La speleologia a Terracina è stata una grande passione (3)

In questa storica foto  del 18 ottobre 1959 il Gruppo Anxur nel giorno dell’esplorazione della nuova galleria della Grotta Sabina. (da sinistra Massimo Cicerani, Alberto Legge, Orvinio Frattarelli, Armando Provitali, Luigi Cerilli, Carmine Ferrigni, Dario Tramonti, Franco Guadagnoli, Sandro Spezzaferro, Sabatino Guadagnoli, Carlo Tramonti-alla macchina fotografica Giovanni Spezzaferro).

L’attività del Gruppo Speleologico Anxur si è protratta dai primi anni Cinquanta a metà degli anni Settanta e si è svolta nel complesso dei Lepini, Ausoni, Aurunci. La sede era La Torretta civica, allora inutilizzata, perché mancante della scala di accesso e della scala interna. Come riferisce Franco Guadagnoli, fu escogitata una scala di legno “zoppa” per entrare dalla porta esterna e una scala a pioli interna per poter guadagnare il primo piano. La mancanza della scala interna era utile per testare le scale autocostruite, le prime corde sintetiche e l’uso di nodi più idonei per certe situazioni.

Quando furono sistemate le scale esterna e interna, il Gruppo restò senza sede e le attrezzature, i materiali e l’archivio che si trovavano nei locali si dispersero.

Il  Gruppo è stato sempre molto impegnato nelle esplorazioni di cavità nelle diverse zone della provincia di Latina dovunque fosse una emergenza geologica.

Racconta Franco Guadagnoli:

L’esplorazione alla Voragine “Catauso” nel Comune di Sonnino. Si tratta di un enorme inghiottitoio riportato nelle carte sin dal 1765 ed esplorato per la prima volta dai fondatori del “Circolo Speleologico Romano” nel 1928. Esplorata tante altre volte. Rimane sempre molto impegnativa,  molto tecnica e da intraprendere nei periodi giusti, l’inghiottitoio infatti raccoglie  l’acqua di un bacino di circa 19 Kmq. Una nostra partecipazione, proprio con il CSR, ad una “esplorazione invernale” nel mese di Dicembre  ci impegnò quasi 18  ore consecutive di una giornata piovigginosa all’esterno ma sotto continue cascate entro la cavità.

In occasione di un campo di ricerca di 10 giorni organizzato sulle montagne di Formia nell’estate del 1962, furono esplorate per la prima volta tutta una serie di cavità, pozzi e inghiottitoi tra i quali la “Ciauca degli Spagnoli”, il “Cimmaro delle Donne” e la “Ciauchella”. Quest’ultima oggi è nota come “Abisso della Ciauchella”. Localizzata ed esplorata per la prima volta proprio dal GS Anxur, parzialmente però, per mancanza di attrezzatura. Alla prima esplorazione, infatti, non fu possibile raggiungere il fondo del secondo pozzo che si apriva in un ambiente vastissimo, senza toccare le pareti, in un unico interminabile salto di 85 metri . Superato al secondo tentativo, la cavità continuava ancora e parecchio. In una successiva esplorazione nel 1967,  in collaborazione con lo Speleo Club di Roma, con un impegno di quasi 20 ore,  fu superata ancora una parte della cavità. Di tale cavità è nota oggi la profondità di oltre 290 metri, risultando una delle più profonde del Lazio.

Si potrebbero elencare ancora tante altre cavità esplorate dal GSA come la “Grotta di Pastena”, ovviamente prima della sistemazione a scopi turistici, frequentata spesso per visitare cunicoli inesplorati o per ricerca e studio pipistrelli, e quella degli Ausi nel comune di Prossedi.

 

 

Sabatino Guadagnoli, Carlo Tramonti, Piero Targa, Giacomo Tramonti e Carmine Ferrigni il 5 giugno 1960 nella grotta degli Ausi.

 

 

 

 

 

Settembre 1960, Piero Targa nella Grotta degli Ausi.

 

 

 

 

 

Sabatino Guadagnoli nella grotta “Le vurie” di Sonnino.

