Che aria tira? Non pare ottima, anche secondo la Commissione Europea

 

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La Commissione europea avvia una consultazione di cittadini ed esperti sulla qualità dell’aria del vecchio continente.

Sono stimate in 500mila all’anno le morti causate dall’inquinamento atmosferico prodotto soprattutto dal traffico automobilistico, dall’uso di combustibili fossili, dall’incenerimento dei rifiuti e dagli altri processi di combustione. In occasione della revisione della normativa europea sulla qualità dell’aria la Commissione europea intende sentire il parere dei cittadini, degli esperti e delle organizzazioni tramite due questionari differenziati che si scaricano a questo link. Le risposte vanno date (in inglese) entro il 4 marzo prossimo. Le istruzioni e lo stesso questionario sono stati tradotti nella nostra lingua a cura di un parlamentare italiano.

traduzione in italiano delle istruzioni della consultazione

traduzione in ITALIANO del questionario

Le Alpi, uno degli ultimi grandi spazi naturali d’Europa

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Le Alpi sono uno degli ecosistemi montani più intensamente sfruttati al mondo. Nonostante ciò, rappresentano una delle aree più selvagge e ricche di biodiversità in Europa.

Le Alpi – una delle ultime aree rimaste con grandi spazi naturali nell’Europa centro-meridionale – sono remote ma al tempo stesso vicine. Tolgono il respiro. Ci incantano. Sono una delle ultime roccaforti della natura. Una delle catene montuose più estese e più alte al mondo, le Alpi formano un arco che va da Nizza a Vienna, coprono otto diversi Paesi e qui vivono oltre 14 milioni di persone.

 
Ma neanche i suoi picchi sono immuni dagli effetti dell’urbanizzazione e dei cambiamenti climatici.

Per conservare la ricchezza naturale delle Alpi, si è reso necessario un nuovo approccio alla conservazione.
WWF Italia, WWF Austria, WWF Francia, e WWF Svizzera da anni lavorano insieme grazie al coordinamento del Programma Alpi Europeo (European Alpine Programme – EALP), con l’obiettivo di attuare una strategia transfrontaliera per la conservazione della natura.

Per saperne di più clicca qui.

La fragilità del territorio italiano ha bisogno di atti concreti del Governo

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Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici: le sei maggiori associazioni ambientaliste indicano le tre priorità di intervento

L’Italia fragile dei precari equilibri idrogeologici, sottoposta ai fenomeni meteorologici estremi provocati o amplificati dai cambiamenti climatici ha bisogno di atti concreti che dimostrino nei fatti un cambiamento di rotta.

CAI – Club Alpino Italia, FAI – Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, Touring Club Italiano e WWF, chiedono che il Governo in carica, che si dice attento agli impegni e agli scenari internazionali, nella riunione pre-CIPE del 18 dicembre,in preparazione della riunione del Comitato del 21 dicembre, faccia propria la proposta del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio di approvazione di una Delibera in cui venga assunto l’impegno di dotare l’Italia di una Strategia Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici, già adottata da 13 Paesi membri dell’unione Europea su 27, basata su precise priorità di intervento.

Dopo l’esito deludente dei negoziati di Doha è importante che l’Italia proceda al più presto alla definizione di una sua Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, che secondo le sei maggiori associazioni ambientaliste italiane, che hanno inviato le loro osservazioni al Governo sulla bozza di Delibera CIPE, dovrà:

 

 a)mettere in campo un’efficace politica di gestione del territorio per la mitigazione del rischio idrogeologico, procedendo al più presto all’aggiornamento  delle mappe di pericolosità e del rischio alluvioni e  dei Piani di Assetto Idrogeologico e all’applicazione delle direttive europee su acque (2000/60) e alluvioni (2007/60), a partire dalla costituzione delle Autorita’ di distretto;

b) lanciare un chiaro segnale di stop a nuovo consumo di suolo e all’edificazione nelle aree a maggiore vulnerabilità e anche delocalizzazioni nelle situazioni a maggior rischio (come già previsto dai Decreti legge “Sarno” del 1998 e “Soverato” del 2000);

c) privilegiare gli interventi di rinaturalizzazione e riqualificazione fluviale e dei versanti, in un quadro più ampio di tutela della biodiversità e di riconoscimento del valore dei servizi garantiti dagli ecosistemi.

 

Il dopo Doha non entusiasma per l’inerzia dei governi ma l’UE è preoccupata

            Dati osservati e previsioni giustificano le preoccupazioni                             dell’Unione Europea

 A novembre scorso l’Agenzia Europea per l’Ambiente ha reso pubblico uno studio sulle conseguenze del cambiamento climatico sul nostro continente che questa mappa sintetizza in maniera eloquente.

