Comunicato Stampa Congiunto Global Strike For Future a Terracina-15 marzo 2019

 

“Un fiume in piena”, in migliaia stamattina per il Global Strike For Future delle Scuole di Terracina.

Centinaia di classi,  dai piccoli della Primaria ai  più grandi delle Medie Inferiori e Superiori, hanno affollato dalle 10 il Piazzale Aldo Moro antistante il mare di Terracina, con bandiere, cartelli, striscioni con slogan e disegni insieme ai loro rispettivi docenti, a rappresentanze delle Associazioni Ambientaliste Cittadine che hanno svolto anche il servizio d’ordine della manifestazione garantendo insieme agli Istituti Scolastici che tutto si svolgesse in sicurezza coordinati anche dalla Polizia Municipale, a semplici Cittadini, al Sindaco Nicola Procaccini, all’Assessore all’Ambiente Emanuela Zappone, a alcuni Consiglieri.

Alle 10.45 il Corteo, partito da Piazzale Aldo Moro,  si è snodato lentamente lungo il Viale della Vittoria, lo stesso percorso del terribile Uragano che ha sconvolto la nostra città lo scorso 29 ottobre 2018, con slogan urlati e cantati da piccoli e grandi: “Non rubateci il Futuro”, “Salviamo il nostro Pianeta”, “Non c’è un Pianeta B”, “Salviamo il Clima”, “Basta Plastica”, “Ricicliamo”, “Usiamo le Borracce”, “Basta Usa e Getta”,  “Sciopero per il mio Futuro”, “Ci siamo rotti i polmoni”, “SOS Clima”, “Meno CO2”, “Cambiamo il Sistema- non il Clima”, “Non c’è più tempo…e anche cantando canzoni che hanno fatto la storia della musica come “We are the people” o “Imagine”.

Ha poi proseguito lungo via Derna e via Roma arrivando in piazza Garibaldi, dove hanno preso la parola gli studenti.

Per primi i più piccoli che al megafono hanno recitato poesie sul rispetto dell’Ambiente e della nostra Salute, alcune composte da loro, fatto brevi interventi sulle Pratiche Virtuose che tutti noi Cittadini possiamo portare avanti, per esempio l’uso delle borracce al posto delle bottigliette di plastica, andare a piedi e in bicicletta usando poco l’auto, non usare prodotti usa e getta, non sprecare, fare bene la differenziata…

Poi hanno parlato gli studenti delle Medie inferiori e Superiori che hanno fatto interventi più approfonditi sulle cause dei Cambiamenti Climatici e hanno indicato anche proposte più complessive su come modificare questo Sistema Economico e Sociale che sta portando a tanti disastri ambientali, malattie, estinzione di specie animali e vegetali e, se non prendiamo provvedimenti urgenti, all’estinzione della stessa specie umana.

L’evento di Terracina, inserito nella mappa mondiale e italiana, annunciato sulla maggior parte dei giornali on-line della Provincia, e rimarrà per anni nel ricordo della Città.

Le Associazioni che hanno fortemente voluto questa manifestazione si impegneranno, con le Scuole e l’Amministrazione, a dare subito seguito a questa manifestazione con una serie di impegni per rendere la nostra città “plastic-free” e “carbon-free” e per mitigare il rischio climatico dopo il disastro che purtroppo ha duramente colpito la nostra città.

Tutte le foto e i video dell’evento sono scaricabili dalla pagina facebook TERRACINA GLOBAL STRIKE FOR FUTURE del 15 marzo : https://www.facebook.com/events/2388030031209975/

 

 

WWF: TORNA EARTH HOUR, IN TUTTO IL MONDO LUCI SPENTE PER UN’ORA, PER  SALVARE IL PIANETA

Sabato 30 marzo alle 20,30 torna l’appuntamento mondiale con l’Ora della Terra. In centinaia di Paesi, Italia compresa, 60 minuti simbolici di buio e tante iniziative per un futuro sostenibile. L’evento centrale italiano sarà a Matera con l’Earth Hour Concert di Danilo Rea

Torna Earth Hour, la più grande mobilitazione planetaria in tema di cambiamenti climatici. Quest’anno lo slogan è #Connect2Earth a significare lo stretto legame tra uomo e natura, tra cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, il capitale naturale sul quale poggia la nostra stessa vita. Gli obiettivi concreti sono fermare la perdita di biodiversità e dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 a livello globale.

L’evento WWF, giunto alla sua dodicesima edizione, lo scorso anno ha fatto registrare numeri da record: 188 Paesi coinvolti, 18.000 monumenti storici o simboli spenti, oltre 3 miliardi di messaggi veicolati sui social, più di 250 Ambasciatori e influencer votati alla causa. In Italia sono stati più di 400 i comuni che hanno partecipato, spegnendo le proprie luci grazie alla collaborazione di centinaia di volontari sul territorio e la preziosa collaborazione di ANCI. Quest’anno l’appuntamento centrale per l’Italia si svolgerà a Matera, città Capitale Europea della Cultura 2019 e già sito UNESCO dal 1993, dove l’evento è realizzato in collaborazione con il Comune.

