A Terracina è iniziata la stagione dei fuochi

Riprendono i fuochi dei rifiuti nelle campagne di Terracina o forse non si è mai interrotta la pessima abitudine di alcuni nostri concittadini di bruciare plastica e altro.

Stanotte nella zona tra Ceccaccio e il Mortacino qualcuno si è divertito ad accendere rifiuti sugli argini dei canali; la nostra associazione è stata contattata da alcuni residenti che hanno segnalato il fatto e così stamani un nostro volontario ha fatto un giro nella zona rilevando uno stato di degrado diffuso.

Il Consorzio di bonifica sta eseguendo lavori di pulizia degli argini tagliando l’erba e le cannucce

 

 

 

 

 

 

Questo intervento porta alla luce un insieme di minidiscariche diffuse sul territorio

 

Ovviamente, ogni tanto si incontrano lastre di eternit.

Non si salvano i canali che prima o poi porteranno a mare il loro carico di rifiuti.

Su tutti i corsi d’acqua della zona la palma del più grande “portatore” di rifiuti tocca al Portatore che stamani alla griglia aveva questo aspetto.

Passando lungo il canale che unisce Ceccaccio al Mortacino l’odore acre di fumo prende alla gola, sono presenti tutti gli effetti di un incendio recente che ha fatto un unico rogo di plastica e cannucce tagliate.

Questi incendi vanno fermati, attentano alla salute di tutti compresi gli stessi incendiari.

La zona non è densamente abitata ma è piena di piccole aziende agricole che producono prodotti che poi raggiungeranno le nostre tavole. Non può restare in questo stato di degrado.

L’amministrazione pubblica e l’azienda De Vizia devono allargare la loro area di intervento, sono necessari urgenti interventi di bonifica e controlli anche con il coinvolgimento delle forze dell’ordine.

 

 

 

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Cemento-amianto a Terracina, il WWF scrive in Comune

LETTERA  APERTA

                                                            Al Sindaco Nicola Procaccini,

                                   all’Assessore all’Ambiente Emanuela Zappone,

                                                            alla Delegata alla Sanità Maurizia Barboni

 

                                                                                                                    Alla Stampa

 

Da tempo stanno arrivando alla nostra Associazione le preoccupazioni dei cittadini che si vedono circondati da strutture contenenti cemento-amianto senza il minimo intervento da parte della Amministrazione pubblica mirante alla messa in sicurezza con la rimozione, l’incapsulamento o l’isolamento di tale materiale.

 La nostra richiesta di un intervento di risanamento ambientale non parte da oggi ma già all’inizio della pubblicazione del nostro blog nel marzo 2012 scrivevamo

Bonificare le costruzioni contenenti amianto deve essere un obbligo per le pubbliche amministrazioni

E nell’anno successivo, in aprile, comunicammo che il Governo aveva messo mano alla questione stabilendo le norme per la costruzione di un Piano Amianto

Era ora, finalmente abbiamo un Piano Amianto

Nello stesso anno, in ottobre, l’intervento di rimozione da parte di una ditta privata del cemento-amianto che ricopriva il tetto della chiesetta del quartiere Arene allertò i residenti anche per la sua vicinanza ad una scuola e nello stesso tempo dette l’illusione di un avvio di bonifica generale.

Bonifica dell’amianto presente sul tetto della chiesetta dei SS. Cosma e Damiano di Terracina

Ma non era così e lo dimostrammo subito dopo con un’indagine a campione su tutto il territorio comunale.

Il cemento-amianto presente nel territorio del comune di Terracina. Cosa fare?

L’indagine ebbe un buon risalto sulla stampa ma non smosse l’Amministrazione per cui il WWF continuò nella sua denuncia e in novembre scrivemmo

“Prevenire è meglio che curare”, i materiali tossici a Terracina sono alla luce del sole

Intanto, a dicembre partecipammo a Roma ad un convegno sul tema organizzato dall’ISS.

Mentre sui territori si dorme, non solo a Terracina, l’Istituto Superiore di Sanità si preoccupa dell’esposizione all’amianto

I dati presentati a Roma erano allarmanti, tanto il materiale da bonificare nella nostra Regione!

