Il presidente onorario del WWF Italia, Fulco Pratesi, sul folle uso dello smaltimento nella gestione dei rifiuti

di Fulco Pratesi, presidente onorario WWF Italia 

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Non raccoglierò l’invito rivoltomi a visitare la discarica di Peccioli, per il semplice motivo che non servirebbe a farmi cambiare opinione sulla necessità di superare il sistema attuale di gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. La mia contrarietà (e quella dell’associazione che rappresento), al perpetrarsi della logica dello smaltimento, travalica le modalità di gestione dei singoli impianti e il danno immediato che da questi deriva.

Sono molto più profondi di ciò che generalmente si pensa i danni provocati all’ambiente, e dunque alla fonte stessa del nostro sostentamento e del nostro benessere, dalla produzione di rifiuti così come la conosciamo da ormai mezzo secolo. La proliferazione d’impianti di smaltimento, o il mantenimento dell’assetto attuale, non fanno altro che nascondere un’emergenza  meno evidente, ma non per questo meno pericolosa del cosiddetto “effetto Napoli”. Nascondono  il danno provocato dal consumo sconsiderato di risorse naturali e alimentano la convinzione, di cittadini e amministratori pubblici, che non si debba o non si possa fare alcunché per modificare lo stato delle cose.

E non favoriscono un percorso  virtuoso di riduzione dei contenitori, degli imballaggi  e degli scarti a monte, e di raccolta differenziata, riciclaggio e compostaggio a valle, che riducano al minimo la necessità di scaricare sul territorio i prodotti dei nostri eccessivi consumi.

Vi è poi un ulteriore danno, a livello della comunità locale che ospita la discarica di Peccioli, che non viene adeguatamente sottolineato. Fondare sostanzialmente l’economia di un territorio su un impianto destinato a esaurire la propria funzione in tempi certi e puntare l’intera posta sulla scommessa che tale funzione possa invece essere estesa (per l’ennesima volta) è una forma di azzardo alla quale non vorremmo mai assistere. Anche perché, molti lo dimenticano, i costi latenti e differiti nel tempo, specifici di una discarica, si evidenziano proprio nel momento in cui viene meno la sua redditività.Di questo sono convinto, così come sono convinti i tanti attivisti del WWF che su base volontaria dedicano parte del proprio tempo alla difesa di un patrimonio collettivo. Non si tratta di poesia, benché la poesia abbia di per sé un valore non trascurabile. Si tratta di semplice lungimiranza.

Immagini di discariche

I Paesi che utilizzano gli inceneritori di rifiuti raggiungono alti livelli di raccolta differenziata, dicono tecnici e politici italiani. Una rassegna di notizie europee li smentisce.

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ALLUMINIO

Uno studio pubblicato all’inizio del 2013 rivela che gli inceneritori già operanti in alcuni Stati membri dell’UE hanno la capacità di bruciare più della quantità di rifiuti non riciclabili prodotti. Nonostante ciò, l’industria e amministratori (questi in particolare in Italia) stanno spingendo per espandere ulteriormente la capacità di incenerimento nella regione europea.

Se continua questo eccesso di capacità di incenerimento e/o viene estesa, o questo avverrà a spese dei contribuenti – perché sarà necessario aumentare le tariffe dei rifiuti per compensare la capacità installata non utilizzata  – o renderà obbligatorio ridurre la prevenzione dei rifiuti e il riciclaggio – perché non ci saranno abbastanza rifiuti da bruciare. La Commissione europea dovrebbe controllare l’offerta di capacità di incenerimento nel mercato europeo per assicurare che non vengano messi in pericolo la prevenzione e il riciclaggio. Occorre anche rimuovere tutti gli incentivi economici e giuridici che oggi fanno sì che bruciare i rifiuti sia preferibile al riciclaggio. Questa è la conclusione dello studio.

Questa rassegna di notizie europee  mostra che si arriva molto presto sempre ad un punto di contraddizione.

Qui si trova lo studio completo.

I rifiuti di Roma? Mai nella nostra provincia, modello di gestione sostenibile dei rifiuti!

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Reazioni negative in tutta la provincia alla notizia del trasferimento in terra pontina dei rifiuti romani.

Le argomentazioni addotte dagli amministratori, però, non sono del tipo “facessero anche i romani la raccolta differenziata spinta destinando i materiali al riciclo come da anni facciamo noi; qui non esistono più discariche, abbiamo chiuso l’ultima, quella di Borgo Montello”.

Una provincia che viaggia sotto il 20% di raccolta differenziata non ha le carte in regola per simili affermazioni e allora si appella alla chiusura del ciclo sul proprio territorio.

Cosa vuol dire nella situazione attuale della provincia pontina?

Significa semplicemente che faremo qualche altro piccolo passo avanti in termini di differenziazione dei rifiuti e poi tratteremo l’abbondante residuo per trarne materiale da conferire in un nostro inceneritore.

E’ questa la motivazione dell’esultanza del presidente della Provincia di Latina alla notizia del rigetto da parte del TAR del Piano regionale dei rifiuti che tra l’altro escludeva impianti pesanti sul nostro territorio?

E’ ora che cominciamo ad approfondire la questione anche per evitare di trovarci in casa un’altra fonte di inquinamento, la più importante in termini di produzione di diossine.

E’ noto a tutti che discariche ed inceneritori sottraggono materiali al ciclo delle merci e che le materie prime cominciano a scarseggiare come dimostra l’aumento dei loro costi nelle Borse mondiali.

E’ altrettanto noto che le ricadute di un impianto di incenerimento sulla salute dell’ambiente e delle persone che vi risiedono sono pesanti.

L’ultimo convegno, tenuto a Terni qualche giorno fa, ancora una volta ha confermato l’esistenza di un rapporto tra le emissioni di un inceneritore e l’insorgere di tumori. Leggete qui.

