Mettere in sicurezza il territorio, proposte WWF per una risposta immediata ai rischi di calamità

vedutapiave3_vajont2013_fotosbragonzi Il WWF suggerisce alle istituzioni un Piano in quattro mosse che consenta di dare una risposta immediata per garantire condizioni minime di sicurezza ai Comuni e alla popolazioni a rischio a costi contenuti visto che il ripetersi di eventi estremi, amplificati dall’incuria e dal dissesto territoriale, è ormai diventata quotidiana emergenza e che la programmazione degli interventi per la manutenzione del territorio e per l’adattamento ai cambiamenti climatici, che pur devono essere avviati al più presto, implica interventi con un orizzonte a 20 anni, con un impegno di risorse a 40 anni.

1.    Preallerta delle popolazioni residenti
La comunicazione delle previsioni meteorologiche estreme non può fermarsi negli uffici delle Istituzioni. Occorre codificare standard operativi per cui le popolazioni residenti interessate possano essere messe a conoscenza per tempo del potenziale pericolo e quindi adottare comportamenti idonei.

2.    Inedificabilità assoluta nelle pertinenze fluviali

In attesa di regole più strutturali e di una vera riforma urbanistica che dal dopo guerra non è mai arrivata, è necessario vincolare le aree più esposte all’effetto dei cambiamenti climatici e tra queste certamente coste e sponde dei fiumi. In Italia il tasso medio di urbanizzazione negli ultimi 50 anni è passato dall’1,9% al 7,5%,

3.    Pianificazione territoriale integrata
Si deve arrivare finalmente ad un processo di co-pianificazione tra lo Stato e le Regioni (idrogeologica. sismica, paesaggistico-naturalistica e agricola). E’ necessario che questa co-pianificazione, definita in coerenza anche con la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici (che il Governo sta preparando).

4.    Prevenzione fatta dai cittadini
I cittadini possono adottare una serie di azioni preventive soprattutto in occasione di ristrutturazione delle abitazioni.Come gli interventi dry-proof, finalizzati ad impedire o minimizzare l’ingresso dell’acqua negli edifici .

Il WWF ricorda che le misure descritte evidentemente non sostituiscono gli interventi di messa in sicurezza già individuati e in attesa di finanziamenti, o avere influenza sulla frequenza o sull’intensità degli eventi disastrosi, ma possono però, a costo contenuto, favorire il buon governo del territorio e limitare significativamente i rischi per le popolazioni.

Il tutto in attesa che questo Paese possa trovare il modo per porre rimedio allo scempio compiuto in decenni di speculazioni edilizie attraverso interventi che vanno ben oltre quelli dell’assetto idrogeologico, ma necessariamente dovranno prevedere delocalizzazioni, riqualificazioni, recuperi ambientali, abbattimenti, insomma interventi che restituiscano quella bellezza e qualità che ha fatto la nostra storia e che stiamo sempre più perdendo.

Gli equivoci dei negoziati sul clima a Varsavia dove il carbone la fa da padrone

carpet_stunt_by_6_ngos_18_nov_2013_8160 

A Varsavia le associazioni hanno messo in scena una trovata provocatoria evidenziando l’ipocrisia del governo polacco che promuove il carbone come fonte di energia, mentre allo stesso tempo ospita i negoziati sul clima Cop19.
Amici della Terra-  Europa, Oxfam , ActionAid , WWF, Greenpeace e Christian Aid  hanno dichiarato ” I negoziati di Varsavia si svolgono quando le prove scientifiche evidenziano  il ruolo centrale che i combustibili fossili, e in particolare il carbone,  hanno come principale fonte di inquinamento del clima.” 

Le ONG hanno organizzato un evento all’ingresso della conferenza COP questa mattina , mettendo in evidenza il trattamento speciale riservato all’industria del carbone  da parte del governo polacco nel corso dei negoziati sul clima . 
Ai delegati in arrivo è stato chiesto di camminare su un tappeto verde ( che rappresenta l’energia pulita), mentre su un tappeto rosso adiacente  attivisti  ben vestiti, che rappresentano il governo polacco, hanno accolto l’industria del carbone, raffigurato da attivisti che indossavano maschere a forma di centrali a carbone.

