A proposito di spiaggiamenti di delfini, il parere di un’esperta

di Elisabeth Selvaggi

In questi giorni c’è stata la segnalazione di un “piccolo delfino” spiaggiato ancora vivo a Terracina. La capitaneria di Porto di Terracina è intervenuta caricando il delfino su una motovedetta e rilasciando l’animale in acque libere.

clip_image002Sfortunatamente negli ultimi mesi sono aumentati i casi di spiaggiamento di delfini lungo le coste del litorale pontino, e nella maggior parte dei casi si tratta di Cetacei già morti. Sembra si tratti soprattutto di Stenelle (Stenella coeruleoalba), “piccolo delfino” piuttosto comune nelle acque del Tirreno che spesso può essere avvistato in piccoli gruppi dai traghetti o da imbarcazioni che fanno la spola tra le isole ponziane e la costa pontina.

Gli spiaggiamenti possono verificarsi quando un animale ha subito la collisione con un natante, o è stato catturato accidentalmente da una rete, o è stato aggredito deliberatamente o perché malato. Quando l’animale è ancora vivo sono rari i casi in cui sopravviva.

clip_image003Anni fa (1991) il WWF di Terracina era intervenuto in un caso di spiaggiamento di una stenella viva che poi era stata ospitata nella piscina con acqua marina di un noto albergo del Circeo, il cetaceo riuscì a sopravvivere 16 giorni nonostante l’intervento di un veterinario esperto in Cetacei e della Fondazione Cetacea. Il tentativo di dare una seconda possibilità accompagnando l’animale in mare aperto è l’intervento più semplice e naturale, ma è probabile che in pochi giorni il delfino possa venire rivenuto sulla spiaggia morto.

Sin da 1985 è stata istituita una rete di monitoraggio con il Centro Studi Cetacei, La Fondazione Cetacea e, a quei tempi, aderì anche il WWF e le sedi costiere come quella di Terracina, oggi Litorale Pontino. Allora i volontari contribuivano attivamente intervenendo sul posto e segnalando i casi al CSC. Il ricordo ed il dolore di vedere morire dei delfini senza poter fare nulla non ci ha più abbandonato. Tra il 1990 e il 1992 ci fu un picco di casi di spiaggiamento di stenelle in seguito ad una epidemia di un Morbillivirus nel Mediterraneo. E’ possibile che si stia verificando un nuovo picco di morti dovute al Morbillivirus, ma per saperlo servono dati!

Cosa possiamo fare? Il 18 gennaio, dopo un lungo periodo di mancanza di informazioni chiare su cosa fare e a chi rivolgersi, è stata pubblicata la notizia sul sito del Ministero dell’Ambiente sullo stato di aggiornamento della Banca Dati gestita dal CIBRA (Centro Interdisciplinare di Bioacustica dell’Università degli Studi di Pavia) che pubblica una scheda di segnalazione per lo spiaggiamento di mammiferi marini. Al Progetto aderiscono il CSC, la Fondazione Cetacea, il Ministero dell’Ambiente, le Capitanerie di Porto e la Marina Militare ed altri enti di ricerca di varie regioni italiane.  E’ importante che i dati siano raccolti in una unica banca dati per avere un quadro generale, bastano i dati geografici (località, comune, provincia), data e specie, gli altri dati non sono difficili da aggiungere (la scheda può essere scaricata dal sito http://mammiferimarini.unipv.it/).

Il problema è che un comune cittadino non può detenere l’animale né parti di esso (CITES), né tantomeno praticare una necroscopia a cielo aperto in assenza di un veterinario della ASL, esistono seri rischi sanitari anche solo nel toccare la carcassa. L’animale morto non dovrebbe rimanere abbandonato a lungo sulla spiaggia, ma andrebbe rimosso il prima possibile e andrebbero prelevati dei campioni di tessuto per accertarne la causa della morte ed i rischi per la specie e per l’uomo, ma questo può essere fatto solo da personale dell’ASL. Ecco il motivo per cui per tanto tempo è stato scoraggiato l’intervento da parte di volontari, che sappiamo per esperienza vissuta, che per troppo zelo metterebbero a rischio la propria salute.

Quindi, come sempre è importante informarsi e… informare, ma anche pretendere l’intervento delle istituzioni (Veterinario della ASL e Capitanerie di Porto); l’intervento dei cittadini e dei volontari deve essere nella segnalazione e nel supporto, perché non tutti i veterinari hanno esperienza con i Cetacei e non tutte le capitanerie di porto hanno esperienza di recupero della fauna selvatica.

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