La risposta della nostra provincia alle decisioni romane deve essere sostenuta da un’inversione drastica nella gestione dei rifiuti nella direzione del riciclo totale:

  • Riduzione della produzione dei rifiuti,
  • riuso degli oggetti utilizzando anche le isole ecologiche per lo scambio,
  • raccolta differenziata domiciliare,
  • l’organico al compostaggio e gli altri materiali al riciclo,
  • analisi delle frazioni residue (secco residuo, scarti della differenziata, spazzamento, ingombranti, assorbenti) per ridurle intervenendo sul processo.

Altrimenti, continueremo soltanto a farci del male.

Falle nel decreto 3.1.2013 del ministro Clini sui rifiuti nel Lazio

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Attenzione ai dati forniti dal ministro al super commissario

In riferimento all’allegato n.2 del decreto Ministeriale il WWF Lazio lancia l’allarme al Super-commissario Sottile:

“Occorre effettuare una attenta verifica sulla completezza dell’elenco degli impianti di compostaggio indicati. Da una prima lettura infatti ci risultano non inseriti, tra gli altri, quello di Velletri e quello già autorizzato di Roma. Su questo lavoro di individuazione esatta di tutti i siti di compostaggio del Lazio la nostra associazione chiede il massimo rigore data l’importanza che questi assumono nella strategia certamente voluta dal Ministro per il raggiungimento degli obiettivi di legge nella raccolta differenziata spinta e l’abbandono dell’incenerimento”.

Roma, 8 gennaio 2013

Informazioni stampa: Cesare Budoni cell. 349-6040937

Sui rifiuti nella nostra regione lettera aperta del WWF Lazio al Supercommissario Dott. Goffredo Sottile

Ill.mo Prefetto,

il Decreto del 03 gennaio, a firma del Ministro Clini, pone in mano Sua un’incredibile opportunità strategica per l’avvio, in tempi rapidi, di un cambiamento radicale nella gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione. Una sfida che solo un uomo di Stato può accettare, distaccandosi dalle logiche di partito e dalla volontà imprenditoriale, legata ormai da tanti anni a politiche vocate a prediligere impiantistica per la combustione e realizzazione e gestione di siti di discarica.

Per questo Le chiediamo di utilizzare i Suoi poteri per provvedere, anche in via sostitutiva degli Enti, a verificare la reale situazione degli impianti di raccolta della frazione organica, le relative autorizzazioni, l’esistenza dei progetti, ma soprattutto ad imporne così la realizzazione e la messa in funzione.

Ci si deve domandare cosa non abbia funzionato nei Comuni che avevano la possibilità di mettere a bando la realizzazione di questi impianti, ci si deve chiedere perché talvolta le gare sono andate deserte e perché nemmeno un imprenditore, in questo momento di crisi, abbia pensato a presentare nei piccoli enti locali la documentazione necessaria.

Il Ministro si è manifestato preoccupato per la presenza di criminalità organizzata legata al ciclo dei rifiuti e certamente facciamo nostra questa preoccupazione, proprio in virtù del fatto che conosciamo fin troppo bene alcuni meccanismi, soprattutto laddove il rifiuto non è ben separato.E’ d’altra parte noto a tutti come sia complesso controllare e attribuire un’esatta caratterizzazione del rifiuto e quindi verificare la correttezza delle condotte.

A Roma, i livelli di raccolta differenziata spinta dovrebbero raggiungere gli obiettivi di legge, ma, paradossalmente, per come è organizzato il ciclo, pur volendo, non potremmo iniziare la raccolta estesa a tutta la città per mancanza di siti dove conferire la frazione organica, quella parte del rifiuto che pesa più di tutto il resto e che per questo rende costoso il conferimento in discarica.

Le chiediamo, quindi, ai sensi dell’art. 2 comma 1 lettera a) del Decreto di far adottare ad AMA e Gruppo E.Giovi le iniziative indispensabili per rendere operativo il piano per la raccolta differenziata, attraverso l’imposizione di conversione degli impianti di TMB, in loro possesso, in linee di compostaggio.In appena due mesi avremmo a disposizione una capacità esponenziale sufficiente a raccogliere la parte umida dei rifiuti prodotti nella Capitale.

Siamo certi che non Le sarà sfuggito l’aspetto residuale riservato al punto c) che, in pieno rispetto della gerarchia dei rifiuti dettata dalla normativa europea, pone come ultima scelta l’incenerimento e lo smaltimento in discarica.

Ed è in quest’ottica che leggiamo ed interpretiamo i Suoi poteri e il contenuto del Decreto, firmato dal Ministro, che certamente non intende discostarsi da ciò che impone la legge.Insomma, seppur contrari da sempre a forme di commissariamento che tendono a sollevare, sempre più spesso, i politici dalle proprie responsabilità e a comprimere la democrazia nei livelli partecipativi delle scelte, questa volta crediamo che il Commissario possa fare davvero la differen…ziata!

Avv. Vanessa RanieriPresidente WWF Lazio

 

Roma, 8 gennaio 2013
Informazioni stampa: Cesare Budoni cell. 349-6040937

La Tares, documentiamoci!

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La nuova tassazione sui rifiuti e i servizi, la Tares

 

 

Il decreto–legge 6 dicembre 2011, n. 201 nell’articolo 14 ha istituito il tributo sui rifiuti e sui servizi indivisibili (illuminazione, asili nido, la manutenzione delle strade, l’assistenza domiciliare per anziani e malati, …) annullando ogni precedente disposizione come la tarsu e la tia.

La Tares, questa è la sigla del nuovo tributo, deve coprire tutti i costi relativi alla gestione dei rifiuti urbani e assimilati e i costi di qualunque servizio a domanda individuale.

 

Già qui si può prevedere che nell’83% dei comuni italiani dove da parte dei contribuenti non si realizza la copertura totale dei costi dei servizi ci sarà un aumento consistente della tassazione; sono, infatti, solo circa 1.300 i comuni passati alla tia che copre tutti i costi. I residenti in questi ultimi comuni vedranno aggiunto a quanto già pagano solo il contributo generale di 0,30/0,40 €/metro quadrato per i servizi.   