In programma lo spegnimento simbolico, dalle 20,30 alle 21,30, di uno dei luoghi iconici della Città dei Sassi, l’area di S.Pietro Caveoso e della Rupe dell’Idris, con un prima esibizione dal vivo aperta a tutti del pianista Danilo Rea sulla proiezione di immagini di natura e satellitari in collaborazione con l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana).

Sono già centinaia i comuni che hanno aderito a Earth Hour 2019 con eventi e spegnimenti simbolici che, come ogni anno, mirano a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei decisori politici sull’urgenza di agire per fermare il cambiamento climatico. Hanno già aderito tra gli altri Milano, Palermo, Napoli, Bologna, Firenze, Venezia, Trieste, Reggio Calabria e Perugia.

Per l’Italia il 2018 è stato l’anno più caldo da quando esistono le registrazioni scientificamente attendibili nel nostro paese (dal 1800 cioè da 219 anni). A livello globale, gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati. Serve una forte inversione di rotta per fermare sia il cambiamento del clima, sia il declino dei sistemi naturali che supportano la vita di noi tutti. Siamo la prima generazione che ha una chiara idea del valore della natura e dell’enorme impatto che abbiamo provocato sul funzionamento degli ecosistemi e sulle singole specie. Possiamo però essere anche l’ultima in grado di agire per invertire questo trend” ha detto Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia.

Il segretario generale dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) ha scritto a tutti i sindaci questa lettera sollecitandoli ad aderire all’iniziativa.

 

Il Gruppo pontino del WWF Litorale laziale ha scritto ai sindaci della provincia di Latina rinnovando la richiesta dello spegnimento per un’ora di un monumento o un luogo/simbolo

“Il Pianeta è la nostra “Casa” ed è a rischio perché le attività umane stanno minando la salute del sistema climatico e degli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie animali e vegetali, minando le basi della civilizzazione e della sopravvivenza degli esseri umani. 

Earth Hour è un inno collettivo alla bellezza e alla fragilità del Pianeta e un grido per fermarne la distruzione. Insieme è possibile.

Il cambiamento climatico mette a rischio il pianeta come lo conosciamo, la perdita di natura rende tutti più poveri.”

 

 

 

Nonostante le difficoltà burocratiche e il disinteresse di alcune amministrazioni la via Francigena del sud (direttrice Appia) sta prendendo quota

Occorre essere grati al Gruppo dei Dodici (tra i fondatori ricordiamo Emilio Selvaggi e Albero Alberti) se la Via Francigena lungo l’Appia si sta inserendo di diritto tra i grandi cammini europei.

 

Più di dieci anni fa, nell’indifferenza di tanti, un gruppo di persone forti della conoscenza della storia dei luoghi e dei percorsi tradizionali prossimi o sovrapposti al tracciato dell’Appia antica inventarono una via, la via francigena del sud-direttrice Appia.

 

Nel corso degli anni hanno accompagnato comitive di camminatori italiani e stranieri che riportavano alle loro case il ricordo di panorami straordinari, di opere artistiche e architettoniche mirabili, di una natura sempre splendida e di prodotti enogastronomici molto apprezzati  (la tappa di Terracina si concludeva alla Rimembranza dove i volontari del WWF accoglievano i camminatori con moscato e ciambelle di magro e, nella stagione, con la classica favetta).

 

 

 

Nel passare tra i resti antichi i camminatori, ora come allora, sono coscienti di trovarsi immersi nella Storia.

 

 

Il loro camminare è guidato da segnali posti dai volontari

 

 

 

 

 

 

 

 

La tappa Terracina-Fossanova prima che la Regione scegliesse il tratto pedemontano passante per La Fiora attraversava il Monumento naturale regionale di Camposoriano che esaltava i camminatori con il suo campo carsico e la ricca vegetazione. Nella stagione opportuna si cammina tra fioriture di orchidee spontanee.

 

 

Oggi il cammino è frequentato anche senza l’ufficialità di un riconoscimento europeo che però va cercato; lo testimoniano le numerose richieste di ospitalità che vengono dirette ai volontari del WWF, che continuano il lavoro portato avanti da Emilio Selvaggi.

 

 

L’impegno iniziale nel Gruppo dei Dodici ha permesso a Oreste Polito, un grande camminatore e guida (ha percorso due volte il cammino Roma-Santa Maria di Leuca), di scrivere in collaborazione con l’archeologa Lucia Deidda una guida molto dettagliata dell’intero cammino.

