Costruzioni, caccia e pascolo sono vietati nelle aree boschive percorse dal fuoco ma si può fare di più

Gli incendi boschivi sono presi in esame dalla legge quadro 21 Novembre 2000 n. 353 che nel primo comma dell’articolo 10 stabilisce i divieti, le prescrizioni e le sanzioni.

1. Le zone boscate ed i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. È comunque consentita la costruzione di opere pubbliche necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e dell’ambiente. In tutti gli atti di compravendita di aree e immobili situati nelle predette zone, stipulati entro quindici anni dagli eventi previsti dal presente comma, deve essere espressamente richiamato il vincolo di cui al primo periodo, pena la nullità dell’atto. È inoltre vietata per dieci anni, sui predetti soprassuoli, la realizzazione di edifici nonché di strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive, fatti salvi i casi in cui per detta realizzazione sia stata già rilasciata, in data precedente l’incendio e sulla base degli strumenti urbanistici vigenti a tale data, la relativa autorizzazione o concessione. Sono vietate per cinque anni, sui predetti soprassuoli, le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell’ambiente, per le aree naturali protette statali, o dalla regione competente, negli altri casi, per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici. Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia.

Nel secondo comma si obbligano i comuni a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già percorsi dal fuoco, catasto che viene aggiornato annualmente.

A questo punto dovrebbero scattare i controlli del territorio da parte delle autorità ma non sempre questi sono efficaci. 

I Comuni hanno anche delle competenze e autonomie decisionali attribuite loro dal Testo Unico delle Leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali che i sindaci dovrebbero utilizzare nell’interesse collettivo.

E’ quello che ha fatto il 30 agosto il sindaco di Vico nel Lazio in Ciociaria.

  • Ha visto il territorio devastato dagli incendi 
  • Ha riletto i divieti della legge 21/11/2000 n.353
  • Ha notato che la fauna sì è spostata nelle aree contigue a quelle devastate dagli incendi nelle quali ha ritenuto necessario estendere il divieto di caccia
  • Ha rilevato che il concentramento della fauna nelle aree limitrofe avrebbe comportato un affollamento di cacciatori con la possibile creazione di situazioni di pericolo
  • Ha considerato il compito che gli assegna il TUEL per garantire l’incolumità dei cittadini e dei frequentatori delle zone montane
  • Il 30 agosto ha emesso un ordinanza che vieta la caccia, addestramento – allenamento cani nelle zone limitrofe a quelle interessate da incendi boschivi.

Ecco l’ordinanza   ORDSIN352017_Divieto_di_Caccia

Il WWF Litorale laziale ha inviato al sindaco Claudio Guerriero di Vico nel Lazio il proprio apprezzamento con questo messaggio

Gent.mo Sig. Sindaco,

 

CACCIA: WWF, PARERE ISPRA INEQUIVOCABILE, MA REGIONI NON SI ADEGUANO…

A INIZIO AGOSTO L’ASSOCIAZIONE AVEVA SCRITTO A TUTTE LE REGIONI PER CHIEDERE LIMITAZIONE DELL’ATTIVITA’ VENATORIA

 

 

