QUANDO LO SCEMPIO AMBIENTALE E’ LEGALIZZATO
IL BOSCO NON E’ UN CANTIERE!
A chi giova la distruzione della faggeta di Bassano dentro il Parco di Bracciano-Martignano?
Per il WWF Lazio occorre sospendere il piano di taglio e rivedere i termini
Vittima silente e’ questa volta il Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano istituito il 25 novembre 1999 con L.R. n.36, oggi commissariato per volere della Giunta regionale.
Infatti attraverso il Piano di assestamento e Gestione Forestale sviluppato dall’Università Agraria di Bassano Romano, si vorrebbe vantare un presunto “legittimo esercizio” del godimento dell’uso civico di legnatico sulle terre assegnate alla Università Agraria di Bassano Romano, che rientrano nella categoria a) dell’art. 11 della legge 16.03.1927 n. 1766 sul riordinamento degli usi civici. Il tutto inoltre normato da un apposito regolamento attuativo.
In particolare sotto attacco si trovano la Faggeta e tutto il Bosco di Bassano, questo nonostante il “Bosco Montevano e Cavoni” sia stato riconosciuto come SIC (Sito di Importanza Comunitaria) dalla CEE, per la presenza di un coleottero raro, Rosalia alpina, e come ZPS (Zona di Protezione Speciale) per la presenza di Nibbio bruno, Poiana e Falco Pecchiaiolo.
Questa area, grazie ad un microclima favorevole, presenta inoltre una faggeta a solo 500 metri dal livello del mare. Insomma una particolarità che rende tale luogo di grandissimo rilievo geobotanico.
Auspicavamo fiduciosi – dichiara Vanessa Ranieri Presidente del WWF Lazio – che a fronte del sopralluogo congiunto effettuato ormai da tempo tra il Direttore del Parco, il Commissario, i tecnici dell’Ente, il Presidente dell’Università Agraria di Bassano, nonché i tecnici della Regione Lazio, si abbandonasse l’idea dell’abbattimento e si seguissero invece criteri di maggiore conservazione riconoscendo l’elevato valore naturalistico dell’area”.
Per converso gli accordi raggiunti dagli Enti preposti, per il WWF Lazio non sono sufficienti a garantire l’integrità dell’area, obiettivo primario e irrinunciabile di un’area protetta.
“Rileviamo come la politica del Commissariamento delle aree protette – continua Ranieri – produca spesso percorsi che vanno nella direzione opposta agli scopi e agli obiettivi per il quali le stesse sono state legittimamente create. La gestione di un’area deve tendere essenzialmente alla tutela della biodiversità, alla ricerca scientifica ,al fine di produrre dati utili alla conservazione, al controllo del territorio per evitare abusi e danni al comune patrimonio ambientale la cui tutela e’ addirittura riconosciuta dalla Costituzione.”
Purtroppo l’evento sopra riportato non è un episodio isolato e nel Lazio (come nel resto d’Italia) se ne segnalano altri simili: per tutti citiamo la Macchia di Manziana e i Monti Lepini.
I tagli che le finanze pubbliche locali hanno subito recentemente stanno di fatto incentivando l’avvio di un massacro sui boschi pubblici (compresi quelli di elevato valore naturalistico) nelle Aree protette e nei Siti di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000. Questo meccanismo mette in serio pericolo l’unicità della foresta, dei suoi patriarchi vegetali, del suo paesaggio unico di bosco d’alto fusto di pianura, della sua incomparabile biodiversità
“Il WWF chiede pertanto – conclude Ranieri – l’immediata cessazione dell’abbattimento e la verifica da parte delle autorità giudiziarie di eventuali responsabilità in capo agli amministratori e gestori, ritenendo inammissibile che boschi d’alto fusto con alberi centenari, oltretutto in area protetta, siano gestiti come cedui per fare legna da ardere”.
Roma, 14 febbraio 2012
Info stampa WWF Lazio: Cesare Budoni – cell. 349-6040937