Il mese scorso il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) ha pubblicato un nuovo rapporto sul cambiamento climatico che presenta i risultati della comunità scientifica che avverte dell’urgente necessità di adottare misure per evitare le conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico . Il rapporto IPCC mette in guardia da una preoccupante escalation degli impatti climatici, ma mostra anche che prevenire il caos climatico è ancora possibile. Gli scienziati sono stati chiari, avremo bisogno di mantenere sottoterra almeno i due terzi, e più probabilmente oltre l’80 %, dei combustibili fossili noti  se vogliamo mantenere l’aumento del riscaldamento globale sotto l’ obiettivo concordato di 2 ° C. 
Anche i 2 ° C non sono considerati sicuri da molti scienziati del mondo, dalla società civile globale e da più di 100 paesi nel corso dei negoziati  che invece richiedono un limite di temperatura di 1,5 ° C  e quindi anche ulteriori restrizioni alla industria dei combustibili fossili.

In questo contesto è profondamente problematico che il processo di pre- COP e gli attuali negoziati hanno dato risalto e privilegio alle grandi aziende  che hanno investito ingenti risorse in progetti sui combustibili fossili: estrazione del petrolio nella regione artica , sfruttamento delle sabbie bituminose o all’ampliamento dell’ uso del carbone, piuttosto che le aziende che stanno passando a fonti energetiche più pulite. Di particolare interesse è il modo in cui il governo polacco ha consentito la sponsorizzazione commerciale per COP19 e un maggiore accesso per le grandi aziende dei combustibili fossili e gli interessi industriali di ampi aspetti della COP. Si tratta di un cambiamento senza precedenti e altamente preoccupante per la modalità di funzionamento per il processo di clima dell’UNFCCC “ hanno detto le associazioni.

E’ evidente che per prevenire la violazione di punti critici  e le potenzialità catastrofiche del cambiamento climatico, dobbiamo fermare l’estrazione e l’uso di tutte le nuove fonti di combustibili fossili, in particolare carbone, il più abbondante e più sporco in uso oggi. 
Il passaggio dai combustibili fossili verso sistemi energetici rinnovabili e puliti, in particolare per i paesi in via di sviluppo e le comunità povere, deve essere una giusta transizione sostenuta da finanziamenti pubblici e il trasferimento tecnologico . 

Ecco il dossier WWF sul carbone dossier_carbonewwf2013

Gli stati generali della Green Economy a Ecomondo coniugano l’economia con l’ambiente

Statigenerali

 

 

 

 

In questi giorni si sono tenuti a Rimini gli Stati Generali della Green Economy con una grande partecipazione di studiosi, operatori economici, ambientalisti, cittadini.

 

 

Nei due giorni si sono alternati i ministri Orlando (Ambiente) e Zanonato (Sviluppo economico)

Il Consiglio Nazionale della Green Economy ha illustrato alla presenza del ministro Orlando un pacchetto di misure per un GREEN NEW DEAL  che  si articola in 10 punti

  1. Attuare una riforma fiscale ecologica che sposti il carico fiscale, senza aumentarlo, a favore dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione green.
  2. Attivare programmi per un migliore utilizzo delle risorse europee e per sviluppare strumenti finanziari innovativi per le attività della green economy.
  3. Attivare investimenti che si ripagano con la riduzione dei costi economici, oltre che ambientali, per le infrastrutture verdi, la difesa del suolo e le acque.
  4. Varare un programma nazionale di misure per l’efficienza e il risparmio energetico.
  5. Attuare misure per sviluppare le attività di riciclo dei rifiuti.
  6. Promuovere il rilancio degli investimenti per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
  7. Attuare programmi di rigenerazione urbana, di recupero di edifici esistenti, di bonifica, limitando il consumo di suolo non urbanizzato.
  8. Investire nella mobilità sostenibile urbana.
  9. Valorizzare le potenzialità di crescita della nostra agricoltura di qualità.
  10. Attivare un piano nazionale per l’occupazione giovanile per una green economy.