 

 

 

 

Vennero esplorate anche le cavità presenti nella zona di Campodimele, alcune delle quali non portate a termine per la presenza di ordigni bellici inesplosi.

 

Nel comune di Terracina un’impresa abbastanza ardua fu l’esplorazione della cavità della “Zì Checca 2^”, profonda quasi 120 metri ma molto tecnica nell’utilizzo delle attrezzature di discesa, tanto da impegnare più tentativi prima di esplorarla completamente.

 

 

Della “Zì Checca 1^” il Gruppo ne tracciò il profilo rilevato durante i giorni del 25 e 26 maggio 1957.

 

 

 

 

Eolo Savelli, Giacono Tramonti, Piero Targa e Alberto Legge sulla base del primo salto della “Zì Checca 1^” a 30 metri di profondità.

 

 

 

 

La grotta Sabina è stata la grande palestra del Gruppo dove i giovani esploratori hanno realizzato l’impresa della scoperta delle nuove diramazioni.

 

 

Sabatino Guadagnoli, Piero Targa e Giacomo Tramonti nella parte della Grotta Sabina nota fino dal 1850.

 

 

 

 

Esplorazione della parte appena scoperta della Grotta Sabina

 

 

Sabatino Guadagnoli

 

 

 

 

 

Franco Guadagnoli

 

 

 

 

 

Luigi Cerilli e Franco Guadagnoli

 

 

 

 

FOTO di Franco Guadagnoli, Giovanni Spezzaferro, Giorgio Silvestri e Guido Libotte

 

Martedì 5 giugno Giornata Mondiale dell’Ambiente; il WWF a Camposoriano con il Parco degli Ausoni

Martedì 5 giugno in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, proclamata nel 1972 dall’Assemblea delle Nazioni Unite, il Parco degli Ausoni ha programmato una iniziativa a Camposoriano.
Il programma per la giornata prevede, a partire dalla ore 10, pulizia del sentiero didattico e, nel pomeriggio, un’escursione nel sito naturalistico.
I volontari del Gruppo pontino del WWF Litorale laziale parteciperanno all’iniziativa e invitano i cittadini a partecipare.
Camposoriano è nel cuore del WWF da quando l’associazione è stata costituita a Terracina.
Oltre trent’anni fa la nostra associazione diffuse in città un adesivo che chiedeva una maggiore tutela di un angolo pregiato del territorio comunale.

La speleologia a Terracina è stata una grande passione (2)

Nel 2003 il Gruppo Speleologico “Anxur” appare nella pubblicazione Le Grotte del LazioI fenomeni carsici, elementi della geodiversità (a cura di Giovanni e Marco Macchia, Maria Piro e Maurizio Barbati. Ed. Agenzia Regionale Parchi, 2003) inserito tra i nuovi gruppi sorti tra il 1955 e il 1975.

Da questa pubblicazione estraiamo la carta del sistema montuoso della regione ricco di cavità; su quelle del massiccio degli Ausoni sud-occidentali si esercitarono i giovani dell’”Anxur”.

Sulla stessa pubblicazione nell’illustrare in particolare la storia delle esplorazioni della grotta Sabina viene citato Franco Guadagnoli.

<<Storia delle esplorazioni

L’ingresso venne scoperto nel 1841 da un minatore in cerca di cave per massi da scogliera. SEGRE (1948a) ritiene che i gradini siano stati realizzati dai briganti che utilizzavano la grotta come rifugio. E’ possibile però che la frequentazione della grotta sia molto più antica, in relazione alla vicinanza del tempio di Giove Anxur, e che i gradini siano stati realizzati per sfruttare la grotta a scopo di culto. La grotta venne esplorata da L. Mollari nel 1850, da Capponi, Legge e R. Remiddi nel 1875, ed infine il 13 marzo 1925 dal CSR. Nel 1963 F. Guadagnoli annunciò che il GS Anxur aveva trovato la prosecuzione tra i massi della grande sala.>>

Franco Guadagnoli continua la sua narrazione sul Gruppo Speleologico “Anxur” così come l’ha visto nascere e sviluppare.