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I pericoli che corre l’Europa vanno dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello dei mari, dalla desertificazione di vaste zone alla modifica dell’agricoltura,…

Pesanti saranno le conseguenze sulla salute umana e sull’economia dei vari Stati.

Qui una sintesi dello studio.

 

Concluso l’incontro internazionale di Doha sul cambiamento climatico: il mondo è pronto, i suoi leader no!

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In un anno in cui gli impatti del cambiamento climatico hanno colpito milioni di persone sia nei paesi ricchi che nei paesi poveri, i negoziatori a Doha hanno fallito nel raggiungere perfino il minimo delle aspettative ai negoziati sul clima.

Ma un ampio gruppo di organizzazioni della società civile si è impegnato a continuare la lotta per un accordo globale entro il 2015, non appena rientrati dai negoziati. 

“Alcuni paesi sviluppati hanno bloccato i negoziati facendo passi indietro rispetto ai loro impegni precedenti e rifiutandosi di prenderne di nuovi. E la cosa peggiore è che era solo una manciata di paesi – come la Polonia, la Russia, il Canada, gli USA e il Giappone” ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima Energia del WWF Italia che ha seguito i negoziati a Doha.

 

  “Ciò che ci dice la scienza,  e ciò che milioni di persone hanno sperimentato quest’anno, è che lottare contro il cambiamento climatico è ora estremamente urgente. Ogni anno è fondamentale e ogni anno in cui i governi non agiscono fa aumentare i rischi per noi tutti.” “La cartina di tornasole di questi negoziati erano: effettivi tagli delle emissioni, impegni finanziari concreti e reali contro il cambiamento climatico e la base per un nuovo accordo globale sia ambizioso che equo entro il 2015.  Invece abbiamo avuto un accordo vergognosamente debole, talmente lontano dalla  scienza che dovrebbe sollevare questioni etiche in chi ne è responsabile.”

Ma la speranza non è per nulla finita. Le comunità e le persone colpite dal cambiamento climatico vogliono sicurezza, disponibilità di cibo e acqua, energia pulita, si oppongono a progetti “sporchi” come il carbone a livello globale, e chiedono un cambiamento reale. 
Qui a Doha, per la prima volta nella storia, le persone hanno marciato per chiedere una vera leadership per affrontare il cambiamento climatico – continua Midulla del WWF Italia.

“Il passo avanti più  significativo a Doha è stato quanto accaduto fuori dai negoziati.
Movimenti sociali, organizzazioni sindacali e società civile hanno unito le proprie forze contro la mancanza di ambizione e urgenza portata al tavolo dai governi. Torneremo a casa e lavoreremo insieme per garantire che i governi agiscano con la velocità e la forza che la crisi climatica richiede. E questo include un accordo equo, ambizioso e vincolante nel 2015.”

 

L’ARIA CALDA nel vertice sui cambiamenti climatici di Doha rischia di diventare ARIA FRITTA

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Vertice sul Clima a Doha

GREEPEACE e WWF: FERMARE  L’ ‘ARIA CALDA’  PER  DARE  RISULTATI CONCRETI  SULLE  EMISSIONI

Il problema di un eccesso di quote di emissione- dagli addetti ai lavori battezzato aria calda– si preannuncia il più grande nodo nei negoziati sul clima in corso a Doha. Alla Conferenza sul clima, in corso a Doha fino al 7 dicembre, gli osservatori stanno dicendo apertamente che il secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto (KP2)-l’unico accordo giuridicamente vincolante in tutto il mondo sui cambiamenti climatici- è a rischio a causa delle posizioni della Russia e della Polonia, denunciano Greenpeace e WWF.

Già nel 1997 alle economie in transizione dell’Europa orientale sono stati dati obiettivi troppo generosi. All’avvio del protocollo di Kyoto, alcuni Paesi hanno ricevuto un limite superiore di emissioni nella forma di crediti di carbonio – noti come AAU (Assigned Amount Units) e comunemente definiti come “aria calda”. Se i Paesi avessero emesso meno di questo limite, avrebbero potuto scambiare la differenza come crediti di carbonio. E’ stato stimato che rimarranno ancora fino a 13 miliardi di tonnellate in termini di AAU, quando la prima fase del protocollo di Kyoto terminerà, fra quattro settimane. Ogni credito vale quanto una tonnellata di Co2 in atmosfera e contribuisce al cambiamento climatico. La ragione principale per un surplus di AAU in alcuni paesi è quasi interamente dovuto al calo nelle economie dei paesi dell’Europa orientale come la Russia, l’Ucraina e la Polonia.
L’Europa è profondamente divisa sulla questione e la Polonia insiste sul pieno riporto dell’aria calda nel secondo periodo di impegno e oltre (post-2020). Se l’UE capitola davanti alla Polonia, ricca di carbone, l’Europa potrebbe finire per perdere la sua credibilità come leader nella lotta ai cambiamenti climatici.