Questa è la locandina della presentazione della guida nel Palazzo della bonifica.

 

La Via è entrata anche in progetti gestiti dal WWF di alternanza scuola-lavoro per classi di istituti superiori della città che oltre a studiare tutti gli aspetti storici, archeologici e naturalistici del percorso hanno partecipato a camminate come quella da Priverno a Fossanova all’interno della Festa francigena di marzo 2018. Ecco un album di quell’evento.

 

 

Sabato 16 marzo a Fossanova si ripeterà la Festa francigena con un programma che prevede due camminate e un convegno; questo dovrà servire a trovare la soluzione delle difficoltà poste dalla Regione Lazio in merito al tratto Terracina-Monte san Biagio ritenuto pericoloso dalla cava all’Epitaffio.

Ecco il programma di sabato

 

Oggi in III Commissione a Terracina presentata la posizione del WWF sull’agricoltura e non solo sull’uso dei pesticidi

Necessari un regolamento e il controllo del suo rispetto sulluso della chimica nelle campagne ma la nostra agricoltura ha bisogno di una inversione di tendenza

Dopo gli ultimi eventi avvenuti nell’autunno del 2018, che hanno colpito pesantemente l’Italia e la nostra provincia, con meteore raramente osservate, nubifragi, trombe d’aria, allagamenti, smottamenti , è giunto il momento di fare alcune considerazioni e appelli a quanti svolgono un ruolo Istituzionale (Regione, Comuni, Associazioni di Categoria , Società Civile, …), per quanto riguarda la salvaguardia del territorio e sul suo utilizzo, sulla attività agricola che rappresenta per noi una grande risorsa economica che utilizza e condiziona la maggior parte del territorio provinciale.

Gli eventi che si sono verificati in quest’ultimo periodo, sono sicuramente legati ad una particolare situazione climatica che ha prodotto nel periodo equinoziale un’atmosfera particolarmente ricca di energia , calore, che ha innescato e sorretto le meteore , ed ha prodotto un’eccezionale piovosità che si è concentrata in poco tempo sul nostro territorio provocando una vera catastrofe.

La pioggia caduta non è riuscita a defluire regolarmente in mare utilizzando le normali vie naturali e quelle create dall’uomo soprattutto dopo la bonifica, spesso mal gestite o non curate; soprattutto i terreni sotto il livello del mare sono arrivati velocemente alla saturazione capillare e si sono allagati, mettendo in pericolo molte colture in atto.

A tal proposito si possono iniziare a fare alcune considerazioni su come è cambiata l’agricoltura nel nostro territorio, passando da coltivazioni estensive, dove venivano sostanzialmente rispettate la stagionalità e le norme delle ROTAZIONI COLTURALI, alle coltivazioni INTENSIVE, che hanno allargato le dimensioni dei campi coltivati, abolendo fossi e scoline, alla AGRICOLTURA PROTETTA e forzata con estese attività di serricoltura che è arrivata a coprire migliaia di ettari, la SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZABILE (SAU) provinciale.

Fino agli anni ‘80 la superficie agricola del nostro territorio era adibita a coltivazioni di cereali, erbai, ortaggi, barbabietole, vigne, legate spesso alla zootecnia da latte, con ordinamenti che oltre all’habitat naturale e al suolo rispettavano, essendo più confacenti ad esse, le caratteristiche dei territori di pianura.

Tutto questo significava anche rispettare le caratteristiche pedologiche e orografiche, oltre al rispetto dell’AVVICENDAMENTO tra piante miglioratrici e depauperanti, che avevano sui terreni un ruolo importante nel rispetto delle colture e nell’utilizzo dei letami per il miglioramento delle caratteristiche della fertilità del terreno oltre che delle produzioni.

Purtroppo, alla fine gli anni ’80 sono iniziati notevoli cambiamenti socio-economici in agricoltura e con l’avvento delle quote (latte, zucchero e vino) molte aziende agricole non sono riuscite a sopravvivere. Stessa sorte è toccata alle aziende agro-industriali di trasformazione (Caseifici, Zuccherificio, Industrie di Trasformazione del pomodoro, cantine , conserve vegetali), che in poco tempo hanno abbandonato la provincia causando un grande cambiamento delle produzioni agricole con ricadute anche sull’ambiente e sul territorio che si è man mano ricoperto sempre più di serre e di coltivazioni di kiwi e prugne.

Si è passati, così, da un’agricoltura non convenzionale ad un’agricoltura convenzionale che ha portato notevoli cambiamenti introducendo sistemi intensivi di coltivazione ottenendo notevoli vantaggi nella quantità di produzione.