Orlando

 

 

 

Il ministro Orlando in un lungo intervento ha condiviso completamente l’impostazione generale del pacchetto di misure.

 

 

Questi i passaggi  più apprezzati dalla platea

  • la mancata prevenzione nella gestione dei rifiuti, del dissesto idrogeologico e della depurazione delle acque genera un debito per il futuro
  • occorre introdurre l’ambiente nel PIL
  • l’economia come sempre poggia sull’edilizia ma questa non potrà occupare altro suolo se non dopo aver riutilizzato tutto il costruito esistente
  • si farà carico di un incontro dei ministri dell’ambiente e del lavoro della Comunità Europea

IMG_1314

 

 

 

Nel pomeriggio in una tavola rotonda tra assessori regionali all’ambiente  è intervenuto per la Regione Lazio Fabio Refrigeri.  L’assessore ha riferito tra l’altro che la nostra Regione sta approntando in collaborazione con ENEA e ANCI il piano energetico regionale, che è stata definita la stazione unica appaltante per gli acquisti che dovranno essere ispirati al green public procurement (GPP) e che è stato regolamentato il Codice degli appalti.

 

 

In una successiva tavola rotonda riservata alle associazioni ambientaliste il WWF Italia è stato rappresentato da Gaetano Benedetto.

Una manifestazione “a pedali” per salvare l’Artico: il WWF Lazio con Greenpeace a Roma

ghiaccio

SALVIAMO L’ARTICO

il WWF Lazio aderisce insieme ad altre associazioni all’iniziativa di Greenpeace per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di difendere l’Artico dalle trivellazioni petrolifere che ne minacciano la conservazione e invita a partecipare alla “Pedalata Polare” che si terrà a Roma il 15 settembre.

 

PEDALATA POLARE

IL 15 SETTEMBRE PEDALIAMO IN TUTTO IL MONDO PER SALVARE L’ARTICO E DIRE NO AI GIGANTI DEL PETROLIO CHE LO MINACCIANO.

Il 15 settembre si svolgerà una giornata di mobilitazione internazionale per lanciare un messaggio importante: Salviamo l’Artico!

Per questa giornata, è stata organizzata da Greenpeace, con l’adesione di altre associazioni e gruppi locali, una pedalata in bicicletta per le vie del centro di Roma e in altre città d’Italia. L’inizio della manifestazione sarà alle 10 da piazza del Colosseo, da dove partirà la pedalata di circa 4 km; si tratta di un percorso breve e facile che possono fare tutti, anche con famiglie al seguito.

Il giro si concluderà nuovamente al Colosseo dove ci sarà musica, artisti di strada e molte altre cose.

Il link dell’evento su facebook da condividere:

https://www.facebook.com/events/534621926609769/?fref=ts

Che fare dell’area di via Morelle? Una proposta rivolta alla Giunta e al Consiglio comunale di Terracina da parte di ASCOM, Sestante e WWF LP

120420122761

Recuperiamo l’area di via Morelle con un impianto di compostaggio di qualità

A seguito dell’incontro avvenuto in Comune tra l’amministrazione e le associazioni WWF Litorale Pontino, Ascom e Sestante lo scorso 23 agosto 2013, relativamente alla questione dell’utilizzo dell’area di Morelle, le suddette associazioni hanno elaborato un documento di indirizzo che l’amministrazione comunale dovrebbe sottoporre al Consiglio Comunale perché possa esprimersi attraverso un’apposita delibera circa l’uso dell’area di via delle Morelle per la realizzazione di un impianto di selezione dei rifiuti e compostaggio. deliberamorelle1

La scelta di tale tipo di impianto rispetta diversi parametri di qualità circa il ciclo di trattamento dei rifiuti e ognuna delle motivazioni che si possono elencare è di per sé importante e fondamentale.