“A Doha si devono prendere impegni ambiziosi e concreti per la salvaguardia del clima. E si deve porre un argine a tutte le fallacie derivate dal commercio di crediti di emissione e dalla creazione di un vero e proprio mercato del carbonio. Se si consentirà alle economie dell’ex blocco socialista di conservare intatti, in un secondo mandato, i crediti non sfruttati, si starà semplicemente piegando, ancora una volta, la difesa del clima a questioni di realpolitik miopi e irresponsabili” dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di GREEBPEACE.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia, che è a Doha per seguire i negoziati, dice che i Paesi a Doha devono riconoscere ciò che la scienza ci dice sullo stato del clima mondiale. “L’incubo di un mondo più caldo di 4 gradi è davanti ai nostri occhi. I ministri degli Stati membri dell’UE, la Russia e l’Ucraina, ai negoziati di Doha hanno l’obbligo di agire con urgenza e di fare tutto quanto in loro potere per fare tagli reali alle emissioni di CO2. Se i paesi riuniti a Doha vogliono che questo summit raggiunga un risultato tangibile per il clima globale, devono eliminare la possibilità di trasferire questo surplus di AAU nel secondo periodo di Kyoto. Questa dovrebbe essere l’eredità di Doha, o verrà ricordata come una conferenza politicamente a base di “aria calda” o peggio di “aria fritta” conclude Midulla.

Roma, 3 DICEMBRE 2012
Ufficio Stampa WWF Italia, 06 84497213/265 – 349 0514472, 02 83133233 – 329 8315718
Ufficio stampa Greenpeace 06 68136061

PISTA DA SCI AD OSTIA: UN ALTRO PESSIMO ESEMPIO DI COME ALCUNI POLITICI PERSEVERINO IN UNA DISSENNATA GESTIONE DEL TERRITORIO

Frane, allagamenti e distruzione delle coste sono il conto che oggi stiamo pagando per colpa di chi, nei decenni passati, ha amministrato pensando e realizzando infrastrutture al di fuori di ogni pianificazione territoriale e del tutto estranee alle necessità e alle vocazioni sociali e culturali di luoghi e intere comunità.

Siamo profondamente indignati per l’approvazione in bilancio da parte del Consiglio di Roma Capitale della realizzazione di una pista da sci all’interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, finanziata con un milione e mezzo di Euro.
Soprattutto in un momento di nuova crisi economica che imporrebbe un maggiore rigore nelle scelte di governo del territoriodichiara Maria Gabriella Villani Presidente del WWF Litorale Romanoil Comune di Roma pensa di realizzare ad Ostia un impianto sciistico in un’area che la legge destina alla tutela ambientale. Invece di provvedere ad investire nel patrimonio culturale, ambientale, archeologico, e storico della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano si pensa a cementificare ancora di più il litorale romano e ad inseguire progetti del tutto incoerenti con la vocazione di questa porzione del territorio romano. Ci sarebbe tanto da investire su questi aspetti, se veramente si ha a cuore il benessere dei residenti in termini di qualità della vita e di occupazione sostenibile. È del tutto evidente che le sorti del Litorale romano non sono meritorie di attenzione per questa amministrazione”
La distruzione di un’altra area della Riserva Naturale Statale Litorale Romano è inaccettabile. – dichiara Vanessa Ranieri Presidente del WWF LazioPer questo la nostra Associazione si opporrà con tutti i mezzi disponibili allo scempio di territorio, di energia e di denaro pubblico. Risulta peraltro incomprensibile realizzare una simile opera devastante in un territorio dove la temperatura annuale non ricorda più da diverso tempo nemmeno il clima autunnale. Interesseremo la Procura della Repubblica e della Corte dei Conti auspicando che il Ministero dell’Ambiente, garante della tutela dell’area protetta, si attivi immediatamente affinché venga scongiurato tale pericolo.

Roma, 21 novembre 2012
Contatti stampa: Cesare Budoni – cell. 349 6040937

Un anno di Governo Monti: il giudizio WWF sulle singole materie

Tagli alle politiche ambientali, rischio idrogeologico e tutela, il tallone d’Achille del Governo Monti. Da Clima a consumo di suolo, ecco la pagella WWF a un anno dal ‘Governo dei tecnici’

Riduzioni dei fondi per le politiche ambientali, sottovalutazione di rischio idrogeologico e tutela  dell’ambiente restano, dopo un anno alla guida del nostro Paese, il tallone d’Achille del Governo Monti che non esce con una ‘buona pagella’ dal suo anno di Governo, che ricorre il 16 novembre.