 

Sono soggetti alla Tares tutti coloro che possiedono a qualsiasi titolo locali o aree scoperte capaci di produrre rifiuti; l’entità della tariffa viene riferita alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti per unità di superficie.

I criteri per ricavare la tariffa devono rispettare un regolamento del Ministero dell’economia e delle finanze e del Ministero dell’ambiente che troverà applicazione un anno dopo la sua emanazione.

Nella fase transitoria si fa ricorso a criteri presenti nel DPR 27 aprile 1999,n.158.

Per le abitazioni presenti nel catasto edilizio urbano la superficie assoggettabile alla tassa sarà pari all’80% della superficie catastale determinata secondo criteri già introdotti dal DPR 23 marzo 1998, n.138.

Qui ci sarà una fase di incrocio di dati tra comune e Agenzia del territorio; i soggetti passivi del tributo presentano una dichiarazione entro il termine stabilito dal comune in relazione alla data di inizio del possesso, dell’occupazione o della detenzione dei locali e delle aree assoggettabili a tributo. Nel caso di occupazione in comune di un fabbricato, la dichiarazione può essere presentata anche da uno solo degli occupanti.

Al comune tocca emanare un regolamento che oltre a modulare la tariffa in modo da prevedere agevolazioni e riduzioni comprenda:

a) la classificazione delle categorie di attività con omogenea potenzialità di produzione di rifiuti;

b) la disciplina delle riduzioni tariffarie;

c) la disciplina delle eventuali riduzioni ed esenzioni;

d) l’individuazione di categorie di attività  produttive di rifiuti speciali alle quali applicare, nell’obiettiva difficoltà di delimitare le superfici ove tali rifiuti si formano, percentuali di riduzione rispetto all’intera superficie su cui l’attività’ viene svolta;

e) i termini di presentazione della dichiarazione e di versamento del tributo.

 

Il comma 23 dell’articolo 14 che istituisce la Tares stabilisce che il consiglio comunale deve approvare le tariffe del tributo entro il termine fissato da norme statali per l’approvazione  del bilancio di previsione, in conformità al piano finanziario del servizio di gestione dei rifiuti urbani, redatto dal soggetto che svolge il servizio stesso ed approvato dall’autorità’ competente.

 

In assenza del regolamento ministeriale e molto verosimilmente del regolamento comunale e delle verifiche catastali tutto lascia pensare che ancora una volta si navigherà a vista e con poca trasparenza almeno fino al conguaglio di fine d’anno.

 

L’articolo 14 del decreto n. 201 fissa, poi, anche alcune norme sanzionatorie contro incomplete o infedeli dichiarazioni, l’elusione e l’evasione del tributo.

Perché la Tares si configura come un arretramento rispetto alle precedenti tassazioni sui rifiuti?

 

Innanzitutto, viene riferita alla superficie e non alla produzione effettiva dei rifiuti da parte del cittadino; l’attribuzione di un coefficiente medio per unità di superficie non premia il cittadino virtuoso che non sarà incentivato a praticare la prevenzione della produzione dei rifiuti.

Si prevedono agevolazioni per chi pratica la raccolta differenziata come se questa fosse un optional e non un obbligo di legge per i cittadini e per le amministrazioni. Ci sono già sentenze della Corte dei Conti  a carico di comuni inadempienti a tal riguardo.

L’accorpamento in un unico tributo, ovviamente molto più consistente del precedente (tarsu o tia), di più voci induce il cittadino ad attribuire alla gestione pur corretta dei rifiuti il salasso cui viene sottoposto e ciò lo porterà a rifiutare qualunque novità rispetto al cassonetto stradale. 

Ecco tutto l’art. 14 del decreto 5 dicembre 2011, n. 201 che istituisce la Tares:  Art.14TARES

Anno nuovo tassa sui rifiuti nuova; dopo tarsu, tia 1 e 2, ecco la TARES

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In questi anni i cittadini terracinesi hanno pagato  la tarsu, una tia e ora si apprestano a pagare la TARES senza avere avuto mai un servizio adeguato e una gestione dei rifiuti corretta.

La TARES è il tributo comunale introdotto con il decreto legge n. 201/2011 a copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni, e dei costi relativi ai servizi indivisibili dei comuni. Il tributo è dovuto da chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.

I servizi indivisibili comprendono l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, l’assistenza domiciliare per anziani e malati, gli asili nido e, in generale, qualsiasi servizio “a domanda individuale.

Il comune può prevedere diminuzioni tariffarie, nella misura massima del 30%, e altre esenzioni previste dal regolamento.

La TARES pare partirà dal prossimo aprile e questa piccola proroga  allevierà di poco il peso che i terracinesi dovranno sopportare, peso dovuto soprattutto al già alto livello della precedente tarsu o tia cui andranno aggiunti i costi dei servizi (almeno 30 euro per una superficie di 100 metri quadrati).

Chi potrebbe soffrirne maggiormente sarà proprio la gestione dei rifiuti che potrebbe essere vista come la causa degli aumenti tariffari. Quindi, diventa un obbligo morale lottare l’evasione e ricontrollare tutti i conti del nuovo appalto. 

 Ecco l’art. 14 del decreto:

Istituzione del tributo comunale sui rifiuti e sui servizi indivisibili dei comuni.                              1. A decorrere dal 1° gennaio 2013 e' istituito in  tutti  i  comuni del territorio nazionale  il  tributo  comunale  sui  rifiuti  e  sui servizi, a copertura dei costi relativi al servizio di  gestione  dei rifiuti urbani e dei rifiuti  assimilati  avviati  allo  smaltimento, svolto in regime di privativa dai comuni, e  dei  costi  relativi  ai servizi                                                                
      2. Soggetto attivo dell'obbligazione tributaria e' il comune nel cui territorio insiste,interamente o prevalentemente,la superficie degli immobili assoggettabili al tributo.                                                            
      3. Il tributo e' dovuto da chiunque possieda,  occupi  o  detenga  a qualsiasi titolo locali o aree scoperte,  a  qualsiasi uso  adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.                                                       
      4. Sono escluse dalla tassazione le aree  scoperte  pertinenziali  o accessorie a civili abitazioni e le aree comuni condominiali  di  cui all'articolo 1117 del codice civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva.    

