare”  offre tutti i consigli per comprare solo pesce sostenibile applicando dal basso il cambiamento che può salvare i nostri mari.
Approfondimenti sul mare e la pesca si trovano sulla piattaforma WWF dedicata a un Mediterraneo di qualità http://mediterraneo.wwf.it/