Un milione di tonnellate di cemento-amianto nel Lazio. Ne bonifichiamo 15 mila all’anno. Ci vorranno 60 anni per liberarcene!

E così fummo ancora costretti a continuare le segnalazioni.

Il cemento-amianto presente sul territorio è un problema serio, lo stiamo ignorando

Fino a quando nel dicembre 2013 avemmo una prima reazione da parte dell’Amministrazione.

Cemento-amianto a Terracina, primo contatto con l’Amministrazione comunale

Rappresentanti del WWF Litorale Pontino furono ricevuti dall’assessore all’Ambiente, delegato dal sindaco, e dal responsabile del Settore Gestione e Protezione Ambientale, ing. Sperlonga. Si parlò dell’indagine campione fatta sul territorio comunale e delle soluzioni che altri comuni avevano adottato.

Passarono altri sei mesi senza reazioni da parte degli uffici comunali e a giugno 2014 scrivemmo

 Cemento-amianto da bonificare, a Terracina non se ne parla.

Finalmente, in piena estate, qualcosa si mise in moto, il sindaco di Terracina firmò un protocollo d’intesa con l’associazione Per Vivere che da tempo si interessava della tutela dei cittadini dai rischi dell’esposizione all’amianto. Nell’atto i firmatari dichiararono di “voler interagire tra loro al fine di organizzare uno specifico programma di lavoro per il territorio di Terracina e per i suoi abitanti, in attuazione del DGR del 10.11.1998 n. 5892 -Piano Regionale….della difesa dai pericoli derivanti dall’amianto”.

 Eternit a Terracina, primi passi dell’amministrazione comunale

Subito dopo venne istituito un tavolo tecnico anche per interessamento dell’allora consigliere comunale Valerio Golfieri con il coinvolgimento del WWF e di Agenda 21.

 Costituito un tavolo tecnico sull’amianto, si muove la giunta comunale di Terracina

Intanto, a novembre, vennero pubblicati i dati relativi alla mortalità dovuta alla presenza dell’amianto

L’amianto colpisce anche qui, 90 morti in provincia di Latina (5 a Terracina) in questi primi anni del duemila

Nel febbraio 2015 finalmente nel tavolo tecnico si parlò di regolamento comunale sulla gestione dei materiali contenenti amianto, che avrebbe avviato il monitoraggio della presenza del cemento-amianto prospettando alcune soluzioni pratiche contenute anche in una proposta di legge regionale in discussione in quei giorni.

 Pronta una bozza di regolamento comunale sulla gestione dell’amianto presente sul territorio comunale di Terracina, stavolta forse siamo i primi.

Il Consiglio comunale, in aprile, finalmente approvò all’unanimità il REGOLAMENTO COMUNALE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE AI FINI DELLA DIFESA DAI PERICOLI DERIVANTI DALL’AMIANTO E PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE, LA BONIFICA E LO SMALTIMENTO DELL’ AMIANTO

Il regolamento si articola in cinque parti Premessa, Tutela sanitaria, Norme esecutive, Finanziamenti, Obblighi e sanzioni.

Approvate dal Consiglio comunale di Terracina norme per la bonifica dell’amianto, ora occorre applicarle

 Scrivemmo subito: “Ora ci aspettiamo un’applicazione rapida e puntuale delle norme augurandoci che questa decisione unanime del Consiglio comunale non faccia la fine di altre mozioni e odg rimasti soltanto sui verbali delle sedute”

Fummo facili profeti.

 Cadde la Giunta e l’ultima volta che in Comune si potè parlare di amianto fu a luglio 2015 quando il WWF incontrò la vice Commissaria Antonietta Orlando che sulla questione affermò “l’esistenza di un regolamento obbliga l’Ente ad avviare il censimento dedicando allo scopo almeno un impiegato comunale e una somma iniziale da inserire nel bilancio 2016; si prenderà contatto con il Centro Regionale Amianto per acquisire opportunità di finanziamenti”.

