– RIFIUTI LAZIO – WWF: “CLINI PONGA FINE A UN’EMERGENZA CREATA A TAVOLINO”

La vera emergenza è la raccolta differenziata:
entro il 2012 il Lazio, ora a quota 15%, dovrebbe raggiungere il 65%

 In 5 punti le azioni chieste dal WWF al Ministro dell’Ambiente Clini per programmare riduzione e raccolta differenziata contro chi ha pianificato l’emergenza rifiuti

“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, di far cessare un finto stato d’emergenza, creato a tavolino. La crisi di questo ultimo anno non è ambientale o sanitaria, ma per giustificare scelte che in un contesto di legalità non sarebbero consentite. La vera emergenza è data dal fatto che entro la fine di questo anno dovremmo raggiungere il 65% di raccolta differenziata mentre, secondo gli ultimi dati dell’ISPRA, nel Lazio siamo al 15,1%, ossia con uno spread di 50 punti sotto. Se deve essere nominato un commissario è per la raccolta differenziata e non per fare discariche o inceneritori”. E’ l’appello del WWF al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, relativamente alla questione rifiuti nel Lazio.

“Le proteste sono giustificate perché ad oggi nessuno è in grado di dire entro quando diminuirà la produzione dei rifiuti e/o aumenterà il loro riciclaggio. Infatti, non esistono politiche e investimenti in tal senso. Mancano incentivi e disincentivi, come invece avviene in molte altre parti di Europa. Non c’è da stupirsi quindi se i cittadini protestano e non solo quelli che abitano in prossimità di dove sono state localizzate le nuove discariche. Perché in questo vuoto è sicuro che, una volta esaurite queste ultime – e non ci vorrà molto tempo -, tutti saranno esposti di nuovo al rischio delle nuove localizzazioni. E’ un gioco al Lotto, dalle cui estrazioni nessuno vince, ma tutti perdono”.

Ecco nel dettaglio  le richieste e le criticità rilevate dall’associazione:

1. Finché non c’è una programmazione che vincola le Amministrazioni a pianificare la riduzione dei rifiuti ed ad aumentare il riciclaggio, i cittadini non potranno comprendere per quale motivo si debba accettare che sul proprio territorio vengano realizzati inceneritori o discariche;

2. Al momento nel Lazio non esiste una simile pianificazione e il Ministero ha il dovere di rinfacciarlo all’Amministrazione regionale;

3. E’ ancora irrisorio il disincentivo economico per il conferimento in discarica o l’incenerimento (termovalorizzatori), mentre occorre cominciare a predisporre la via di abbandono da questa tipologia di impianti;

4. Fa bene il Ministro ad avocare a sé i poteri, ma sia coerente con questa iniziativa:

– facendo cessare un’emergenza creata a tavolino;

– correggendo il Piano regionale di gestione dei rifiuti per  indirizzarlo verso gli obblighi assunti in sede comunitaria;

5. A tale scopo il WWF Italia si attende che il Ministro:

– intervenga sulla Regione perché definisca il programma di riduzione delle quantità di rifiuti da conferire in discarica e negli inceneritori, il programma di prevenzione dei rifiuti e il programma di riciclaggio perlomeno del 50% dei rifiuti di carta, legno, metalli, plastica e vetro.

– dia impulso alla raccolta differenziata nella città di Roma, togliendo i cassonetti per strada e puntando sul porta a porta;

– si impegni a togliere il certificato verde a favore degli  inceneritori;

– si impegni ad introdurre la cauzione sugli imballaggi;

– si impegni a prevedere un incentivo per quantità di materiale recuperato dai rifiuti;

“L’Europa ha individuato nel riciclaggio dei rifiuti uno dei 6 settori economici leader per il nuovo sviluppo. Questo significa che dobbiamo puntare sull’uso più efficiente delle risorse e quindi diminuire lo spreco ossia la produzione dei rifiuti. E’ un settore fondamentale della cosiddetta green economy e l’Italia come paese importatore di risorse non può permettersi di ignorarlo come è avvenuto finora. Il Ministro Clini è un profondo conoscitore di queste materie, non può permettersi dunque comportamenti incoerenti”, ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia.

“Proprio alla luce del nuovo Piano dei Rifiuti approvato dalla Regione Lazio possiamo certamente dire che non si stia andando nella direzione auspicata come peraltro richiestoci dalla Comunità Europea, investendo di fatto ancora una volta in discariche ed inceneritori ed è in questo senso che chiediamo alle Amministrazioni di agire immediatamente sulla riduzione e differenziazione come unica e reale emergenza”, aggiunge Vanessa Ranieri presidente WWF Lazio.

La discussione sull’apertura dei nuovi siti nel Lazio sta di fatto sottraendo grandi energie a chi dovrebbe concentrarsi, per converso, su operazioni lungimiranti che abbiano come primario obiettivo quello della riduzione della produzione dei rifiuti, la loro massima differenziazione finalizzata al riuso e al riciclaggio, l’apertura dei siti di compostaggio e soprattutto un impegno economico a sostegno di queste politiche virtuose.