      5. Il tributo e' dovuto da coloro che occupano o detengono i  locali o le aree scoperte di cui ai commi 3 e 4 con vincolo di  solidarieta' tra i componenti del nucleo familiare  o  tra  coloro  che  usano  in comune i locali o le aree stesse.         
 6. In caso di utilizzi temporanei di durata non superiore a sei mesi nel corso dello stesso anno solare, il tributo èdovuto soltanto dal possessore dei locali e delle aree a titolo di proprieta', usufrutto, uso, abitazione, superficie. 

      7. Nel caso di locali in multiproprieta'  e  di  centri  commerciali integrati il soggetto che gestisce i servizi comuni  e'  responsabile del versamento del tributo dovuto per i locali ed  aree  scoperte  di uso comune e per i locali  ed  aree  scoperte  in  uso  esclusivo  ai singoli occupanti o detentori, fermi restando nei confronti di questi ultimi,  gli  altri  obblighi  o  diritti  derivanti   dal   rapporto tributario riguardante i locali e le aree in uso esclusivo.                                  
 8. Il tributo e' corrisposto in base a tariffa commisurata  ad  anno solare, cui corrisponde un'autonoma obbligazione tributaria.                                                                                                        
     9. La  tariffa  e'  commisurata  alle  quantita'  e  qualita'  medie ordinarie di rifiuti prodotti per unita' di superficie, in  relazione agli usi e alla tipologia di attivita' svolte, sulla base dei criteri determinati con il regolamento di cui al  comma  12.  Per  le  unita' mmobiliari a  destinazione  ordinaria  iscritte  o  iscrivibili  nel catasto edilizio urbano, la superficie assoggettabile al  tributo  e' pari all'80 per cento della superficie catastale determinata  secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del  Presidente della Repubblica 23  marzo  1998,  n.  138.  Per  gli  immobili  gia' denunciati, i comuni modificano d'ufficio, dandone comunicazione agli interessati, le  superfici  che  risultano  inferiori  alla  predetta percentuale a seguito di  incrocio  dei  dati  comunali,  comprensivi della toponomastica, con quelli dell'Agenzia del territorio,  secondo modalita' di interscambio stabilite con provvedimento  del  Direttore della  predetta  Agenzia,  sentita  la  Conferenza  Stato-citta'   ed autonomie locali. Nel caso in cui manchino, negli atti catastali, gli elementi necessari per effettuare la determinazione della  superficie catastale, gli intestatari  catastali  provvedono,  a  richiesta  del comune,  a  presentare  all'ufficio  provinciale   dell'Agenzia   del territorio la planimetria catastale del relativo immobile, secondo le modalita' stabilite dal regolamento di cui al  decreto  del  Ministro delle finanze 19 aprile 1994, n.  701,  per  l'eventuale  conseguente modifica, presso il comune, della consistenza di riferimento. Per  le altre unita' immobiliari la superficie assoggettabile al  tributo  e' costituita da quella calpestabile.                                         
    10. Nella determinazione della superficie assoggettabile al  tributo non si tiene conto di quella parte di essa ove si formano  di  regola rifiuti  speciali,  a  condizione  che  il  produttore  ne   dimostri l'avvenuto trattamento in conformita' alla normativa vigente.                                                                                 
    11. La tariffa e' composta da una  quota  determinata  in  relazione alle componenti essenziali del costo del  servizio  di  gestione  dei rifiuti, riferite in particolare agli investimenti per le opere ed ai relativi ammortamenti, e da una quota rapportata  alle  quantita'  di rifiuti conferiti, al servizio fornito e  all'entita'  dei  costi  di gestione, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di  investimento  e  di  esercizio.   La   tariffa   e'   determinata ricomprendendo anche i costi  di  cui  all'articolo  15  del  decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36.                                 
12. Con regolamento da emanarsi entro il 31 ottobre 2012,  ai  sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto  1988,  n.  400,  su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze  e  del  Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del  mare,  sentita  la Conferenza Stato-citta' ed autonomie locali, sono stabiliti i criteri per l'individuazione del costo del servizio di gestione dei rifiuti e per la determinazione della tariffa. Il regolamento emanato ai  sensi del primo periodo del presente comma si applica a decorrere dall'anno successivo alla data  della  sua  entrata  in  vigore.  Si  applicano comunque in via transitoria, a decorrere dal 1° gennaio 2013  e  fino alla data da cui decorre l'applicazione del  regolamento  di  cui  al primo periodo del presente comma, le disposizioni di cui  al  decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.  

   13. Alla tariffa determinata in base alle  disposizioni  di  cui  ai commi da 8 a 12, si applica una maggiorazione pari a  0,30  euro  per metro  quadrato,  a  copertura  dei   costi   relativi   ai   servizi indivisibili dei comuni,  i  quali  possono,  con  deliberazione  del consiglio  comunale,  modificare   in   aumento   la   misura   della maggiorazione fino a 0,40 euro, anche graduandola  in  ragione  della tipologia dell'immobile e della zona ove e' ubicato.

T Comune con regolamento può, nei casi previsti dal decreto legge, prevedere diminuzioni tariffarie, nella misura massima del 30%, e deliberare ulteriori riduzioni ed esenzioni.

			

Insomma, dove costa di più la gestione dei rifiuti urbani, a Terracina o a Nettuno?