 Positivo incontro con la vice Commissaria Antonietta Orlando

Da allora non abbiamo più notizie sul censimento delle strutture contenenti cemento-amianto e su qualunque altra iniziativa in merito alle azioni di bonifica. Sembra essere calato un silenzio tetro sulla questione amianto.

Vorremmo essere smentiti dai fatti e questa volta ne saremmo veramente lieti.

Terracina, 3 giugno 2019

 

Franca Maragoni

 

 

Il WWF e le Aziende contro la plastica

L’azienda Unilever, che collabora con il WWF a livello internazionale, ha avviato la strategia globale No/Less/Better Plastic: entro il 2025 tutti i packaging dei prodotti Unilever presenti nel mondo saranno completamente riutilizzabili, riciclabili o compostabili e sarà convertito il 25% degli imballaggi in plastica in materiali riciclati o in PCR (materiale riciclato post consumo).

 

Questo percorso maggiormente orientato alla circular economy è stato da subito attivato dal marchio Carte d’Or, leader nel mondo del gelato in vaschetta, che ha presentato sul mercato una nuova confezione compostabile e riciclabile che potrà essere smaltita sia nel contenitore della carta sia nella raccolta differenziata dei rifiuti organici.

 

Il cambio del pack coinvolgerà circa 11 milioni di confezioni ed il risultato di questa azione sarà la diminuzione di circa 520 tonnellate di plastica in un solo anno.

Non solo, l’azienda sarà al fianco del WWF per 2 anni come main partner del tour Spiagge #PlasticFree, progetto della nostra Campagna #GenerAzione Mare. L’obiettivo della collaborazione è quello di informare, sensibilizzare e coinvolgere in attività specifiche sul territorio quante più persone possibile, compresi consumatori, dipendenti e clienti di Unilever in Italia.

Ed è proprio in quest’ottica che una rappresentanza di dipendenti Unilever Italia parteciperà all’evento del prossimo 3 giugno (lunedì), contribuendo alla pulizia dell’area di Fregene.

L’evento di pulizia della spiaggia si svolgerà durante il pomeriggi del 3 giugno dalle ore 14:30 alle 17:30  nell’area del Villaggio dei Pescatori di Fregene davanti all’OASI WWF Bosco Foce dell’Arrone.

All’iniziativa parteciperanno oltre 100 dipendenti dell’azienda, coordinati dai volontari del WWF.

Le linee strategiche del Piano Rifiuti della Regione Lazio impongono delle riflessioni sull’intera gestione dei rifiuti urbani

A gennaio di quest’anno la Regione Lazio ha emanato le linee strategiche del Piano di gestione dei rifiuti su tutto il territorio regionale.

Vengono comunicati due dati che riconoscono implicitamente l’inefficienza gestionale del processo fondato su raccolta differenziata e trattamento meccanico biologico (TMB) del residuo.

Quest’ultimo serve a inertizzare l’eventuale frazione organica ancora presente nel residuo e a recuperare altro materiale.

Il primo dato, molto preoccupante, fissa al 17% della raccolta differenziata gli scarti di lavorazione della stessa.
Il secondo, oggi sicuramente ottimistico, stabilisce che se si applicassero le migliori tecnologie al trattamento meccanico biologico si otterrebbe da questo il 33% di scarti da smaltire in discarica e/o in incenerimento.

Ottimistico sicuramente se si guardano i dati del 2017 relativi ai rifiuti trattati dagli impianti TMB della regione; su 1.322.910 tonnellate gli scarti sono stati 1.136.000 tonnellate, ovvero oltre l’85% .

Così nell’ATO 2, la provincia di Latina, dove l’impianto RIDA ha lavorato poco più di 300.000 tonnellate di indifferenziato rilasciandone il 77%, pari a circa 230.000 tonnellate di scarti.

Il TMB in provincia di Latina (RIDA), anno 2017

 

Quindi, se si considerano queste previsioni, con la raccolta differenziata che fornisce il 17% di scarti e il TMB il 33%, per il 2019 a livello regionale e provinciale avremo le seguenti situazioni.