Rispetto a tutto ciò la superficie agricola, ma anche il suolo ha subito un vero stravolgimento, i terreni risultano essere più sfruttati ( stressati ) di prima; sono cambiati, inoltre,i sistemi di coltivazione (ormai solo monocolture e serre) e per questo si sono aggravati i problemi di drenaggio delle acque meteoriche nel terreno.

 

Cosa comportano i sistemi di coltivazione in uso nel nostro territorio:

  • Impoverimento del suolo agricolo con perdita di fertilità;
  • Modifiche dell’equilibrio naturale del territorio, modificazioni delle fitocenosi e zoocenosi anche a livello edafico;
  • Peggioramento dello stato fisico del terreno, eccessi di lavorazioni profonde, utilizzo smodato di correttivi, concimi e geodisinfestanti, minor apporto di sostanza organica;
  • Nuovi patogeni, Insetti,acari, funghi, batteri , virus esotici che non hanno rapporti con l’ecosistema e sfuggono ai processi di omeostasi naturali;
  • Eccessivo utilizzo di concimi, fertilizzanti, antiparassitari, pesticidi,..;
  • Inquinamento delle falde acquifere, soprattutto delle falde freatiche della pianura che sono sempre più salificate e inquinate a maggiore profondità;
  • Inquinamento del mare, laghi, fiumi e canali;
  • Scomparsa di molti insetti e soprattutto di nicchie di rifugio.

Per questi motivi bisogna fare una serie di riflessioni e cominciare a pensare di favorire pratiche agricole sostenibili, incentivare le coltivazioni che abbiano caratteristiche legate al territorio e che i nostri agricoltori sanno produrre molto bene.

Proteggere le produzioni del luogo, non come prodotti di “NICCHIA”, che in pochi possono usufruire, ma sostenere ed incentivare:

  • I prodotti tipici della zona;

  • Le qualificazioni delle produzioni e delle varietà preferendo quelle autoctone;

  • Le poltiche di sostegno alla produzione con aiuti agli agricoltori;

  • L’applicazione di nuove modalità produttive o agrotecniche che favoriscano un equilibrio ambientale ed il rispetto dei cicli naturali e produttivi con buona qualità dei prodotti ottenuti, tramite formazione specifica e programmi di sostegno;

  • La trasformazione aziendale o locale ;

  • Lo sviluppo, migliorandone la qualità, dei mercati locali per diminuire i soggetti della filiera di commercializzazione che comportano sempre un aumento del prezzo al consumo;

  • L’integrazione tra la produzione e la trasformazione per aumentare la possibilità di mercato (es. industria farmaceutica).

Se è vero che in molti settori produttivi iniziano a farsi spazio i concetti di SOSTENIBILITA’ ed ECONOMIA CIRCOLARE come elementi essenziali a garanzia del futuro dell’umanità, l’attività produttiva agricola, che è quella più confacente, non può che farli propri.

(a cura di Patrizia Parisella)

Il WWF: la crisi del latte conferma il fallimento della PAC

Le associazioni della coalizione #Cambiamoagricoltura chiedono al Governo un impegno serio per la riforma dell’agricoltura in campo europeo

La crisi del latte esplosa questa settimana dopo le proteste degli allevatori della Sardegna, arrivata a Palazzo Chigi, è l’ennesima conferma del fallimento dell’attuale Politica Agricola Comune dell’Unione Europea (PAC), che continua a premiare la rendita fondiaria, le grandi aziende agroindustriali e penalizzare i piccoli agricoltori.

Le responsabilità della PAC nella crisi del latte, ma in generale nelle ormai periodiche crisi dei prezzi delle produzioni agricole italiane, viene sottolineata dalla Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura, che chiede per questo al Governo ed in particolare al Ministro dell’Agricoltura, Gian Mario Centinaio, un impegno serio per una vera riforma della PAC post 2020 che garantisca maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale alla nostra agricoltura.

Partirà oggi la discussione sulla revisione della PAC post 2020 da parte del Parlamento UE per decidere se ben più di un terzo delle spese comunitarie deve andare a favore di un’agricoltura pulita in grado di produrre cibo sano, ambiente, lavoro nell’interesse di tutti i cittadini oppure continuare come oggi a finanziare lo spopolamento delle campagne, l’impoverimento degli agricoltori e della qualità dei cibi e l’inquinamento da pesticidi.

La Politica Agricola Comune della UE nonostante utilizzi circa il 38% del bilancio comunitario, pari a oltre 55 miliardi di Euro all’anno, ha clamorosamente fallito la ricerca di soluzioni efficaci ai problemi che affliggono il settore agricolo, l’agroecosistema e la società rurale. La crisi del latte di questa settimana è la dimostrazione evidente del fallimento della PAC. Le promesse di realizzare una politica equa e verde, con una necessaria semplificazione burocratica, fatte dall’ultima riforma non sono state mantenute. E’ ormai chiaro che l’attuale politica è inadeguata ad affrontare i problemi economici delle aziende agricole e non contribuisce a risolvere la crisi ambientale globale, come dimostra l’allarme lanciato nei giorni scorsi dai ricercatori in merito alla scomparsa degli insetti.