Cominciammo a studiare la speleologia sui Monti Ausoni che sono circoscritti a nord dal fiume Sacco e presentano a est una certa continuità con il massiccio degli Aurunci, dal quale non è nettamente separato. A sud sono delimitati dalla piana di Fondi e dell’Agro Pontino, mentre ad ovest la valle dell’Amaseno li separa dai Lepini.

Gli Ausoni presentano una morfologia carsica superficiale di notevole interesse. Basta in proposito richiamare l’attenzione sulle varie doline grandi e piccole, alcune delle quali di dimensioni ragguardevoli, sui bacini chiusi, sui piani carsici, tra i quali ricordo quelli più battuti dal Gruppo “Anxur”, Camposoriano e Campo dell’Ova.

Litologicamente gli Ausoni risultano costituiti da calcari compatti oolitici, da calcari bianchi ippuritici del Creta superiore, mentre non mancano, distribuite qua e là, larghe fasce di tufi e di materiali piroclastici.

Del tutto assente è una idrografia superficiale almeno nelle plaghe più elevate, mentre ai piedi del massiccio sgorgano numerose anche se esigue sorgenti, il che lascia supporre l’esistenza di una notevole rete idrografica ipogea.

E Guadagnoli continua descrivendo le cavità esplorate nei primissimi anni di vita del Gruppo in diversi comuni della provincia di Latina.

Nel comune di Sonnino esplorammo il Pozzo “Le calanche” profondo 20 metri con uno sviluppo di 5 , l’inghiottitoio “Pellero” a Cerreto profondo 17 metri con uno sviluppo di 73, il pozzo delle “Nottole”sulla Ripa di 37 metri e sviluppato per 6, la Grotta di Frasso di 4 metri con uno sviluppo di 25.

A Prossedi scendemmo nel pozzo “Colardella” sul Monte Alto profondo 32 metri con 20 di sviluppo.

A Fondi entrammo nella Grotta del Falco a Monte Rotondo profonda 28 metri e sviluppata per altri 78 e poi nell’Abisso del lago di San Puoto sempre a Monte Rotondo di 113 metri e uno sviluppo di 97.

Ovviamente fu il territorio del nostro comune quello più esplorato.  Qui scendemmo nella Voragine della “Zì Checca”a Camposoriano ad una profondità di 110 metri e uno sviluppo di 38, nel Pozzo di Campo dell’Ova a Camposoriano profondo 24 e sviluppato per 11 metri, nella Grotta della Delibera poco profonda (12 m.) ma con lungo sviluppo (70 m.).

A Monte Sant’Angelo esplorammo la piccola “Grotta dei Morti” che si sviluppa per 7 metri.   

Alla Torre del Pesce-Monte Pilucco esplorammo le due grotte presenti nell’area.

La Grotta della Sabina a Monte Sant’Angelo è quella che ci ha dato le più grandi soddisfazioni.

Guadagnoli si sofferma anche a descrivere i materiali presenti nelle diverse cavità.

Spesso i fondi della cavità erano detritici mentre le grotte più superficiali presentavano impasti di sabbia giallastra frammista a materiali piroclastici. In una sono stati rinvenuti resti di animali e in un’altra resti umani e di un’industria dell’età neolitica.

La speleologia a Terracina è stata una grande passione (1)

La recente discesa nella grotta Sabina di una giovane speleologa ha riportato in città l’interesse su questo genere di attività nella natura svolta nel corso degli anni da alcune generazioni di giovani terracinesi.

E’ l’occasione per ricostruire la storia di un gruppo di giovani che si cimentarono nell’esplorazione di inghiottitoi e grotte con l’entusiasmo tipico della gioventù ma raggiungendo anche risultati significativi con pochi e improvvisati mezzi. Ad essi, infatti,  si attribuisce il merito della scoperta di nuovi ambienti della grotta Sabina all’epoca sconosciuti e di aver portato a Terracina un importante Congresso di speleologia.

Nel 1958 questi  giovani appassionati  si riunirono nel Gruppo Speleologico Anxur.

Ecco i nomi dei nove fondatori del Gruppo: Franco e Sabatino Guadagnoli, Alberto Legge, Giorgio Silvestri, Alessandro e Giovanni Spezzaferro, Pietro Targa, Dario e Giacomo Tramonti.