LAZIO

Rifiuti prodotti

(ton)

RD

17%RD

*

INDIFF

33%INDIFF

**

Da smaltire

(*+**)

2.972.084

1.545.489

 

262.733 1.426.605 470.780

733.513

 

RD = raccolta differenziata   INDIFF = residuo indifferenziato

ATO 2-LATINA

Rifiuti prodotti

(ton)

RD 17%RD

*

INDIFF 33%INDIFF

**

Da smaltire

(*+**)

279.914

 

145.555

 

24.744 134.359 44.338

69.082

 

In provincia non abbiamo più la capacità di accogliere questa quantità di rifiuti da smaltire.

 

Come si presenta la situazione a Terracina?

Produzione dei rifiuti e raccolta differenziata nel comune di TERRACINA(ton)

RD = raccolta differenziata   RU = RD+residuo indifferenziato

 

La produzione dei rifiuti sta crescendo e l’indifferenziato anche, con una tendenza confrontabile con quella della raccolta differenziata. La prima osservazione porta alla constatazione che non è in atto una strategia di riduzione dei rifiuti e la seconda che manca il controllo su quanto viene conferito dai cittadini.

 

Se si applicano alla produzione dei rifiuti della città di Terracina del 2018 le stesse percentuali degli scarti previste per la regione e la provincia si ha questo schema che penalizza la raccolta differenziata, perché le 5.329 tonnellate di scarti contengono ancora sicuramente molti materiali sottratti così all’economia circolare.

Applicando tale schema per i dati 2018 della nostra città abbiamo

Rifiuti prodotti

(ton)

RD 17%RD

*

INDIFF 33%INDIFF

**

Da smaltire

(*+**)

25.575

 

19.441

 

3.305 6.134 2.024

5.329

 

Quindi, raccolta differenziata da gestire e TMB da evitare; si ripropone così il paradigma del Riciclo totale che rappresenta la vera strategia che porta verso l’azzeramento dei rifiuti.

La gestione dei rifiuti all’interno dell’economia circolare comporta un costante controllo dei singoli processi che ne sono alla base. 

Dopo buoni programmi di riduzione della produzione dei rifiuti (vuoto a rendere, prodotti sfusi, contrasto allo spreco alimentare, casette dell’acqua, compostaggio domestico o di comunità, mercatini dell’usato, mense scolastiche, officine del riuso,…) e una raccolta differenziata ben organizzata, il gestore dovrebbe analizzare quanto resta per migliorare il processo di raccolta, riducendo così gli scarti di lavorazione della raccolta differenziata e l’entità dell’indifferenziato, e per eliminare o sostituire sin dall’inizio gli oggetti destinati a diventare rifiuti dopo l’uso.

Si può fare!

Eliminare lo spreco riducendo i rifiuti, non si può più aspettare

Il Comune di Milano, l’Assolombarda e il Politecnico fanno sistema nella lotta allo spreco alimentare.

Parte domani a Milano una iniziativa che coinvolge istituzioni diverse impegnate nella riduzione dello spreco recuperando prodotti destinati a diventare rifiuti e che coniuga efficienza, solidarietà e coesione sociale.

Il progetto ha lo scopo di valorizzare le buone pratiche messe in atto dalle aziende premiandole  con l’attribuzione di bollino  “zero sprechi” e di dare vita a circuiti  veloci per la consegna dei prodotti agli enti che li raccolgono. L’idea è quella di creare una sorta di microdistretti del recupero e della redistribuzione tra imprese e associazioni che operano nella stessa area.

 

In Italia ogni anno si sprecano oltre cinque milioni di tonnellate di rifiuti per un valore economico di circa 12 miliardi di euro e diventa quindi impellente un intervento che affronti tale questione dal rilevante impatto ambientale e sociale. Il Comune del capoluogo lombardo ha preso l’iniziativa di riconoscere e promuovere buone pratiche volte a ridurre gli sprechi e redistribuire le eccedenze, come quella messa in atto da Assolombarda e Politecnico di Milano.

Proprio il Politecnico da tempo studia lo spreco censendo anche le buone pratiche esistenti per la costituzione di microdistretti del recupero.