“Chiediamo al Governo e al Ministro Centinaio di sostenere la riforma per una Politica Agricola Comune (PAC) più coraggiosa a sostegno dell’ambiente e delle piccole aziende agricole. E’ il momento di decidere se continuare a promuovere un modello di agricoltura non più sostenibile per l’ambiente, i cittadini e i piccoli agricoltori oppure se è possibile fare un’alleanza tra istituzioni, cittadini, agricoltori e Ong per cambiare le cose”.

È questo il messaggio che le Associazioni  AIAB, Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, FAI Fondo Ambiente Italiano, Federbio, ISDE Italia Medici per l’Ambiente, LIPU BirdLife, Legambiente, ProNatura e WWF Italia, riunite nella Coalizione #CambiamoAgricoltura inviano al Governo e agli allevatori della Sardegna riuniti questa mattina a Palazzo Chigi per trovare soluzioni alla crisi del latte.

Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura non servono più palliativi per dare risposte concrete alle difficoltà dei nostri agricoltori, serve piuttosto una seria riforma della PAC che eviti l’utilizzo di miliardi di euro di fondi pubblici per sussidi perversi e per arricchire coloro che speculano sulla proprietà dei terreni, e favorisca invece le piccole aziende agricole e zootecniche che garantiscono la qualità delle produzioni “made in Italy”.

Gli obiettivi che la coalizione ritiene indispensabili per la futura programmazione sono il sostegno dell’agricoltura biologica (con un auspicato raggiungimento del 40% del territorio agricolo dedicato a tale pratica entro il 2030), il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura nella gestione della Rete Natura2000 e la ristrutturazione delle filiere zootecniche: la zootecnia intensiva, che domina in molte aree europee ma anche in vasti territori del nostro Paese fortemente compromessi sotto il profilo ambientale, rappresenta attualmente la fonte principale di emissioni di gas climalteranti, di azoto e di pressioni insostenibili sui suoli e sulle acque, mentre per le forme di allevamento più sostenibili, che assicurano un autentico presidio del territorio, per gli allevatori non c’è alcuna garanzia di reddito dignitoso.

 (dal sito del WWF Italia)

A Terracina manifestazione delle associazioni locali contro l’autostrada Roma-Latina

Oggi le associazioni WWF Litorale laziale, Legambiente Pisco montano, Terracina Social Forum, Social Forum Circeo, Città Partecipata insieme al Comitato No corridoio Roma -Latina per la metropolitana leggera hanno animato una manifestazione di dissenso totale nei confronti della costruzione di questa autostrada a pedaggio.

 

 

La manifestazione si è svolta sotto la pioggia sulla Pontina nei pressi di una voragine, questa volta aperta in maniera preventiva, poco distante da quella che ha causato la morte di un nostro concittadino.

 

 

 

I rappresentanti delle diverse associazioni nei loro interventi hanno evidenziato l’assurdità di un progetto di viabilità che ignora lo stato comatoso della mobilità in tutta l’area con la tratta ferroviaria Terracina-Fossanova chiusa dal 2012, i disagi giornalieri dei nostri pendolari  che usano il treno, la Frosinone-mare interrotta, il ponte sul fiume Sisto abbattuto due anni fa, la Pontina causa di continui incidenti per l’assenza di manutenzione, l’Appia che periodicamente si allaga, le migliare colabrodo.

 

Le osservazioni critiche sono state calate nel contesto più generale dei cambiamenti climatici per cui le strutture viarie come ponti e viadotti costruiti tanti decenni orsono non reggono l’impatto di eventi meteorologici estremi che stanno diventando la norma. Ciò comporta un continuo controllo e una seria  manutenzione delle strutture esistenti.

 

E’ stato anche messo in evidenza l’inquinamento dovuto all’eccessivo uso del trasporto su gomma che oltre all’emissione di gas climalteranti in atmosfera sta facendo correre alla popolazione rischi sanitari gravi.

 

 

Una mobilità sostenibile amica delle persone ha bisogno di treni e metropolitane, di un trasporto pubblico su gomma, di ciclovie all’interno di un contesto naturale integro.

Nei prossimi giorni le associazioni che hanno promosso l’iniziativa di oggi si incontreranno per arrivare ad un’assemblea pubblica cittadina sul tema della mobilità.

 

 

 

 

 

 

 

Con una mobilità provinciale allo stremo ci permettiamo il lusso di un’autostrada!