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Nettuno

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche il WWF è intervenuto sui costi del nuovo appalto, argomento di solito lasciato ai partiti per evitare strumentalizzazioni di parte, ma che stavolta sta coinvolgendo la cittadinanza in un dibattito nel quale hanno avuto poco spazio elementi oggettivi di valutazione.  L’associazione, quindi, ha voluto procurarsi i dati  riferiti ad una città per molti versi simile a Terracina per una comparazione il più possibile aderente alla realtà e li ha presentati con nessuna intenzione polemica alla riflessione dei decisori politici.

Così, dopo aver acquisito il bando emanato dal comune di Nettuno l’associazione ha elaborato i dati, li ha integrati con i servizi mancanti rispetto a quelli previsti per il comune di Terracina ed è passata ad un confronto come già apparso in un precedente post su questo sito.

Alla pubblicazione sulla stampa locale di notizie ricavate dal post suddetto il Comune di Terracina ha ribattuto con una nota ufficiale di questo tenore:

“Un appalto, mille supposizioni. Tutte sbagliate”

Prosegue da settimane sugli organi d’informazione il balletto di cifre e di forbite analisi riguardanti il bando di gara per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani della Città.
L’ultimo approfondimento è stato prodotto questa mattina con la comparazione tra il servizio di raccolta effettuato a Nettuno e il bando di gara predisposto dal Comune.
Preme rilevare che il bando dell’amministrazione comunale di Terracina non sovrastima alcunché, parte invece da un ammontare  posto a  base d’asta  sul quale  le ditte che partecipano proporranno il loro ribasso. Tanto o poco che sia.
Il paragone poi con la città di Nettuno è improponibile per diversi fattori: 1. Nettuno ha un’estensione territoriale di circa 72 km quadrati, Terracina 135; 2. L’appalto in vigore a Nettuno non contempla gli oneri per lo smaltimento dei rifiuti in discarica; 3. Non prevede alcuna campagna di informazione e sensibilizzazione sulla raccolta, anche differenziata dei rifiuti; 4. Nettuno, per quello che ci consta, avrebbe stipulato un ulteriore contratto aggiuntivo per la distribuzione delle attrezzature occorrenti per lo svolgimento del servizio. Punto non previsto dal bando mandato in appalto.
C’è da rimarcare, infine, che per la gara d’appalto non c’è stato il preventivato e da qualcuno auspicato ingorgo di ditte partecipanti al bando.
Infatti, quelle che hanno presentato domanda sono soltanto quattro.

Terracina, 13 dicembre 2012

La nota del sindaco pare essere stata scritta senza aver letto il documento ma soltanto dopo aver scorso la stampa quotidiana. Clamorose, infatti, sono le osservazioni del sindaco sull’ assenza nell’ analisi sia dei costi della comunicazione che di quelli della discarica che invece erano stati inseriti nel confronto finale tra le due città.

Nello stesso giorno il WWF Litorale Pontino invia al sindaco questa risposta

Salve, la nostra associazione non si presta, dobbiamo continuare ad insistere su questo, ad operazioni di copertura di questa o quella parte politica; anni di presenza in città mostrano il nostro interesse per il bene comune rappresentato dal territorio e dall’ambiente che vi ricade. Rientra in questa ottica anche la nostra posizione sulla gestione dei rifiuti da quando era ancora attivo l’impianto di via Morelle fino ad oggi. Alcune osservazioni sul nuovo bando dei rifiuti le abbiamo espresse pubblicamente in diverse occasioni nella stessa casa comunale e in questi giorni sul nostro sito dove abbiamo comparato l’impostazione della gara in due città per molti versi simili, Nettuno e Terracina. Abbiamo cercato di rendere confrontabili i dati tenendo conto di molti fattori e pur riconoscendo per correttezza la possibilità di averne perso qualcuno per strada vi chiediamo di leggere alla fonte quanto è stato da noi elaborato sul nostro sito.

Intanto, da Nettuno arrivano altre informazioni che allargano il distacco tra  le due cittadine laziali a scapito di Terracina non solo nei costi ma anche nel merito della gestione.

-L’affidamento della comunicazione e coordinamento consegna dei kit ha un importo complessivo a base di gara: € 118.240,00 oltre IVA (qui HO SBAGLIATO DI 18.000 €), gli obiettivi di raccolta differenziata sono quelli dell’art 205 del D.lgs 152/2006 quindi ancora più alti di quelli presenti nel bando ed entro il 2013 copriranno tutto il territorio con il nuovo servizio, quindi già dal primo anno si potrebbe arrivare a superare il 50 %.
– Nella gara del servizio c’è anche la realizzazione, allestimento e gestione del Centro di Raccolta Comunale (COME PER TERRACINA) struttura essenziale per l’economicità del servizio domiciliare ma non è contemplato l’acquisto dei contenitori e la rimozione dei cassonetti stradali  (QUESTO COSTO NON ERA STATO PREVISTO, MA  NEMMENO  I CONTRIBUTI DELLA PROVINCIA DI ROMA E  QUELLI DEL CONAI ERANO STATI INSERITI NELL’ELABORAZIONE PER IL CONFRONTO).
– Nettuno è tra i Comuni che stanno svolgendo il progetto Compostiamo della Provincia di Roma (hanno avuto le compostiere gratuitamente dalla Provincia e saranno interessati da una campagna d’informazione e assistenza tecnica specifica sull’argomento sempre gratuita per il Comune) e questo potrebbe comportare una riduzione ulteriore delle spese per il recupero della frazione organica e del suo ritiro.
– Inoltre è stato previsto per tutta la durata dell’appalto (5 anni) un SERVIZIO INFORMATIVO TELEFONICO DENOMINATO “NUMERO VERDE” E SERVIZIO INFORMATIVO FRONT OFFICE DENOMINATO “ECOSPORTELLO” che permetterà di continuare la campagna di sensibilizzazione nel tempo, strumento importante per migliorare ulteriormente la qualità dei materiali raccolti in quanto si riesce a porre attenzione agli errori di conferimento maggiormente frequenti e di conseguenza i contributi CONAI potrebbero aumentare.
– Prima della pubblicazione della gara poi è stato fatto un bellissimo lavoro d’indagine territoriale utilizzando dei giovani ragazzi diplomati o laureati che sono stati selezionati con pubblicazione di avviso pubblico; formazione e selezione tra di essi di un gruppo ristretto che ha svolto fisicamente il lavoro (penso sia stato l’unico Comune a fare una cosa del genere!). La progettazione è stata fatta internamente dagli uffici comunali ma va comunque considerato come costo da affrontare il primo anno.