 

Il 90% delle eccedenze alimentari generate all’interno della filiera agro-alimentare viene sprecata, ovvero non è ancora utilizzata per l’alimentazione umana” ha affermato Alessandro Perego, Direttore Vicario del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano. “I nostri studi dicono che l’adozione di processi strutturali di recupero delle eccedenze tra imprese della filiera e operatori del terzo settore possono portare a tassi di recupero decisamente più alti, tra il 30 e il 50%. Nella città di Milano sono già in atto molte iniziative eccellenti. Si tratta di dare loro evidenza e metterla a sistema”. 

Nella lotta allo spreco alimentare si potranno seguire strade diverse ma il progetto del Comune di Milano ha il merito di aver coinvolto la produzione, la distribuzione, la ricerca oltre alle organizzazioni destinatarie dei materiali in un sistema che fa ben sperare. 

Il WWF Italia chiede una correzione sui fanghi in agricoltura e annuncia un esposto per danno erariale sul condono a Ischia

(dal sito del WWF Italia)

Sull’ambiente non si deroga.

Lo dice il WWF annunciando che se ci sarà l’approvazione al Senato del testo approvato dalla Camera del  decreto Genova (dl n. 109/2018) senza modifiche, l’associazione è pronta ad azioni  per la difesa del territorio, delle acque della salute e della filiera agroalimentare, messe a rischio sulla norme riguardanti il condono di Ischia (art. 25 del decreto) e lo spargimento dei fanghi da depurazione sui nostri campi (art. 41).
Proprio rispetto alla norma sui fanghi in agricoltura il WWF sta redigendo una proposta di norma correttiva, che chiederà venga inserita nel primo provvedimento utile che stabilisca limiti e prescrizioni per evitare l’inquinamento dei terreni agricoli, mentre per il condono di Ischia l’associazione è pronta a un esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti campana in cui si segnala il rischio di danni ambientali e erariali.

Nel caso che non venga accolta la modifica approvata in Commissione, il WWF rileva che l’art. 25 del decreto Genova presenta una doppia criticità che sarà evidenziata nell’Esposto del WWF alla Corte dei Conti. In primo luogo il danno ambientale perché le norme approvate consentono di bypassare i vincoli paesaggistici esistenti nei comuni ischitani colpiti dal sisma del 2017 di Casamicciola Terme, Forio d’Ischia e Lacco Ameno, sulla base dei meccanismi consentiti dal condono tombale del 1985 e non sulla base dei due successivi condoni edilizi del 1994 e del 2003 che, invece, escludevano la sanatoria tout court di opere abusive in aree vincolate. In secondo luogo il danno erariale perché la l’esame affrettato delle domande per sanare gli abusi edilizi, legittima e perpetua  il pregiudizio arrecato alle casse pubbliche per la omessa acquisizione della disponibilità materiale degli immobili abusivi in aree vincolate, la omessa riscossione dei canoni di occupazione e delle imposte locali sugli immobili abusivi oggetto di ordinanze di demolizione non ottemperate, omessa irrogazione di sanzioni amministrative.

Per quanto riguarda l’art. 41 del Decreto Genova sullo spargimento dei fanghi di depurazione nei campi il WWF chiede di intervenire subito con una norma correttiva per limitare l’uso in agricoltura dei soli residui provenienti da insediamenti civili, abbassando i limiti dei contaminanti ambientali ammessi, fissando, ad esempio il limite, indicato dalla Unione Europea, a 500 mg/kg di sostanza secca per gli idrocarburi pesanti e vietando l’uso in agricoltura di fanghi che contengano sostanze chimiche pericolose e persistenti come diossine, IPA – Idrocarburi Policiclici Aromatici e PCB. Il WWF chiederà, inoltre, di fissare prescrizioni chiare relative alle analisi dei terreni precedenti e successive lo spandimento dei fanghi e degli stessi fanghi e vietare lo spargimento nei terreni con distanza inferiore ai 500 metri dalle abitazioni. Infine, per il WWF, è necessario prevedere l’obbligo di lavorazione del suolo entro 12 ore dallo spandimento dei fanghi e vietare l’uso di diserbanti nei terreni dove saranno riversati i fanghi e  stabilire l’obbligo di rotazione quinquennale delle colture al fine di incrementare la biodiversità  favorendo i processi naturali di autodepurazione del suolo.