Sessanta anni dopo Franco Guadagnoli ci parla del Gruppo e del V Congresso degli Speleologici dell’Italia Centrale tenutosi a Terracina nei giorni 23 e 24 marzo 1963 dove tenne una relazione insieme ad altri componenti del Gruppo.

L’attività speleologica ha avuto inizio in Terracina molto tempo prima della costituzione del nostro Gruppo. Risalgono infatti agli anni dell’immediato dopoguerra le prime esplorazione sugli Ausoni. In quel periodo tuttavia vi fu solo un utile tirocinio dei singoli per quanto concerne la tecnica esplorativa, scarsa o del tutto insufficiente essendo nel contempo la vera e propria attività di ricerca.

Questa si può dire ebbe inizio solo nel 1957 quando fu esplorata e rilevata la voragine “Zì Checca” che raggiunge i 110 metri di profondità. Poco dopo fu sottoscritto da parte di nove soci fondatori l’atto costitutivo del Gruppo Speleologico “Anxur” e venne stilato uno statuto provvisorio; da allora le ricerche furono condotte secondo criteri più razionali e l’esplorazione delle grotte non fu più concepita come pura e semplice attività sportiva.

L’interesse dei soci dell’”Anxur” si volse infatti alla biologia, alla paleoetnologia e alla meteorologia. Già nel Congresso fu presentata una relazione sul rinvenimento nel 1959 dei resti di una industria del Paleolitico superiore lungo la parete di Monte Sant’Angelo, nel corso degli scavi nei pressi della Villa Salvini.

Nello stesso anno il Gruppo si affiliò alla Società Speleologica Italiana e avviò una collaborazione con il Centro Inanellamento Pipistrelli di Genova.   

Il 18 ottobre 1959 è una data importante perché è il giorno in cui ci inoltrammo nella grotta Sabina e ci spingemmo oltre i cunicoli già noti scoprendo altre stanze.

Questa cavità,  scoperta nel 1841, venne esplorata nel 1876 da Romolo Remiddi, ingegnere del comune di Terracina e inizialmente pareva avesse una profondità di 46 metri. Nel 1925 rilievi più precisi accertarono la profondità di 33 metri. Nell’escursione del 18 ottobre 1959 il nostro Gruppo scoprì un nuovo ramo molto più profondo, intorno ai 100 metri.

La notizia ebbe un certo risalto e qualche giorno dopo fu pubblicata sul Messaggero.

 

Tra sole e nuvole l’escursione odierna alla fonte di Santo Stefano

Oggi sì è svolta come da programma l’escursione alla fonte di Santo Stefano seguendo l’Anello di Emilio organizzata dal Gruppo pontino del WWF Litorale laziale.

Alla partenza la cima del Monte Giusto intorno al quale si sviluppa l’anello era nascosta dalle nubi ma non tanto da preoccupare i camminatori.

 

 

La salita è stata affrontata in senso antiorario camminando lungo la mulattiera che si affaccia sul lago di Fondi.

 

 

All’arrivo alla fonte il pranzo al sacco è stato consumato in una nuvola ma comodamente seduti sulle nuove strutture predisposte dal parco degli Ausoni dietro l’interessamento della neonata associazione  Le colline di Santo Stefano.

 

 

 

Prima di iniziare il ritorno una foto ricordo davanti alla fonte per la cui tutela il WWF si è impegnato fin dalla sua nascita a Terracina con un adesivo che molti ricorderanno.

 

 

Il ritorno ha avuto inizio nel pratone sotto la fonte camminando nella nuvola da cui si è usciti durante la discesa.

 

 

Ancora pochi i fiori intorno al percorso, i ciclamini che tra qualche giorno tappezzeranno il sottobosco sono rari ma la sorpresa grande è stata la fioritura di orchidee spontanee avvistate lungo la parte finale dell’escursione.

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La giornata è stata segnata da una grande e importante notizia, alcuni soci hanno riferito la presenza del gatto selvatico nella zona di Santo Stefano confermando quanto scritto da Emilio Selvaggi nel suo libro Camminate fuori le mura.