Sabato 2 febbraio 2019 alle ore 10, in prossimità della voragine che si è aperta sulla Pontina la mattina del 25 novembre scorso, si terrà un presidio del comitato NO CORRIDOIO ROMA – LATINA per richiamare l’attenzione dei cittadini e delle Istituzioni sul grave degrado in cui versa la SR 148 da anni, con tutti i problemi di sicurezza connessi alla percorrenza di quella che era una via ad alta percorribilità.

Occorre sottolineare l’assurdità degli indirizzi politici della Regione che vuole fortemente la costruzione dell’autostrada a pagamento Roma -Latina, con l’esborso di milioni di euro per un tratto di strada di poche decine di chilometri che devasterebbero molte aziende agricole storiche e aree naturali protette come la Riserva Naturale di Decima Malafede e altre aree naturali di pregio.

La nostra associazione si è impegnata fin dal primo momento nel contrastare il progetto di questa nuova arteria; dal 2004, infatti, ci siamo attivati nell’opporci al Corridoio Tirrenico Meridionale voluto dalla Regione a guida Storace e poi ripreso dal presidente Marrazzo.

Ora si ritorna a parlare di Autostrada, con una rivisitazione ulteriore del progetto che però rimane un’opera molto costosa e ad alto impatto ambientale.

Nel frattempo il sistema di trasporto della regione e le condizioni idrogeologiche del territorio hanno subito attacchi gravi quali la frana di Monte Cucca che dal 2012 sta  bloccando la tratta ferroviaria Priverno-Fossanova, il preoccupante e pericoloso deterioramento del manto stradale della Pontina da Terracina a Roma e contestualmente di tutte le Migliare, l’interruzione della Frosinone-mare, il crollo del ponte sul fiume Sisto e il continuo allagamento di tratti dell’Appia a causa di eventi meteorologici straordinari e scarsa manutenzione.

No, questo sistema non è assolutamente sostenibile, per i nostri pendolari, gli studenti, e, cosa non ultima, per i turisti che vogliono raggiungere la nostra bellissima città.

In questo momento le criticità diffuse stanno già colpendo duramente, oltre che la vita delle persone che devono muoversi obbligatoriamente su gomma, non importa se con mezzi pubblici o privati, ma un largo settore dell’economia della città. Con l’arrivo dell’estate la situazione peggiorerà sempre di più perché ad entrare in crisi sarà proprio il settore turistico.

Siamo per una mobilità intermodale e sostenibile dove gli spostamenti su tratti lunghi avvengano soprattutto con il treno, e siamo convinti che i fondi destinati alla costruzione dell’autostrada sarebbero più che sufficienti per mettere in sicurezza la Pontina e il Monte Cucca restituendo finalmente alla città lo storico treno, che abbiamo scoperto essere amato moltissimo anche dai tanti pendolari di Latina che utilizzandolo hanno potuto sperimentare per decenni la metropolitana di superficie.

Per questo insieme al Comitato NO CORRIDOIO ROMA -LATINA PER LA METROPOLITANA LEGGERA, Terracina Social Forum, Legambiente “Pisco Montano” Terracina, Social  Forum Circeo, Città Partecipata e ai tanti singoli cittadini che hanno aderito a titolo personale invitiamo la popolazione a partecipare e a far sentire la nostra voce.

Antenne come funghi a Terracina, ne sta arrivando un’altra

L’inquinamento elettromagnetico viene studiato da tempo e se ne conoscono gli effetti termici e biologici sulle cellule. Pur non essendoci unanimità nella comunità scientifica sui rischi gravi a carico della popolazione tuttavia “gli effetti biologici non oncologici (sull’uomo e sugli animali) e oncologici (sugli animali) sono universalmente riconosciuti “(Wikipedia).

Il principio di precauzione dovrebbe ispirare le azioni di amministratori e il comportamento dei cittadini.

A Terracina le antenne sono numerose, eccone alcune

Ora si parla di introdurne un’altra e il WWF Litorale laziale stamani ha emesso un comunicato stampa che si riproduce qui integralmente.

CONSIDERAZIONI DEL WWF LITORALE LAZIALE SULLA ISTALLAZIONE  DI NUOVE ANTENNE DI TELEFONIA MOBILE

Nel territorio del Comune di Terracina da anni stiamo assistendo a continue, improvvise e incontrollate istallazioni di antenne di telefonia mobile.

La necessità di un collegamento sempre più efficace e veloce e la smania di essere sempre più competitivi sollecitano gli operatori del settore a cercare di coprire quante più aree possibili.

Il nostro riferimento è alla richiesta di autorizzazione per l’istallazione di una Stazione Radio Base per rete di telefonia mobile di ILIAD Italia S.p.A.

Da anni la popolazione giustamente preoccupata si chiede cosa può succedere vista l’assenza di una amministrazione attenta e sollecita che si sia munita di strumenti regolativi e piani che prevedano nei particolari tutti gli aspetti di queste attività.