Ecco un documento dell’associazione sui fanghi di depurazione documento_fanghi_1

 

Ecco quello che si temeva, stiamo mangiando la plastica

Sul mensile SALVAGENTE la prima ricerca sulle microplastiche nelle bottiglie.

Non si salva nessuno: in tutti e 18 i campioni anonimi di bottiglie di plastica analizzate dal Salvagente c’erano tracce di microplastiche, con valori che vanno dalle 0,89 microparticelle per litro ad un massimo di 18,89.

Il Salvagente, mensile leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori, presenta nel numero in edicola il 25 settembre la prima ricerca sulle microplastiche contenute nelle bevande industriali quali cole, the freddi, aranciate, acque toniche ecc. Si tratta di particelle invisibili a occhio nudo ma tutt’altro che innocue perché possono contenere sostanze tossiche come interferenti endocrini, molecole cancerogene e batteri.

“La plastica – ha spiegato nel corso della conferenza stampa Gaetano Benedetto, Direttore Generale WWF Italia – è un nemico invasivo e spietato e difficile da sconfiggere e che, ormai, è entrato anche nella catena alimentare. Serve un’azione decisa e immediata per evitare che il Mediterraneo soffochi nella plastica. Per questa ragione nella nostra petizione chiediamo che gli Stati europei vietino da subito 10 prodotti di plastica usa e getta; che venga introdotta una cauzione sui prodotti in plastica usa e getta; che siano messe fuori produzione in Italia le microplastiche da tutti i prodotti (a cominciare dai detergenti) entro il 2025, confermando il divieto delle microplastiche nei cosmetici dal primo gennaio 2020, stabilito dalla Legge di Bilancio 2018; che sia finanziato non solo il censimento degli attrezzi da pesca “fantasma”, cioè dispersi in mare ma anche il loro recupero e il corretto smaltimento”.

(dal sito del WWF Italia)

Al salone nautico di Genova tutti i numeri del tour WWF Spiagge plastic free che ha visto attivarsi anche Terracina con la campagna “Non lasciarmi qui”

È stata una grande azione di conservazione ‘attiva’ collettiva,quella che ha visto tra giugno e settembre animare 41 località costiere italiane con eventi di pulizia nel Tour WWF Spiagge Plastic Free: partito da Catania e lanciato da un appello di Fiorello e Stefania Spampinato, il tour ha toccato spiagge e scogliere dal nord al sud del paese coinvolgendo oltre 1.000 volontari di ogni età che hanno setacciato complessivamente oltre 20 chilometri di litorale. I dati del Tour sono stati presentati oggi presso il Salone Nautico di Genova.

Negli oltre 700 sacchi raccolti il ‘primato’ dei rifiuti è sempre la plastica “usa e getta”. L’evento conclusivo della Campagna #GenerAzioneMare ha lanciato WWF S.U.B una  nuova realtà di volontariato per ripulire i fondali

Coinvolgendo associazioni, enti, istituzioni locali, aziende, i volontari WWF hanno eliminato tonnellate di rifiuti e fatto tornare allo stato naturale alcune tra le più belle spiagge italiane, dalle calette e spiagge sarde alle baie del litorale laziale, dalle scogliere calabresi alle lunghe spiagge dell’adriatico. La gran parte dei rifiuti erano composti da plastica usa-e-getta: al primo posto cotton fioc (in un singolo evento addirittura più di 4.000), e poi buste di plastica, bottiglie e tappi, materiali da imballaggio, polistirolo, retine degli allevamenti di mitili, siringhe, resti di boe. Non sono mancati i rifiuti speciali (paraurti di automobili, copertoni, scaldabagni, materassi, etc.). La maggior parte comunque erano oggetti di uso comune e che, nello stile di vita quotidiano, facilmente sostituibili con altri di lunga durata o realizzati con materiali biodegradabili. La plastica, infatti, è un vero highlander dei mari e minaccia la biodiversità degli oceani.