 

 

Giovedì Santo, escursione alla fonte di Santo Stefano percorrendo l’Anello di Emilio

Il Gruppo pontino del WWF Litorale laziale riprende la tradizione per anni portata avanti da Emilio Selvaggi di anticipare la pasquetta con una escursione alla fonte di Santo Stefano.

Si percorrerà quasi integralmente un anello che Emilio seguendo mulattiere e sentieri da sempre praticati disegnò sul sito di Terrapontina e che gli amici del WWF oggi individuano come Anello di Emilio.

E’ una camminata che passa per leccete e antiche carbonaie consentendo di apprezzare aspetti paesaggistici notevoli; lo sguardo, infatti, spazia dal lago di Fondi al Circeo passando per il Monte sant’Angelo visto alle spalle.

L’appuntamento è fissato nel piazzale ex-Coop alle ore 8.30 con partenza alle ore 9 dopo la compilazione e la consegna delle liberatorie agli organizzatori.

Il ritorno è previsto per il primo pomeriggio. Ovviamente, chi vuole potrà farsi venire a prendere in auto alla fonte.

E’ necessario, oltre a cibo e acqua, un equipaggiamento adatto con scarpe da trekking e una giacca anti-pioggia.

Giovedì santo, l’antipasquetta di Emilio Selvaggi

Ogni anno, prima di andare in pensione, all’inizio delle vacanze pasquali Emilio soleva invitare gli amici del WWF, gli studenti e le loro famiglie, i cittadini ad una pasquetta anticipata sconsigliando tutti di andare in giro il Lunedì in Albis quando migliaia di persone raggiungevano i luoghi scelti per la gita fuori porta spesso devastandoli e sempre lasciandoli invasi da rifiuti. (A questo proposito una volta con i volontari del WWF organizzò  a pasquetta una distribuzione mattutina di grandi buste a tutte le comitive che si erano messe in moto per la gita tradizionale con la preghiera di riportarle in città con i rifiuti della giornata.)

L’appuntamento veniva fissato in Piazza 4 Lampioni e da qui si partiva per la cava di Salissano, il canalone tra Monte Croce e Monte Sterpano, la Ciana, Tignano, Mammolini e infine la fonte di Santo Stefano.

Ci si fermava nel pratone sotto la fonte dove i giovani giocavano, i più curiosi giravano intorno fotografando qualche fiore particolare e tutti consumavano un abbondante picnic .

Nel pomeriggio inoltrato si riprendeva il sentiero della mattina per ritornare in città con gli zaini più leggeri perché riempiti soltanto degli imballaggi delle vettovaglie.

Il WWF intende riprendere la tradizione del giovedì santo a Santo Stefano non passando però per Salissano (gli incendi estivi hanno distrutto la vegetazione del canalone) ma partendo direttamente dalla Ciana seguendo il percorso ad anello intorno a Monte Giusto descritto proprio da Emilio sul sito di Terrapontina

In questi giorni soci del WWF hanno percorso più volte l’anello annotando piccole varianti e nell’occasione hanno ricalcato la segnaletica precedente e ripulito il sentiero che in alcuni punti era ostruito da sterpaglie.

L’anello di Monte Giusto per tutti gli amici del WWF (ci auguriamo anche per i cittadini che hanno apprezzato la sua opera) sarà d’ora in poi l’Anello di Emilio.

Grande partecipazione oggi a Priverno alla camminata sul tratto di via Francigena fino a Fossanova

Si è conclusa oggi l’iniziativa che il Gruppo dei Dodici ha organizzato sulla via Francigena sulle tracce di san Tommaso d’Aquino.

Dopo l’incontro di ieri a Fondi in cui è stata lanciata la proposta di dedicare il cammino al santo aquinate oggi un lungo corteo di camminatori, tra i quali molti giovanissimi, si è snodato tra Priverno e Fossanova lungo le rive dell’Amaseno per raggiungere il luogo dove è morto san Tommaso.

Alla partenza il parroco ha benedetto i numerosi pellegrini assiepati sulla scalinata della chiesa centrale di Priverno.

Usciti dal centro abitato i camminatori hanno costeggiato il fiume Amaseno fin quasi all’abbazia di Fossanova.