Le persone che si preoccupano per l’inquinamento elettromagnetico si informano, studiano, magari seguono da anni la questione scoprendo ad esempio che fin dal 2008 il Comune con molta difficoltà ha avviato un processo per dotarsi di un Piano P.R.A.E.E.T., di un regolamento per l’istallazione di impianti di comunicazione elettroniche e di un registro per il monitoraggio e catasto SRB (rispettivamente Deliberazione di C.C. n°71/2009, Delibera di C.C. n°144 XVI del 2/10/2008  art.12 per il registro SRB) ma che fino al 2014 non c’è stata attuazione del regolamento e nel frattempo il Piano  P.R.A.E.E.T. è diventato obsoleto e bisognoso di una revisione. Insomma, l’immobilismo in questo ambito è il più totale.

Nel 2013, infatti, il Forum di Agenda 21 Locale, di cui il WWF fa parte, convocò gli assessori competenti e gli autori della redazione del Piano e manifestò la preoccupazione per questo stallo nelle procedure perché nel frattempo le istallazioni continuavano ad avvenire con il meccanismo del silenzio-assenso su aree di proprietà private.

Si è dovuto aspettare il 2014 con sollecitazioni sempre da parte delle associazioni e dei comitati di cittadini per vedere poi nel mese di giugno un consiglio comunale che delibera l’attivazione di una serie di strategie e procedimenti relativi alla modifica del P.R.A.E.E.T.  e del relativo Regolamento e altre iniziative.

A sostegno di questo, ma solo un anno dopo, nel 2015 il Comune, insieme alla società P.R.A.E.E.T. srl ha proposto oltre alla revisione del P.R.A.E.E.T. e del regolamento una serie di azioni, sette interventi in tutto, che prevedono la regolamentazione puntuale di tutti gli aspetti legati alla gestione del problema compresa l’informazione ai cittadini, le tariffe e il “mantenimento e gestione del piano”.

Dopo quella confortante dichiarazione di intenti tuttavia sulla questione è calato di nuovo il silenzio.

Ci sembra veramente assurdo continuare a chiedere cortesemente all’amministrazione di attivarsi in tal senso e non è più accettabile che essa intervenga puntualmente, a volte anche in modo tardivo o inefficace, solo perché sollecitata da associazioni e cittadini. 

Come cittadini vogliamo sentirci tutelati, la nostra salute e quella dei nostri figli non va barattata con nessuna esigenza commerciale. Per fortuna la ricerca scientifica va avanti e i nostri amministratori possono trovare conforto nella tanta letteratura scientifica in merito alla pericolosità, per la salute umana, dell’esposizione alle emissioni elettromagnetiche.

Chiediamo quindi che si completi l’iter proposto nell’ultimo documento e che questo sia finalmente un riferimento sicuro per i cittadini e per le aziende che intendono chiedere autorizzazioni nel nostro territorio comunale.

 

E’ finito un altro anno senza una vera svolta per clima e biodiversità, il bilancio del WWF Italia

La presidente del Wwf Italia Donatella Bianchi facendo un consuntivo dell’anno appena trascorso ha dichiarato:

“L’anno 2018 ci lascia insoddisfatti perché, a livello globale, è mancato di un vero scatto in avanti rispetto alle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici e alla difesa della biodiversità che, come dimostrano i dati presentati dal WWF con il Living Planet Report continua ad essere in rapido declino in tutto il mondo: in soli 50 anni è scomparso più del 20% della superficie delle foreste dell’Amazzonia, mentre gli ambienti marini del mondo hanno perso quasi la metà dei coralli negli ultimi 30 anni. Nemmeno il preoccupatissimo allarme lanciato dall’ultimo rapporto sul cambiamento climatico pubblicato dall’IPCC è riuscito a fare aprire gli occhi ai decisori politici segnalando l’urgenza di un cambio di paradigma nel modo in cui gestiamo l’energia, i suoli, l’industria, le costruzioni, i trasporti e le città”.

 

“Anche per l’Italia il 2018 è stato un anno in cui, spesso, alle attese non sono seguiti i fatti. Da un lato c’è stata finalmente una presa di coscienza contro il nemico dei mari e delle spiagge: la plastica. Si tratta di un tema su cui il WWF si è speso molto nel 2018 (ricordiamo il Tour Spiagge Plastic Free che ha coinvolto 1000 volontari in 41 appuntamenti, la petizione che ha raccolto più di 600.000 firme e il Report Mediterraneo in Trappola) e continuerà ad impegnarsi a fondo anche nel 2019 con tantissime iniziative tra cui la collaborazione con il Jova Beach Party (il tour 2019 di Jovanotti) che supporterà la nostra campagna di contrasto all’inquinamento da plastiche. Su questo tema vanno segnalate le iniziative assunte dal Ministero dell’Ambiente sul tema, anche grazie alla spinta propulsiva del ministro Costa.