“Sono almeno 7.000 le specie marine minacciate dalla plastica nel mondo, uccelli, mammiferi marini, tartarughe e altre specie restano intrappolate, o ingeriscono la plastica e in alcuni casi provocano addirittura avvelenamento”. Ha dichiarato la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge: “Oltre il 90% dei danni provocati dai nostri rifiuti alla fauna selvatica marina è dovuto alla plastica e di queste il 17% è minacciato o in pericolo critico di estinzione secondo l’IUCN. È l’effetto dei nostri comportamenti, del nostro stile di vita e questo ci deve richiamare ad un’attenzione a tutti i livelli, da quello istituzionale a quello del singolo cittadino. La buona notizia è che pulire e proteggere il mediterraneo dalla plastica si può, ma richiede l’impegno e la collaborazione di tutti. Per questo un grazie speciale va alle centinaia di volontari che questa estate hanno contribuito a rendere più belle le nostre spiagge partecipando al Tour WWF, agli enti, alle istituzioni e ai testimonial che hanno sostenuto questa iniziativa. Impegni importanti sono stati presi al livello europeo, il nostro Ministero dell’Ambiente è fortemente coinvolto in questa battaglia ma non dobbiamo abbassare la guardia. Il nostro impegno continuerà anche il prossimo anno e per questo abbiamo avviato  anche l’attività di controllo e pulizia nei fondali, grazie ad una nuova rete di volontari subacquei”.

 

Il WWF ha scelto, infatti, il Salone Nautico per presentare una nuova realtà di volontariato nata nell’ambito dell’Associazione, il gruppo specializzato WWF S.U.B. (Save Underwater Biodiversityche ha già realizzato alcune operazioni di recupero di decine di metri di reti abbandonate svolte in collaborazione e supporto della Guardia Costiera.

L’invito lanciato dal Salone Nautico per liberare il Mediterraneo dalla plastica è stato lanciato anche alla comunità di diportisti per i quali il WWF ha stilato una speciale Rosa dei Venti con 8 semplici consigliper orientarsi nella navigazione a vela o a motore con uno stile ‘plastic-free’: dalla cambusa dotata di contenitori di latta o riutilizzabili, al boccione con dispenser per l’acqua al posto delle  bottiglie, dal riciclo delle vele all’uso di saponi senza microplastiche. E poi consigli sull’abbigliamento (no alle microfibre, rilasciano microplastiche ad ogni lavaggio) e sulla navigazione durante la quale si invita ad assicurare in coperta tutti gli oggetti che purtroppo rischiano di volare in mare.

Il WWF sta proseguendo la raccolta firme per la petizione #plasticfree diretta al Ministero dell’Ambiente con 4 richieste tra cui l’introduzione di una cauzione sugli imballaggi di plastica monouso. Finora la  petizione, presente anche su change.org ha raccolto oltre 352.000 firme, ma l’obiettivo è raggiungerne 500.000 entro l’anno.

FIRMA ANCHE TU!

Oggi termina il tour Spiagge plastic free del WWF Italia, a Terracina avrà una coda fino a mercoledì 19

 

Oggi, 15 settembre, si chiude in Sardegna, con un evento di  pulizia dei litorali, il Tour nazionale del WWF Spiagge plastic free, una maratona di eventi che ha coinvolto per tutta l’estate partner di alto profilo scientifico e tecnico, centinaia di volontari e cittadini uniti tutti dallo stesso obiettivo: liberare alcune delle più belle spiagge italiane dall’invasione silenziosa della plastica che rappresenta il 95% dei rifiuti del mare e ha dei primati incredibili di ‘resistenza’ nell’ambiente marino.

 

Nell’occasione i volontari puliranno il tratto di spiaggia di Cala Saccaia (Olbia) dalle 11.00 alle 17.00 in collaborazione con enti e associazioni: l’evento è inserito tra quelli ufficiali del World Clean Up Day, la più grande azione civica per la pulizia dell’ambiente dai rifiuti.
Il WWF ha così scelto l’altra grande isola italiana per celebrare il suo tour, partito il 3 giugno scorso in Sicilia con la partecipazione della madrina della manifestazione, Stefania Spampinato, e l’appello video di Fiorello.