Dopo l’Italia del Riciclo pubblicato anche il Rapporto Nazionale del Riutilizzo

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L’Occhio del Riciclone ha reso pubblico il terzo Rapporto Nazionale del Riutilizzo 2012

Il riutilizzo è uno dei passi essenziali per una gestione corretta dei rifiuti e nello stesso tempo uno dei cardini di una società avviata sulla strada di una certa sobrietà nei consumi per risparmiare risorse per le future generazioni.

Un capitolo del Rapporto

“I NUMERI DEL RIUSO

Non esistono ancora dati quantitativi che abbiano la rilevanza statistica per essere proiettati su una scala nazionale, però dal 2004 a oggi Occhio del Riciclone ha potuto esaminare i flussi merceologici di 22 centri di raccolta di 21 comuni del centro e del nord Italia. In alcuni di essi é stato possibile testare strumenti di valutazione del peso e del volume delle merci riusabili. In tutti i casi osservati alle merci riusabili é stato attribuito un valore al dettaglio, e per ogni località é stato stimato il potenziale commerciale di un impianto di preparazione al riutilizzo.

La stima del peso si fonda sulla rilevazione del peso di un paniere di beni rappresentativo di ciascuna delle 32 sottocategorie merceologiche adottate da Occhio del Riciclone, mentre il sistema di stima del volume si fonda sull’attribuzione diretta oggetto per oggetto di 5 differenti classi di ingombro, e in base all’osservazione di campioni statisticamente rilevanti. Il valore al dettaglio delle merci é stato misurato sui prezzi della piazza locale ed é stato attribuito a ogni singolo oggetto osservato, considerando nel computo finale esclusivamente le merci riusabili il cui valore di mercato giustifica le operazioni di selezione, igienizzazione, stoccaggio, eventuale riparazione e distribuzione all’ingrosso (con l’eccezione di alcune frazioni specifiche per le quali si é reputato preferibile ipotizzare la vendita al dettaglio).

I Comuni di Anguillara e Ciampino (Provincia di Roma) hanno rispettivamente 16.000 e 36.000 residenti e dispongono di un centro di raccolta ciascuno. Il loro potenziale di riutilizzo é pari al 46% e al 56% dei conferimenti e a 230.000 euro e 367.000 euro di valore al dettaglio (rilevazioni del 2007).

Nei sei centri di raccolta della città di Roma (“isole ecologiche”) le elaborazioni mostrano un potenziale di riutilizzo pari al 63% dei conferimenti, ovvero a 5.104 tonnellate e 13 milioni e mezzo di euro di valore al dettaglio (rilevazioni del 2005). Roma ha 2.700.000 residenti.

I due centri di raccolta monitorati a Udine, città di circa 100.000 abitanti, hanno mostrato un potenziale annuo di riutilizzo pari al 53,5 % dei conferimenti, ovvero a 638 tonnellate e circa un milione e mezzo di valore al dettaglio (rilevazioni del 2010).

I 5 centri di raccolta del Circondario Empolese Valdelsa, i cui 11 Comuni totalizzano circa 170.000 abitanti, mostrano un potenziale di riutilizzo pari a 878 tonnellate, 22.541 metri cubi e 1.658.000 euro di valore al dettaglio (rilevazioni del 2011).

I 7 centri di raccolta gestiti dalla Cooperativa Insieme nella Provincia di Vicenza (che totalizza circa 680.000 abitanti ma dispone di un numero maggiore di centri di raccolta comunali) hanno un potenziale di riutilizzo pari a 1.730 tonnellate, 32.000 metri cubi e 2.800.000 euro di valore al dettaglio; il 42% di questo potenziale é espresso dalla sola Ricicleria Ovest di Vicenza (rilevazioni del 2011). Se nessuno dei beni riusabili conferiti nelle riciclerie di Insieme fosse riutilizzato (ma in realtà la Cooperativa riesce a riusarne una quantità considerevole), questa frazione impiegherebbe solo 15 anni a riempire, senza compattazione, l’ampliamento di 500.000 metri cubi previsto per la discarica locale di Grumolo delle Abbadesse (meno del suo tempo di ammortamento fiscale). Il volume annuale dei beni riusabili in buono e medio stato conferiti nelle riciclerie gestite dalla Cooperativa Insieme é pari al volume di quattro piscine olimpioniche della profondità di 6 metri.

É doveroso segnalare anche la ricerca compiuta dalla società SCS a Ivrea. L’analisi compiuta a Ivrea, citata da Guido Viale nel libro “La Civiltà del Riuso” (Laterza, 2010) non può fornire percentuali di effettiva riusabilità né stime di valore, ma si riferisce a un campione di oggetti frutto di un tempo di osservazione molto ampio. Gli oggetti riusabili catalogati dalla SCS nel corso di un anno di osservazione presso 6 ecocentri sono 10.150. “La categoria generale che compare con maggior frequenza è quella dei Raee (3.544 conferimenti), seguita da oggetti di legno, prevalentemente mobili (2.808), da altri ingombranti, soprattutto imbottiture (2.052), e da oggetti genericamente in ferro (1.207).