È stato, invece, un anno da dimenticare per la biodiversità italiana. A causa dei calendari venatori e altri provvedimenti sulla caccia varati dalle regioni, il 2018 può essere considerato come un vero e proprio annus horribilis. Il WWF ha difeso i nostri animali selvatici nei tribunali con ben 12 ricorsi di cui 9 andati a buon fine”, continua la leader dell’associazione.

“Nonostante il 2018 fosse cominciato con la sottoscrizione in campagna elettorale del Patto per l’ecologia, proposto dal WWF per rilanciare sul piano nazionale ed internazionale il Ministero dell’Ambiente, da parte di tutte le maggiori forze politiche (un segnale che avevamo colto con fiducia) purtroppo nella parte finale abbiamo assistito ad un clamoroso dietrofront, con il decreto Genova, divenuto il contenitore di alcuni provvedimenti gravissimi, come quelli sul condono di Ischia e sullo spandimento dei fanghi in agricoltura.

Per le nostre aree protette restano aperte tutte le criticità messe in luce dal Check-Up Parchi pubblicato a settembre dal WWF con i Parchi Nazionali che necessitano di un serio rilancio e le Aree marine protette che non solo non possono continuare ad essere ‘aree protette di serie B’ ma che devono acquisire dignità a livello economico e gestionale. Anche il 2018 ha messo in evidenza come il nostro territorio sia particolarmente esposto ai fenomeni estremi che con i cambiamenti climatici tendono ad aumentare in frequenza e intensità. È necessario che gli investimenti annunciati per affrontare il dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza diventino subito concreti e reali. Infine, le bonifiche: devono uscire dalla carta su cui rimangono da decenni e diventare realtà”.

“Il 2019, sia a livello globale che nazionale dovrà essere un anno di svolta. È necessario porre le basi per un Global Deal, un accordo globale, ambizioso ed efficace per la natura e la biodiversità. E serve il coraggio dei governi per concretizzare l’Accordo di Parigi sul clima e assumere impegni adeguati all’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

A livello nazionale, oltre ai provvedimenti che indichino un reale e rapido percorso di decarbonizzazione del nostro sistema energetico ed economico, ci aspettiamo un cambio di passo netto e concreto nelle politiche ambientali. A cominciare dall’approvazione della legge contro il consumo del suolo (provvedimento essenziale contro la cementificazione, per la sicurezza del territorio e di migliaia di famiglie) che dal 2012 vaga per le aule del Parlamento alla ricerca dei voti che la facciano diventare qualcosa di più che una promessa”, conclude Donatella Bianchi.

Si può leggere qui il bilancio completo del WWF sul contesto internazionale e nazionale.

(dal sito del WWF Italia)

I migranti impegnati nella Rimembranza chiamati davanti alla Commissione prefettizia, incrociamo le dita!

L’associazione WWF Litorale laziale è stata inserita nel mese di giugno 2018 in un progetto formativo voluto dal Comune di Terracina e riservato a persone migranti nell’ambito di attività volontarie a favore della popolazione locale in attuazione del decreto legge n. 13 del 17 febbraio 2017 recante Disposizioni per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale.

Il progetto, iniziato l’estate scorsa, si sta sviluppando all’interno del parco della Rimembranza di Terracina, gestito da qualche decennio dal WWF con una convenzione sottoscritta con il Comune e rinnovata in data 11 agosto 2016. Dopo una formazione iniziale sulla storia del luogo, sulla vegetazione presente e sulle tecniche di conduzione di un giardino, il progetto è passato ad una fase operativa con piccoli lavori di manutenzione come rifacimento di muri a secco, ripristino di staccionate con la relativa tinteggiatura e pulizia dei sentieri.

I migranti che hanno scelto di entrare volontariamente nel progetto stanno dando un contributo  rilevante alla sistemazione dell’area del parco (appena terminata la bonifica dei danni causati dall’evento del 29 ottobre riprenderanno i loro interventi) ricevendo un attestato da parte del WWF Litorale laziale.

Man mano che arriveranno le convocazioni potranno presentare tale attestato alla Commissione prefettizia che dovrà riconoscere il loro stato di rifugiati.

Mamadou e Omar saranno i primi ad essere ascoltati dalla Commissione prefettizia di Latina, sono stati convocati, infatti, per il mese di gennaio 2019.

Il WWF Litorale laziale è grato all’assessore Roberta Tintari che ha voluto il progetto, alla coop. sociale IL Quadrifoglio cui sono affidati i migranti coinvolti e soprattutto ai ragazzi che si stanno prodigando nella manutenzione del parco.

A questi ultimi auguriamo vivamente che possano restare qui da noi come nuovi cittadini!