A Terracina la campagna continuerà fino al 19 settembre con l’iniziativa “Non lasciarmi qui” programmata con altre associazioni e l’Assessorato all’Ambiente del Comune. 

Questo il calendario degli interventi Calendario Operazione Non lasciarmi qui ai quali tutti possono partecipare.

“Non lasciarmi qui”, campagna contro l’abbandono sulla spiaggia di oggetti di plastica

 

Franca Maragoni (Presidente O.A. WWF Litorale Laziale, Raffaele Mauro (Presidente di Zero Waste Terracina), e Roberta Di Girolamo (Presidente Fare Verde Terracina) hanno scritto all’amministrazione comunale sollecitando la partecipazione all’iniziativa mondiale “Non lasciarmi qui”.

Tutti gli anni, alla fine ella stagione estiva, centinaia di giochi di plastica e gonfiabili vengono abbandonati sulla spiaggia; alla prima mareggiata questi oggetti finiscono in mare e si aggiungono alle tonnellate di plastica che finiscono in mare ogni giorno per altri motivi.

Il problema dei rifiuti, ed in particolare quelli di plastica, in mare è un problema grave a livello planetario ed è per questo che tutte le associazioni ambientaliste, ed ora anche i governi, stanno mettendo in atto importanti strategie per contrastare questo fenomeno.

Sempre a livello planetario annualmente viene organizzato il World Cleanup day, a cui partecipano 150 Paesi, e che quest’anno cade il 15 settembre prossimo.

Le associazioni WWF Litorale Laziale, Zero Waste Terracina e Fare Verde propongono all’amministrazione di Terracina di aderire alla edizione del 2018 supportando l’operazione “Non lasciarmi qui” da loro promossa.

L’operazione, che si realizzerà dal 14 settembre al 19 settembre, consiste nel ricordare agli operatori balneari di eliminare dalla spiaggia eventuali giochi abbandonati dalle famiglie di turisti. I volontari delle associazioni saranno presenti nei vari lidi per selezionare oggetti riutilizzabili che la De Vizia conserverà fino al momento di allestire un mercatino dell’usato (presumibilmente a maggio 2019) il cui ricavato verrà utilizzato dalle associazioni stesse per realizzare pannelli che saranno posizionati nei lidi stessi al fine di sensibilizzare i clienti a questo gravissimo problema e suggerire le strategie più efficaci per ridurre la quantità dei rifiuti e in particolare quelli di plastica.

Primo appuntamento venerdì 14 settembre alle ore 16.00 presso la spiaggia di Levante o nei giorni a seguire lungo la spiaggia di Ponente.

L’amministrazione comunale ha accolto la proposta delle tre associazioni e ha scritto agli operatori balneari chiedendo di

  • Eliminare al più presto dalla spiaggia tutti gli oggetti di plastica abbandonati dai turisti e metterli a disposizione, opportunamente raccolti, della Ditta incaricata della gestione dei rifiuti.

  • Di differenziare, in questa raccolta, gli oggetti decisamente da eliminare come rifiuti da quelli che invece posso ancora essere recuperati; gli stessi verranno utilizzati l’anno prossimo per un mercatino del riuso e il ricavato verrà destinato ad una tabellazione informativa da utilizzare nelle vostre attività per sensibilizzare i vostri clienti al problema delle plastiche a mare.

  • Di consegnare alla Ditta incaricata, che passerà per ritirare il materiale, tutto quello che si è raccolto.

Inoltre ha comunicato ai balneari che i volontari di Fare Verde, del WWF Litorale Laziale e quelli del Comitato Rifiuti Zero Terracina saranno a disposizione per aiutarli in questa operazione e saranno presenti nella loro attività secondo il calendario allegato Calendario Operazione Non lasciarmi qui

Tutti i cittadini, non solo i soci delle tre associazioni, sensibili a questo problema di rilevanza planetaria possono partecipare presentandosi secondo l’orario in uno degli stabilimenti balneari indicati nel calendario.