Ma le merci riusabili presenti nel flusso dei Rifiuti Urbani non sono solo quelle conferite nei centri di raccolta. La maggior parte degli oggetti di piccole e medie dimensioni é infatti conferito presso i cassonetti stradali o nel contenitore del secco indifferenziato dove vige il sistema porta a porta; dove c’é il porta a porta, naturalmente, si registra un incremento dei conferimenti nei centri di raccolta degli oggetti di medie dimensioni o grandi dimensioni rispetto ai sistemi di raccolta stradale dove spesso vengono posizionati impropriamente al lato dei cassonetti o al loro interno. In un accurato lavoro di rilevazione compiuto nel 2008 con i rovistatori di cassonetto della città di Roma, Occhio del Riciclone ha potuto dimostrare l’esistenza, nei cassonetti della Capitale, di almeno 33 milioni di oggetti ogni anno del valore di almeno un euro ciascuno.

La rilevazione fatta sui centri di raccolta e i cassonetti stradali di Roma indica che la frazione riusabile, in termini di peso, ammonta a non meno del 3% del totale dei rifiuti urbani includendo gli assimilati, e ben si adatta alle stime compiute in altri paesi europei secondo le quali il potenziale di riuso dei rifiuti urbani si assesterebbe tra il 5% e il 10% della produzione totale a seconda dei regimi di assimilazione, e che la produzione domestica annuale di riutilizzabile di un individuo europeo medio si aggiri attorno ai 52 kg.

Facendo una proiezione di massima su scala nazionale del valore al dettaglio minimo delle merci riusabili conferite nei Rifiuti Urbani della città di Roma, risulta che in Italia le merci riusabili conferite tra rifiuti hanno un valore non inferiore al miliardo di euro.

……….

Spostando l’attenzione dalle merci riusabili conferite tra i rifiuti a quelle che attualmente già vengono distribuite dal settore dell’usato italiano, occorre innanzitutto prendere atto che ancora non esistono dati esaurienti e complessivi. Secondo le stime compiute dal Comitato Scientifico della Rete ONU il settore dell’usato italiano conta almeno 50.000 operatori e 80.000 persone impiegate. Tale stima é in apparente contraddizione con i dati forniti dalla Camera di Commercio di Milano, che per il 2011 registra 3405 imprese dell’usato senza però considerare alcuni segmenti e in particolare l’ambulantato che, in termini di impiego, rappresenta la parte preponderante del settore. Gli ambulanti dell’usato regolari sono omologati a tabelle merceologiche più generali, mentre quelli irregolari e gli hobbisti sono al di fuori di qualsiasi registro.

Il settore dell’usato evita il conferimento in discarica di ingentissimi volumi di potenziali rifiuti: farne una stima è alquanto problematico, per la scarsità di dati disponibili.

Una stima informale tra i principali attori del settore, fatta all’interno della Rete Onu, concorda che si può parlare di almeno due milioni di metri cubi annui di merci sottratte al conferimento tra i rifiuti e di almeno due miliardi di euro di vendite finali.

Se il settore dell’usato scomparisse da un giorno all’altro le discariche italiane riceverebbero uno tsunami di rifiuti aggiuntivo rispetto ai già molto alti volumi di indifferenziato che già devono sopportare.”

L’intero rapporto si trova qui.

Nettuno e Terracina, città così simili eppure così diverse per la gestione dei rifiuti urbani

ALLUMINIO

 

 

Nettuno avvia la raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti urbani, un confronto con Terracina

Lunedì 10 dicembre 2012, nella vicina città di Nettuno è partita la raccolta differenziata dei rifiuti con il metodo del porta a porta, inizialmente per circa 25.000 abitanti e successivamente esteso a tutta la popolazione. La città è stata divisa in quattro zone, il Borgo e le aree A, B e C. Nettuno ha una popolazione di circa 47.500 abitanti di poco superiore ai 44.500 di Terracina e un flusso turistico, soprattutto estivo, probabilmente della stessa entità di quello della nostra città; ciò permette di fare un confronto nella gestione dei rifiuti tra queste due realtà laziali molto simili.

L’amministrazione comunale di Nettuno ha chiuso il bando per i servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani differenziati con modalità porta a porta, servizi di nettezza urbana e connessi a fine 2011.

Chi volesse approfondire trova tutto alla pagina

Da una lettura rapida del capitolato si ricava un’impressione di coerenza fra le diverse parti e di aderenza alle nuove normative che spingono verso la società del riciclo.

Vi si legge, infatti, l’organizzazione del servizio dovrà essere funzionale alla massima differenziazione all’origine dei rifiuti riutilizzabili o riciclabili, con l’obiettivo di ridurre il quantitativo di rifiuti urbani da smaltire mediante conferimento in discarica.

Le caratteristiche dell’appalto:

Importo a base di gara complessivo stimato (IVA di legge e ribasso d’asta esclusi) 25.759.316,00 €

Durata e termine: Anni cinque, eventualmente prorogabile ai termini di legge e come descritto all’art 7 del C.S.A.

Modalità di finanziamento: I servizi oggetto dell’appalto sono finanziati mediante fondi propri dell’Ente appaltante, con cofinanziamento della Provincia di Roma ai sensi della DGP. 1645/48 del 21.12.2005.

 Non sfuggirà a nessuno a questo punto il ruolo incentivante della Provincia che è venuto del tutto a mancare nel caso pontino, dove per alcuni anni l’amministrazione provinciale ha distribuito a pioggia milioni di euro senza condizionarne l’erogazione a risultati positivi, né per quanto noto, attraverso un criterio oggettivo di valutazione dei progetti.

Di fronte ad una percentuale di raccolta differenziata molto bassa (3,4 % nel 2008, passata a sotto il 10% nel 2010) ed inferiore alla media provinciale (15,6%), mentre la produzione complessiva pro capite è in linea con il dato generale (529,6 Kg/ab*anno nel 2008), l’amministrazione comunale pone nell’art.4 del capitolato obiettivi consistenti.