Si sottrae alla totalità dei rifiuti circa il 40% che non solo non va in discarica ma praticamente, a costo 0, viene trattata direttamente nel territorio di Terracina; si riduce in maniera drastica le quantità di rifiuti da pretrattare; si possono inoltre accogliere anche le frazioni umide degli altri comuni del territorio, questa volta a pagamento, e questo porterebbe denaro nelle casse del comune; si raggiungerebbero facilmente percentuali elevate di differenziata evitando quanto meno le sanzioni per il mancato raggiungimento delle quote previste dall’Europa; ultimo, ma non certamente per importanza, si avrebbe una “semichiusura” del ciclo dei rifiuti in provincia con risparmio di CO2 emessa in atmosfera per il trasporto e altre sostanze velenose che normalmente vengono rilasciate dalle discariche. Un bilancio quindi, decisamente positivo per la salute, l’ambiente e l’economia della città.

Ancora non ci siamo, caro COTRI!

La Circolare Terracina corriera orari treni

 

Il servizio del trasporto interno alla città di Terracina da sempre è un pozzo senza fondo in cui si versano somme ingenti di denaro pubblico con una bassa utilizzazione da parte dei cittadini.

Ben organizzato con frequenze adeguate alla vita della città e con orari sicuri di passaggio alle diverse fermate sarebbe finalmente accolto dai cittadini che ne trarrebbero sicuri vantaggi in termini di risparmio di carburante per il mancato uso del proprio mezzo, di eliminazione della ricerca affannosa di un parcheggio nelle vie e strade del centro e soprattutto di riduzione dell’inquinamento generale con un ovvio miglioramento della qualità della vita.

 

 

 

orari

 

Cominciano ad apparire in alcune fermate gli orari di passaggio mentre in altre è rimasto l’orario di partenza dal capolinea.

Non ci siamo ancora, un altro sforzo! Affiggiamo in tutte le fermate gli orari di passaggio e rispettiamoli!

Oggi alla Rimembranza, tra vento e sole è riuscita bene la Giornata delle Oasi WWF

IMG_0665

 

La Giornata delle oasi WWF a Terracina si è svolta domenica 26 nel parco della Rimembranza.

 

 

 

 

IMG_0663

 

E’ stata una giornata double- face, ventosa e fredda la mattina, assolata e calda il pomeriggio.

 

 

 

 

IMG_0661

 

 

Ai visitatori è stata offerta la possibilità di godere di due mostre, una sulla biodiversità della Ecoregione Alpi e l’altra sulle api.

 

 

IMG_0664

 

 

 

 

 

 

 

Nel pomeriggio si è tenuto l’incontro sul treno che da otto mesi non arriva a Terracina per la nota questione della frana caduta sulla linea. Erano presenti oltre al sindaco Procaccini, assessori vecchi e nuovi, la consigliera regionale Gaia Pernarella e molti pendolari con il loro comitato. Il sindaco ha aggiornato i presenti sullo stato dell’arte e la consigliera regionale ha dato il suo impegno per seguire da Roma la vicenda. Dopo alcuni interventi l’incontro si è chiuso con due punti importanti:

  1. Il sindaco si farà carico di organizzare una perizia tecnica sull’intero fronte da cui è partita la frana in modo da poter rispondere con argomentazioni fondate all’opposizione all’apertura della linea da parte di RFI 
  2. Si costituirà un comitato allargato di cittadini e associazioni per sostenere con varie iniziative l’azione delle Istituzioni.

Sardine e orti domestici per salvare la Terra; Fulco Pratesi sul Corriere della sera di oggi in occasione della Giornata mondiale della Terra

74508_106978832706201_443820_n

Limitare la carne e scegliere pesci delle specie più comuni

In 20 anni l’Italia ha perso il 15% di coltivazioni

Gli sprechi

Secondo le stime della Fao un terzo della produzione mondiale di cibo finisce in discarica

Il confronto

La stessa quantità di terreno può produrre un chilo di proteine della carne o otto di soia

FULCO PRATESI

La 43ª Giornata della Terra dell’Onu, celebrata oggi in tutto il mondo, rappresenta un’occasione importante per rendersi conto dello stato di salute del Pianeta, l’unico che abbiamo.