Il parere ISPRA sulle “condizioni meteoclimatiche” e la caccia è inequivocabile: le condizioni di caldo estremo che perdurano da mesi, caratterizzate “da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità, che ha determinato in tutta Italia una situazione accentuata di stress in molti ecosistemi”, aggravate da una drammatica espansione degli incendi comportano “una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie”. Le regioni, quindi, si comportino di conseguenza prevedendo il divieto o la forte limitazione dell’attività venatoria.
Il WWF, che agli inizi di agosto ha scritto a tutte le Regioni per chiedere risposte serie e adeguate alla drammatica situazione della fauna e degli ecosistemi naturali, ritiene che quanto prescrive l’autorevole parere dell’ISPRA sia davvero il minimo che le Regioni debbano fare per garantire quel ‘nucleo di salvaguardia’ della fauna selvatica tante volte richiamato anche dalla Corte Costituzionale per rispettare le norme europee ed internazionali. Se si va a caccia in queste condizioni, non solo si uccidono animali stremati da fame e sete o ormai senza forze già consumate per fuggire dal fuoco, ma si attenta anche alla sopravvivenza delle future popolazioni di molte specie selvatiche. Gli animali sopravvissuti, molti dei quali si stanno preparando a ripartire per i luoghi di nidificazione o sono già in piena stagione riproduttiva, hanno subito un grave peggioramento delle condizioni fisiche ‘poiché risulta necessario un maggior dispendio energetico per raggiungere le fonti idriche, che si presentano ridotte e fortemente disperse. Ciò può condizionare negativamente il successo riproduttivo e aumentare la mortalità degli individui giovani e adulti, a causa di una maggior vulnerabilità a malattie e predazione’, secondo il parere dell’ISPRA che ritiene, quindi, necessario e opportuno che ‘vengano adottate a titolo precauzionale misure volte a limitare la pressione venatoria nel corso della stagione’.
“Stiamo  ancora  aspettando una risposta alla nostra richiesta di inizio agosto”. Dichiara il vicepresidente del WWF Italia, Dante Caserta, che aggiunge: “La maggior parte delle Regioni (tranne l’Abruzzo che aprirà la stagione venatoria il primo ottobre), da quel che ci risulta, sta facendo orecchie da mercante, ignorando ogni richiamo alla ragionevolezza e alla responsabilità, senza neanche rinunciare alle giornate di preapertura ai primi di settembre anche quando hanno avuto decine di migliaia di ettari devastati dal fuoco come in Sicilia e in CampaniaÈ davvero singolare che anche quest’anno, dopo le diverse emergenze che hanno messo in difficoltà il nostro Paese si debba fare ricorso alla magistratura (amministrativa e laddove necessario anche penale) per ottenere il rispetto del diritto degli  animali selvatici a continuare a vivere”.
Il WWF ribadendo quanto scritto ad ogni Regione ai primi di agosto chiede, in base ad un serio studio e monitoraggio delle condizioni locali: il divieto o forti limitazioni dell’attività venatoria; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente; il blocco di qualsiasi forma di addestramento di cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche.

Roma, 28 agosto 2017
 

Wwf Italia

Ufficio Stampa WWF Italia

Tel. 06-84497 332 – 266 – 213

Cel. 340 9899147 – 329 8315718

Emergenza incendi, il WWF chiede l’intervento dell’esercito

Incendi: WWF, emergenza che richiede mobilitazione straordinaria.Se necessario far intervenire esercito.

Quella degli incendi è un’emergenza che richiede una mobilitazione straordinaria e rispetto alla quale, se necessario, bisogna far intervenire anche l’esercito.
La Sicilia e in particolare Messina continua a bruciare. Da quattro giorni le fiamme non hanno sosta e la parte nord della dorsale dei Monti Peloritani è praticamente distrutta. Le alte temperature e la continua azione dei piromani, che non accenna a diminuire rendono la situazione esplosiva.
In Campania, siamo di fronte ad un attacco alle aree protette. Dopo il Parco nazionale  del Cilento e il parco dei Monti Lattari ora le fiamme stanno divorando il Parco nazionale del Vesuvio dove si è arrivati ad un fronte del fuoco di 2 chilometri con gravi pericoli anche per la popolazione. La situazione resta critica anche nel Lazio e in particolare nella provincia di Roma.
Il WWF chiede di attivare immediatamente un controllo capillare del territorio e che venga aggiornato subito il catasto degli incendi, previsto dalla legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi n. 353/2000.
Gli incendi mettono a rischio la vita di migliaia di cittadini e turisti oltre a quella degli animali che abitato i boschi e provocano danni enormi a cominciare dal costo per la collettività di migliaia di ettari di capitale naturale persi per sempre. Siamo in presenza di una situazione limite: per questo è necessario un intervento straordinario, a cominciare dal numero di uomini e mezzi sul campo che risulta insufficiente rispetto alla dimensione dell’emergenza.
Roma, 11 luglio 2017
 

Wwf Italia

Ufficio Stampa WWF Italia

Tel. 06-84497 332 – 266 – 213

Cel. 340 9899147 – 329 8315718