Monte Cucca e le propaggini di Monte Leano da cui sono cadute frane sulle zone sottostanti risentono del passaggio del treno alle loro pendici. Le vibrazioni dalle rotaie si trasmettono al terreno e da qui alle montagne causando con microterremoti frane e smottamenti.
Eliminando il treno le montagne si stabilizzeranno definitivamente rendendo sicure la strada Frosinone-mare, le vie pedemontane, le abitazioni, le coltivazioni, l’acquedotto,….
Così avremo la pista ciclabile Terracina-Fossanova sul rilevato della ex-ferrovia, il parco dell’Appia antica nella Valle ormai libera dai binari e come corollario una grande stazione a Monte san Biagio o a Priverno, a scelta.
Fuori dal paradosso, quanto sopra si dovrebbe dedurre dalle richieste di soppressione della linea avanzate da qualche cittadino senza alcun cenno o con poca enfasi sulla messa in sicurezza delle montagne.
Alcune proposte sono interessanti e con qualche correttivo condivisibili ma hanno come postulato la messa in sicurezza del territorio senza la quale nessuna persona responsabile potrebbe sostenerle.
Fatto ciò, eliminati cioè ogni pericolo, in attesa della realizzazione dei sogni con al centro il grande scalo e prima dello smantellamento della linea, farebbe scandalo o apparirebbe contro il progresso sostituire il piccolo tratto deformato di binario e riattivare la linea? E far viaggiare su di essa un treno navetta leggera in modo da eliminare il collegamento su gomma verso Monte san Biagio e Priverno?
E’ sempre meglio un collegamento su ferro, che è stabile, sicuro, integrato ormai da più di centoventi anni con l’ambiente ed il territorio, che contribuisca a decongestionare il traffico, i parcheggi, l’aria e a far rilassare i viaggiatori ed i pendolari, e non rispondere alle logiche dell’ottimizzazione e dei profitti che stanno producendo la fine dei pubblici servizi ed un aumento generalizzato dei costi di tutto il sistema e non solo di Trenitalia.
In attesa della megastazione di comprensorio auspicata da qualcuno, inoltre, vogliamo parlare dello stato in cui versano quelle di Monte san Biagio e Priverno dove in alcune ore della giornata si accalcano centinaia di persone?
La stazione di Monte San Biagio, quella più vicina a Terracina, si raggiunge in circa 10 minuti, è strutturalmente insicura (sul binario tre e quattro in prossimità della scala del sovrappasso la famosa linea gialla, che non si deve superare, tocca quasi il bordo della scala stessa; dato l’esiguo spazio dal binario di transito su cui passano soprattutto treni che non si fermano i viaggiatori se non sono molto attenti rischiano tutti i giorni di essere agganciati dai treni). Il sovrappasso è molto alto e quando piove non essendo coperto può essere scivoloso, gli ascensori sembrano fuori uso. Manca un servizio di toilette, aperto, una vera e propria sala d’aspetto, quella attuale d’inverno è fredda e ventilata ed inoltre non ci sono pensiline. La biglietteria è chiusa. L’attraversamento dell’Appia può essere pericoloso ed i bus del Cotral di passaggio in direzione di Terracina fermano lontano.
Con il nuovo orario sono stati eliminati nove treni al giorno da Napoli e da Roma, altro che le fermate degli intercity che qualcuno prometteva durante le ultime elezioni comunali!
La stazione di Priverno che è molto più lontana di quella di Monte san Biagio e ci vuole più del doppio del tempo per raggiungerla, è al servizio di un grosso bacino di utenza, nei momenti di punta è molto affollata, e spesso è difficile viaggiare seduti, soprattutto da quando alcuni treni non partono più dalla stessa ed arrivano quasi pieni da Formia. Non è dotata di pensiline e quando piove non c’è posto per ripararsi soprattutto nelle ore di punta. La sala d’aspetto è insufficiente, fredda e ventilata, manca un servizio di toilette aperto al pubblico e la biglietteria è chiusa. Il servizio di collegamento è assicurato da una corsa Cotral per gli studenti e dai bus navetta della ditta Cialone.
Questi sono i problemi e gli ostacoli che tutti i giorni dal settembre del 2012, da quando cioè manca il nostro treno, devono affrontare e superare i pendolari ed i viaggiatori di Terracina oltre ai disorientati turisti diretti verso la nostra città, prima di salire sul treno o quando ne scendono.
In Italia abbiamo ancora una classe dirigente che brama di smantellare qualche altra ferrovia locale. E’ una malattia che tra poco guarirà.