ART . 4 OBIETTIVI

L’Amministrazione è impegnata nel raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata, nello specifico :

a) ridurre le quantità di rifiuti da avviare a smaltimento;

b) migliorare la qualità dei rifiuti da avviare a recupero;

c) ridurre le discariche abusive e l’abbandono dei rifiuti;

d) raccogliere in modo differenziato le seguenti percentuali minime di rifiuti urbani:

d).1 almeno il 50% entro il 31/12/2012;

d).2 almeno il 55% entro il 31/12/2013;

d).3 almeno il 65% entro il 31/12/2014 e per gli anni successivi di vigenza dell’appalto fatti salvi

ulteriori obiettivi fissati dalla normativa futura;

Scende anche nel dettaglio imponendo:

In riferimento all’attivazione del servizio di raccolta domiciliare dei rifiuti nel Comune di Nettuno, si dovrà rispettare e/o migliorare la tempistica riportata nell’elaborato che prevede l’attivazione del servizio in due step di ca 25.000 abitanti/cad. 

Alla conclusione del primo mese di raccolta differenziata si presume di arrivare ad una percentuale di rifiuti differenziato del 30%.

Al secondo mese di raccolta differenziata si presume di confermare la percentuale di rifiuti differenziati pari al 40% .

Alla conclusione del terzo mese  si presume che la percentuale di rifiuti differenziati sia del 50%.

L’amministrazione non lascia dubbi sulla proprietà dei rifiuti urbani e si riserva il diritto di indicare, giustamente, gli impianti cui la ditta vincitrice dovrà conferire i materiali.

ART. 31 PROPRIETA’ DEI RIFIUTI E TASSA O TARIFFA

I rifiuti oggetto del presente appalto conferiti al servizio di raccolta ordinario (rifiuti urbani e rifiuti speciali assimilabili) sono di proprietà dell’amministrazione comunale e sono prelevati dalla ditta appaltatrice e conferiti all’impianto di smaltimento / trattamento e/o recupero finale che la stessa amministrazione indicherà nel rispetto della legislazione vigente.

Rimane pertanto a carico dell’amministrazione appaltante l’onere economico relativo agli oneri di smaltimento finale e trattamento dei rifiuti.

Il provento derivante dalla tassa (o tariffa) comunale per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani è di pertinenza del comune ed è riscosso dello stesso, analogamente rimangono di competenza comunale i benefici provenienti dalla raccolta differenziata.

Interessante la capillarità delle disposizioni che non lasciano adito a fraintendimenti di sorta come nell’art. 39 dove si parla della  Raccolta domiciliare e predisposizione raccolta differenziata presso gli edifici pubblici, scuole, stazione fs, parchi comunali, cimitero civile, spiagge pubbliche e private, campeggi.

In conclusione, il capitolato della gara d’appalto per il servizio di gestione dei rifiuti del comune di Nettuno appare abbastanza coerente con la normativa; per i costi occorre considerare che restano fuori della base d’asta la comunicazione e il conferimento negli impianti di smaltimento/recupero, fermo restando che i costi del trasporto fino a 200 km dalla città saranno coperti dall’azienda vincitrice.

Proviamo a compilare una scheda per i costi totali, senza considerare i proventi derivanti dal conferimento dei materiali differenziati e il contributo della Provincia di Roma. Inoltre, non contabilizzeremo la riduzione dei rifiuti nel corso degli anni del contratto.

Quindi, 47.500 abitanti che conferiscono ciascuno 530 kg all’anno producono nei dodici mesi 25.175 tonnellate di rifiuti.

Nel primo anno di applicazione andranno in discarica la metà, 12.587,5 ton e, poiché ipotizziamo che nella composizione del cassonetto il 30% sia costituito di organico, in un impianto di compostaggio 3776.25 ton. Supponendo che il conferimento in discarica costi 120€/ton e nell’impianto di compostaggio 100€/ton, i costi saranno per la prima 1.510.000€ e per il secondo 377.625€. A questi valori aggiungiamo un costo indicativo di 100.000€ per la comunicazione e 5.151.863 € per la base d’asta ottenendo per il primo anno un totale di 7.139.988.

Ecco una tabella per la durata dell’appalto che serve a ricavare il valore del costo totale dei servizi messi a gara dal Comune di Nettuno a parità di condizioni con quelle del Comune di Terracina e, quindi, permettere un confronto omogeneo.

Anno

% RacDiff

Discarica (ton)

Costi Disca.

(120€/ton)

Compost. (ton)

Costi Compost. (100€/ton)

Comuni-

cazione (€)

Base d’asta

Costi Totali

Primo

50

12.587,5

1.510.500

3.776,25

377625

100.000

5151863

7.139988

Secondo

55

11.328,75

1.359.450

4.153,9

415390

5151863

6.926.703

Terzo

65

8.811,25

1.057350

4.909,13

490913

5151863

6.700.126

Quarto

65

8.811,25

1.057.350

4.909,13

490913

5151863

6.700.126

Quinto

65

8.811,25

1.057.350

4.909.13

490913

5151863

6.700.126

Assumendo delle condizioni cautelative, non considerando cioè la possibile riduzione della produzione dei rifiuti nel corso dell’appalto, il fatto che le percentuali di rd potrebbero essere più alte di quelle indicate e i contributi del CONAI e della Provincia di Roma, il costo medio per anno è stimabile in € 6.833.414 che diviso per 47.500, il numero degli abitanti di Nettuno, si ottiene 144 €/ab*anno.

Lo stesso parametro fornisce per Terracina 183 €/ab*anno(8.140.000/44.500)

 Sembra, pertanto, che il valore del servizio nella nostra città sia stato sovrastimato rispetto a una valutazione di mercato. Questo sicuramente avrà il vantaggio di offrire alle aziende partecipanti al bando un incentivo  remunerativo e, quindi, potrebbe attirare anche società solide (situazione non scontata viste le difficoltà in cui versa il Comune di Terracina); altrettanto sicuramente, però, comporterà un onere a carico dei cittadini più elevato di quanto sarebbe stato con una valutazione più attenta.