La situazione, nonostante gli impegni, spesso solo cartacei, delle nazioni e delle organizzazioni internazionali, non appare confortante. La popolazione umana continua ad aumentare (si prevedono 9,3 miliardi per il 2050) e la concentrazione di CO2 nell’atmosfera a gennaio ha raggiunto un record di 395 parti per milione, avviando la temperatura globale (il 2012 è stato il nono anno più caldo dal 1880) verso un aumento di più di 2 gradi di media, con gravi danni, soprattutto per l’agricoltura e l’alimentazione. L’Italia, nel suo piccolo, negli ultimi venti anni ha perso il 15% della terra coltivata.

Ed è proprio sull’alimentazione di una umanità in crescita in numeri ed esigenze, che il Wwf punta il dito nell’Earth Day odierno.

La produzione alimentare costituisce infatti una delle maggiori cause del consumo delle terre emerse non coperte dai ghiacci e della perdita della loro biodiversità. L’agricoltura ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e delle selve tropicali; l’acqua usata per l’irrigazione assorbe il 70% di quella disponibile sul Pianeta; la sovrappesca sta portando all’estinzione numerose specie ittiche.

Se si esclude l’ultima glaciazione, terminata circa 10 mila anni fa, nessun altro fattore ha avuto un impatto tanto distruttivo sugli ecosistemi.

Ma se può risultare illusorio affidarsi solo alla responsabilità dei governi – i quali più che alle generazioni future puntano alle prossime scadenze elettorali – molto si potrebbe ottenere, in questo specifico settore, dall’impegno di tutti noi. Anche una minima inversione di tendenza nei consumi e negli sprechi, se ripetuta per miliardi di persone, può rappresentare un primo passo verso un futuro più sostenibile.

Innanzitutto limitare il consumo di carni. L’allevamento del bestiame, sopratutto bovino, richiede ampi spazi per il pascolo ma ancor più per la produzione di mangimi, entrambi ottenuti con la distruzione di immense superfici di foreste tropicali: la stessa quantità di terreno e di acqua occorrenti per produrre un chilogrammo di proteine della carne, può consentire una produzione di proteine dalla soia otto volte superiore.

Per quanto riguarda i cibi di origine vegetale, un comportamento più virtuoso deve far preferire prodotti di stagione e di origine locale, meglio se coltivati con sistemi biologici e da orti domestici, evitando anche l’acquisto di derrate provenienti con gran consumo d’energia da luoghi lontanissimi e ottenuti spesso da colture distruttive nei confronti degli ecosistemi naturali. Inoltre, scegliendo specie ittiche non prelevate da stock troppo sfruttati – come quelli del tonno rosso mediterraneo, del pesce spada e altri – e scegliendo specie più comuni come lo sgombro, le alici, le sarde, i cefali, eccetera – si può contribuire a rendere i nostri consumi in fatto di pesce meno impattanti sull’ambiente marino. Il quale oggi è in grave sofferenza per un prelievo delle sue risorse raddoppiato negli ultimi 30 anni grazie a metodi di pesca tecnicizzati e distruttivi nei confronti della biodiversità oceanica.

Non va infine trascurato il problema degli sprechi alimentari. Secondo la Fao, un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano a livello globale finisce in discarica. In Italia, ben 108 chili di cibo commestibile sono sprecati ogni anno, contro i 99 della Francia, gli 82 della Germania e i 72 della Svezia.

Anche in questo campo un comportamento più virtuoso e responsabile di ognuno di noi sarebbe molto necessario.

22 aprile, Giornata della Terra; il WWF celebra la ricorrenza focalizzando l’attenzione sull’alimentazione

mgunther_2131

L’alimentazione sostenibile è il tema scelto dal  WWF per partecipare all’Earth Day Italia che festeggia la 43ma Giornata della Terra con un grande concerto a Milano, ( info su http://earthdayitalia.org/).

Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia, che parteciperà alla maratona web dell’Earth Day con un video ricorda che “L’alimentazione ha un ruolo prioritario quando si parla di tutela ambientale. Il cibo che scegliamo – e ancor di più quello che sprechiamo – rischia di ‘affamare’ il Pianeta e i suoi abitanti. Per garantire la salute a lungo termine del Pianeta è necessario e urgente ridurre drasticamente l’impatto negativo delle produzioni alimentari. La ricetta per salvare il Pianeta passa anche nel cambiamento della nostra alimentazione quotidiana, tra cui la riscoperta del modello alimentare mediterraneo, il cui valore ambientale e nutrizionale è riconosciuto da tempo dalla comunità scientifica internazionale. ”

Per il WWF la produzione alimentare è infatti responsabile del consumo del 38% delle terre emerse non coperte da ghiacci, del degrado di habitat e della perdita di biodiversità. L’agricoltura ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali mentre l’irrigazione utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile sul Pianeta. I processi produttivi connessi alle produzioni alimentari causano l’inquinamento di fiumi e oceani e l’emissione di  una quantità di gas serra molto elevata.
Se escludiamo l’ultima glaciazione, nessun altro fattore ha avuto un impatto tanto distruttivo sugli ecosistemi.

Se da un lato per vincere questa sfida sono necessarie azioni globali che riguardano l’arrestare l’espansione dei terreni agricoli, il miglioramento dell’efficienza dell’uso di risorse (per unità di acqua, di energia), la riduzione degli sprechi lungo filiere, dall’altro basterebbero alcuni semplici cambiamenti alle nostre scelte alimentari per spingere la produzione di cibo in una direzione più sostenibile. A partire dalla rivalutazione di un’alimentazione ricca di vegetali e frutta di stagione e di provenienza locale, passando per una drastica riduzione dei consumi di carne, soprattutto bovina, evitando i cibi eccessivamente elaborati e trasformati, diversificando il pesce che si acquista (evitando le specie sovrasfruttate) sono tutte misure che possono migliorare la nostra salute e al contempo ridurre i costi ambientali del sistema agroalimentare. E ancora, se nei paesi poveri, gli sprechi sono dovuti principalmente a raccolti perduti e infrastrutture inadeguate, in Europa il 40% avviene nelle nostre dispense e frigoriferi. Anche i piccoli miglioramenti sono importanti.  Sforzi mirati nel ridurre gli sprechi – soprattutto di quegli alimenti che assorbono più risorse, come carne e latticini – potrebbero fare una grande differenza. A questi temi il WWF ha dedicato l’iniziativa ‘One Planet Food’

Il lavoro del WWF  sul tema dell’alimentazione è possibile anche grazie a quanto raccolto grazie al 5×1000 che ogni cittadino può devolvere gratuitamente all’associazione.

Alberi da piantumare e non da estirpare

47_image_1

Da febbraio è in vigore la legge che obbliga i comuni con più di 15.000 abitanti a piantare un albero per ogni bambino nato o adottato.

Un solo albero può fornire  ossigeno per 10 persone e assorbire, a seconda delle dimensioni, da 7 a 12  kg di emissioni di CO2 all’anno; inoltre, gli alberi riducono l’inquinamento acustico. L’arredo urbano non può non avere gli alberi tra gli elementi fondamentali, oltretutto  ne guadagna la qualità della vita delle nostre città.

La legge è abbastanza stagionata, esiste dal 1992 ma ha subito alcune modifiche come l’ambito di applicazione ai soli grandi comuni, l’estensione anche ai bambini adottati e l’obbligo da parte dei comuni di piantumazione entro 6 mesi dalla nascita o dall’adozione.

Per seguire la piena applicazione della legge è stato istituito presso il Ministero dell’Ambiente il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico  e nello stesso tempo i Comuni sono obbligati a comunicare luogo e specie dell’albero piantato (come a sollecitare da parte della famiglia una cura e una tutela della pianta gemellata con il nuovo arrivato) e produrre  un censimento annuale del nuovo verde.

561261_10151369532437689_1912164444_nNon si sa cosa si stia facendo a Terracina in merito all’applicazione di questa legge, quello che invece pare sicuro è l’eliminazione delle piccole aree in cui erano piantati alberelli nella zona del lungomare prossima al centro città. Lo stanno segnalando sulla rete cittadini informati che hanno indicato i luoghi dove prima del rifacimento del marciapiedi c’erano alberi.

Non possiamo credere che si stia procedendo ad una eliminazione di alberi, forse si tratta di un semplice spostamento. Vorremmo essere rassicurati !