Sul gruppo noinc è apparsa una notizia interessante riguardante le centrali a biomasse.
La rete britannica Biomassactionnetwork ha fatto conoscere la presa di posizione di una sessantina di scienziati americani contrari alle politiche energetiche che favoriscono la produzione di elettricità bruciando biomasse.
Hanno scritto al Segretario di Stato britannico per l’Energia ed il Cambiamento Climatico e al suo Capo – Consulente Scientifico manifestando la loro preoccupazione per il crescente uso di legname proveniente da foreste del sud degli USA destinato ad impianti per la produzione di energia elettrica nel Regno Unito ed in Europa (stimano esportazioni di 1,75 milioni di ton di legname nel 2012 che salirebbero a 5,7 milioni di ton nel 2015).
Gli scienziati affermano:
- la richiesta di legname nel Regno Unito ed in Europa è spinta da politiche energetiche sbagliate che si basano in maniera non corretta sull’assunto che bruciare legname ridurrebbe le emissioni di CO2 e aiuterebbe ad affrontare il cambiamento climatico,
- nell’assunto viene affermato che bruciare legname è un processo neutro dal punto di vista delle emissioni di carbonio perché nuovi alberi col tempo assorbirebbero e immagazzinerebbero la CO2 che viene liberata quando si brucia legname,
- gli scienziati contestano questa affermazione in quanto recenti progressi hanno chiarito che bruciare alberi per produrre elettricità in realtà produce più emissioni di CO2 rispetto ai combustibili fossili e contribuisce anche ad altri problemi di inquinamento dell’aria,
- ricerche pubblicate dimostrano che ci possono volere da 35 a 50 anni per consentire a nuovi alberi di arrivare a compensare le emissioni di CO2 rilasciate dalle combustioni precedenti.
Gli scienziati chiedono di cambiare le politiche che spingono a bruciare legna per produrre elettricità in Europa per contrastare i loro impatti avversi sul clima e la biodiversità.
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