Lo confermano, tra l’altro, proprio alcune questioni cruciali in discussione in questi giorni: una legge ad hoc per un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, annunciata dopo l’ennesima ‘emergenza maltempo’ e i tragici eventi provocati dalle alluvioni di questi giorni, e il dibattito sull’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dell’Ilva, una ‘ferita nel territorio’ aperta da anni su cui si è iniziato a pensare di mettere la ‘parola fine’ solo a seguito di un nuovo intervento della magistratura.

PAGELLA GOVERNO MONTI: I GIUDIZI NELLE SINGOLE ‘MATERIE’.

Tutela ambientale, dissesto idrogeologico, clima ed energia, inquinamento industriale, aree protette, biodiversità, agricoltura, paesaggio e territorio e consumo del suolo: sono le ‘materie’ della ‘pagella’ che il WWF Italia ha predisposto sulle politiche ambientali del Governo Monti, in occasione del suo ‘compleanno’

Tutela ambientale: bocciato.

Dissesto idrogeologico: insufficiente.

Clima ed energia: alti e bassi.

Inquinamento industriale: bocciato.

Aree protette: luci e ombre.

Biodiversità: risultato mediocre.

Agricoltura:  rasenta la sufficienza.

Paesaggio e territorio: rimandato.

Consumo del suolo: promosso.

Per leggere tutto il documento clicca qui.

 

Dal Convegno “Il medico e le patologie ambientali” schede di educazione ambientale per la prevenzione primaria

Interessante convegno quello tenuto oggi a Latina nella sede dell’Ordine dei medici.

Allergie, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, autismo, malattie degenerative, ….tutte causate dall’inquinamento ambientale.

In attesa di poter leggere sul sito dell’Ordine le relazioni dei due esperti dell’ISDE (Associazione Italiana Medici per l’Ambiente), Ernesto Burgio e Antonella Litta, mettiamo a disposizione di tutti le schede che sono state distribuite ai partecipanti.

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30 settembre 2012: Giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti. Partiamo dalle scuole

L’incenerimento dei rifiuti oltre a sottrarre quantità enormi di materiali al ciclo delle merci crea seri problemi sanitari.

Rifiuti e le 4R: Ripara, Riusa, Raccogli separatamente e Ricicla

In natura l’equilibrio dei cicli degli elementi rispetta da sempre il principio secondo cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, attraverso il ripetersi ciclico dei processi naturali.

Con l’aumento degli individui sulla Terra cresce la richiesta di beni di consumo. Si stima che la popolazione mondiale nel 2050 arriverà a superare i 9 miliardi di unità: è facile prevedere che, in assenza di cambiamenti estesi e profondi nel modo di produrre e consumare, si verificherà un vertiginoso aumento dei rifiuti. Il prevedibile aumento della produzione delle merci comporterà un impoverimento delle risorse naturali e, se i cicli produttivi non saranno modificati, aumenterà il rilascio d’inquinanti nell’atmosfera, nel suolo e nelle acque.

Oggi il ciclo di produzione dei prodotti, condizionato dal calcolo economico e commerciale, non tiene conto del destino delle merci stesse. In tal modo si sviluppano, parallelamente ai cicli di produzione, montagne di rifiuti da smaltire nei modi più svariati.
Una maggiore attenzione al ciclo di vita degli oggetti che usiamo può farci riconsiderare le conseguenze delle nostre semplici scelte quotidiane: bisogna recuperare il rapporto fra noi e gli oggetti che utilizziamo adottando comportamenti, anche individuali, più responsabili e maturi.

 Dal problema dei rifiuti alle azioni per un futuro sostenibile >>
Tratto da Quaderno di Educazione ambientale WWF n. 67 “Quale futuro. Dal problema dei rifiuti alle azioni per un futuro sostenibile” – Insegnanti.

 I rifiuti, un lusso insostenibile. Ricuci, ripara, riusa, ricicla >>
Tratto da Quaderno di Educazione ambientale WWF n. 67 “Quale futuro. Dal problema dei rifiuti alle azioni per un futuro sostenibile” – Insegnanti.

– Idee e spunti per un percorso sui rifiuti >>

– Un percorso educativo sui rifiuti >>
Tratto da Quaderno di Educazione ambientale WWF n. 67 “Quale futuro. Dal problema dei rifiuti alle azioni per un futuro sostenibile” – Insegnanti.

– Alcune attività >>
Tratto da Quaderno di Educazione ambientale WWF n. 67 “Quale futuro. Dal problema dei rifiuti alle azioni per un futuro sostenibile” – Insegnanti.

(dal sito http://www.wwf.it)