Qui hanno ripetuto riti antichi risalenti al medioevo prima di entrare nella chiesa accolti da un sacerdote e dai canti del coro Euphònia.

E’ stata una mattinata vissuta con forti sensazioni da persone (credenti e non credenti) che hanno camminato insieme in uno scenario naturale sconosciuto ai più.

In settimana due eventi sulla Via Francigena del sud (direttrice Appia)

Venerdì e sabato prossimi i comuni di Priverno e Fondi realizzeranno due iniziative sul cammino della via Francigena del sud lungo l’Appia.

A Fondi, oltre alla cerimonia per la richiesta di assumere San Tommaso d’Aquino patrono del cammino verrà inaugurato un Centro Studi e Informazioni della via Francigena del sud.                                                                

A Priverno ci sarà una rievocazione storica dell’arrivo di pellegrini all’Abbazia integrata con la proiezione di un documentario sulla via Francigena nella nostra regione.

La partecipazione è aperta a tutti.

 

 

 

 

 

Un maiale vietnamita alla Ciana, come ci sarà arrivato?

Stamani un gruppo di escursionisti guidati da Pino Forlenza dopo aver percorso quasi tutto lo stradone della Ciana, nel momento di iniziare un sentiero nella boscaglia in direzione Santo Stefano si è imbattuto in un grosso animale.

Molti si sono spaventati temendo di essere in presenza di una femmina di cinghiale magari con prole al seguito, poi notando l’atteggiamento pacifico dell’animale che ha apprezzato un biscottino buttatogli da una fervida animalista del gruppo si sono rassicurati.

Comunque, la previdenza non è mai troppo, così il gruppo dei sedici escursionisti ha preferito fare un lungo giro pur di evitare qualunque contatto anche visivo con l’animale.

Ecco la foto    

Come è arrivata alla Ciana questo animale?

E’ fuggito da una casa? E’ oggetto di esperimenti a fini venatori?

Quest’ultima ipotesi ci viene suggerita da una notizia apparsa sul sito dell’Agenzia di stampa GeaPress.

Tre giorni di costante impegno per i volontari della LAC e della LAV che hanno portato a termine il recupero di un cinghiale frutto di un incrocio con maiale vietnamita. Da due mesi si faceva vedere per le strade nei pressi di Gavorrano, in provincia di Grosseto. Qualcuno, si era vociferato in loco, aveva provato l’esperimento per fini venatori, ovviamente illeciti. Non solo un rischio per la fauna ma anche per l’incolumità degli automobilisti. L’animale, del tutto inadatto alla vita selvatica, aveva con la sua presenza già causato incidenti stradali. Oltretutto, rischiava di finire impallinato.

Si trattava di una femmina di tre anni e mezzo di vita che si era, infine, avvicinata nei pressi del cimitero di Bagno di Gavorrano. Alcuni abitanti si erano poi presi cura di lei. Quanti altri fratelli e sorelle dell’incrocio di maiale e cinghiale vietnamita vi sono ora nel posto? Le notizie, infatti, riferivano di una intera cucciolata lasciata libera. Papà cinghiale e mamma di maiale vietnamita. Ed ora? Non c’è voluto molto a risalire al proprietario. Messo alle strette anche grazie alle continue domande poste dalle persone del posto si sarebbe presentato spontaneamente, ma solo dopo l’avvenuta cattura. L’uomo non aveva mai denunciato la detenzione dell’animale né tanto meno la sua fuga e/o scomparsa.
La persona è stata segnalata all’autorità Giudiziaria, mentre l’animale è stato inviato al Centro recupero della fauna selvatica di Semproniano. Ancora una volta si parla di animali non autoctoni liberati (come il cinghiale ungherese), per il solo scopo venatorio, in quanto molto più proliferi e di dimensioni più grosse, oggi ormai causa di estinzione del cinghialetto mediterraneo. Possibili danni e non solo per l’agricoltura e per gli incidenti stradali.

In conclusione, quel maiale che gira libero per la Ciana deve essere preso e tolto dal bosco, il proprietario va individuato e denunciato se ha trasgredito le norme che governano il caso.