Nessuna attività in questo senso sembra ancora essere stata intrapresa e nessun serio investimento economico è stato affrontato per sostenere le filiere del recupero e del riciclaggio. Ed in quest’ottica la discussione sulla decisione dei siti che dovranno ospitare i rifiuti diventa inevitabilmente fallimentare.

Ed è per questo che il Wwf da anni insiste nel chiedere l’avvio della raccolta differenziata spinta domiciliare con un modello come quelli avviati nel quartiere romano di Colli Aniene, a Roma, e a Napoli, nella Municipalità di Bagnoli,  dove con la raccolta differenziata porta a porta si è arrivati al 91%, ottenendo calo della tariffa e strade pulite.

Roma, 14 marzo 2012
Ufficio stampa WWF Italia – tel. 06-84497.265/213 – Cell.: 349 1702762

Il decreto crescItalia privatizza i servizi distruggendo la bella realtà dei Comuni virtuosi

Dalla rete

http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/news/articolo/lstp/443973/

Ponte delle Alpi, il paese “riciclone” troppo bravo per il Crescitalia

Ponte nelle Alpi paese modello per i rifiuti. 
 Il Comune gestisce i rifiuti in proprio, ha portato all’89% la raccolta differenziata e ridotto
le tariffe con una propria società che ha bilanci in utile. Le nuove
regole del governo penalizzano questo modello.
 

 Duecentomila italiani hanno conosciuto Ponte delle Alpi (8500 abitanti) visitando la mostra “Stazione Futuro” alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. La mostra, allestita per il 150° anniversario dell’unità d’Italia, celebrava questa cittadina veneta tra le realtà più innovative del paese, grazie alle straordinarie performance nella gestione dei rifiuti.Vincitore negli ultimi due anni del premio di Legambiente “Comune più riciclone d’Italia”, Ponte delle Alpi vanta una serie di record: raccolta differenziata porta a porta all’89% contro il 30% della media italiana, riduzione della produzione di rifiuti da discarica (quattro volte meno che in Italia) e delle tariffe per i cittadini (160 euro a famiglia contro 240 euro di media nazionale).

Record ottenuti in soli quattro anni. Nel 2007, infatti, la giunta decide di gestire i rifiuti in proprio, creando una società ad hoc, la Ponte Servizi Srl, per avviare la raccolta porta a porta. Ma senza sprechi: niente consiglio di amministrazione, dipendenti spostati da altri uffici comunali, costi ridotti all’osso, esperti senza casacche politiche nei ruoli chiave. Risultato: differenziata quadruplicata, riduzione dei rifiuti prodotti (-91%) e delle tariffe (-15%), bilanci in utile.

Oggi Ponte delle Alpi viene considerato un esempio da copiare non solo nell’Italia delle eterne emergenze rifiuti, ma anche in Europa. Nei giorni scorsi l’assessore all’ambiente Ezio Orzes è stato convocato a Bruxelles per illustrare le caratteristiche del “modello Ponte delle Alpi”, che l’Unione Europea vuole utilizzare per promuovere “pratiche virtuose” nella gestione dei rifiuti.

Sarebbe una bella storia italiana, se negli stessi giorni il decreto “CrescItalia” del governo Monti non contenesse una norma che seppellisce il “modello” tanto celebrato e studiato in Italia e all’estero. La norma obbliga i Comuni, anche quelli virtuosi (perfino quelli più virtuosi dei tedeschi!) a chiudere le proprie società di gestione e a bandire una gara per l’affidamento del servizio ai privati.

“Le regole sugli appalti premiano i soggetti che azzardano il massimo ribasso con logiche di dumping, servizi peggiori e manodopera mal pagata, salvo poi aprire contenzioni con gli enti locali e alzare i prezzi. Una follia”, spiega l’assessore Orzes, che insieme ad altre decine di comuni veneti, che gestiscono i rifiuti di 1,2 milioni di persone con ottimi risultati, ha scritto una lettera al premier Mario Monti proponendo un semplice emendamento: obbligo di affidamento all’esterno dei servizi pubblici per i Comuni spreconi e inefficienti, mentre chi ha una gestione efficiente (bilanci in utile, investimenti nel servizio, tariffe basse, rispetto dei parametri ambientali di eccellenza) può continuare a fare da solo. Cosa che peraltro fanno anche in Germania (il 35% dei lavoratori del settore sono in aziende pubbliche), Francia (12%), Svezia (35%).

Nel settore ambientale, la Germania ha 1336 società pubbliche, l’Italia solo 512. Ha senso chiudere le migliori?Sulla loro proposta i Comuni virtuosi hanno chiesto adesioni nel mondo politico e intellettuale. Non c’è molto tempo per evitare che Ponte delle Alpi si trasformi da “Stazione Futuro” a “Stazione Passato”.